Giorgio d'Antiochia
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- Questo lemma riguarda un ammiraglio siciliano di lingua greca che operò nel XII secolo. Per il Patriarca di Antiochia omonimo, si veda Patriarca Giorgio di Antiochia.
Giorgio d'Antiochia (nato ad Antiochia nel 1100 circa, morto nel 1151 o 1152) fu il primo autentico amiratus amiratorum, successore del grande comandante Christodulus. Giorgio era un greco-melchita, nato ad Antiochia, da cui si spostò col padre Michele e con la madre alla volta dell'Ifrīqiya (attuale Tunisia). I suoi genitori trovarono lavoro alle dipendenze del Sultano ziride Tamīm ibn Muˁizz. Giorgio entrò in urto con il figlio di Tamīm e suo successore, Yahya, e segretamente cercò rifugiò nella Sicilia cristiana, impadronendosi d'una nave - sulla quale s'era imbarcato sotto mentite spoglie e che era diretta a Palermo - mentre essa era ancorata nel porto di Mahdiyya e i suoi proprietari musulmani erano intenti nella preghiera rituale. Al suo arrivo nella capitale siciliana, Giorgio si recò immediatamente a palazzo e trovò impiego presso il Re normanno Ruggero II.
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[modifica] Ascesa e prima carriera: assoggettamento della Puglia
Grazie al suo bilinguismo (greco e arabo) e per la sua familiarità col Mar Mediterraneo, fu presto impiegato come ambasciatore in missioni presso la corte fatimide egiziana. Guadagnò il titolo onorifico di familiaris della corte e, nel 1123, divenne il secondo in comando della flotta di Christodulus. Nell'attacco di Mahdiyya di quell'anno, Giorgio catturò la fortezza di al-Dimas, ma la Campagna dovette essere abbandonata. Nei successivi cinque anni, Giorgio mise im ombra Chrisotodulus e dal 1127 lo sostituì nella posizione di Emiro (Comandante) di Palermo. In quell'anno entrambi gli Emiri furono infatti presenti a Montescaglioso col Conte Ruggero, ma Christodulus sembra morisse subito dopo e Giorgio ne fu il successore.
Giorgio fu fondamentale per la piena sottomissione della Puglia e della Calabria, entrambe tendenzialmente autonome rispetto al potere normanno negli anni che seguirono la successione colà di Ruggero. Nel 1129, Giorgio portò 60 navi per assediare Bari, ribelle sotto il principe Grimoaldo degli Alfaraniti. La resa fu imposta ma Ruggero perdonò il principe ribelle. Nel 1131, Ruggero domandò le chiavi della rocca urbana per conseguire il pieno controllo delle difese della città e sottomettere gli abitanti di Amalfi. Gli amalfitani rifiutarono e ancora una volta Giorgio bloccò la città e s'impadronì delle navi amalfitane inducendo così la città ad arrendersi. Nel 1132, a Giorgio fu concesso il titolo di amiratus amiratorum, che è stato talora interpretato come ammiraglio degli ammiragli ma che significa assai più probabilmente Emiro degli Emiri, ossia "Comandante dei Comandanti" (una sorta di Generalissimo): argomentazione suffragata dal fatto che in greco il titolo fu quello di "Arconte degli Arconti", che significa all'incirca la stessa cosa.

Nel 1143, Giorgio fondò a Palermo la chiesa greco-ortodossa di Santa Maria dell'Ammiraglio, conosciuta anche come Martorana. In questa chiesa vi è un mosaico dell'epoca che raffigura Giorgio, come pure il famoso mosaico che raffigura Ruggero II incoronato da Gesù Cristo.
[modifica] Il culmine della carriera: conquiste in Grecia e in Africa
Nel 1135 la flotta siciliana, al comando di Giorgio d'Antiochia, conquistò l'importante isola di Jerba, di fronte alle coste tunisine. Nel 1146, Giorgio catturò Tripoli e stabilì l'autorità della Sicilia in Nordafrica su basi permanenti. Aveva già conquistato numerose città costiere nei precedenti 15 anni ma Mahdiyya, che era stata nelle mani di Abū l-Hasan al-Hasan ibn ˁAlī dal fallito attacco del 1123, non capitolò neppure in questa occasione, pur cadendo progressivamente nella sfera d'influenza del Regno di Sicilia
Nel 1147, Ruggero attaccò l'Impero bizantino che seguitava a contrastare e contestare le sue conquiste nell'Italia meridionale . Giorgio - considerato di già tra i Bizantini una specie di traditore, viste le sue lontane origini natali - gli inviò contro da Otranto 70 galee per assaltare Corfù. Secondo Niceta Coniate, l'isola capitolò a causa del gravame costituito dalle tasse imperiali e delle promesse sagaci di Giorgio. Lasciando una guarnigione sul posto, Giorgio fece vela verso il Peloponneso. Saccheggiò Atene e rapidamente si mosse alla volta delle isole Ionie. Razziò la costa fra l' Eubea e il Golfo di Corinto e penetrò fin verso Tebe, dove saccheggiò le officine di sericultura e sequestrò artigiani ebrei esperti nella lavorazione della seta. Giorgio coronò la spedizione col saccheggio di Corinto, in cui rubò le reliquie di San Teodoro e quindi tornò in Sicilia.
Nel 1148, Giorgio prese infine Mahdiyya. In precedenza il governatore musulmano di Gabes s'era ribellato al suo sovrano, al-Hasan, e promise di consegnare la città a Ruggero II se ne fosse stato da lui confermato nella carica di governatore. La guerra scoppiò inevitabilmente nell'estate del 1148. Giorgio guidò una flotta contro Mahdiyya. Il Sultano andò volontariamente in esilio, portando con sé un autentico piccolo tesoro, e Mahdiyya capitolò. Le città di Sfax e Susa si arresero poco dopo. L'Ifrīqiya (odierna Tunisia) fu incorporata nel Regno di Sicilia che così raggiunse il suo apogeo grazie alle conquiste di Giorgio, comprendendo non solo la Sicilia ma anche Corfù e l'Ifrīqiya.
Nel 1149, Corfù fu ripresa dai Bizantini e Giorgio inviò una flotta di 40 navi nel Bosforo sotto le mura di Costantinopoli, dove egli tentò di sbarcare. Fallendo in ciò, egli si contentò di razziare le poche villae sulla costa asiatica e colpì con un nugolo di frecce il Palazzo imperiale.
Morì poco dopo, nel 546 dell' Egira, secondo il cronista arabo Ibn al-Athīr, corrispondente al 1151 o al 1152 (l'anno lunare islamico abbraccia quasi sempre due anni solari). Gli succedette nelle sue funzioni Filippo di Mahdia.
Giorgio fu un poliglotta e un uomo di ampia cultura. Fondò la chiesa di San Michele a Mazara del Vallo. Oltre ad essa e alla chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio, Giorgio d'Antiochia lasciò un monumento architettonico, il Ponte a sette arcate detto "dell'Ammiraglio", che scavalca il fiume di Palermo, l'Oreto, dove il 27 maggio 1860, le Camicie rosse di Giuseppe Garibaldi ebbero la loro prima vera battaglia contro le truppe borboniche di Francesco II delle Due Sicilie nel Risorgimento.
[modifica] Bibliografia
- John Julius Norwich, The Normans in the South 1016–1130, Londra, Longmans, 1967 (trad. ital. I Normanni nel Sud 1016-1130, Milano, Mursia, 1971).
- John Julius Norwich, The Kingdom in the Sun 1130–1194, Londra, Longman, 1970 (trad. ital. Il regno del sole, Milano, Mursia, 1972).
- Pierre Aubé, Roger II de Sicilie, Parigi, Payot, 2001.
- Michele Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, Firenze, Le Monnier, 2003.