Principe elettore
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Principe elettore (in latino: princeps elector imperii oppure elector) è una carica del Sacro Romano Impero, definita dalla Bolla d'Oro e assegnata ad un numero limitato di principi che costituivano il collegio elettorale al quale, a partire dal XIII secolo, spettava l'elezione dell'Imperatore.
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[modifica] Composizione del collegio
Nel medioevo e nella prima età moderna il collegio era composto da sette principi tre dei quali erano ecclesiastici:
- l'arcivescovo di Magonza (Arcicancelliere imperiale)
- l'arcivescovo di Treviri
- l'arcivescovo di Colonia, che aveva anche la carica di Cancelliere d'Italia
Quattro erano invece i principi laici:
I principi elettori avavano l'abitudine di riunirsi nell' Unione elettorale, che se pur non aveva uno status giuridico preciso, permetteva all'imperatore di limitarsi nella consultazione ai principi più importanti e non all'intera Dieta Imperiale, cioè a tutti gli stati e i principi dell'Impero, che erano numerosissimi. L'Unione elettorale non comprendeva l'elettore di Boemia, poiché spesso quest'ultimo era l'imperatore stesso, nella persona dell'arciduca d'Austria, re di Boemia e d'Ungheria (cioè quasi sempre un Asburgo a partire dal XV secolo).
La funzione del collegio elettorale ebbe una complicazione con la Riforma protestante: mentre i principi ecclesiastici rimasero cattolici, i principi laici diventarono protestanti tranne gli Asburgo.
[modifica] Storia del collegio dei principi elettori
[modifica] Origini
Il frequente mutare delle dinastie nel Regno dei Franchi dell'Est prima, e nel Sacro Romano Impero poi, dai Carolingi ai Liudolfingi, dai Salici agli Hohenstaufen, rese quasi regolarmente necessaria l'elezione di un nuovo sovrano e di una nuova dinastia. Diversamente dalla gran parte degli Stati europei, il Sacro Romano Impero rimase pertanto una monarchia elettiva, allo stesso modo delle Stati romano-germanici sorti sulle macerie dell'Impero Romano. Anche il figlio di un sovrano in carica necessitava, per veder riconosciuto il proprio diritto di successione, del consenso e dell'elezione da parte dei cosiddetti grandi del Regno, elezione che non di rado avveniva quando il padre era ancora in vita.
Inizialmente tutti i principi imperiali avevano diritto a prender parte all'elezione del nuovo sovrano. Ma da sempre era esistito una cerchia più ristretta (i cosiddetti laudatores) cui spettava una sorta di diritto di selezionare le varie candidature. Non si trattava necessariamente dei principi più potenti, ma piuttosto di quelli maggiormente prestigiosi, che più di altri si avvicinavano al rango e alla dignità del sovrano.
Di essi facevano parte i tre arcivescovi di Magonza, Colonia e Treviri, oltre al Conte Palatino del Reno, perché i loro territori facevano parte dell'antico regno franco. L'elezione del sovrano era valida solamente se condivisa anche dai laudatores. Molto probabilmente il collegio dei principi elettori nasce proprio da questo gruppo privilegiato
[modifica] Evoluzione fino al 1356
[modifica] Sviluppo graduale del Collegio dei Principi Elettori
La morte dell'Imperatore Enrico IV (1190-1197) pose fine anche al suo progetto (l'ultimo di questo tipo) di trasformare l'Impero in una monarchia ereditaria. Nella lotta per il trono tra Guelfi e Staufen che si scatenò subito dopo, e che avrebbe portato, nel 1198, all'elezione di due candidati al trono, papa Innocenzo III si propose come arbitro. L'incoronazione ad sovrano di Germania era infatti, sin dai tempi di Ottone il Grande, legata all'incoronazione a Imperatore, che avveniva a Roma, ad opera del papa. Per questo i papi avevano un grande interesse ad esercitare un'influenza sull'elezione del re tedesco. In quell'occasione Innocenzo III riuscì a far prevalere l'opinione che il consenso dei tre arcivescovi e del Conte Palatino del Reno fosse vincolante per una legittima elezione del Re. Attraverso il consenso dei principi ecclesiastici, il papato si assicurava così un influsso indiretto sulla scelta del sovrano tedesco - e di conseguenza, dell'imperatore. Agli inizi del XIII secolo questo nucleo iniziale venne ampliato includendo il Duca di Sassonia e il Margravio del Brandeburgo. Nello Sachsenspiegel di Eike von Repgow (1230) si può leggere: Nella scelta dell'Imperatore il primo deve essere il vescovo di Magonza, il secondo quello di Treviri, il terzo quello di Colonia seguono quindi i tre principi laici, mentre al Re di Boemia non viene riconosciuto esplicitamente il diritto di partecipare all'elezione perché non è tedesco.
Fu dopo la morte di Guglielmo d'Olanda (1257) che il collegio dei principi elettori divenne un'istituzione chiusa, che escludeva tutti i principi imperiali che non ne facevano parte dalla scelta del sovrano. In generale l'interregno rafforzò la posizione dei principi elettori, anche se questo rafforzamento si sarebbe mostrato in tutta la sua interezza solamente nel secolo successivo. Anche il Re di Boemia prese parte alle elezioni successive, anche se solo nel 1289 riuscì ad affermare la sua appartenenza permanente al collegio. Più tardi, durante le guerre hussite, venne sospesa la qualità di elettore del Re di Boemia.
Il Codex Balduineus contiene la prima descrizione nota del Collegio dei Principi Elettori. L'elezione di Enrico di Lussemburgo (1308) diede anche dimostrazione di una nuova concezione del proprio ruolo da parte dei principi elettori, tutti e sei presenti in quell'occasione, i quali, insieme al neoeletto re, non chiesero l'approvazione papale, ma si limitarono a comunicare a papa Clemente V l'elezione di un nuovo Re (e futuro Imperatore), rendendo in questo modo manifesto che era sufficiente che il collegio eleggesse il re, e che non necesistava di alcuna approvazione esterna.
Soprattutto, dopo l'esperienza dell'epoca di Adolfo di Nassau e Alberto I, i quali entrambi avevano praticato una politica dinastica rivolta in parte contro i Principi Elettori, quest'elezione rese altresì evidente che i Principi Elettori intendevano salvaguardare integralmente i loro privilegi, e che pretendevano che il Re eletto facesse altrettano.
Lo spazio di manovra del re veniva in questo modo limitato notevolmente, anche se Enrico VII cercò di rafforzare la propria posizione assicurandosi una base dinastica territoriale in Boemia e cercando in Italia un rinnovamento dell'istituzione imperiale.
[modifica] L'unione elettorale di Rhens
Nel 1338, con l'unione elettorale di Rhens, i principi elettori decisero di collaborare più strettamente, per decidere in maniera congiuta le future elezioni del sovrano. Da questa unione nacque più tardi il Collegio dei Principi elettori nel Reichstag In quell'occasione stabilirono inoltre che al papa non spettava alcun diritto d'approvazione sulla nomina del sovrano da loro eletto. Il documento che sancisce queste decisioni, del 16 luglio 1338, recita:
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«Secondo il diritto e secondo la tradizione, colui il quale è nominato Re dei Romani dai Principi Elettori dell'Impero, o, in caso di disaccordo, dalla maggioranza di essi, non necessita di alcuna nomina, approvazione, conferma, assenso o autorizzazione da parte della Santa Sede per l'amministrazione dei beni e dei diritti dell'Impero, nè per assumere il titolo di re.»
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Quest'evoluzione ebbe termine nel 1508, quando l'imperatore Massimiliano I, si autonominò Imperatore Eletto dei Romani, avendo sì l'approvazione del pontefice, ma senza essere da lui materialmente incoronato. Da quel momento, con l'eccezione di Carlo V, nessun imperatore venne più incoronato dal papa. Dal 1562 in poi la cerimonia di incoronazione abbe luogo di solito a Francoforte, città nella quale avveniva l'elezione. Il titolo di Re dei Romani, che dal 1125 era appannaggio del Sovrano dell'impero dalla sua elezione sino all'incoronazione ad imperatore, da quel momento in poi fu riservato al successore designato di un imperatore ancora in vita.
[modifica] La Bolla d'oro
I diritti ed i doveri dei Principi Elettori erano basati, sino a questo punto, principalmente sulla consuetudine. L'imperatore Carlo IV, con la Bolla d'oro, fissò giuridicamente la procedura per l'elezione dell'imperatore. Questo documento, sino al 1806, rappresentò uno dei fondamenti costituzionali del Sacro Romano Impero. Tra le norme procedurali da esso stabilite si legge tra l'altro:
Fu di grande importanza per gli sviluppi successivi dell'impero che, a partire dalla morte di Federico II, i Principi Elettori si fossero allontanati dal principio dinastico, evitando di eleggere un membro della dinastia regnante. In questo modo ogni principe imperiale era un possibile candidato al trono. I pretendenti alla corona dovevano letteralmente comperare l'elezione con vaste concessioni, per esempio garantendo privilegi ai Principi Elettori, concessioni che venivano registrate acribicamente nella cosiddetta capitulatio. Oltre a queste concessioni di carattere giuridico-politico, a partire dalla fine del secolo XII, i pretendenti al trono dovevano anche versare somme ingentissime ai Principi Elettori. Tutto ció finì per rafforzare il potere e l'indipendenza dei principi imperiali, ed ebbe per conseguenza la frantumazione territoriale dei territori dell'Impero.
[modifica] Evoluzione nei secoli XVII e XVIII
Il primo ampliamento del collegio dei Principi elettori ebbe luogo durante la guerra dei trent'anni. Il duca Massimiliano I di Baviera, della casata dei Wittelsbach pretese dall'Imperatore Ferdinando II, come compenso dell'aiuto prestato per scacciare il cosiddetto Re d'inverno, ovvero il Conte Palatino dalla Boemia,che suo cugino, Duca del Palatinato superiore, lo sostituisse nel collegio dei Principi elettori (1623). Dapprima questo privilegio fu limitato alla persona del Duca del Palatinato superiore, ma nel 1628 divenne ereditario. La questione ebbe un notevole rilievo anche nelle trattative per la pace di Vestfalia, e venne risolta solamente nel 1648, concedendo sia al Conte Palatino che al Duca del Palatinato Superiore di far parte del Collegio dei Principi elettori.
Nel 1692 il Duca Enrico Augusto di Branschweig-Lüneburg (Hannover) pretese, per la propria casata, l'istituzione di un nono seggio nel Collegio dei Principi elettori, in cambio dell'aiuto militare prestato durante la guerra contro la Francia per la successione del Palatinato.
In questa vicenda ebbe anche un ruolo il fatto che l'elettore del Palatinato, ora di appannaggio dei Wittelsbach, era passato ad una dinastia cattolica. Con la creazione di un nono elettore, l'elemento protestante veniva rafforzato. Nonostante le proteste degli elettori cattolici, l'Imperatore assecondò Enrico Augusto. Poiché la casata degli Hannover, nel 1714, ascese al trono britannico, per tutto il secolo XVIII la monarchia inglese ebbe voce in capitolo nell'elezione dell'Imperatore del Sacro Romano Impero.
Quando, nel 1777, per motivi dinastici, il ramo palatino dei Wittelsbach si riunì a quello bavarese, il numero dei Principi elettori si ridusse nuovamente a otto.
[modifica] La fine
Durante le guerre napoleoniche la Francia si annetté tutti i territori a sinistra del Reno, comprese vasti parti dei territori prima appartenenti ai quattro elettori renani (l'arcivescovo di Colonia, quello di Magonza, quello di Treviri e il Conte palatino. Nel Reichsdeputationausschuss del 1803 vennero pertanto meno tutti e tre gli arcivescovi elettori oltre all'elettore palatino.
Quattro nuovi principi li sostituirono, ottenendo il diritto di voto: l'Arcivescovo di Salisburgo, il Duca di Württemberg, il margravio del Baden e il Langravio di Assia-Kassel. Questa riforma, però, non ebbe alcun effetto pratico, perché nel 1806 il Sacro Romano Impero venne sciolto, e i nuovi elettori non ebbero la possibilità di eleggere alcun Imperatore.
[modifica] Procedura dell'elezione e privilegi dei Principi elettori
Inizialmente l'elezione del Re da parte dei Principi elettori doveva avvenire all'unanimità. Solamente con l'unione elettorale di Rhens, del 1338, ci si accordò sul principio del voto a maggioranza. Anche se il sovrano era in vita, era possibile procedere all'elezione del successore. Se ciò non accadeva, la Bolla d'oro prevedeva che, nel termine massimo di quattro mesi, l'arcivescovo di Magonza convocasse gli altri Principi elettori o i loro delegati a Francoforte per l'elezione del nuovo re. L'arcivesco di Magonza, nella sua qualità di arcicancelliere dell'Impero, presiedeva inoltre il collegio. Egli doveva interrogare gli Elettori riguardo la loro decisione, secondo un ordine ben definito: primo l'arcivescovo di Treviri, quindi quello di Colonia, poi, nell'ordine, il Conte Palatino, il Margravio di Brandeburgo, il Duca di Sassonia e il Re di Boemia. L'ultimo voto (e spesso, quello decisivo) spettava allo stesso arcivescovo di Magonza.
Fino al secolo XVI l'incoronazione aveva luogo ad Aquisgrana, ad opera dell'arcivescovo di Colonia. a partire dall'elezione di Massimiliano II (1562) e fino allo scioglimento dell'impero quasi tutte le incoronazioni si tennero a Francoforte. L'ultima avvenne nel 1792.
La Bolla d'oro garantì ai Principi elettori una serie di privilegi: avevano il diritto di batter moneta, ed altre regalie; erano considerati maggiorenni a 18 anni, e le aggressioni contro di loro erano reato di lesa maestà. I loro territori erano indivisibili, e le sentenze emanate dai loro tribunali supremi non erano appellabili. Infine il re non poteva avocare a sè alcuna causa che ricadesse sotto la loro giurisdizione.
[modifica] Bibliografia
- Hans Boldt: Deutsche Verfassungsgeschichte, vol. 1: Von den Anfängen bis zum Ende des älteren deutschen Reichs 1806, Monaco di Baviera 1984.
- Arno Buschmann (Hg.): Kaiser und Reich. Klassische Texte und Dokumente zur Verfassungsgeschichte des Heiligen Römischen Reiches Deutscher Nation, Monaco di Baviera 1984.
- Franz-Reiner Erkens: Kurfürsten und Königswahl, Hannover 2002, ISBN 3-7752-5730-6.
- Martin Lenz: Konsens und Dissens. Deutsche Königswahl (1273-1349) und zeitgenössische Geschichtsschreibung (= Formen der Erinnerung 5), Vandenhoeck & Ruprecht, Gottinga 2002, ISBN 3-525-35424-X.
- Hans K. Schulze: Grundstrukturen der Verfassung im Mittelalter, vol. 3: Kaiser und Reich, Stoccarda 1998.
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