Reggiane Re.2000
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Reggiane Re.2000 Falco Serie Ungheria |
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![]() Il Re.2000 svedese esposto al Flygvapenmuseum, Linköping |
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Descrizione | |
Ruolo | caccia/cacciabombardiere |
Equipaggio | 1 |
Primo volo | 24 maggio 1939 |
Entrata in servizio | Facoltativo |
Costruttore | Reggiane |
Dimensioni | |
Lunghezza | 7,99 m |
Apertura alare | 11,0 m |
Altezza | 3,20 m |
Superficie alare | 20,40 m² |
Pesi | |
A vuoto | |
Massimo al decollo | 2.850 kg |
Propulsione | |
Motore | Motore radiale 14 cilindri Piaggio P.XI RC.40 |
Potenza | 1.000 CV |
Prestazioni | |
Velocità massima | 530 ca. x km/h |
Autonomia | 538 km |
Tangenza | 11.200 m |
Armamento | |
Mitragliatrici | 2x Breda-SAFAT da 12,7 mm |
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Progetto:Aviazione |
Il Reggiane Re.2000 Falco era un caccia italiano sviluppato poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Nonostante le sue buone qualità non venne adottato dalla Regia Aeronautica, ma trovò un buon successo all'estero. Venne infatti venduto a Svezia e Ungheria, dove fu anche prodotto su licenza.
Indice |
[modifica] Il progetto
Progettato dall'ingegner Roberto Longhi, con la collaborazione dell'ing. Antonio Alessio, partecipò senza successo, al concorso indetto il 5 gennaio 1938 dalla Regia Aeronautica per un caccia monoplano ad ala bassa con carrello retrattile.
L’aereo, monoplano ad ala bassa, interamente metallico con carrello retrattile, presentava numerose analogie, anche per quanto riguarda dati tecnici con il caccia statunitense Seversky P-35. Tale analogia derivava dall’esperienza di R. Longhi negli Stati Uniti presso l’UBAC e la collaborazione con il progettista Alexander Kartveli, della Seversky.
Principali differenze tra i due velivoli, le linee più pulite del tettuccio e del raccordo della fusoliera con il motore e soprattutto il carrello retrattile con rotazione delle gambe sull’asse, progetto dell’Ing. Vardanega. Il caccia statunitense disponeva invece di un carrello semiretrattile in cui le gambe si ritraevano in due piccole gondole alari. Entrambi i velivoli adottavano il “ripiegamento assiale” anziché laterale, in quanto presentavano un'ala multilongherone.
Il Re.2000 effettuò il primo volo il 24 maggio 1939, pilotato da Mario De Bernardi e nei successivi test a Guidonia, presentando buone caratteristiche complessive e più avanzato rispetto agli altri concorrenti. Infatti, a differenza degli altri due caccia italiani, poi entrati in produzione di serie, il M.C.200 ed il G.50, non tendeva ad entrare in autorotazione. Altro vantaggio era il fatto di consentire una più agevole produzione in grande serie. Unico difetto significativo era il rendimento del motore radiale Piaggio P. XI RC 40, un 14 cilindri derivato dal francese Gnome-Rhône 14 N-48-89. Nonostante il parere positivo dei collaudatori (comunque non vincolante per il ministero), il Re.2000 non venne accettato per la produzione in serie, principalmente per la sistemazione dei serbatoi principali, interamente nelle semiali, soluzione giudicata troppo vulnerabile per un caccia.
[modifica] Impiego e operatori
Un piccolo lotto fu operativo anche con la Regia Aeronautica, ma i due principali utilizzatori furono Ungheria e Svezia. Ad essere interessati a questo velivolo furono anche Svizzera e Regno Unito.
- Ungheria: fu il principale utilizzatore con 70 esemplari acquistati dall’Italia e 192 costruiti su licenza dalla MAVAG. L’aereo, denominato Heja (Falco in lingua ungherese), venne rimotorizzato con una versione locale del motore Wright Ciclone. Venne aggiunta anche una piastra corazzata per il pilota, cosa che comportò una variazione del baricentro dell’aereo, cosa che fece comparire una tendenza all’autorotazione ed anche dei cedimenti del ruotino posteriore del carrello. Trovò impiego sul fronte orientale proseguì fintanto che non venne sostituito da modelli tedeschi più recenti. L'armamento e le prestazioni non erano comunque tanto elevati da costituire una situazione di superiorità contro gli avversari che venivano incontrati sempre più di frequente nel 1942 anche su questo fronte, e al dicembre 1942 il risultato parlava di 7 Re.2000 perduti e rivendicazioni per 19 vittorie aeree.
- Svezia: acquistò 60 esemplari, che ricevettero la designazione J20. La Svenska Flygvapnet li mantenne in linea fino a tutto il 1945.
- Italia: Complessivamente operarono con la Regia Aeronautica 26 esemplari, incluso il prototipo ed i primi 5 esemplari di serie. Con l’aggiunta di un serbatoio in fusoliera 12 esemplari vennero portati allo standard GA (Grande Autonomia), per compiti di scorta convogli nel mediterraneo, allocati alla 377a Squadriglia Autonoma Caccia Terrestre. Venne utilizzato anche in venne impiegato in missioni di spezzonamento (bombardamento con impiego di bombe rudimentali dette spezzoni) notturno su Malta, e furono radiati dalla 377a il 16 settembre 1942. Da questa versione venne sviluppato il Catapultabile, per l’impiego come aereo catapultabile imbarcato sulle ammiraglie della Regia Marina. Le prima prove vennero effettuate sulla nave appoggio idrovolanti Giuseppe Miraglia, pilota Giulio Reiner, ed alcuni di questi velivoli vennero imbarcati sulla Roma, Vittorio Veneto e Littorio. Dopo l’Armistizio di Cassibile, alcuni Re.2000 ricevettero le insegne della aeronautica cobelligerante.
[modifica] Varianti e sviluppi
Dal Re.2000 derivarono, a partire dal Reggiane Re.2001 i successivi modelli progettati da Longhi. Le varianti propriamente dette del Re.2000, trascurando alcune piccole differenze nei velivoli esportati.
- Re.2000 GA: Grande Autonomia. I 12 esemplari adottavano 2 serbatoi supplementari in fusoliera da 170 l. Aveva un autonomia di 3.000 km alla velocità di crociera di 460 km/h a 5.000 m.
- Re.2000 Catapultabile: Variante del GA destinata all’impiego su catapulta sulle ammiraglie della Regia Marina. 8 esemplari. In genere sulle grandi navi da battaglia venivano impiegati idrovolanti, per poi permetterne il recupero. La Regia Marina, vista comunque la disponibilità di basi nel mediterraneo, giudicava più economico far atterrare gli idrovolanti lanciati nelle basi costiere, da dove sarebbero stati "riconsegnati" durante le operazioni di rifornimento, piuttosto che effettuare la lunga operazione di atterraggio in mare e recupero con gru. Per questo motivo vennero impiegati aerei terrestri in questa configurazione. Alla data dell'armistizio esistevano 6 Reggiane Re.2000 catapultabile, di cui 4 imbarcati. Approccio differente da quello degli Hawker Hurricane catapultabili usati per la scorta ai convogli nell’Oceano Atlantico. Questi si trattavano di veri e propri aerei “usa e getta”, che decollavano da mercantili dotati di catapulta (Navi CAM) in caso di necessità e venivano abbandonati dal pilota quando finivano la scorta di carburante.
- Re.2002 : il primo prototipo derivava da una cellula di Re.2000.
- Re.2003 : il primo prototipo di questo biposto da ricognizione venne ricavato modificando una cellula di Re.2000. Il secondo derivava invece da un Re.2002.
[modifica] Velivoli attualmente esistenti
- Svezia: Un Re.200 svedese è attualmente esposto al Flygvapenmuseum di Linköping.
- Italia: Uno dei Re.2000 Catapultabili è in attesa di restauro presso il Museo Caproni di Trento.
[modifica] Altri progetti
Commons contiene file multimediali su Reggiane Re.2000
[modifica] Collegamenti esterni
- (EN) http://www.preservedaxisaircraft.com/ Sito dedicato ai velivoli prodotti dalle nazioni dell'Asse tutt’ora esistenti,, inclusi i caccia Reggiane, ancora esistenti.
[modifica] Bibliografia
N.Malizia, Reggiane Re.2000: Il brutto anatroccolo della Regia