Savoia-Marchetti S.M.79
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Savoia-Marchetti S.M.79K | |
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![]() La 193^ sq. in missione su Malta (1941) |
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Descrizione | |
Ruolo | Bombardiere/Aerosilurante |
Equipaggio | 5 o 6 |
Primo volo | 8 Ottobre 1934 |
Costruttore | Savoia-Marchetti |
Esemplari costruiti | 1.217 |
Dimensioni | |
Lunghezza | 15,625 |
Apertura alare | 21,20 |
Altezza | 4,60 |
Superficie alare | 61,70 m² |
Pesi | |
A vuoto | 6.945 kg. |
Carico | 10.725 kg. |
Massimo al decollo | |
Propulsione | |
Motore | tre Alfa Romeo AR.126 |
Potenza | 3 x 780 cv. |
Prestazioni | |
Velocità massima | 430 km/h |
Autonomia | da 1.900 a 2.300 km. |
Tangenza | 6.500 m. |
Armamento | |
Mitragliatrici | tre Breda-SAFAT 12,7mm. e una o due Lewis da 7,7mm. |
Bombe | fino a 1.250 kg. |
Altro | siluri cal. 450 mm. da 876 kg. (versione S.79S) |
Note | |
I dati si riferiscono alle versioni più impiegate durante la seconda guerra mondiale | |
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Progetto:Aviazione |
Il Savoia-Marchetti S.M.79 è stato un aereo sia civile che da guerra adottato come tale dall'Italia ad iniziare dall'intervento nella guerra civile spagnola fino a tutta la seconda guerra mondiale.
Indice |
[modifica] La questione del nome
Nel 1920 la SIAI (Società Idrovolanti Alta Italia) acquisì la Società Anonima Costruzioni Aeronautiche Savoia. Negli anni immediatamente seguenti i velivoli prodotti erano conosciuti come "SIAI-Savoia", mentre quelli di progettazione SIAI avevano la sigla S.
Negli anni '30 venne in uso in Italia, come già in Germania e altre nazioni, l'associare il nome del progettista a quello del velivolo, così venne dato il giusto riconoscimento al'ing. Alessandro Marchetti, modificando la sigla in SM. Pertanto è corretto citarlo sia come S.79 sia che S.M.79.
Avendo però raggiunto la massima notorietà e produzione nel periodo bellico, viene ricordato per lo più come "S.M.79", con il soprannome di "Sparviero".
Il soprannome di "Gobbo", o meglio "Gobbo Maledetto" (Damned Hunchback), gli venne dato dai piloti inglesi della RAF, che avevano non poche difficoltà nell'attaccarlo di coda a causa dell'arma montata sulla gobba dorsale e rivolta all'indietro.
[modifica] Storia, evoluzione e versioni
Il progetto S.79 ha scritto una lunga pagina dell'aeronautica italiana, sia militare che civile.
Nasce nel 1934, su progetto dell'Ing. Marchetti, come aereo da trasporto con la possibilità di ospitare anche otto passeggeri (versione S.79P).
Il primo apparecchio esce dallo stabilimento SIAI-Marchetti di Sesto Calende il 28 settembre 1934, con la sigla civile I-MAGO. Dotato di motori Piaggio, in seguito sostituiti da tre motori Alfa Romeo, dimostra subito buone doti, anche di velocità.
Con le insegne della Regia Aeronautica, nella versione S.79CS, detta "Corsa", alleggerito delle dotazioni ad uso militare, partecipa a competizioni internazionali e a voli da primato. Con motori Piaggio P.XI da 1.000 cv. conquista nel 1937 il primato mondiale su circuito chiuso di 2.000 km. ottenendo la media di 428 km/h e toccando la velocità massima di 444 km/h. Nello stesso anno, con la squadriglia detta "Sorci Verdi" della quale fa parte anche il figlio di Benito Mussolini, Bruno, partecipa alla gara Istres - Damasco - Parigi, ottenendo i primi tre posti.
Nel gennaio 1938 tre di questi apparecchi, nella versione S.79T "Transatlantico", compiono la trasvolata dimostrativa Italia - Brasile, arrivando a Rio de Janeiro in poco più di 24 ore. Due velivoli vengono acquistati dalle Forze Aeree Brasiliane ed uno donato dall'Italia al Brasile.
[modifica] L'impiego in guerra
Nella versione militare S.79K il primo impiego operativo avviene con l'intervento italiano nella guerra civile spagnola come "Aviazione Legionaria". Vengono impiegati 99 esemplari di S.M.79 che dimostra ottime capacità in bombardamento e combattimento e buone doti di "incassatore", tanto che dopo due anni di operazioni belliche vengono ceduti all'aviazione spagnola 80 velivoli in perfetto stato di efficienza.
Nel 1939, sempre in configurazione S.79K, viene ampiamente utilizzato nell'occupazione dell'Albania e resta pressoché invariato fino all'entrata in guerra nel 1940.
Anche se il S.79K era dotato di stiva per le bombe (inusualmente posizionate in posizione verticale a causa del forzato adattamento dall'originario impiego da trasporto), nonché di attacchi per i siluri, venne commissionata alla fine del 1940 una speciale versione destinata esclusivamente al siluramento, con la sigla S.79S.
Un'altra versione per impieghi specifici a lungo raggio, come l'attacco a Gibilterra, viene denominata S.79GA (Grande Autonomia), dotata di serbatoio ausiliario in fusoliera e prodotto su licenza dalle O.M. Reggiane, che peraltro costruirono buona parte della versione "K" fino dal 1937.
Le ultime versioni militari furono l' S.79bis e l' S.79 III serie. Realizzati nel 1942 e 1943, in gran parte negli stabilimenti AUSA (Aeronautica Umbra) di Foligno e dotati il primo di motori Alfa Romeo AR.128 RC.18 da 930 cv., e il secondo di motori Piaggio P XI RC40. Il vano bombe venne eliminato e sostituito con un serbatoio supplementare che aumentò notevolmente l'autonomia.Entrambe le versioni avevano scarichi schermati da parafiamma per l'impiego notturno. La gondola ventrale del puntatore era stata eliminata con grandi vantaggi aerodinamici. L'S.79 III poteva raggiungere i 475 km/h. Questi apparecchi vennero ancora impiegati in azione come aerosiluranti dai reparti dell'A.N.R., nel Gruppo Buscaglia, poi Gruppo Faggioni.
[modifica] Le missioni su Malta e nel Mediterraneo
L'isola di Malta rappresentava un punto strategico fondamentale nello scacchiere del Mediterraneo. Infatti si trovava sulle rotte che per gli Italiani conducevano alla Libia e per i Britannici all'Egitto.
L'errore tattico dell'Asse fu la mancata invasione dell'isola, mentre le incursioni aeree, sia terrestri che ai convogli navali, furono pesantissime.
In queste quotidiane missioni, ad iniziare dal 1941, il S.M.79 trovò il suo più largo impiego, come bombardiere, come ricognitore e come silurante. In particolare fu attivo il 30° Stormo, 87° Gruppo, di base a Sciacca, con la 192^ e 193^ squadriglia, oltre al 90°, 108°, e 109° gruppo.
Nell'Agosto 1942 scatta l'operazione navale alleata "Pedestal", che vede impegnati anche gli S.M.79 in una grande offensiva ai convogli inglesi diretti verso l'isola, con i gruppi 30° e 32° dalla Sicilia e i siluranti del 132° dall'isola di Pantelleria e 105° e 130° dalla Sardegna.
Contro le navi inglesi del convoglio Pedestal un S.M.79 si rende protagonista del primo tentativo italiano di attacco con aereo senza pilota, nota come "Operazione Canarino". Il 12 Agosto del 1942 un S.M.79 radiocomandato e carico di 1.000 kg. di esplosivo decolla regolarmente dall'aeroporto di Villacidro in Sardegna. Una volta raggiunta la quota stabilita il pilota, l'allora Maresciallo Mario Francesco Badii, si lancia con il paracadute e i comandi vengono presi dal Col. Ferdinando Raffaelli, ideatore del sistema, il quale si trova su di un CANT Z.1007 che lo segue debita distanza; per essere meglio visibile il "79" era stato colorato di giallo, da cui il nome dell'operazione. Fino a buon punto del volo tutto funziona perfettamente, ma improvvisamente, a causa di un banale guasto della trasmittente, il 79 non risponde più ai comandi e, invece che colpire le navi inglesi, pur rimanendo in assetto e in quota e dopo una lunga e ampia deviazione verso sud-ovest, si va a schiantare a 1.800 m. sulle montagne dell'Algeria.
[modifica] Il dopoguerra
La lunghissima vita del Savoia-Marchetti S.M.79 si conclude nel 1959 in Libano, a ben 25 anni dal primo volo. In Italia, dopo essere stato utilizzato in vari impieghi, viene radiato nel 1953.
Nel 1946 il Libano commissionò 4 apparecchi, denominati S.79L, in versione bombardiere. Revisionati dalla SIAI, vennero consegnati nel 1949 ed in seguito riconvertiti ad uso civile da trasporto. Volarono ancora per dieci anni senza mai avere importanti problemi. Uno dei due rimasti di questi esemplari, costruito dalle Officine Reggiane nel 1942, è conservato al museo Caproni di Trento; il secondo, dopo un lungo restauro che lo ha riportato alla versione militare con la livrea dell'apparecchio di Carlo Emanuele Buscaglia, si trova al museo di Vigna di Valle.
[modifica] Bibliografia
- Gregory Alegi, Andrea Angiolino, Il gobbo maledetto, ISBN 8888423087
- Alberto Borgiotti, Cesare Gori, Il Savoia Marchetti SM 79 sparviero (1933-1940). Aereo usato nel secondo conflitto mondiale , Mucchi (1980)
- Gori, Il Savoia Marchetti S.M. 79 nel secondo conflitto mondiale Pubblicazioni Ufficio Storico Aeronautica SMA
- Cesare Pigliapoco, SM 79 Sparviero, Auriga Publishing Int. (2004)
[modifica] Voci correlate
- Savoia-Marchetti S.M.76, S.M.77, S.78, S.M.79, S.80, S.M.81, S.M.82
- Aeronautica Umbra S.A.
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