Giuseppe Genco Russo
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Giuseppe Genco Russo (Mussomeli, 26 gennaio 1893 – 18 marzo 1976) fu un boss della mafia abitante a Mussomeli in Provincia di Caltanissetta.
Genco Russo, anche conosciuto come "Zu Peppi Jencu", era una persona rozza, scaltra, semi analfabeta con eccellenti agganci politici. Era un uomo volgare - abituato a sputare a terra noncurante di chi fosse in sua presenza - che si faceva fotografare spesso con vescovi, banchieri e uomini politici. Egli venne considerato il capo della mafia alla morte di Calogero Vizzini nel 1954.
Sebbene fosse considerato, ai suoi tempi, un ricco proprietario terriero ed un politico Democristiano, egli teneva il mulo in casa ed aveva i servizi igienici fuori della casa[1], che erano poco più di un buco nel terreno con una pietra per sedersi, senza pareti o porta, secondo quanto affermato dal pentito di mafia Tommaso Buscetta.
Mafiosi tradizionali, come Genco Russo e Calogero Vizzini, capi di mafia negli anni tra le due guerre mondiali e fino agli anni sessanta del XX secolo, erano gli archetipi dell' "uomo d'onore" di un'età passata, come degli intermediari posti a mantenere l'ordine e la pace. Anche se usarono la violenza nella prima fase della loro attività, nella seconda limitarono il ricorso alla violenza e utilizzarono fonti legali di guadagno esercitando il loro potere in una maniera aperta e legittima.
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[modifica] I primi anni
Genco Russo era di origini contadine e dopo un periodo di violenze che andò dal 1920 al 1940, raggiunse la posizione di "uomo d'onore". Dopo la Prima Guerra mondiale, Genco Russo riuscì a controllare un grande latifondo di oltre 2.000 ettari appartenente ai principi Lanza Branciforti di Trabia. In funzione di questo divenne un "uomo d'ordine".
Genco Russo e Vizzini organizzarono delle cooperative agricole durante i due dopoguerra tenendo così a bada la propaganda dei partiti di sinistra e mantenendo il loro potere sui contadini e garantendosi pertanto l'accesso alle terre. Quando, finalmente, venne attuata la riforma agraria nel 1950, i mafiosi erano nella posisizione di poter esercitare il loro tradizionale ruolo di mediazione fra i contadini, i proprietari terrieri e lo stato. Essi sfruttarono lo situazione di miseria e di fame dei contadini, ottenendo mezzadrie dai proprietari terrieri in cambio di una limitata attuazione della riforma agraria e ottenendo grandi guadagni sulla mediazione per la vendita delle terre.
Durante il ventennio fascista, Genco Russo fu arrestato più volte per furto, estorsione, omicidio realizzati in associazione a delinquere, ma tranne una volta, fu sempre prosciolto per insufficienza di prove (segno di successo mafioso). In ogni caso venne condannato per associazione a delinquere e scontò tre anni di carcere, venendo sottoposto a sorveglianza speciale fra il 1934 e il 1938.
[modifica] Attività nel dopoguerra
La persecuzione fascista, da lui subita, si dimostrò una benedizione con l'arrivo degli americani alla caduta di Mussolini nel 1943. Il Governo militare di occupazione era alla ricerca di antifascisti da sostituire alle autorità locali fasciste e pose Genco Russo a capo della sua città di Mussomeli. A coordinare l'azione delle forze americane era l'ex luogotenente governatore di New York, colonnello Charles Poletti, a cui Lucky Luciano descrisse Genco Russo come "uno dei nostri migliori amici".
Nel 1944 Genco Russo, che era stato accusato di undici omicidi fra il 1920 ed 1942, molti tentati omicidi ed un incredibile numero di furti ed estorsioni, venne completamente riabilitato dalla Corte di Appello di Caltanissetta. In conseguenza di ciò acquisì la rispettabilità che gli consentì di intraprendere l'attività politica.
La sua attività politica, inizialmente, consistette nell'appoggiare i separatisti ed i monarchici (nel 1946 venne insignito dell'onorificenza di Cavaliere della Corona d'Italia) e poi la Democrazia Cristiana. Nel corso delle elezioni del 1948, che avrebbero dovuto decidere il futuro dopoguerra dell'Italia, Genco Russo e Calogero Vizzini sedettero allo stesso tavolo dei leader Democristiani partecipando ad un pranzo elettorale. Genco Russo divenne capo della Democrazia Cristiana e consigliere comunale di Mussomeli nel 1960. Nel 1962 fu costretto a dimettersi perché denunciato in una campagna giornalistica e poi processato e condannato.
Genco Russo descrisse una volta il suo ruolo nella comunità al sociologo Danilo Dolci. Egli diede una definizione di se stesso come mafioso nella seconda parte della sua vita, come benefattore pubblico anziché come un pericoloso criminale: "É nella mia natura. Non ho secondi fini. Se posso fare un favore a qualcuno, chiunque esso sia, lo faccio, perché sono fatto così.... Non so dire no a nessuno.... Qualunque possa essere il problema a cui potrei andare incontro, non sarebbe tanto grande quanto il cruccio di aver rifiutato aiuto a persone in difficoltà.... Spesso il rincuorare una persona può far acquisire la sua gratitudine e la sua amicizia e quindi successivamente egli viene a chiederti un parere o un consiglio.... La gente viene a chiedermi per quale partito votare sente la necessità di un consiglio... Essi vogliono così dimostrare di essere grati a chi ha lavorato per il loro bene e li vogliono ringraziare, per quello che hanno fatto, votando per loro; ma essi sono ignoranti e vogliono che gli dica per chi votare."
[modifica] L'erede di Vizzini
Giuseppe Genco Russo fu considerato l'erede di Calogero Vizzini quando Don Calò morì nel 1954. Genco Russo era stato alla destra della bara di Don Calò: era l'antico segno che egli aveva preso il posto del defunto. Secondo i giornali i due erano i boss dei boss sebbene questa figura non esistesse nella struttura della mafia.
Genco Russo era presente alla riunione fra i capi della mafia siciliana e americana avvenuta al Grand Hotel des Palmes a Palermo dal 12 al 16 ottobre 1957. Joseph Bonnano, Lucky Luciano e Carmine Galante erano fra i capi americani presenti mentre fra i siciliani, oltre a Genco Russo, erano presenti Salvatore "Ciaschiteddu" Greco, suo cugino Salvatore Greco, noto come "l'ingegnere" o "Totò il lungo", Angelo La Barbera, Gaetano Badalamenti e Tommaso Buscetta. Uno dei risultati dell'incontro fu che la mafia siciliana creò la cosiddetta commissione e nominò Salvatore "Ciaschiteddu" Greco come capo della commissione stessa.
In conseguenza della prima guerra di mafia, fra il 1961 ed il 1963, e della Strage di Ciaculli, che provocò le prime azioni antimafia da parte dello stato nel periodo post bellico, Genco Russo venne arrestato, assieme ad altri mafiosi, il 6 febbraio 1964. La sua comparsa al grande processo antimafia, alla fine degli anni sessanta, procurò grande preoccupazione fra i notabili siciliani. Nel corso del processo Genco Russo chiamò a testimoniare in suo favore eminenti personalità politiche, appartenenti al clero, banchieri, medici, avvocati e uomini d'affari. Il suo legale minacciò di rendere pubblico il telegramma inviato da 37 deputati Democristiani, fra i quali un ministro, nel quale ringraziavano Genco Russo per l'aiuto dato per la loro elezione. Il ministro Bernardo Mattarella negò di aver inviato il telegramma. Genco Russo venne condannato a cinque anni di reclusione dalla Corte di Assise di Caltanissetta.
[modifica] Il declino
Le sue forzate dimissioni da consigliere comunale di Mussomeli, il suo arresto e la conseguente detenzione diedero inizio al declino del potere di Genco Russo. Nella mafia, una nuova generazione apparve in prima linea. Genco Russo rappresentava la mafia rurale e semi feudale che basava il suo potere sulla disponibilità della terra per far apparire il suo potere sulla comunità. La nuova generazione fu più imprenditoriale e fece i soldi con il contrabbando delle sigarette, il traffico della droga, l'acaparramento degli appalti pubblici e la speculazione edilizia.
Genco Russo non fu mai il boss dei boss come dipinto dai media. Egli certamente ebbe una parte importante nel procurare voti alla Democrazia Cristiana a livello locale, ma è difficile immaginare che la mafia fosse diretta da un piccolo paese dell'interno della Sicilia invece che dalle potenti famiglie mafiose di Palermo. Il fatto che sia stato Salvatore Greco, rappresentante della mafia palermitana, ad essere eletto capo della commissione e non Genco Russo, potrebbe essere il segno delle sua limitata influenza. La presenza di Genco Russo all'incontro di Palermo, potrebbe essere legata al fatto che un suo parente americano, Santo Sorge, era presente fra i componenti della delegazione mafiosa americana.
Genco Russo potrebbe aver irritato gli altri boss mafiosi per il suo essere troppo al centro dell'attenzione dei giornali. "Hai visto Gina Lollobrigida nel giornale di oggi?" disse una volta un mafioso riferendosi al brutto aspetto di Genco Russo. La nuova generazione di mafiosi non mostrò mai l'aperta sfrontatezza di apparire di Genco Russo. Essa preferì operare in clandestinità e detestò ogni genere di pubblicità. Giuseppe Genco Russo morì tranquillamente a casa sua all'età di 83 anni nel 1976.
[modifica] Note
- ↑ en:wiki Giuseppe Genco Russo
[modifica] Bibliografia
- (EN) Gaia Servadio, Mafioso. A history of the Mafia from its origins to the present day (1976) Secker & Warburg ISBN 0440551048
- (EN) Claire Sterling, Octopus. How the long reach of the Sicilian Mafia controls the global narcotics trade (1990) Simon & Schuster, ISBN 0-671-73402-4
- (EN) Letizia Paoli, Mafia Brotherhoods: Organized Crime, Italian Style (2003) Oxford University Press ISBN 0-19-515724-9
- (EN) John Dickie, Cosa Nostra. A history of the Sicilian Mafia (2004) Coronet, ISBN 0-340-82435-2
[modifica] Collegamenti esterni
- (EN) Excerpt from The Honoured Society by Norman Lewis
- (EN) The Mafia and Politics by Judith Chubb, Cornell Studies in International Affairs, Occasional Papers No. 23, 1989.