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Regine di Númenor - Wikipedia

Regine di Númenor

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«Se anche noi amiamo Númenor, ebbene, godiamocela prima che loro [gli uomini] la mandino in rovina. Anche noi siamo figlie dei grandi, e neppure a noi mancano volontà e coraggio. E dunque non piegarti, Ancalimë. Una volta che ti sia piegata anche di poco, loro ti piegheranno ancora, fino a schiacciarti del tutto. Sprofonda le tue radici nella roccia e resisti al vento, anche se fa volar via tutte le foglie.[1]»
(Racconti incompiuti, op. cit., p. 287.)

Nell'universo immaginario fantasy creato da J.R.R. Tolkien, le regine di Númenor sono le donne Dúnedain che governarono Númenor come regine regnanti.

Indice

[modifica] Le leggi di successione in Númenor

In una società governata da uomini come quella numenoreana, la presenza di queste figure femminili appare rimarchevole, seppure ridotta: dei venticinque Re di Númenor, infatti, solo tre furono donne. E, tuttavia, nonostante le donne arrivino a ricoprire raramente dei ruoli di autorità negli scritti di Tolkien, le leggi di successione di Númenor risultano particolarmente avanzate, non solo per l'universo immaginario di Arda, ma persino per l'epoca in cui viveva lo scrittore inglese. La prima monarchia europea, infatti, ad adottare costituzionalmente l'eguale primogenitura tra maschi e femmine, è stata quella svedese che promulgò questa legge, però, non prima del 1980.

Nel periodo più antico, la successione in Númenor seguiva il principio della primogenitura agnatizia, che consentiva solo al primogenito maschio di ereditare il trono, e proibiva espressamente il diritto di successione alle donne o agli eredi delle donne della famiglia. Un principio simile veniva adottato dagli Alti Re elfici dei Noldor, coi quali gli Edain avevano intensi scambi commerciali.

Silmariën - nata nell'anno 521 S.E. [2]- era la primogenita di Tar-Elendil, quarto re di Númenor. Secondo le leggi del tempo, le donne non avevano accesso al potere, quindi il diritto di successione al trono passò a suo fratello più giovane: Tar-Meneldur. Nonostante ciò, Silmariën rimane una delle figure più significative della famiglia reale di Númenor; fu la madre di Valandil, il primo Signore di Andúnië dalla cui stirpe sarebbero discesi i re di Arnor e di Gondor, e, probabilmente, fu lei ad ereditare dal padre sia la spada Narsil che l'anello di Barahir[3], due oggetti di enorme prestigio e autorità che vennero tramandati lungo la linea di Andúnië e poi di Gondor e Arnor. Fu sempre lei, probabilmente, a commissionare la creazione di un altro prezioso oggetto, che resistette nei secoli fino alla Quarta Era: lo Scettro di Andúnië.

Tar-Aldarion, sesto sovrano di Númenor, ebbe solo una figlia, Ancalimë. Per lei cambiò la legge vigente in favore della eguale primogenitura, per la quale il figlio maggiore ereditava il trono indipendentemente dal sesso.

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«Il sesto Re lasciò soltanto una figlia. Ella divenne la prima Regina, perché divenne legge della Real Casa che il primogenito del Re, maschio o femmina che fosse, dovesse ereditare lo scettro»
(Il Signore degli Anelli, op. cit., Appendice A - Annali dei Re e dei Governatori, p. 1232.)

La formulazione della «nuova legge» presentata ne Il Signore degli Anelli, in realtà, contrasta con la descrizione dettagliata fornita da Tolkien nelle note e appunti a corredo del racconto «Aldarion ed Erendis - La moglie del marinaio» (Racconti incompiuti, pp. 240-284), incentrato sulla complicata e fallimentare relazione matrimoniale tra Aldarion e Erendis, le cui conseguenze ebbero parte notevole nelle decisioni del sovrano di modificare le leggi di successione.

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«[Tar-Aldarion] fece emendare la legge di succesione [...] «per motivi di carattere privato più che politici» e mosso dalla «sua antica decisione di sconfiggere Erendis»»
(Racconti incompiuti, op. cit., pp. 288-289.)

La «vecchia legge» di successione che era stata cambiata da Aldarion non era mai stata codificata a livello di legge in realtà, ma era una consuetudine dinastica che specificava che in caso di assenza di figli «l'Erede sarebbe stato il parente più stretto di sesso maschile di discendenza maschile da Elros Tar-Minyatur»[4]. La «nuova legge» sanciva, invece, che la figlia primogenita poteva succedere[5] al trono in caso di assenza di un erede maschio[6]. Se la regina regnante non avesse avuto figli, l'erede sarebbe divenuto il parente più prossimo sia di discendenza maschile che femminile che nel caso di Ancalimë sarebbe stato Soronto, figlio della sorella di Aldarion.

Su pressione dei consiglieri del re venne decretato, in un primo tempo, che l'erede primogenita si sarebbe dovuta sposare entro una certa età o altrimenti abdicare, ma la legge venne abrogata dallo stesso Aldarion. Ancalimë, infatti, cresciuta con l'educazione misandrica della madre, aveva ben poca intenzione di conformarsi alle richieste del padre e sposarsi.

Aldarion aggiunse la clausola per cui il matrimonio doveva essere contratto esclusivamente con un discendente della stirpe di Elros pena l'esclusione dalla linea di successione. L'ordinanza era principalmente il tentativo di prevenire un matrimonio disastroso come quello tra lui e Erendis, il cui fallimento egli aveva attribuito alla non appartenenza di lei alla stirpe reale e alla conseguente disparità delle reciproche aspettative di vita; ma la disposizione serviva anche ad evitare il passaggio della corona ad un'altra famiglia[7].

La «nuova legge»[8] rimase in vigore fino alla fine del regno di Númenor.

[modifica] Tar-Ancalimë

Tar-Ancalimë (873 – 1285 S.E., regno 1075 – 1280 S.E.) fu il settimo sovrano e la prima regina regnante di Númenor. Il suo nome, in quenya, significa «La Più Radiosa».

Figlia, di Tar-Aldarion e Erendis, sposò il nobile Hallacar, figlio di Hallatan di Hyarastorni. Sia Ancalimë che Hallacar erano discendenti del Re Vardamir Nólimon, e il matrimonio si celebrò probabilmente per ragioni politiche, di certo non per amore.

L'intera vicenda che la riguarda è riportata in dettaglio nei Racconti incompiuti (pp. 289-294). Il matrimonio seguì una parabola simile a quello fra i suoi genitori, funestato dai litigi e destinato alla separazione. La disastrosa esperienza matrimoniale della madre fu probabilmente alla base del disprezzo di Ancalimë per il marito, e dopo la nascita del loro figlio, Hallacar e Tar-Ancalimë vissero separati.

Ancalimë aveva cercato di sfuggire a lungo il matrimonio: quando si venne a sapere, infatti, che sarebbe stata l'erede al trono, la sua posizione e la sua bellezza le avevano attratto molti corteggiatori, ma lei si era rifugiata nella fattoria di Hallatan, nel Mittalmar, seguita dall'anziana nutrice Zamîn che ne aveva cura da quando la fanciulla era stata richiamata in Armenelos alla corte del padre.

Ancalimë trascorreva le giornate pascolando le greggi e cominciò ad essere chiamata Emerwen Aranel («principessa pastora» in quenya). Un giorno conobbe il giovane Mámadil, un pastore, che in realtà non era altro che Hallacar sotto mentite spoglie. Il giovane si innamorò di lei, ma non venne ricambiato anzi ella si offese profondamente quando lui svelò la sua vera identità.

Il matrimonio avvenne dopo molte insistenze e pressioni sia da parte di Hallacar, che del padre e i suoi consiglieri. Ella accettò infine di sposarsi forse - suggerisce Tolkien - per dare alla luce un erede e tenere al sicuro il trono dalle mire del cugino Soronto; tuttavia, in altre annotazioni, lo scrittore inglese afferma che alla data del matrimonio l'ordinanza che avrebbe motivato questa scelta era già stata abrogata.

Nel 1070 S.E., contro il volere del padre, ancora in vita, Tar-Ancalimë abbandonò Vinyalondë, la città portuale costruita da Tar-Aldarion nell'Eriador, in seguito ad un violento uragano, ma nonostante questo il commercio nella regione continò a prosperare.

Le successe il figlio, Tar-Anárion. Morì nel 1284 della Seconda Era, all'età di 412 anni.


Predecessore:
Tar-Aldarion
regno 883 – 1075 S.E.
Re di Númenor Successore:
Tar-Anárion
regno 1280 - 1394 S.E.


[modifica] Tar-Telperiën

Tar-Telperiën (1320 – 1731 S.E., regno 1556 – 1731 S.E.) fu il decimo sovrano e la seconda regina regnante di Númenor. Successe al padre, Tar-Súrion (figlio di Tar-Anárion) che era divenuto re perché le sue due sorelle maggiori «rifiutarono lo scettro»[9] sembra perché obbligate, per vendetta, dalla madre Tar-Ancalimë a non sposarsi e cedere i loro diritti in gioventù[10]. Il suo nome deriva da Telperion, uno dei due Alberi di Valinor.

Tar-Telperiën regnò per 175 anni, proprio nel periodo in cui, nella Terra di Mezzo, venivano forgiati gli Anelli del Potere e Sauron conquistava l'Eriador. Non sembra aver fatto molto per reagire a questi eventi. Rifiutò di sposarsi e non ebbe bambini, per cui cedette il trono a Tar-Minastir, il figlio di suo fratello minore Isilmo. Morì nell'anno 1731 della Seconda Era all'eta di 411 anni.


Predecessore:
Tar-Súrion
regno 1394 - 1556 S.E.
Re di Númenor Successore:
Tar-Minastir
regno 1731 - 1869 S.E.


[modifica] Tar-Vanimeldë

Tar-Vanimeldë (2277 - 2637 S.E., regno 2526 - 2637 S.E.) fu il sedicesimo re e la terza regina regnante di Númenor. Figlia ed erede di Tar-Telemmaitë, fu poco interessata al governo lasciandone la gestione al marito, il nobile Herucalmo. Il suo nome quenya significa «Bella Amata».

Tar-Vanimeldë regnò per 111 anni. Alla sua morte, nel 2637 della Seconda Era all'età di 360 anni, gli sarebbe dovuto succedere il figlio, Tar-Alcarin, ma Herucalmo usurpò il trono e regnò per vent'anni con il nome di Tar-Anducal. Il suo regno non è considerato legittimo e perciò, nei registri ufficiali, Vanimeldë è seguita direttamente dal figlio Alcarin.


Predecessore:
Tar-Telemmaitë
regno 2386 - 2526 S.E.
Re di Númenor Successore:
Herucalmo (usurpatore)
Tar-Alcarin
regno 2657 - 2737 S.E.


[modifica] Ar-Zimraphel (Tar-Míriel)

Miriel[11] era la figlia del re Tar-Palantìr ed erede legittima al trono di Númenor.

Sarebbe stata la quarta regina regnante se suo cugino Ar-Pharazôn l'avesse costretta a sposarlo per ottenere il titolo regale e usurpare il trono. Il marito le fece adottare il nome in lingua adûnaic, Ar-Zimraphel (se Miriel avesse governato come regina avrebbe adottato il prefisso quenya Tar- e conseguentemente il nome elfico Tar-Miriel).

Quando Eru Ilúvatar fece sprofondare Númenor, Miriel cercò di mettersi in salvo arrampicandosi sul Menetarma, dove sorgeva il santuario di Eru, ma un'ondata la travolse annegandola.


Predecessore:
Tar-Palantír
Regina di Númenor insieme a Ar-Pharazôn (usurpatore) Successore:
Distruzione di Numenor e fondazione dei regni di Gondor e Arnor ad opera di Elendil


[modifica] Le regine regnanti in Gondor e Arnor

Dopo la distruzione di Númenor, i numenoreani sopravvissuti, guidati dai discendenti di Silmarien, fondarono i regni di Arnor e Gondor nella Terra di Mezzo. A questo punto la primogenitura sembra essere stata abbandonata; nessuno dei regnanti di questi due regni è mai stato una donna. Anche la regina Beruthiel di Gondor, per quanto notevole, era moglie del re e quindi, almeno ufficialmente, non regnante.

Nel 1945 della Terza Era, Arvedui di Arthedain - che aveva sposato Fíriel, unica figlia sopravvissuta del re Ondoher - si appellò alla «vecchia legge» numenoreana secondo la quale lui, e non sua mogle, avrebbe avuto diritto al trono di Gondor. La sua principale argomentazione era che Ondoher esercitava un'autorità reale su Gondor per conto degli Alti Re di Arnor discendenti della linea di Elros[12] e che in assenza di un erede maschio, la corona sarebbe dovuta tornare all'Alto Re, oppure, come nel suo caso, al successore in linea maschile più vicino in linea ereditaria che era lui essendo al contempo erede di Isildur e marito dell'unica figlia di Ondoher. La rivendicazione venne malvista dagli uomini del reame meridionale che rifiutarono le pretese di Arvedui[13].

Pelendur, sovrintendente di Gondor, incoronò, invece, come sovrano Eärnil II, un generale dell'esercito e lontano parente del re deceduto. Eärnil II era, infatti, il diretto discendente in linea maschile del re Telumehtar Umbardacil[14]. Ma la linea di discendenza di Fíriel sarebbe alla fine tornata sul trono di Gondor nella figura di re Aragorn Elessar.

[modifica] Note

  1. Il brano è tratto da un discorso di Erendis alla figlia in cui compendia tutte le sue idee sul genere maschile. È significativo in quanto l'insegnamento di vita di Erendis condiziò sicuramente le scelte della figlia Ancalimë che probabilmente quelle di Telperiën e i suoi contrasti con il marito Aldarion giocarono un ruolo determinante per la revisione della legge di successione che avrebbe permesso l'ascesa al trono delle regine.
  2. Gli annali pubblicati ne Il Signore degli Anelli (op. cit., Appendice B, p. 1293) indicano come data di nascita di Silmariën l'anno 546 della Seconda Era, ma altri riferimenti tolkeniani (p.e. Racconti incompiuti, op. cit., p. 300) riportano l'anno 521 concordemente col fatto che era la primogenita di Tar-Elendil e con le date di nascita della sorella Isilmë (532 S.E.) e del fratello Tar-Meneldur (543 S.E.). Come spiegato da Christopher Tolkien, a commento della cronologia dei regnanti numenoreani che appare nei Racconti incompiuti (op. cit. p. 308), si tratta molto probabilmente di un refuso di suo padre non corretto durante la revisione dell'appendice B de Il Signore degli Anelli.
  3. L'anello che l'elfo Finrod Felagund aveva donato a Barahir, padre di Beren, per avergli salvato la vita durante la Dagor Bragollach nell'anno 455 della Prima Era.
  4. Ibidem, p. 289.
  5. Aveva infatti la libertà di rifiutare la successione, a differenza di un erede maschio che era obbligato ad accettare anche se poteva comunque abdicare immediatamente dopo l'incoronazione come fece Vardamir figlio di Elros. Questa possibilità era stata voluta dal Consiglio dello Scettro, l'organo consiliare del sovrano numenoreano costituito dai rappresentanti delle province dell'isola.
  6. Questa formulazione viene esplicitata anche in «Il Lignaggio di Elros Re di Númenor» in Racconti incompiuti, op. cit., p. 301. Ma la sintesi appare confusa: viene detto per esempio che Soronto (figlio della sorella di Aldarion) sarebbe stato l'erede al trono se fosse rimasta in vigolre la vecchia legge, mentre nella formulazione estesa risulta che questo non sarebbe stato possibile in quanto veniva richiesto che l'erede fosse di discendenza maschile.
  7. Viene riferito, in alcuni manoscritti tolkeniani, che l'ordinanza sarebbe stata in realtà solo una consuetudine che si sarebbe sempre più radicalizzata col tempo mano a mano che il lignaggio di Elros si affievoliva e l'aspettativa di vita dei membri della famiglia reale si riduceva (Racconti incompiuti, op. cit., p. 298 nota 27).
  8. Nella formulazione che garantiva alle regine la libertà di non sposarsi, come avvenne nel caso di Tar-Telperiën.
  9. Racconti incompiuti, op. cit., p. 302.
  10. Ibidem, p. 294.
  11. Nella prima versione del racconto «La caduta di Númenor» (Akallabêth) e in «La Strada Perduta e altri racconti», il nome di Miriel è Tar-Ilien.
  12. Isildur, infatti, aveva designato Meneldil nel 2 anno della Terza Era come primo re di Gondor in quanto Valandil, il legittimo successore alla corona unita dei due regni, era ancora un bambino. Da quel momento Arnor e Gondor erano rimasti separati.
  13. E avrebbero rifiutato quelle della stessa Fíriel se le avesse avanzate.
  14. Il padre di Eärnil era Siriondil, figlio di Calimmacil, figlio di Arciryas, figlio di Telumehtar.

[modifica] Bibliografia

  • J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Rusconi Libri, ventesima edizione, Milano 1989 ISBN 8818123696
  • J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion, Rusconi Libri, Milano 1989 ISBN 8818120492
  • J.R.R. Tolkien, Racconti incompiuti, Edizione CDE su licenza Rusconi Libri, Milano 1994

[modifica] Voci correlate


Grassetto

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