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Grande depressione - Wikipedia

Grande depressione

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il termine grande depressione (detta anche crisi del 1929, grande crisi o crollo di Wall Street), indica una crisi economica eccezionale per estensione e durata. Fu aperta dal crollo della Borsa di Wall Street a New York il 24 ottobre 1929 (Giovedì nero), che perdurerà fino al 29 ottobre (Martedì nero). La crisi aveva alla propria origine contraddizioni simili a quelle che avevano portato alla Crisi economica del 1873-1895. Questa crisi si chiama così perché gli Stati Uniti producono di più rispetto a quello che riescono a vendere cioè si ha una sovrapproduzione.

Indice

[modifica] La crisi negli USA

L'economista J.K. Galbraith individua almeno cinque fattori di debolezza nell'economia americana responsabili poi della crisi:

  • Cattiva distribuzione del reddito
  • Cattiva struttura delle aziende industriali e finanziarie
  • Cattiva struttura del sistema bancario
  • Eccesso di prestiti a carattere speculativo
  • Errata scienza economica (perseguimento ossessivo del pareggio di bilancio e quindi assenza di intervento statale considerato un fattore penalizzante per l'economia).

Dopo la Grande Guerra gli Stati Uniti conobbero un periodo di prosperità e progresso trainata soprattutto dal settore automobilistico (che a sua volta ha trascinato con se altri settori come quello metallurgico, gomma, settore petrolifero, trasporti e edile). Sembrava essersi innescato un circolo virtuoso: l'alta produttività permetteva di mantenere inalterati i salari e i prezzi dei prodotti sul mercato. Questo favoriva quindi gli investimenti che permettevano a loro volta di aumentare la produttività. Tuttavia agli investimenti ed al continuo aumento della produttività, non corrispose una proporzionata crescita del potere d'acquisto. Nei primi anni dopo il primo conflitto mondiale, lo sviluppo era stato infatti sostenuto dai risparmi accumulati negli anni della guerra e dai bassi tassi d'interesse.

Una seconda contraddizione interna all'economia americana era rappresentata dal sistema finanziario. Non furono posti limiti alle attività speculative delle banche e della borsa, dovute alla volontà da parte degli acquirenti di detenere titoli, non tanto per ottenere dividendi e dunque profitti, quanto per aumentare il proprio capitale. Si comperava per rivendere senza preoccuparsi della qualità dei titoli, all'aumento della domanda dei titoli si accompagnò quella delle quotazioni. A tutto questo va aggiunto la responsabilità degli uomini d'affari, rappresentanti di holding che detenevano portafogli d'azioni che avevano interesse affinché i corsi dei titoli si alzassero. Questi uomini effettuavano dichiarazioni ottimistiche e spingevano i risparmiatori all'acquisto di titoli. L'aumento del valore delle azioni industriali, però, non corrispondeva ad un effettivo aumento della produzione e della vendita di beni tanto che, dopo essere cresciuto artificiosamente per via della speculazione economica diffusasi a tutti i livelli in quegli anni, scese rapidamente e costrinse i possessori a una massiccia vendita, che provocò il crollo della borsa. La caduta della borsa colpì soprattutto quel ceto di media borghesia che nel corso degli anni venti aveva sostenuto la domanda di beni di consumo durevole e soprattutto aveva investito i proprio risparmi in borsa. La loro uscita dal mercato indeboliva quindi proprio le industrie produttrici di beni di consumo durevole (come quello dell'auto). Queste industrie cessarono di commissionare materiali a quelle operanti negli stessi settori, le quali dovettero ridurre il personale e ridurre i salari, provocando una contrazione anche nei settori dei beni di consumo (come quello agricolo). La situazione era poi aggravata dalla stretta interconnessione che legava il settore industriale a quello bancario. Infatti nel momento in cui la borsa crollò, si diffuse un'ondata di panico devastante tra i piccoli risparmiatori i quali si precipitarono nelle banche nel tentativo di salvare il proprio denaro. Il ritiro del denaro dal mercato provocò una crisi di liquidità di ampie dimensioni e il fallimento di molte banche che trascinarono nella crisi le industrie nelle quali avevano investito. Molte di queste furono costrette a chiudere i battenti o a ridimensionarsi. I licenziamenti operati dalle aziende in crisi portarono ad una elevata diminuzione delle domande di lavoro, bloccando quasi completamente l'economia americana. La produzione industriale scese di quasi il 50% tra il 1929 e il 1932.

[modifica] Le cause della recessione internazionale

Una prima causa di fragilità del sistema economico internazionale è insita nell'eredità dei debiti di guerra. Alla fine del conflitto infatti Gran Bretagna, Francia e Italia si erano ritrovate debitrici con gli Stati Uniti di somme ingentissime, che costringevano tutte e tre ad una politica di esportazioni molto aggressiva per procurarsi la valuta necessaria per pagare i debiti. Si era quindi fatta strada l'idea di adottare lo stesso espediente all'indomani della guerra austro-prussiana quando le ripartizioni di guerra imposte alla Francia avevano permesso non solo di coprire il costo della guerra ma anche di consentire la ripresa economica. E fu proprio alla Germania che fu deciso di addebitare i costi bellici. L'industria tedesca pur avendo grosse potenzialità era uscita dalla guerra alquanto stremata. Da allora gli stessi paesi vincitori, soprattutto gli Stati Uniti, si erano resi conto della necessità di sostenere l'economia tedesca con ingenti finanziamenti. Questi finanziamenti avevano creato un curioso triangolo in cui la Germania usava gran parte di queste risorse per pagare i debiti a Gran Bretagna e Francia, e queste a loro volta usavano i capitali per pagare i propri debiti. Dunque questo sistema sarebbe sopravvissuto fin quando gli U.S.A. non fossero stati in grado di esportare capitali in Germania. Un secondo elemento di fragilità del sistema economico internazionale, è l'assenza di un paese guida credibile in grado di assumersi delle responsabilità in caso di emergenza. Dopo la guerra il primato sarebbe dovuto passare in mano agli Stati Uniti, che però non avevano ancora raggiunto a livello interanzionale lo status di prima potenza mondiale (ancora detenuto dalla Gran Bretagna) nonostante il suo apparato produttivo fosse di gran lunga superiore a quello degli altri paesi industrializzati. L'assenza di una guida economico-finanziaria si rifletteva in modo drammatico sul sistema internazionale. Nella conferenza di Genova del 1922 venne definito una sistema misto, noto come gold exchange standard che da una parte garantiva respiro all'economia britannica, dall'altro affidava alla sua finanza un ruolo di regolatore dell'economia internazionale che non era in grado di assumere.

[modifica] La crisi fuori dagli USA

La crisi si propagò rapidamente a tutti i paesi che avevano stretti rapporti finanziari con gli Stati Uniti, a partire da quelli europei che avevano richiesto l'aiuto economico degli americani dopo la Prima Guerra Mondiale: Gran Bretagna, Austria e Germania, dove il ritiro dei prestiti americani fece saltare il complesso e delicato sistema delle riparazioni di guerra, trascinando nella crisi anche Francia e Italia. In tutti questi paesi si assistette ad un drastico calo della produzione seguito da diminuzione dei prezzi, crolli in borsa, fallimenti e chiusura di industrie e banche, aumento di disoccupati (12 milioni negli USA, 6 in Germania, 3 in Gran Bretagna). Va notato che la crisi non colpì l'economia dell'URSS.

Nel 1931 la Gran Bretagna abbandonò il gold standard, imitata subito dai paesi scandinavi. Nel 1934 sterlina e dollaro vennero fortemente svalutati.

[modifica] Conseguenze politiche ed economiche

Il fallimento dei tentativi iniziali di trovare soluzioni comuni sul piano internazionale alla crisi spinse da una parte tutti i paesi a introdurre misure protezionistiche e a creare "aree economiche chiuse" (maggiore esempio fu il sistema di "tariffe preferenziali" fra gli Stati Uniti del Commonwealth britannico deciso nel 1931); dall'altra i governi furono indotti a sperimentare su vastissima scala forme di partecipazione diretta dello Stato alla vita economica nazionale.

Gli Stati svolsero così funzioni imprenditoriali (ricorrendo alla spesa pubblica come elemento strutturale e centrale della dinamica economica nazionale) e previdenziali (con l'attivazione di misure legislative di sicurezza sociale), come avvenne, per esempio negli USA col New Deal (dove si cercò di mettere in pratica politiche keynesiane) e in Italia con la fondazione dell'IRI.

In Germania la crisi, provocando milioni di disoccupati, fornì la base di consenso per portare il nazismo al potere (1933). Nel complesso, nonostante un accenno di ripresa a partire dal 1933, la crisi non fu completamente superata fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale.

[modifica] Indice della produzione industriale dopo la crisi del 1929

La seguente tabella riporta gli indici della produzione industriale negli anni immediatamente seguenti la crisi del 1929 ponendo come riferimento a 100 il valore nel 1929.

Stato 1930 1931 1932 1933 1934 1935
Stati Uniti 83 69 55 63 69 79
Gran Bretagna 94 86 89 95 105 114
Francia 99 85 74 83 79
Germania 86 72 59 68 83 96
Austria 91 78 66 68 75
Italia 93 84 77 83 85
Svezia 102 97 89 93 111
Cecoslovacchia 91 64 60 67 70
Ungheria 87 82 88 99 107
Bulgaria 104 107 103 98 103
Romania 105 82 101 126

[modifica] Bibliografia

  • C. P. Kindleberger, La grande depressione nel mondo 1929-39, tr.it., ETAS, Milano 1982.

[modifica] Voci correlate

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