Società per le Strade Ferrate del Mediterraneo
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La Società per le Strade Ferrate del Mediterraneo fu costituita nel 1885 da un consorzio di banche straniere, con il ruolo preponderante della Banca Generale di Roma, mediante apposita convenzione con lo Stato. La sua sede sociale fu stabilita in Milano.
Indice |
[modifica] Le "Convenzioni del 1885" e la Mediterranea
Il governo nazionale, dopo il riscatto delle reti esistenti conseguente al dissesto economico in cui versavano, in attuazione della Legge n°3048 del 27 aprile 1885, provvide a riunire la maggior parte delle ferrovie della penisola in due grandi reti, la "Mediterranea", di 4171 km e l'"Adriatica", di 4379; e le concesse in esercizio a due società dietro pagamento di un canone allo Stato. Il contratto di concessione previde una durata di 60 anni, ma venne inclusa la facoltà delle parti di disdire il contratto alla fine di ogni ventennio con un preavviso di due anni. La Mediterranea pagò allo Stato 135 milioni di lire ed ottenne il materiale rotabile e le provviste delle antiche reti riscattate. Lo Stato a sua volta si obbligò pagarle annualmente, a titolo di compenso, il 5 % del capitale versato.
Secondo l'annuario statistico 1898, pubblicato dal ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, le ferrovie della Rete Mediterranea assommavano a km 5.765, alla fine del 1896 .
Nel 1905 con la nazionalizzazione delle ferrovie e la nascita delle Ferrovie dello Stato, la Società per le Strade Ferrate del Mediterraneo ebbe espropriata la propria rete, ma disponendo di ingenti capitali da reinvestire avanzò la progettazione esecutiva della rete secondaria dell'Italia meridionale, che era in quarantena da tempo, che venne approvata con legge 580 del 21/07/1910. L'anno dopo la Mediterranea firmò un apposito contratto con lo stato.
[modifica] Principali progetti
- Apparato centrale idrodinamico, ideato da Riccardo Bianchi e adottato.
[modifica] La "Mediterranea" si trasforma in Mediterranea-Calabro-Lucane
Nel 1915 la società assunse la nuova denominazione di "Società Mediterranea per le Ferrovie Calabro Lucane (MCL), e intraprese la costruzione di 1271 Km di linee a scartamento 950 mm; 203 km di ferrovia sarebbero stati realizzati interponendo una terza rotaia sulla sede a scartamento ordinario.
Il piano prevedeva, ma in forte ritardo, la realizzazione di una rete che avrebbe collegato le maggiori località della Calabria , della Lucania ed in parte della Puglia, con qualche puntata in Campania, lungo l'asse Bari - Altamura - Potenza - Lagonegro - Spezzano Albanese - Cosenza - Catanzaro - Gioia Tauro, con varie diramazioni trasversali ed opere di ardita ed alta ingegneria ferroviaria.
Nel 1926 comunque ci si rese conto dell'inutilità di un piano così ambizioso, ormai non più adeguato alle esigenze dei tempi. Si decise allora di ridimensionare il tutto completando solo i lavori già iniziati. Il tutto comunque andò avanti stancamente e troppo lentamente. Nel 1934, vennero sospesi i lavori: erano in esercizio 765 Km ma tutti disarticolati e senza collegamenti reciproci tra i vari tronchi.
Nel 1956 fu completato l'ultimo tronco Camigliatello Silano - San Giovanni in Fiore; avrebbe dovuto collegare nel progetto iniziare l'entroterra cosentino con il porto di Crotone, così fatto perse la sua validità.
Nel 1961 a seguito di un grave incidente, causato dalla scarsissima manutenzione, venne revocata la concessione alla Mediterranea (MCL) e venne istituita al suo posto la Gestione Governativa della rete ferroviaria.
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