Aleramici
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Guglielmo I | |
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Figli | |
Aleramo | |
Aleramo | |
Figli | |
Guglielmo II | |
Ottone I | |
Anselmo I di Savona | |
Ottone I | |
Figli | |
Guglielmo III | |
Riprando | |
Guglielmo III | |
Figli | |
Enrico | |
Ottone II | |
Ottone II | |
Figli | |
Guglielmo IV | |
Arrigo | |
Guglielmo IV | |
Figli | |
Ranieri | |
Ranieri |
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Figli | |
Guglielmo V | |
Angelica | |
Giovanna | |
Beatrice | |
Matilde | |
Guglielmo V il Vecchio | |
Figli | |
Corrado | |
Ranieri II | |
Bonifacio I | |
Oddone (cardinale) | |
Alasia | |
Corrado | |
Bonifacio | |
Figli | |
Guglielmo VI | |
Demetrio | |
Agnese | |
Guglielmo VI | |
Figli | |
Bonifacio II | |
Beatrice | |
Bastardino | |
Ranieri | |
Alice | |
Bonifacio II il Gigante | |
Figli | |
Guglielmo VII | |
Alessina | |
Teodora | |
Guglielmo VII il Grande | |
Figli | |
Giovanni I | |
Isabella | |
Violante | |
Giovanni I |
Gli Aleramici furono una potente famiglia feudale piemontese che, all'apice della sua potenza, arrivò a governare il Monferrato, Saluzzo, Savona e altre terre tra la Liguria e il Piemonte.
Indice |
[modifica] Origini
Non sono ben chiare le origini della famiglia. Molti storici cercarono nei secoli scorsi di rintracciare i progenitori di Aleramo, il mitico fondatore della dinastia, altrettanti cercarono, specie nel XVI-XVII secolo di dare fondamenti alla leggenda d'amore che legò Aleramo alla figlia dell'imperatore tedesco Ottone I del Sacro Romano Impero. [1]Alcuni ricercatori piemontesi del seicento arrivarono anche a far discendere la casata da Arduino il Glabro o dai Signori del Kent. [2]
Di certo, si sa che capostipite della famiglia fu Aleramo: egli ottenne grande prestigio alla corte di Ottone I, divenendo funzionario imperiale e marchese dal 967 di una vasta area che andava da Acqui Terme a Savona. Non era un territorio omogeneo, si trattava piuttosto di vari poderi sparsi sulle boscose ed incolte colline del Piemonte meridionale.
La marca che Aleramo ottenne nasceva in concomitanza con le altre grandi marche come quelle di Arduino d'Ivrea o Olderico Manfredi II. Eppure, già dall'inizio, il grande territorio gestito da Aleramo seguì un diverso destino.
Aleramo divise il suo dominio donando le due parti scaturite ai due figli Ottone e Anselmo. Da quel momento in poi la famiglia Aleramica venne divisa in un gran numero di rami secondari, di cui i principali furono proprio quelli nati da Ottone I e Anselmo.
[modifica] Gli Aleramici del Monferrato
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Per approfondire, vedi la voce Marchesato del Monferrato. |
Aleramo aveva lasciato ai figli Ottone e Anselmo il compito di spartirsi i territori ereditati. Anselmo tenne per sé la Liguria con Savona, Ottone si ritagliò un regno nel Monferrato. Erano questi anni bui, confusi, in cui ogni membro della casa Aleramica sembra agire in vece dell'altro. Non si conoscono perciò chiaramente i primi anni della dinastia, non si sa nemmeno bene chi fu il successore di Aleramo.
Dal XII secolo la famiglia Aleramica acrebbe enormemente il suo potere diventando la principale dinastia feudale del Piemonte meridionale. Gli obiettivi dei marchesi furono l'espansione a danno delle importanti città comunali di Asti, Alba e Alessandria, ma già dalla metà del secolo la famiglia fu impegnata anche in un secondo fronte, quello orientale. La partecipazione alla guerra in Terrasanta, ed in particolare alla Terza Crociata, portarono grande gloria alla corte dei Monferrato.
La corte dei Monferrato accolse un grande numero di poeti ed artisti dell'epoca: la poesia provenzale trovava nelle gesta dei Monferrato in Oriente un ottimo spunto per i racconti epici. In Piemonte si trovavano in quegli anni poeti famosi come Gaucelm Faidit, Rambaldo di Vaqueiras e Bertran de Born. Ma alla morte di Bonifacio, quando il figlio Guglielmo VI decise di concentrare la sua politica solo sul consolidamento del potere nel marchesato e sulla sua difesa, si attirò le ire dei cortigiani e dei poeti che lavoravano alla corte del padre. In poco tempo, essi abbandonarono il Monferrato.
I successori di Guglielmo VI, Bonifacio II il Gigante e Guglielmo VII il Grande si dedicarono all'estensione dei loro domini in Piemonte. Guglielmo VII ottenne la gloria maggiore quando riuscì ad estendere talmente i suoi possedimenti da diventare anche Capitano di Milano. Questi, che portò forse all'apice della potenza la sua famiglia, finì miseramente i suoi giorni in una gabbia di ferro, catturato dagli alessandrini.
Con la morte di Guglielmo VII il Grande, il marchesato precipitò nel disordine. Il figlio Giovanni I, che si spense senza eredi maschi nel 1305, fu l'ultimo marchese aleramico del Monferrato.
La figlia di Guglielmo VII, Violante, aveva però sposato l'imperatore bizantino Andronico II (si osservi il legame ancora molto vivo tra gli Aleramici e l'Oriente): il figlio Teodoro avanzò pretese sul trono di Monferrato e riuscì a prendere il trono. Iniziò da quel momento la dominazione della famiglia dei Paleologi.
[modifica] Elenco dei marchesi aleramici di Monferrato
- Guglielmo I (mai nominato marchese di Monferrato)
- Aleramo (967 - 991)
- Ottone I (991)
- Guglielmo II (?)
- Guglielmo III (991 - 1042)
- Ottone II (1042 - 1084)
- Guglielmo IV (1084 - 1100)
- Ranieri I (1100 - 1136)
- Guglielmo V il Vecchio (1136 - 1191)
- Corrado (1191 - 1192)
- Bonifacio I (1192 - 1207)
- Guglielmo VI (1207 - 1225)
- Bonifacio II (1225 - 1253)
- Guglielmo VII (1253 - 1296)
- Giovanni I (1296 - 1305)
[modifica] I Monferrato in Oriente
Guglielmo V il Vecchio, Corrado e Bonifacio I intervennero con grande slancio nelle imprese della Crociata, a tal punto che Corrado riuscì a diventare, sebbene per poco tempo, Re di Gerusalemme.
Bonifacio, invece, riuscì a cingere la corona del piccolo regno che si ritagliò in Tessaglia: il Regno di Tessalonica. Il titolo suonò più altisonante che effettivo, anche perché alla morte di Bonifacio I nel 1207 dopo un attacco nel territorio bulgaro, l'effimero regno di Tessalonica si dissolse rapidamente e senza speranza. Il figlio Demetrio, infatti, ottenne il trono tessalonicese ancora in età giovanile e il suo potere venne affidato a dei reggenti. Quando, infine, il regno fu annesso al Despotato di Epiro, Demetrio fu costretto a riparare alla corte dell'Imperatore Federico II, concedendogli i diritti titolari di successione al regno mediorientale.
Come già accennato, inoltre, i Monferrato divennero membri delle dinastie regnanti a Bisanzio. Ranieri II di Monferrato, sposando nel febbraio 1180 la figlia di Manuele Comneno, imperatore d'Oriente, diventava genero e membro della dinastia regnante (anche se, salito al trono Andronico I, questi verrà eliminato).
I Monferrato, inoltre, si legarono anche con la successiva dinastia Paleologa: sposando Andronico II di Bisanzio, la marchesina Violante diede alla luce Teodoro, che forte dei diritti di sua madre, soppiantò le pretese dei marchesi di Saluzzo alla successione al governo del Monferrato nel 1305, iniziando una nuova dinastia.
[modifica] Gli Aleramici di Saluzzo: i Del Vasto
Bonifacio del Vasto | |
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Figli | |
Manfredo I | |
Guglielmo | |
Ugo | |
Anselmo | |
Enrico "il Guercio" | |
Bonifacio II | |
Oddone | |
Adelasia | |
Sibilia | |
Manfredo I | |
Figli | |
Manfredo II | |
Manfredo II | |
Figli | |
Bonifacio I | |
Manfredo III | |
Manfredo III | |
Figli | |
Tommaso I | |
Tommaso I | |
Figli | |
Manfredo IV | |
Alasia | |
Eleonora | |
Violante | |
Filippo | |
Manfredo IV | |
Figli | |
Federico I | |
Manfredo V | |
Bonifacio | |
Eleonora | |
Teodoro | |
Federico I | |
Figli | |
Tommaso II | |
Giacomo | |
Tommaso II | |
Figli | |
Federico II | |
Galeazzo | |
Azzone | |
Federico II |
|
Figli | |
Tommaso III | |
Tommaso III | |
Figli | |
Carlo Giovanni | |
Giovanna | |
Ludovico I | |
Ricciarda | |
Valerano | |
Ludovico I | |
Figli | |
Ludovico II | |
Ludovico II | |
Figli | |
Michelantonio | |
Gianludovico | |
Francesco Ludovico | |
Gabriele | |
Michele Antonio | |
Giovanni Ludovico | |
Francesco Ludovico | |
Gabriele |
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Per approfondire, vedi la voce Marchesato di Saluzzo. |
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Pretendenti al trono di Monferrato al momento della morte di Giovanni I senza eredi erano i Del Vasto, un ramo della famiglia aleramica stanziatosi a Saluzzo.
I Del Vasto, il cui nome deriva dal Guasto, ovverosia l'ampio territorio gerbido che a quel tempo occupava gran parte del Piemonte meridionale, discendevano da quell'Anselmo di Savona che, figlio di Aleramo, ricevette parte dei possedimenti paterni nella zona ligure. Da Anselmo di Savona discende Bonifacio del Vasto, marchese, l'uomo che fu il vero capostipite della famiglia.
Figlio di Tete e di Berta, moglie di Olderico Manfredi II, Bonifacio seppe gestire al meglio il suo potere in continua crescita, arrivando ad occupare vasti territori un tempo appartenuti alla marca di Adelaide di Susa. Nel suo testamento, Bonifacio lasciava al figlio Manfredo l'area che sarà poi caratteristica del Marchesato di Saluzzo.
I Saluzzo, però, furono per secoli pressati dalla potenza in ascesa dei Savoia, rimanendo arroccati nel borgo di Saluzzo (che sarà il marchese Manfredo II a considerare sua capitale) per lunghi secoli. Il momento di maggiore gloria del casato dei Del Vasto è però da considerarsi nel XV secolo, sotto i marchesati di Ludovico I e Ludovico II: in quegli anni il piccolo stato divenne un raffinato centro di cultura e di arte, abile mediatore tra le contese belliche del Piemonte del tempo.
Ma, dopo la morte di Ludovico II, il marchesato iniziò a decadere rapidamente. Le guerre italiane di Carlo VIII di Francia e di Luigi XII devastarono il piccolo stato, mentre i principi che lo governarono si spensero senza discendenza. Quando Gabriele, ultimo aleramico dei Del Vasto, venne deposto, il territorio di Saluzzo passò prima sotto il controllo francese e poi, dopo il Trattato di Lione del 1601, ai Savoia.
[modifica] Elenco dei marchesi aleramici di Saluzzo
- 1175 - 1175: Manfredo I
- 1175 - 1215: Manfredo II
- 1215 - 1244: Manfredo III
- 1244 - 1296: Tommaso I
- 1296 - 1330: Manfredo IV
- 1330 - 1332: Manfredo V
- 1330 - 1336: Federico I
- 1336 - 1357: Tommaso II
- 1357 - 1396: Federico II
- 1396 - 1416: Tommaso III
- 1416 - 1475: Ludovico I
- 1475 - 1504: Ludovico II
- 1504 - 1528: Michele Antonio
- 1528 - 1529: Giovanni Ludovico
- 1529 - 1537: Francesco
- 1537 - 1548: Gabriele
[modifica] Gli Aleramici di Ceva
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Per approfondire, vedi la voce Marchesato di Ceva. |
I numerosi figli di Bonifacio del Vasto vennero insigniti di numerosi titoli nobiliari. Uno di essi, Anselmo, divenne nel 1125 primo marchese di Ceva, signore di un territorio posto strategicamente sugli appennini (Tale titolo viene confermato in un documento del 1140).
Alla sua morte, Anselmo (che era anche padrone di Clavesana) divise i suoi domini tra i figli Guglielmo I e Bonifacio: al primo andò Ceva, al secondo Clavesana e Boves.
Il marchesato cercò di sopravvivere attraverso un'attenta politica matrimoniale e l'appoggio delle città comunali di Asti e Alba: nel XII secolo il terriorio venne notevolmente ampliato, grazie all'appoggio degli astigiani (come ricordato nel Codex Astensis). Promotore di questa espansione fu Guglielmo di Ceva, cui va il merito di aver consolidato la posizione della casata.
Dal 1218 non si hanno più notizie di Guglielmo di Ceva. Il territorio venne spartito tra i suoi figli.
[modifica] Gli Aleramici di Incisa
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Per approfondire, vedi la voce Marchesato di Incisa. |
Un altro potentato di particolare rilevanza fu il piccolo Marchesato di Incisa, creato nel XII secolo da Alberto del Vasto e conservato, con altrne vicende, fino al 1548.
La politica degli Incisa oscillò sempre tra Milano e i Monferrato. Dilaniata dalle guerre civili, Incisa vide nella figura di Oddone, nella fine del XV secolo, un personaggio dal particolare carisma, che cercò di spodestare il marchese Guglielmo IX del Monferrato. Scoperto il complotto, Oddone venne condannato a morte. Il territorio del marchesato fu poi annesso ai Gonzaga.
[modifica] Gli Aleramici Del Carretto
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Per approfondire, vedi la voce Marchesato del Carretto. |
Il nome di questo altro ramo della famiglia aleramica deriva da un piccolo castello sulla Bormida detto appunto Carretto. Il primo a prendere il nome di Marchese del Carretto fu Enrico, figlio di Bonifacio del Vasto, che ottenne un vasto feudo situato in una posizione di grande importanza strategica (permetteva infatti di controllare le vie di transito tra il Mar Ligure e la Pianura Padana). I figli di Enrico del Carretto si distinsero per le loro azioni militari.
Quando Giacomo del Carretto morì, divise i suoi territori in tre terzieri e lasciandoli ai figli: uno di questi stati, il Terziere di Finale, rimase stato sovrano per tre secoli, prima di venire annesso alla Spagna (1598).
[modifica] Marchesato di Finale e Savona
Retto dalla famiglia Del Carretto dal 1142, investita di questo ruolo dall'imperatore Federico I del Sacro Romano Impero (1162) e da Federico II, il territorio di Finale s'acrebbe delle città di Noli e Savona, già anticamente patrimonio della famiglia Aleramica. I Del Carretto mantennero fino al 1451 il titolo di Marchesi di Savona e Finale.
Nonostante la sovranità riconosciuta dall'imperatore, i Del Carretto dovettero sottomettersi a Genova, che considerava i territori di Savona come una spina nel fianco (dividevano in due i possessi della Repubblica). Nel 1385 Genova obbligava i marchesi a sottostare alla sua volontà, investendoli solo di parte delle terre precedentemente possesso della famiglia.
Galeotto del Carretto, non volendo sottostare ai patti con la Superba, innescò una guerra che si protrasse dal 1447 al 1448 ed ebbe come risultato l'incendio di Finalborgo, la capitale del marchesato, e la completa sottomissione a Genova.
Alfonso I del Carretto, cercando di riscattare l'antica autonomia, chiese ed ottenne da Massimiliano I del Sacro Romano Impero l'investitura delle terre paterne, e il marchesato tornò autonomo. Sfotunatamente, il governo spietato di Alfonso II del Carretto spinse la popolazione alla rivolta e Genova avanzò nuovamente pretese sul Terziere di Finale, che passò invece alla Spagna.
[modifica] Gli Aleramici al servizio di Federico II: i Lancia
Un altro importante ramo della dinastia degli Aleramici furono i Lancia. Costoro discendevano da Guglielmo dei Marchesi del Vasto, figlio a sua volta di Bonifacio del Vasto e diventato primo marchese di Busca.
Il figlio di Guglielmo era Mafredi di Busca, un personaggio assai controverso che aveva cambiato il cognome dall'attività di lanciere a servizio dell'imperatore Federico I il Barbarossa, divenendo Manfredo I Lancia.
Quando il padre morì, questi divise il patrimonio con i fratelli Corrado e Berengario, tenendo per sé solo alcuni possedimenti nelle Langhe: entrò quindi al servizio del marchese Bonifacio I del Monferrato, alla cui corte s'invaghì della poesia trobadorica. Per conservare lo stile di vita aristocratico, s'indebitò fino alla povertà estrema, riuscendo incredibilmente a risollevarsi quando l'imperatore Federico II s'innamorò di sua figlia Bianca[3] Da Bianca, Federico II ebbe il figlio Manfredi che sarà nominato vicario del Regno di Sicilia, in attesa della venuta dalla Germania del leggitimo erede Corrado IV.
Alla corte degli Hohenstafen in Sicilia, si fondò così un ramo della famiglia aleramica anche in Italia meridionale[4]
L'amicizia con l'Imperatore, valse a Manfredi II (figlio di Manfredi Lancia) la carica di Vicario Generale dell'Impero d'Italia e poi capitano Imperiale di Pavia e Asti, dove morì ucciso nel 1248.
Galvano Lancia, divenne un importantissimo funzionario della corte tedesca a Palermo; fu nominato Vicario di Toscana e Gran Maresciallo di Sicilia. Dopo la Battaglia di Benevento (1266), rifugiatosi in Calabria assieme a Manfredi di Sicilia, combatté con il giovane Corradino di Svevia contro Carlo d'Angiò, ma fatto prigioniero dai francesi, fu decapitato insieme ai figli Galeotto e Bartolomeo.
Il nipote Corrado Lancia, dopo essere fortunosamente scampato ai massacri compiuti contro i sostenitori degli svevi, riparò in Aragona, dove divenne aiutante del re Pietro III d'Aragona e capitanò svariate spedizioni militari tra cui l'intervento in Sicilia.
Il figlio Galeotto fu Conte di Caltanissetta e Gran Cancelliere del Regno di Sicilia nel 1297.
Il ramo dei Lancia che invece rimase in Piemonte nacque dal fratello di Manfredo I, Berengario Lancia, che aveva ottenuto tutti i feudi nel saluzzese. La dinastia da lui generata continuò ad esistere fino al XIX secolo.
[modifica] Note
- ↑ Sebbene rimanga dubbio il matrimonio tra Aleramo e la figlia di Ottone I, certo è che Aleramo sposò Gerberga, figlia di Berengario II re d'Italia.
- ↑ Il luogo comune che collega Aleramo ai signori del Kent e che generò anche la storia d'amore con Adelasia di Sassonia, è da farsi risalire alle cronache redatte dai frati Iacopo d'Acqui e Galvano Fiamma, che attinsero a fonti letterarie e alle tradizioni popolari. La loro opera, e in particolare quella di fra' Iacopo, contribuiranno ad influire su altri autori tra il XV e il XVII secolo; la realtà storica, invece, insegna che Aleramo fu figlio di Guglielmo, di stirpe franca, probabilmente.
- ↑ Non è dato certo la discendenza di Bianca Lancia, altre vicende storiche la vedono figlia di Bonificio I, figlio di Corrado Lancia.
- ↑ Altri storici vedono invece Corrado Lancia, Signore del Castello di Fondi dal 1168, capostipite dei Lancia di Sicilia; discendente di Oddone Marchese di Loreto, fratello di Guglielmo Marchese di Busca ed entrambi figli di Bonifacio Marchese del Vasto e di Savona.
[modifica] Pagine Correlate
- Stemma della famiglia Alerami
- Marchesato di Saluzzo
- Marchesato del Monferrato
- Aleramo del Monferrato
- Bonifacio del Vasto
[modifica] Bibliografia
- Merlone Rinaldo. Gli Aleramici : una dinastia dalle strutture pubbliche ai nuovi orientamenti territoriali, secoli 9.-11.. Torino, 1995.
- Salomone-Marino Salvatore. La tradizione degli Aleramici presso il popolo di Sicilia. Palermo, 1894.
- Idro Grigolio. Aleramo e la sua stirpe. Casale Monferrato, 1975.
- Haberstumpf Walter. Regesto dei marchesi di Monferrato di stirpe aleramica e paleologa per l'Outremer e l'Oriente : secoli XII-XV. Torino, 1989.
- Luigi Povero. Dai marchesi del Vasto ai primi marchesi di Saluzzo : sviluppi signorili entro quadri pubblici. Torino, 1992.