Storie
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Le Storie (Ἰστορἴαι, Istoriai) di Erodoto di Alicarnasso sono considerate il primo esempio di storiografia nella letteratura occidentale. Scritta circa dal 440 a.C. al 429 a.C. , Storie narra la guerre tra l'impero persiano e le poleis greche del V secolo a.C.
Indice |
[modifica] Struttura dell'opera
L'opera è stata suddivisa, dopo la morte dell'autore, in età alessandrina, in nove libri, a ciascuno dei quali è attribuito il nome di una Musa. L'originaria divisione, probabilmente, doveva procedere secondo λόγοι, a seconda della nazione di cui narravano.
[modifica] I libro (Clio)
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Il libro iniziale contiene due λόγοι, quello lidio e quello persiano. Erodoto parla dei governatori di Lidia Candaule, Gige, Creso; in particolare l'autore rivolge la propria attenzione su quest'ultimo e su un altro grande consottiero, Ciro II di Persia, per poi narrare della secolare ostilità, presente tra Europa e Asia, individuando le cause di questa nella mitologia, in particolare nel rapimento di donne come Io, Europa, Elena.
Non mancano eventi fantastici, come la cavalcata del leggendario poeta Arione su un delfino, o discussioni filosofiche, come il dialogo tra Creso e Solone riguardo Tello. Erodoto descrive poi gli sforzi di Creso nel difendere suo figlio, ucciso da Adrasto, la visita all'oracolo di Delfi, la vicenda di Pisistrato come tiranno di Atene
Dopo aver parlato della sconfitta di Creso, proprio ad opera di Ciro, descrive il popolo dei Medi e dei Persiani, parlando anche dei comandati di questi popoli unificati (oltre a Ciro, Deioce, Fraorte, Ciassare, Astiage); tratta poi la storia di Ciro fino alla conquista di Babilonia e alla sua morte, avvenuta per mano della regina dei Massageti, Tomiri, nel 529 a.C..
[modifica] II libro (Euterpe)
Inizialmente lo atorico descrive il regno di Cambise II, figlio e successore di Ciro. Erodoto poi tratta gli usi e i costumi egiziani (riti funebri, la medicina), la religione, la fauna (serpenti sacri, Ibis, fenici, lontre, ippopotami, coccodrilli), la geografia e la storia della regione, sottolineando, in particolare, l'importanza del Nilo per gli Egiziani. L'intenzione del condottiero persiano era quella di conquistare l'Egitto; l'autore sfrutta questo espediente per aprire una digressione su quel popolo.
Probabilmente affascinato dalla storia di questo popolo, descrive numerosi re egizi; Menes, Nitokerty, Meri, Sesostris III, Abau, Ramesse III, Cheope (e la costruzione della Grande Piramide), Chefren, Micerino, Hedjkheperra-setepenra, Seti I..
[modifica] III libro (Talia)
Erodoto racconta la conquista di Cambise dell'Egitto e dell'attacco di Sparta contro l'isola di Samo, dominata dal tiranno Policrate, ostile anche a Corinto, dove regnava Periandro. Dario I succede a Cambise. Erodoto descrive poi la conquista persiana di Samo (retta da Silosonte) e l'ingresso a Babilonia. Inoltre è presente una digressione sulla migliore forma di governo (λόγος τριπολιτικός) tra Otane (favorevole alla democrazia), Megabizo (favorevole all'oligarchia) e Dario (favorevole alla monarchia, che al termine della discussione risulta la preferibile).
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[modifica] IV libro (Melpomene)
L'autore descrive la campagnia di Dario in Scizia. Comincia dunque una lunga digressione, di carattere logografico, su questo paese e sugli Iperborei, e una discussione scientifica sulla forma della terra. Alla Libia viene dedicata la seconda parte del libro.
[modifica] V libro (Tersicore)
Questo tratta l'argomento delle guerre persiane; comincia a narrare dell'occupazione della Tracia da parte di Dario, l'insurrezione delle città ioniche, guidata da Aristagora, l'ambascieria inviata dal tiranno a Sparta e ad Atene (spunto che gli consente di parlare delle due "poleis"), la sconfitta della lega ionica.
[modifica] VI libro (Erato)
Prosegue la narrazione della rivolta ionica. Introduce poi la figura di Milziade, il vincitore della battaglia di Maratona, descritta in questo libro, oltre che ad una precedente sconfitta navale della flotta persiana di Mardonio.
[modifica] VII libro (Polimnia)
Qui viene narrata la spedizione di Serse, figlio di Dario, contro Atene e la Grecia. erodoto descrive con cura l'apparato militare persiano e ellenico. Dopo il sacrificio, inutile, di Leonida alle Termopili, i Greci chiedono aiuto al tiranno Gelone
[modifica] VIII libro (Urania)
La prima parte del libro concerne lo scontro navale sull'Artemisio; i Persiani arrivano a invadere l'Attica e a distruggere l'Acropoli di Atene. Viene decritta la battaglia di Salamina; Serse ritorna in patria, lasciando Mardonio nella penisola ellenica.
[modifica] IX libro (Calliope)
Questo contiene la descrizione dell'invasione dell'Attica ad opera di Mardonio, oltre che le Platea e Micale, entrambe vittoriose per i Greci. L'ultima parte dell'opera tratta la conquista di Sesto nell'Ellesponto.
[modifica] La composizione dell'opera
Il problema della genesi dell'opera è stato oggetto di numerose discussione, per tutta la storia della letteratura; gli studiosi si dividono in "analisti" (che vedono una stratificazione progressiva delle varie parti, inizialmente divise) e "unitari" (che credono in un piano compositivo di base integrale).
[modifica] Analisti
Alla fine dell'Ottocento, si tendeva ad individuare il nucleo originale dell'opera con i libri VII, VIII e IX, mentre i restanti dovevano essere stati aggiunti successivamente.
Felix Jacoby, nel 1913, ipotizzò che Erodoto avrebbe dato inizio alla sua attività, ricollegandosi ai logografi, in particolare Ecateo di Mileto; avrebbe così voluto descrivere varie regioni del mondo abitato, realizzando una Περίοδος γῆς ("Descrizione della terra"), destinata alla pubblica lettura. Con il soggiorno ad Atene, a causa dell'influenza di Pericle e di altri intellettuali, avrebbe cambiato la sua concezione, per quanto riguarda le Storie , avvicinandosi alla vera storiografia. Le sezioni etnografiche, per permangono nei nove libri, sono dei residui dell'opera originale.
Nel 1926, Gaetano De Sanctis modificò la tesi di Jacoby, ipotizzando una fase intermedia tra la composizione iniziale e la revisione finale. In questa parte, l'autore avrebbe deciso di compiere
In seguito, decise di modificare l'opera, trasformandola in una serie di cronache delle lotte tra Greci e barbari, in cui le porzioni etnografiche erano solo delle digressioni.
[modifica] Unitari
Max Pohlenz identificò nelle Storie un nucleo originario sempre presente, quello del conflitto tra Oriente e Occidente; esisteva dunque un progetto unitario di fondo, in seguito ampliato dai materiali raccolti dall'autore; a sostenere la sua teoria, spiega che l'inizio delle Storie coincide con la prima volta in cui un orientale rese tributarie delle città greche.
[modifica] Il problema della conclusione
Molte discussioni sono nate dal fatto che l'opera erodotea si concluda con un evento minore, come è la presa di Sesto, avvenuta nel 478 a.C.; a questo si aggiungono alcune promesse dell'autore, disattese (come un λόγος assiro o la narrazione della morte di Efialte), e imperfezioni e incongruenze. Secondo alcuni critici, l'opera è stata interrotta da circostanze esterne, mentre il lavoro era in corso, come la Guerra del Peloponneso. Tucidide e Aristotele, e più recentemente Wilamowitz e Jacoby, ipotizzarono che erodoto avesse voluto giungere fino al momento della costituzione della lega delio-attica (477 a.C.).
I sostenitori della completezza dell'opera analizzano soprattutto l'ultimo libro; Luciano Canfora sostiene che il colloquio ra Artembare e Ciro, che si conclude con la frase "prepararsi a non esere più dominatori ma dominati", appare "palesemente conclusivo", adatto al tema della "Storia persiana". Le promesse non rispettate dall'autore sono
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«spiegate invece come sviste. Anche Erodoto, come Omero, aveva il diritto di sonnecchiare qualche volta»
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(A.Lesky, Storia della letteratura greca,I)
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. Inoltre bisogna ricordare che l'opera era destinata ad un uso orale-aurale, per cui non vi era la necessaria presenza di un finale.
[modifica] Metodo storiografico
[modifica] Le fonti
Lo studio delle fonti scritte, usate da Erodoto, è reso difficile dalla perdita delle opere a lui precedenti; sicuramente sarà stato influenzato dai logografi ma la misura di questa influenza è sconosciuta. Secondo Eforo di Cuma, la base delle Storie proviene da Xanto di Lidia. In realtà, l'unico precursore sicuro è Ecateo di Mileto; comunque sulle fonti scritte, da cui ha attinto, Erodoto è decisamente evasivo. L'autore ha indubbiamente usato documenti ufficiali (persiani, ateniesi e delfici), epigrafi e raccolte.
[modifica] Mezzi e criteri
Nel proemio, dopo aver indicato il proprio nome e quello della città natale, Erodoto presenta l'opera, illustrandone lo scopo generale e il tema;
![]() «Ἠροδὀτου Ἁλικαρνησσέος ἰστορίης άπόδεξις ἤδε, ὠς μήτε τὰ γενόμενα ἐξ ἁνθρώπων τᾧ χρόνῳ ἑξίηλα γένηται, μήτε ἔργα μεγάλα τε καὶ θωμαστά, τὰ μὲν Ἔλλησι, τὰ δὲ βαρβάροισι ὰποδεχθέντα, ὰκλεᾶ γένηται, τά τε ἂλλα καὶ δι'ἢν αἰτίην ὲπολέμησαν ὰλλήλοισι»
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![]() «Questa è l'esposizione delle ricerche di Erodoto di Alicarnasso, perchè gli eventi umani non svaniscano con il tempo e le imprese grandi e meravigliose, compiute sia dai Greci che dai barbari,non restino senza fama;in particolare,per quale causa essi si fecero la guerra.»
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(Erodoto, Storie, I, 1.)
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Erodoto presenta l'opera come "ἰστορίης άπόδεξις", "esposizione della ricerca"; questa ha riguardato sia le imprese umane (τὰ γενόμενα ἐξ ἁνθρώπων) che non devono essere dimenticate, sia le geste grandi e maravigliose (ἔργα μεγάλα τε καὶ θωμαστά) , compiute "sia dai Greci che dai barbari".
Lo storico, in seguito, distingue tra conoscenza diretta, tratta da fonti affidabili, e notizie relative a fatti remoti e incontrollabili, non direttamente controllabili; distingue i risultati delle proprie indagini dalla tradizione, non documentabile. Lesky dice che i suoi occhi diventano i testimoni più attendibili, seguiti dai dati che si possono ricavare, ascoltando testimoni. Nel capitolo riguardante l'Egitto, appare ancora più manifesto il metodo storico erodoteo;
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«Fin qui do esposto ciò che ha visto, le mie riflessioni e le mie ricerche; a partire da qui, esporrò i racconti degli Egiziani, come li ho ascoltati.»
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Qualora gli si prospettano due versioni diverse enon abbia elementi per decidere, si basa su un criterio di logica e verosimiglianza; talvolta lascia al lettore le scelta o respinge una determinata notizia, ritenendola incredibile.
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«Io sono tenuto a riferire quel che si dice, ma non a prestar fede a tutto, e queste parole valgono per ogni mia trattazione»
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[modifica] Biografia
- H. Bengston, Greci e Persiani, in Storia Universale Feltrinelli, vol. V, Feltrinelli, Milano, 1967;
- L.Canfora, Erodoto, Tucidide, Senofonte - Letture critiche, Mursia, Milano, 1975;
- G. De Sanctis, Storia dei Greci, 2 voll., la Nuova Italia, Firenze, 1939;
- A. Izzo D'Accinni, Antologia Erodotea, casa editrice O. Barjes, Roma, 1960;
- A. Lesky, Storia della letteratura greca, 3 voll., Il Saggiatore, Milano, 1962;
- G. Giannelli, Trattato di storia greca, Patron, Bologna, 1976;