Sarin
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Sarin | |
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Nome IUPAC | |
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2-(fluoro-metil-fosforil)ossipropano | |
Nomi alternativi | |
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Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C4H10FO2P |
Massa molecolare (uma) | 140,1 |
Aspetto | liquido incolore ed inodore |
Proprietà chimico-fisiche | |
Densità (g·cm-3, in c.n.) | 1,09 |
Solubilità in acqua | miscibilità completa |
Temperatura di fusione (K) | 217,15 (-56°C) |
Temperatura di ebollizione (K) | 431,15 (158°C) |
Tensione di vapore (Pa) a 298,15 K | 2,9 Pa |
Indicazioni di sicurezza | |
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Progetto Chimica - Chemiobox |
Il Sarin o GB è un gas nervino classificato come arma chimica di distruzione di massa. Fu ottenuto per la prima volta nel 1938 da due scienziati tedeschi, durante i tentativi di sviluppare dei pesticidi.
A temperatura ambiente è un liquido incolore ed inodore, estremamente volatile, ed anche il suo vapore è inodore ed incolore. L'intossicazione può avvenire per inalazione e attraverso contatto cutaneo. Una adeguata concentrazione di vapori è in grado di attraversare la pelle, rendendo non sufficiente l'uso di una maschera antigas.
Come gli altri agenti nervini, il Sarin colpisce il sistema nervoso degli organismi viventi. I primi sintomi dell'esposizione a Sarin sono difficoltà respiratoria e contrazione delle pupille. Segue una perdita progressiva del controllo delle funzioni corporee, spesso si verifica vomito e perdita di urina e feci. La parte finale dell'esposizione al gas consta in uno stato comatoso che porta al soffocamento a seguito di spasmi convulsivi. Un individuo esposto a contaminazione da Sarin, sebbene in quantità non letali, può presentare danni neurologici irreversibili.
E' letale anche in concentrazioni minime. L'ingestione di 0.01 milligrammi di prodotto per kg di peso corporeo è sufficiente a provocare la morte in circa un minuto, se non avviene tepestivamente la somministrazione di un antidoto, ad esempio l'atropina. Tuttavia una più efficace terapia antidotale si basa sulla cosomministrazione di sostanze che riattivano l'enzima "target" di tale agente tossico. L'atropina è infatti solo un antagonista colinergico, essa agisce impedendo gli effetti dannosi determinati da una eccessiva permanenza dell'acetilcolina (neurotrasmettitore) negli spazi intersinaptici. In condizioni normali l'[acetilcolina] viene immediatamente distrutta dall'[acetilcolinesterasi], un enzima presente in corrispondenza delle sinapsi nervose; in questo modo viene garantita la corretta trasmissione dell'impulso nervoso. E' l'acetilcolinesterasi l'enzima "target" dei nervini. Il sito recettoriale di quest'ultima, luogo della molecola dove avviene la degradazione dell'acetilcolina, viene occupato più o meno stabilmente dal nervino; in conseguenza di ciò l'enzima non è più in grado di svolgere il proprio compito, tuttavia, se si interviene immediatamente (entro minuti - ore a seconda del nervino), si può riattivare. Come agenti riattivatori si usano alcune ossime (obidossima, pralidossima) che sono in grado, se somministrate prontamente, di riattivare l'acetilcolinesterasi "staccando" il nervino e rendendo perciò il sito recettoriale nuovamente pronto a degradare fisiologicamente l'acetilcolina.