Valibona
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Valibona è una piccola borgata del comune di Calenzano, posta alle pendici del Monte Maggiore. Ancora oggi è raggiungibile solo attraverso sentieri non asfaltati e piuttosto disagevoli e le sue case sono state abbandonate fin dal secondo dopoguerra.
La località è nota per la battaglia del 3 gennaio 1944, primo esempio di Resistenza militare in Toscana, combattuta tra una brigata partigiana ("I lupi neri") ed i repubblichini della Legione Muti, camicie nere ed i carabinieri di Calenzano.
La brigata partigiana era composta da 19 uomini:
- Lanciotto Ballerini, da Campi Bisenzio: capo del gruppo sia per ascendente che per conoscenze militari (ex reduce dell'Africa Orientale e dei Balcani)
- Loreno Barinci, da Sesto Fiorentino.
- Tommaso Bertovich, da Belgrado: ex prigoniero jugoslavo scappato dal carcere dopo l'8 settembre 1943
- Corrado Conti, da Sesto Fiorentino
- Benito Guzzon, da San Bellino (Rovigo)
- Stuart Hood, soldato scozzese fuggito da un campo di prigionia al momento dell'armistizio
- Matteo Mazzonello, da Trapani
- Mirko, soldato ucraino fuggito anche lui dalla prigonia
- Mario Ori, da Firenze
- Ciro Pelliccia, da Afragola (Napoli)
- Antonio Petrovich, da Ogulin (Croazia)
- Ferdinando Puzzoli, da Campi Bisenzio
- Danilo Ruzante, da Anguillara Veneta (Padova)
- Guglielmo Tesi, da Campi Bisenzio
- Vandalo Valoriani, da Sesto Fiorentino
- Luigi Giuseppe Ventrone, da Oristano
- Vladimiro, da Mosca (Russia), altro ex prigioniero fuggito
Della brigata facevano parte anche Fernando Buccelli e Giuseppe Galeotti da Sesto Fiorentino ma non furono presenti alla battaglia in quanto erano scesi nella cittadina natale per fare delle compere.
In quei giorni, la Brigata di Ballerini era impegnata in uno spostamento strategico verso le montagne dell'Appennino Pistoiese. Negli ultimi giorni del 1943 una parte dei suoi uomini fu protagonista di una piccola scaramuccia con alcuni militi fascisti in località Cornocchio, in seguito alla quale le autorità repubblichine pratesi decisero una spedizione punitiva in forze (150 uomini).
La mattina del 3 gennaio 1944 i fascisti, che erano riusciti dopo vane ricerche a trovare una guida (un guardiacaccia di una fattoria di Vaiano) attaccarono di sorpresa i partigiani rifugiati in un fienile. Lanciotto Ballerini si rese subito conto che l'unica soluzione possibile era rompere l'accerchiamento e tentare una manovra di sganciamento con una sortita e diede l'ordine di attacco.
La battaglia, che vide una grande dimostrazione di valore da parte dei partigiani, durò tre ore e raggiunse il suo scopo, dato che una larga parte del gruppo riuscì a sfuggire all'assedio ed a infliggere serie perdite al nemico.
Nelle file partigiane si contarono tre morti: Lanciotto Ballerini, morto nell'aprire la strada ai compagni; Luigi Giuseppe Ventrone, morto carbonizzato nel fienile a cui era stato dato fuoco e Vladimiro, catturato e fucilato. Furono fatti prigionieri Benito Guzzon, Tommaso Bertovich, Corrado Conti, Mario Ori e Loreno Barinci che furono oggetto di sevizie particolarmente efferate.
Dall'altra parte si contarono dodici morti, tra cui il capo della spedizione Duilio Sanesi e Alfredo Pierantozzi, maresciallo dei carabinieri di Calenzano, anche se le morte di quest'ultimo pare fosse dovuta ai repubblichini, per ragioni non chiare.
I partigiani superstiti ricomposero la brigata, a cui fu dato il nome del comandante ucciso e che fu tra le protagoniste della liberazione di Firenze; Guglielmo Tesi cadde in un imboscata delle SS a Pomino e fucilato il 18 aprile 1944.
Il guardiacaccia-spia fu poi catturato in zona al momento della Liberazione e passato per le armi proprio nella zona della battaglia; nel 1946 Lanciotto Ballerini fu decorato con la Medaglia d'Oro al Valor Militare.
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