Tratta degli schiavi africani
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La tratta degli schiavi è un fenomeno le cui origini risalgono almeno al X secolo e che durò fino alla fine del XIX. Prima gli arabi e poi anche gli europei (soprattutto nel periodo della colonizzazione del Nuovo Mondo) utilizzavano schiavi provenienti dall'Africa subsahariana e occidentale, deportati lungo rotte commerciali che attraversavano la stessa Africa, l'Oceano Indiano e l'Atlantico. Il commercio di schiavi era un'attività commerciale estremamente redditizia, ed ebbe una notevole importanza nella storia di molti popoli africani e delle loro reciproche relazioni. Per la maggior parte dei paesi africani, l'abolizione dello schiavismo, e quindi (teoricamente) la fine della tratta degli schiavi avvenne nell'epoca immediatamente precedente la spartizione coloniale del continente.
Indice |
[modifica] Origini
La forma più antica di commercio degli schiavi in Africa fu quella messa in atto dai popoli nordafricani a danno dei popoli neri subsahariani. Sebbene le origini di questa pratica siano estremamente antiche, solo a partire dal X secolo, con l'introduzione dei cammelli dall'Arabia, essa assunse le connotazioni di una vera e propria rete commerciale. È estremamente difficile valutare l'entità precisa di questo commercio, ma secondo alcune stime gli schiavi deportati a nord attraverso il Sahara furono almeno 6000 o 7000 all'anno dal X fino al XIX secolo. Nella maggior parte dei casi, gli schiavi erano utilizzati come servitù domestica e non per svolgere lavori pesanti; coerentemente, la tratta riguardava uomini e donne in proporzioni simili. Gli arabi spesso impiegavano le schiave come serve negli harem; gli uomini non raramente venivano impiegati in ruoli analoghi, dopo essere stati trasformati in eunuchi.
Oltre alle rotte schiaviste che conducevano a nord, gli arabi iniziarono anche un commercio di schiavi attraverso l'Oceano Indiano, verso il Medio Oriente e l'India. In questo caso, gli schiavi provenivano principalmente dalla costa occidentale dell'Africa. All'aumentare della capacità e della velocità delle navi utilizzate per il commercio degli schiavi, il numero di vittime degli schiavisti aumentò proporzionalmente, fino a diverse decine di migliaia all'anno.
In molti casi, i commercianti di schiavi arabi (e in seguito europei) non eseguivano direttamente le catture, bensì intrattenevano rapporti con intermediari locali, che erano spesso i regni o le tribù dominanti delle diverse zone. Questi intermediari, a loro volta, sfruttavano il loro rapporto con i mercanti di schiavi per ottenerne benefici (per esempio armi) attraverso cui rafforzare la loro posizione di predominio nei confronti dei propri vicini.
[modifica] La colonizzazione del Nuovo Mondo
Nel XV secolo, le grandi potenze europee (Portogallo e Spagna innanzitutto) iniziarono a creare insediamenti nelle Americhe. Gran parte dei vantaggi economici che le colonie americane potevano garantire erano legate alla creazione di piantagioni (per esempio di canna da zucchero); in seguito, soprattutto con la penetrazione portoghese in Brasile, a questo si aggiunse la prospettiva di ricavare dalle colonie risorse minerarie. In entrambi i casi si richiedeva l'uso di grandi quantità di manodopera per il lavoro pesante. Inizialmente, gli europei tentarono di far lavorare come schiavi gli indigeni americani; questa soluzione tuttavia non risultò sufficiente, soprattutto a causa della decimazione delle popolazioni native dovuta a malattie importate dai conquistatori europei (per esempio il vaiolo).
Nello stesso periodo, gli europei entrarono in contatto con la pratica nordafricana di far schiavi i prigionieri di guerra. I re locali delle regioni nella zona dei moderni Senegal e Benin spesso barattavano questi schiavi con gli europei. Gli schiavi ottenuti dai portoghesi e dagli spagnoli per questa via iniziarono a essere mandati nelle colonie americane, dando inizio al più grande commercio di schiavi della storia, quello attraverso l'Oceano Atlantico. La tratta degli schiavi attraverso l'Atlantico assunse rapidamente proporzioni senza precedenti, dando origine nelle Americhe a vere e proprie economie basate sullo schiavismo, dai Caraibi fino agli Stati Uniti meridionali. Complessivamente, qualcosa come 12 milioni di schiavi attraversarono l'oceano; si tratta di una delle più grandi migrazioni della storia (e certamente la più grande migrazione forzata).
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Per approfondire, vedi la voce La rivoluzione francese e il problema della schiavitù e della discriminazione razziale. |
[modifica] Effetti della deportazione nelle Americhe
L'effetto dello schiavismo sulle società africane è un tema molto controverso. All'inizio del XIX secolo, gli abolizionisti denunciarono lo schiavismo non solo come pratica immorale e ingiusta nei confronti dei deportati, ma anche come danno insanabile nei confronti dei paesi da cui venivano prelevati gli schiavi. In seguito, quest'ultimo punto è stato talvolta messo in discussione, per lo meno rispetto all'impatto demografico del fenomeno; si è sostenuto, cioè, che il numero di schiavi sottratti ai loro paesi, pur alto (soprattutto nel caso del commercio di schiavi attraverso l'Atlantico), è in ogni caso largamente inferiore al tasso di crescita delle popolazioni di tali paesi. Inoltre, come si è detto, il commercio degli schiavi avveniva quasi sistematicamente attraverso intermediari locali, e quindi comportava un afflusso di risorse e ricchezze verso l'Africa. La Guinea, per esempio, arrivò ad avere un giro d'affari (tra commercio di schiavi, di oro e di avorio) intorno ai 3 milioni e mezzo di sterline l'anno, circa un quarto di quello di superpotenze come il Regno Unito.
[modifica] L'abolizione
In Europa, lo schiavismo ebbe sempre ferventi oppositori; la stessa Chiesa condannò formalmente la tratta degli schiavi sin dal XV secolo (si pronunciarono in modo particolarmente netto sul tema Paolo IV nel 1537, Pio V nel 1568, Urbano VIII nel 1639[1], Benedetto XIV nel 1732, Gregorio XVI nel 1839[2]). Tuttavia, questa pratica rimase legale fino al XVIII secolo (e in molti paesi anche più a lungo). La prima nazione europea a proclamare l'abolizione dello schiavismo e a impegnarsi attivamente per contrastare la tratta degli schiavi fu l'Inghilterra. Certamente l'Inghilterra traeva dall'abolizione della schiavitù anche un vantaggio politico, in particolare ai danni della Francia. La Royal Navy britannica venne impiegata attivamente per contrastare il commercio di schiavi attraverso l'Oceano Indiano e Atlantico. A metà del XIX secolo il traffico lungo queste rotte era stato sostanzialmente annullato; continuò invece il commercio di schiavi all'interno del continente africano, specialmente dai paesi arabi attraverso l'Etiopia.
La lotta allo schiavismo, secondo alcuni, fu usata anche come pretesto dagli europei per la loro espansione coloniale in Africa. Alla fine del XIX secolo, tutta l'africa era stata spartita in colonie, e praticamente tutti i regimi coloniali avevano imposto l'abolizione della schiavitù (solo in pochissimi paesi questo passaggio avvenne più tardi; per esempio, per l'Etiopia fu nel 1932).
[modifica] Lo schiavismo oggi
Sebbene la schiavitù sia stata abolita ovunque in Africa, episodi di tratta degli schiavi vengono di quando in quando denunciati in zone dove l'applicazione della legge è in qualche modo in crisi; questi episodi fanno pensare che il commercio di schiavi africani, seppure in misura certamente minore e in forma clandestina, sia sopravvissuto all'abolizione.
[modifica] Note
- ↑ Urbano VIII. bolla del 22 aprile 1639 [1]
- ↑ Gregorio XVI. lettera apostolica In Supremi Apostolatus, 3 dicembre 1839 [2]
[modifica] La colonizzazione del Nuovo Mondo Nel XV secolo, le grandi potenze europee (Portogallo e Spagna innanzitutto) iniziarono a creare insediamenti nelle Americhe. Gran parte dei vantaggi economici che le colonie americane potevano garantire erano legate alla creazione di piantagioni (per esempio di canna da zucchero); in seguito, soprattutto con la penetrazione portoghese in Brasile, a questo si aggiunse la prospettiva di ricavare dalle colonie risorse minerarie. In entrambi i casi si richiedeva l'uso di grandi quantità di manodopera per il lavoro pesante. Inizialmente, gli europei tentarono di far lavorare come schiavi gli indigeni americani; questa soluzione tuttavia non risultò sufficiente, soprattutto a causa della decimazione delle popolazioni native dovuta a malattie importate dai conquistatori europei (per esempio il vaiolo).
Nello stesso periodo, gli europei entrarono in contatto con la pratica nordafricana di far schiavi i prigionieri di guerra. I re locali delle regioni nella zona dei moderni Senegal e Benin spesso barattavano questi schiavi con gli europei. Gli schiavi ottenuti dai portoghesi e dagli spagnoli per questa via iniziarono a essere mandati nelle colonie americane, dando inizio al più grande commercio di schiavi della storia, quello attraverso l'Oceano Atlantico. La tratta degli schiavi attraverso l'Atlantico assunse rapidamente proporzioni senza precedenti, dando origine nelle Americhe a vere e proprie economie basate sullo schiavismo, dai Caraibi fino agli Stati Uniti meridionali. Complessivamente, qualcosa come 12 milioni di schiavi attraversarono l'oceano; si tratta di una delle più grandi migrazioni della storia (e certamente la più grande migrazione forzata).
[modifica] Voci correlate
- Schiavismo
- Storia del colonialismo in Africa
- Costa degli Schiavi