Via Priula
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«Ho fatto tagliare una strada nel sasso vivo..»
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(Alvise Priuli, 1593)
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La via Priula è una strada del XVI secolo che collegava la città di Bergamo a quella di Morbegno .
Di notevole importanza strategica e commerciale, la via Priula venne costruita tra il 1592 ed il 1593 per ordine del podestà di Bergamo, Alvise Priuli.
Indice |
[modifica] Situazione politica
In quel periodo la repubblica di Venezia aveva assoggettato l’intera provincia di Bergamo, ed avvertiva la necessità di aprire nuove vie commerciali con i territori del nord, tra cui il cantone dei Grigioni, loro alleati.
La comunicazione tra queste due zone infatti era difficile, dato che per trasportare le merci bisognava aggirare la catena montuosa delle Orobie, passando da Lecco per il lago di Como, nel territorio del Ducato di Milano dominato dagli spagnoli.
Questo comportava il pagamento di ingenti dazi, a volte pari alla metà dell’intero carico, o addirittura il sequestro dei beni trasportati. Da qui la necessità di creare una nuova via di comunicazione volta a mantenere i trasporti all’interno dei territori di San Marco.
[modifica] Il tracciato
Vennero fatti molteplici studi volti ad individuare il tracciato ideale per tale opera che doveva superare la catena montuosa delle Orobie: la scelta cadde sulla val Brembana che, a differenza della val Seriana, presentava valichi montani più accessibili, vicini alla quota di 2000 m. s.l.m.
E fu proprio ai 1991 metri di altitudine di un valico, ribattezzato passo di San Marco, posto tra i comuni di Mezzoldo ed Albaredo per San Marco, che la strada trovò la sua definitiva collocazione. Da Bergamo risaliva la val Brembana superando le gole della zona di Sedrina, i paesi di Zogno, San Pellegrino Terme e San Giovanni Bianco. A Piazza Brembana la strada passava sotto a porticati ed antichi lavatoi, per poi raggiungere Olmo al Brembo e quindi Mezzoldo, per poi salire fino al suddetto passo. La discesa verso la Valtellina toccava il paese di Albaredo per San Marco, per arrivare rapidamente a Morbegno
[modifica] La costruzione
La strada venne edificata ex-novo, senza cioè utilizzare vecchi sentieri preesistenti, con partenza dalla città di Bergamo ed arrivo a Morbegno, da cui era possibile raggiungere i Grigioni tramite la Valmalenco, oppure tramite la cosiddetta "Strada dei cavalli" in Valchiavenna.
I costi, inizialmente previsti nell’ordine di 2000 ducati, aumentarono esponenzialmente fino a quadruplicare, raggiungendo la cifra finale di 8200 ducati. Per recuperare i soldi impiegati per l’opera, la Serenissima decise di applicare una gabella aggiuntiva alle zone interessate dall’opera che, oltre alla manutenzione, si dovettero quindi sobbarcare ingenti oneri, aumentando notevolmente il malcontento.
Il progetto prevedeva inoltre la costruzione di una casa per ospitare i viandanti, in prossimità del passo di San Marco. Questo edificio è tutt’ora utilizzato come rifugio con il nome di Rifugio Cà San Marco.
[modifica] Le chiavi della Botta
Un’opera fondamentale per la realizzazione della strada furono indubbiamente le chiavi della Botta.
Queste si erano rese necessarie per superare uno strapiombo di roccia a picco sul fiume Brembo tra i paesi di Villa d'Almè e Sedrina, in località Botta. Questa barriera naturale aveva impedito il passaggio a chiunque nei secoli precedenti, tanto che per collegare i due paesi si doveva percorrere un angusto sentiero sui monti sovrastanti. Le carovane invece evitavano questi paesi percorrendo la via Mercatorum, più lunga ma molto più comoda, che da Nembro (in val Seriana) portava a San Giovanni Bianco.
Fu quest’opera assai ardita a togliere dall’isolamento commerciale (e non solo) i paesi limitrofi.
Secondo studiosi bergamaschi, tra cui Bortolo Belotti, le chiavi erano costituite da una serie di archi appoggiati alla parete di roccia e fissati ad essa tramite delle catene, su cui passava la strada.
Un tratto lungo soltanto 200 metri, tanto indispensabile quanto pericoloso, poiché soltanto un piccolissimo muretto, alto pochi centimetri, proteggeva commercianti, viandanti, animali e carichi al seguito, dal precipizio. La costruzione dell’opera comportò infatti ingenti perdite tra gli operai, a causa dei cedimenti di piccole parti di parete e fatali distrazioni che si trasformavano in tragedia.
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«In un pezzo di strada sostenuta da archi appoggiati sopra macigni eminenti sul Brembo, che vi passa ad una spaventosa profondità»
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(Giovanni Maironi da Ponte, 1803)
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Si tratta però di supposizioni date da citazioni e descrizioni, poiché quest’opera è andata perduta con il passare degli anni, a causa della mancata manutenzione della strada dopo la crisi della repubblica di Venezia.
Piccole frane e cedimenti resero infatti inagibile quest’opera che venne abbandonata, a favore di un’altra più moderna ed accessibile.
[modifica] La via Priula oggi
La via Priula svolse egregiamente il suo compito di direttrice dei commerci tra le due zone fino al XVIII secolo, quando, a causa dei cambiamenti politici verificatisi nella regione, venne sempre meno utilizzata, fino a cadere in uno stato di inutilizzo che l’ha portata fino ai giorni nostri in condizioni di assoluto degrado.
Soltanto recentemente, le varie amministrazioni locali si sono interessate al recupero di questa antica via che li attraversava, cercando di promuovere itinerari che la rivalorizzassero al meglio. Tra questi si segnalano due lunghi tratti: il primo in val Brembana, dove da Mezzoldo si può salire fino alla Cà San Marco, in un itinerario con notevole dislivello ma molto gratificante; il secondo che porta da Albaredo per San Marco, in provincia di Sondrio, nella valle del Bitto, formaggio tipico di queste zone.
[modifica] Citazioni
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- La strada Priula di Giovanni Rinaldi, 1945.
- La Ca' S. Marco e la strada Priula di Giovanni Rinaldi, 1953.
- Albaredo e la via di S. Marco : storia di una comunità alpina di Patrizio Del Nero, 1985.
- La strada Priula di P. Capellini e E. Guglielmi (Cesare Ferrari editore, 1987)
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