Basilicata
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Stato: | ![]() |
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Zona: | Italia Meridionale | ||||||||
Capoluogo: | Potenza (PZ) | ||||||||
Superficie: | 9.992 km² | ||||||||
Abitanti: |
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Densità: | 60 ab./km² | ||||||||
Province: | Matera, Potenza | ||||||||
Comuni: | Elenco dei 131 comuni | ||||||||
Presidente: | Vito de Filippo dal 18.4.05 | ||||||||
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Sito istituzionale |
La Basilicata, chiamata anche Lucania, è una regione dell'Italia meridionale con circa 600.000 abitanti.
Confina a sud est con il mar Ionio (golfo di Taranto), a est con la Puglia, ad ovest con la Campania, a sud-ovest con il mar Tirreno e a sud con la Calabria. Le quattro città principali sono Potenza (capoluogo di Regione e di provincia) e Matera (capoluogo di provincia); Melfi e Policoro città non capoluogo ma che hanno una grande importanza economica nella regione.
[modifica] Geografia
Il territorio della Basilicata è prevalentemente montuoso (46,8%). I rilievi principali dell'Appennino Lucano sono: Serra Dolcedorme (2267 m), Pollino (2248 m), Sirino (2007 m), Papa (2000 m), Volturino (1836 m), Serranetta (1472 m). Nell'area nord-occidentale della regione è presente un vulcano spento, il monte Vulture.
Le colline costituiscono il 45,13% del territorio e sono di tipo argilloso, soggette a fenomeni di erosione che danno luogo a frane e smottamenti.
Le pianure occupano solo l' 8% del territorio. La più estesa è la piana di Metaponto che occupa la parte meridionale della regione, lungo la costa ionica.
I fiumi lucani sono a carattere torrentizio e sono il Bradano, il Basento, l'Agri, il Sinni e il Cavone.
Tra i laghi, quello di Monticchio ha origini vulcaniche, mentre quelli di Pietra del Pertusillo, di San Giuliano e del Monte Cotugno sono stati costruiti artificialmente per produrre energia elettrica.
Le coste del litorale ionico sono basse e sabbiose mentre quelle del litorale tirrenico sono alte e rocciose.
Il clima è di tipo mediterraneo sulle coste e continentale sui rilievi montuosi.
La Basilicata ha una grande diversità ambientale,la si potrebbe dividere in 5 zone diverse; infatti a nord-est c'è la zona del Vulture-melfese con caratteristiche di altipiani per lo più seminati a grano, mentre nella zona del Vulture abbiamo alternanza di boschi e viti; a nord-nord-ovest il Potentino con una prevalenza di boschi e montagne con un'altezza media di 1200-1500 metri; al centro abbiamo la collina materana che presenta collina ed alta collina con una grande presenza di argille brulle e calanchi; a sud-ovest invece c'è il Lagronegrese e Pollino che rappresenta la vera montagna lucana con altezze anche superiori ai 2000 metri e una forte presenza di foreste e boschi; infine a sud-sud-est abbiamo il Metapontino che è una vasta pianura alluvionale dove si pratica un'agricoltura intensiva di tipo industriale e una tipologia di costa di tipo bassa e sabbiosa.
[modifica] Storia
[modifica] Toponimi Lucania e Basilicata
Esistono varie ipotesi sull'origine del toponimo Lucania:
- dai Lucani, popolazione osco-sabellica proveniente dall'Italia centrale, che a loro volta avrebbero preso il nome dall'eroe eponimo Lucus;
- dal termine latino lucus ("bosco");
- dal termine greco lykos ("lupo");
- dai Lyki, popolazioni provenienti dall'Anatolia che si sarebbero stabiliti nella valle del fiume Basento;
Una suggestiva leggenda vuole che il nome fosse dato da un popolo diretto verso sud, una volta giunto in una terra dalla quale si vedeva sorgere il sole, e che il nome Lucania indicasse quindi "terra della luce".
Il toponimo Basilicata compare nel XIII secolo. Proviene dal greco basilikos, termine con cui venivano chiamati i governanti bizantini della regione. Basilikos in greco vuol dire "funzionario del re" e deriva da un'altra parola greca: basileus (re). Un'altra ipotesi, meno accreditata, è che l'origine del nome sia legata a quello dell'Imperatore bizantino Basilio II di Bisanzio.
Durante il periodo fascista la regione riprese il nome Lucania, ma con la nascita della Repubblica tornò a chiamarsi Basilicata.
[modifica] Sintesi storica
I primi insediamenti umani scoperti in Basilicata risalgono al Paleolitico inferiore, periodo in cui i territori in prossimità dei fiumi e dei bacini lacustri costituivano l'habitat ideale per l'Homo Erectus e le sue attività vitali di caccia e raccolta. Le testimonianze di questa prima fase di civiltà sono emerse a Venosa dove nei pressi di antichi specchi d'acqua sono stati ritrovati anche i resti di specie faunistiche oggi estinte, come l'elefante e il rinoceronte, e sopravvivenze di lontanissime specie terziarie come il machairodus o tigre dai denti a sciabola. Ma altri esempi di questo periodo si hanno con le pietre millenarie, gli utensili per la lavorazione, come la Punta Musteriana ritrovata in contrada Pane e Vino, fra Tursi e Policoro, oppure i ciottoli decorati con incisioni geometriche, segni di una scrittura embrionale, rinvenuti nella grotta dei Pipistrelli ed in quella Funeraria di Matera. In Basilicata sono emersi diversi rifugi preistorici: le grotte di Latronico e di Pietra della Mola a Croccia Cognato (Accettura) e il riparo di Tuppo dei Sassi presso Filiano dove è venuto alla luce un prezioso esempio di pittura rupestre del primo periodo postglaciale o Mesolitico. Nel V millennio a.C. la cultura neolitica cominciò ad irradiarsi lungo i corsi dei fiumi lucani raggiungendo anche le aree interne: i gruppi e le tribù non vivevano più nelle grotte ma in villagi di capanne disposte circolarmente, provviste di fossati difensivi, porte e palizzate. Tali evoluzioni sono state ben studiate nell'area di Tolve, Tricarico, Latronico, Alianello, Melfi, Metaponto e nella Murgia Materana, cogliendo anche informazioni di rilievo sia sull'habitat che sull'economia dell' Homo Sapiens Sapiens, basata sulla cerealicoltura e l'allevamento bovino e caprino. Le comunità indigene della prima Età del Ferro erano organizzate in grossi villagi ubicati sugli altopiani, ai margini delle grandi pianure e dei corsi d'acqua, in luoghi consoni alla pastorizia ed all'agricoltura
Agglomerati che testimoniano questa fase sono considerati S. Maria di Anglona, situata sul displuvio delle fertili valli dell'Agri e del Sinni, Siris ed Incoronata-S.Teodoro, sulla costa Ionica; sulla collina immediatamente alla costa sul finire dell'VIII sec. a.C., si registra la presenza dei primi coloni greci, provenienti dalla Grecia insulare e dall'Asia Minore, spintisi al di qua del Mediterraneo alla ricerca di terre fertili da coltivare.La prima colonizzazione greca avvenne con la costruzione di Siris, situata presso la riva del fiume omonimo oggi detto Sinni, avvenne sul finire dell'VIII sec. a.C. ad opera dei Colofoni, una colonia greca fuggita in Occidente per scampare alla dominazione Lidia. Con la fondazione di Metaponto, avvenuta nel 630 a.C. circa da parte degli Achei, si estende la colonizzazione a tutta la costa ionica lucana. Questa prima fase porterà ad un frazionamento nell'area della costa ionica; infatti si instaureranno due modelli coloniali sostanzialmente diversi, quello acheo (Sibari, Metaponto) basato sulla centralità della terra e dello spazio agrario, delle cui conseguenze tratteremo più avanti, e quello sirita meno accentratore e maggiormente permeato dalle preesistenze indigene, anche nella metodologia di sfruttamento della terra. Nel corso del VI. sec. a.C. ognuna delle due città era ormai padrona di un territorio molto vasto (chorà) che si estendevano nell'entroterra fino a Pisticci, Bernalda e Montescaglioso da un lato, dall'altro fino a S. Maria D'Anglona e Montalbano Jonico, la cosiddetta Siritide. Molti insediamenti, risalenti all' VIII-VII sec. a.C., sono stati ritrovati nelle aree interne del Vallo del Diano e della Val D'Agri, ricche e numerose necropoli nelle quali è stato possibile rintracciare le fila di quella sostanziale unità etnica di cui parlavamo precedentemente: utensili in argilla ben depurata con disegni geometrici a tenda, ceramica enotria, armi e accessori - connotazioni distintive dei guerrieri-, oggetti e "parures" femminili che caratterizzavano lo status principesco di alcune donne della società del tempo. Con gli scavi condotti ad Alianello, Armento, Roccanova, Incoronata, Cozzo Presepe, Pisticci e Serra di Vaglio, emerge come proprio la Lucania interna, in questa fase, si caratterizzi quale importante crocevia di ethnos diversi, così come evidenzia la diffusione di oggetti di lusso, di chiara matrice etrusca, e l'affermazione dei costumi e dell'organizzazione sociale ellenica (adozione dell'armamento greco e comparsa della figura del cavaliere). Questa convergenza di culture si imprimerà nel sostrato indigeno "enotrio", creando condizioni di civiltà ed impulsi di progresso inusitati, come ampiamente dimostrano i ritrovamenti dell'area del Melfese e quelli di Serra di Vaglio. Qui, in particolare, la presenza di un imponente santuario (l'area sacra di Braida), dalle caratteristiche strutturali e stilistiche molto evolute, e di grandi edifici decorati nello stile Metapontino e Poseidoniate, testimoniano di una realtà civile e sociale molto ben strutturata e certamente mediata dalle mature esperienze delle due città costiere. Altro nodo importante, come dicevamo, era costituito dall'area del Melfese che, grazie al fiume Ofanto, incrociava importanti itinerari di scambi. Una conferma di questa facilità e continuità di rapporti arriva dagli scavi effettuati nelle grandi necropoli di Pisciolo e Chiuchiari e in quelle di Ruvo del Monte dove, i ricchi corredi funerari, presentano i segni e le influenze del mondo daunio ( i vasi riccamente decorati), di quello etrusco (vasi e candelabri in bronzo) e di quello greco (le coppe ioniche e vasi di imitazione locale). Fra il VI ed il V sec. a.C. però, questo ipotizzabile equilibrio tra coloni greci ed "enotri" viene intaccato, provocando una trasformazione improvvisa nel quadro territoriale della Basilicata dove alcuni degli insediamenti più fiorenti, ricaduti nel raggio delle chorai greche, scompaiono (l'Incoronata e S. Maria di Anglona), mentre altri, soprattutto nelle zone più interne della regione, si fortificano presentando una loro evoluta strutturazione interna. È quanto avviene a Pisticci, Ferrandina, Montescaglioso, Timmari, Garaguso, Ripacandida e Satriano, dove si costruiscono sia le prime cinte fortificate che alcuni importanti santuari, ubicati presso le sorgenti e prevalentemente votati a divinità femminili . Questa trasformazione interna si colloca in un quadro storico estremamente movimentato che, sul finire dell'età arcaica, vede gran parte dell'Italia e dei suoi gruppi etnici coinvolti in una moltitudine di conflitti ed avvicendamenti, che avrebbero azzerato e riformulato gli equilibri territoriali costituitisi fino a quel momento.
Le ostilità si aprono tragicamente nel 510 a.C. con la distruzione di Sibari per mano dei Crotoniati, un avvenimento che trasformerà radicalmente le sorti economiche dell' area della Magna grecia che perdeva, così, la città più rappresentativa. Con Sibari, di fatto, si distruggeva un'esperienza politica a forti coloriture democratiche alla quale si opponeva, vittoriosamente, il modello pitagorico di Crotone, ispirato ad un acceso conservatorismo. Ma se la città fu distrutta, provocando nuovi equilibri nella gestione dei traffici sul Mediterraneo, le spinte democratiche, invece, le sopravvissero determinando quei movimenti antioligarchici che tanto avrebbero inciso nella ristrutturazione della società del tempo; lo stesso Pitagora venne poi esiliato finendo i suoi giorni a Metaponto.I romani e i Lucani avevano avuto contatti intorno al 330 a.C. quando costituirono un'alleanza "strumentale" utile a fronteggiare la pressione esercitata dai sanniti a nord. Ma la durata di questa alleanza durò poco poiché i romani, evidenziarono, da subito, forti mire espansionistiche verso sud. Nel 282 a.C., minacciati dalla continua insofferenza verso di loro da parte dei lucani, i romani facevano il loro ingresso ufficiale nella Magna Grecia: quando contravvenendo a patti alcune navi romane sfidarono i tarantini nel loro porto, la reazione della città fu immediata e violenta; le navi furono distrutte. Da questo momento inizia la guerra tarentina. In difesa della città ionica sbarcò a Taranto Pirro, re dell'Epiro che, appoggiato dai Lucani, ottenne vittoria dopo la battaglia durissima combattuta fra Pandosia ed Heraklea nel 280 a.C.. Ma appena 4 anni dopo nel 276 a.C. Pirro venne sconfitto a Maleventum e rinunciò completamente ai sogni di un ritorno del dominio greco. Taranto si arrese nel 272 a.C., e l'estensione immediata del predominio romano sulle colonie greche del sud della penisola. Il dominio romano, con la sua teocrazia statale accentuata poco incline a favorire un'autonomia sociale ed economica creò sia uno spopolamento della Lucania, sia, soprattutto a causa delle dure condizioni perpetuate dalle leggi romane che prevedevano il sequestro dei suoli, generalmente i più fertili, un declino economico. Dopo un tentativo di riscatto mediante l'aiuto fornito ad Annibale durante il 200 a.C. l'ennesima sconfitta provoco un inasprimento della sottomissione da parte dei romani. In questo periodo nasce la città di Potentia e di Grumentum. Dopo il 200 a. C. iniziarono a giungere alcune infrastrutture importanti come la via Appia (Roma-Brindisi) ed un troncone dell'acquedotto.
Da questo momento in poi inizierà il declino della Magna Grecia e il conseguente splendore degli insediamenti romani tra cui Venosa che rappresentava il fulcro della cultura con Orazio.Il dominio bizantino, con la Prammatica sanzione promulgata da Giustiniano il 14 agosto del 554, stabilì le rigide leggi dell'assoggettamento dei territorio conquistati, divenuti ora province dell'Impero. Con un fiscalismo molto forte si diede il colpo di grazia ad una economia stremata dalla guerra dall'antico ordinamento romano. Infatti con il Praefectus Thesariorum ed i Rationales garantivano la spietata riscossione dei tributi nelle province italiche secondo un sistema che, unito alle rovine della guerra, avrebbe portato all'esaurimento delle risorse e ad una crisi senza via d'uscita. In queste condizioni l'ordinamento romano si avviava al suo tragico epilogo e l'Italia, prostrata, disgregata e privata ormai anche della difesa del forte esercito goto, doveva ora piegarsi all'ennesima incursione barbara. E fu l'arrivo dei Longobardi, nel 568, a determinare una lacerazione storica e culturale profonda, con la quale ci pare si possa opportunamente far coincidere la fine dell'Età antica e l'inizio del Medioevo.
L'egemonia di Costantinopoli cominciò presto ad interessare anche la sfera religiosa, in una Lucania ampiamente cristianizzata, in cui la chiesa e le comunità monastiche rappresentavano una realtà concreta già a partire dal V sec. d.C., come testimonia l'Epistola di Papa Gelasio che documenta, nel 494, la presenza di tre Vescovi lucani: Stefano di Venosa, Erculenzio di Potenza e Giusto di Acerenza. I Bizantini diedero vita alla costruzione delle chiese rupestri che sulla Murgia di Matera trovarono la loro massima espressione.Federico II nel 1225 giunse nella regione del Vulture , decidendo di convocare a Melfi la Dieta per il reperimento dei fondi straordinari da destinare all'allestimento dell'armata da inviare in Terra Santa. Dopo una storia travagliata dettata dai pessimi rapporti con il Papa e dopo una lunga permanenza in Terra Santa per le Crociate, nel maggio del 1231 Federico ritorna in Basilicata insieme a Pier della Vigna, suo collaboratore strettissimo, e all'arcivescovo di Capua, ai quali era stato affidato il compito di raccogliere, in un unico corpo legislativo, le disposizioni emanate a Capua, a Messina, a Melfi, a Siracusa e a S. Germano a partire dal 1220. Concluso questo lavoro, nell'agosto del 1231 innanzi alla solenne Dieta di Melfi, veniva promulgata la Constitutiones regni Siciliae, correntemente chiamata costituzione di Melfi, strumento legislativo di primaria importanza nel panorama dell'Europa Medioevale. La politica di Federico era prevalentemente orientata ad un miglioramento dell'agricoltura, prevedendo contratti di locazione agevolati per i suoli demaniali incolti e un controllo maggiore, tramite inventario, delle terre, delle massarie e delle foreste regie, ordinò la ristrutturazione delle antiche massarie curiae prescrivendo norme rigorose per l'allevamento di bovini, ovini e suini e per un adeguato sfruttamento delle risorse dei campi. Operò anche una generale ristrutturazione delle fortificazioni secondo l'elencazione degli statuta officiorum, in questo periodo vi è la costruzione di imponenti castelli come il castello di Lagopesole (1242).
Fra il 1249 e il 1250 il Re tornerà più volte nel Vulture ma il suo aspetto non sarà più quello "solatiosus, jocundus, delitiosus " degli anni precedenti; sconfitte, defezioni e forse rimorsi, riferiscono i testimoni dell'epoca, ne avevano incrinato la stella quando, nella notte fra il 13 e il 14 dicembre del 1250, di ritorno da una battuta di caccia, ordinando di essere avvolto in un saio grigio, Federico II si spense alla presenza del figlio Manfredi e di Bianca Lancia, in Castelfiorentino presso Foggia. La figura di questo sovrano fu molto importante, non solo per la Lucania ma anche per tutto il meridione, infatti durante il suo regno si diede un forte impulso alla cultura e all'università ma, soprattutto, questo sovrano riuscì a spostare l'interesse in zone che tuttora , come anche prima del sovrano, ne sono prive.Nel XIV secolo ci fu una profonda crisi demografica causata probabilmente dalla cacciata dei saraceni ordinata da Carlo d'Angiò, di concerto con il Papa che provocò in Basilicata la dispersione di tutte le comunità arabe residenti a Castelsaraceno, Bella, Pescopagano, Tursi e Tricarico. In questo periodo si costruirono parecchi conventi. Alla fine del XIV secolo la Basilicata fu coinvolta nelle sanguinose lotte per la successione al trono fra Luigi d'Ungheria e Carlo Durazzo; in particolare nella zona del Vulture, la regione fu saccheggiata dagli ungheresi. Questo è il momento della fine dell'egemonia delle signorie nella regione. Nella seconda metà del XV secolo, l'avvicendamento degli Aragonesi al trono di Napoli e la caduta dell'Impero Romano d'Oriente, coincisero con una generale ripresa dell'economia in Europa. Questa tendenza che riguardava soprattutto le città, grazie al rinnovato attivismo delle botteghe artigiane e dei mercati urbani, ebbe i suoi tangibili riflessi in Basilicata, dove emergevano segnali di un incremento delle attività commerciali, soprattutto in centri ben collegati come Venosa e Matera; per la prima volta dopo anni di regresso, si registrava finalmente una sostanziale crescita demografica. All'emergere di questo dato certamente contribuì la grande ondata immigratoria che coinvolse la Basilicata in seguito alla caduta di Costantinopoli ed all'occupazione Turca. Tra il 1450 e il 1480 approdarono alle coste ioniche numerosi gruppi di esuli greci, scutariani, schiavoni e, soprattutto, albanesi giunti al seguito di Giorgio Castriota Scanderberg, il condottiero che aveva combattuto dalla parte di Ferdinando d'Aragona. Queste nuove comunità ripopolarono soprattutto la zona del Vulture (Barile, Rionero, Maschito) e poi si stabilirono a S. Chirico Nuovo, Ruoti e Brindisi di Montagna. A Matera, invece, gli schiavoni fondarono un vero e proprio quartiere scavando le abitazioni nella massa tufacea di quella parte dei Sassi a tutt'oggi nota con il nome di Casalnuovo. Con l'ascesa degli Aragona al trono di Napoli si compiva la legittimazione della terza grande famiglia feudale di Basilicata, i Caracciolo. Sergianni Caracciolo, napoletano e ministro della regina Giovanna II, otteneva nel 1416 la signoria su Melfi e il territorio del Vulture, estendendo poi i domini della casata fino al Melandro e, per qualche tempo, anche su Marsico e Miglionico. Anche nella lotta tra Francia e Spagna per il dominio sul l'Italia, apertasi con la morte di Ferdinando d'Aragona nel 1504, la Basilicata subì i soliti violenti assalti e, ciò che è peggio, le ennesime spartizioni feudali. Con la consegna del Mezzogiorno all'imperatore Carlo V di Spagna, tutti i feudatari ribelli o ostili al nuovo corso furono privati dei loro privilegi, tra questi i Caracciolo; i feudi di Melfi, Candela, Forenza e Lagopesole andarono così ad Andrea Doria "in soddisfazione della rendita annua di 6.000 ducati" e in cambio dei servigi resi alla corona, nel momento di massima ricchezza e splendore del condottiero genovese e della sua città. Maggiore il colpo inferto ai Sanseverino, i cui numerosi feudi furono divisi fra le emergenti famiglie dei Carafa, Revertera, Pignatelli e Colonna. In questo contesto si inserisce la vicenda di Isabella Morra, poetessa di Valsinni, chiusa nella torre della fortezza in seguito alla fuga in Francia del padre che, per una sospetta relazione con il confinato Diego Sandoval De Castro, venne infine uccisa dagli stessi fratelli. I versi di Isabella rappresentano una delle testimonianze più toccanti nel panorama della poesia femminile del suo tempo e un anelito di libertà che getta una luce fosca su quel "rinascimento" italiano. Con l'avvento della nuova classe dirigente, il cui centro di potere era altrove, così come altrove erano ormai spostati i mercati dell'economia europea, le cui forze si dispiegavano nel vasto spazio atlantico, più che nel Mediterraneo, la Basilicata "riinfeudata" veniva ormai trattata alla stregua di pura merce di scambio. Affidata alla giurisdizione di Salerno mentre Matera e la Murgia appartenevano alla Terra d'Otranto, ben poco interesse veniva dimostrato dai nuovi baroni al miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei feudi lucani, ciò che importava era solo la garanzia della rendita annuale. Nel 1528, i lanzichenecchi di Lautrec, dopo il sacco di Roma non risparmiarono il Sud e in Basilicata colpirono in particolare Melfi arrecando terrore e distruzione. Ma se i mercati dei centri urbani riuscivano in qualche modo a garantire un certo vigore economico, le campagne rimanevano invece in una condizione di generale povertà poiché gran parte della produzione agricola era assorbita dall'autoconsumo delle famiglie e ben poco del prodotto si riusciva a destinare ai mercati esterni. Su questo retroterra di povertà il potere economico delle nuove famiglie feudali impietosamente si intrecciava con il potere ecclesiastico di modo che la morsa dello sfruttamento si stringeva ulteriormente. In questo senso esemplare fu l'ascesa dei Carafa (principi di Stigliano) che, primo fra tutti Oliviero, abate commendatario della Badia di Monticchio, furono i protagonisti di oltre due secoli di politica spagnola nel Regno, esprimendo un gran numero di prelati e baroni e finanche un papa, Paolo IV. È in questa fase del Rinascimento che si crea un rigoglioso mercato dell'arte legato alle grandi famiglie baronali ed alla committenza religiosa. Opere di grande pregio saranno realizzate da Cima da Conegliano, Simone da Firenze e da numerosi ed accreditati artisti locali fra cui Altobello Persio, Giovanni Todisco, il Pietrafesa, Antonio Stabile e, più avanti, Carlo Sellitto e Pietro Antonio Ferro; queste tele e pale d'altare rappresentano un patrimonio artistico prezioso per la Basilicata, un tesoro perlopiù inesplorato e sconosciuto. Nella seconda metà del XVI sec la Basilicata conobbe un periodo di relativa tranquillità. Nella vita sociale e politica della regione, divisa tra vecchie e nuove famiglie baronali, si avvertivano i primi effetti dell'emergere di una nuova classe intermedia, perlopiù appartenente a grosse famiglie locali e costituita dai rappresentanti dei baroni, dei vescovi e degli abati impegnati, in loro assenza, nell'attività di amministrazione e gestione dei feudi. Contemporaneamente al formarsi di questo nuovo corpo sociale si avviava un processo di autonomia dei Comuni nei quali, secondo una complessa macchinazione legislativa, i cittadini potevano riscattare la propria città pagando allo Stato la somma altrimenti versata dal barone. In questo modo il Comune passava al Regio Demanio e, senza l'intermediazione del barone, tutte le terre comprese nell'agro divenivano di possesso comune e quindi "universali", motivo per cui i Comuni vennero all'epoca definiti Università. Tale processo di emancipazione, infrequente in Basilicata, aveva trovato nell'esperienza di Saponara del 1405 un prezioso esempio. Qui, la strenua difesa opposta all'avanzata delle forze reali, convinse Ladislao a concedere al popolo un indulto ( firmato il 14 aprile), che garantiva un'esenzione fiscale e l'impegno del Re a non infeudare il Comune. Le città Regie in Basilicata furono pochissime e non sempre la loro conquista riusciva ad essere duratura, poiché il riscatto era molto costoso e comportava un immenso sacrificio economico da parte dei cittadini; fra queste, oltre a Saponara, è utile ricordare l'esperienza Regia di Matera, Lagonegro, Maratea, San Mauro e Rivello. Nel corso del XVI sec. erano ormai tanti i Comuni in cui si era accresciuta la coscienza politica autonomistica, sfociando in molti casi in rivolta contro gli abusi dei baroni. A Matera, ad esempio, i cittadini sfiniti dalle esose contribuzioni richieste dal nuovo signore assegnato dal Re, il banchiere napoletano Giancarlo Tramontano, nella notte di natale del 1514 gli tesero un agguato e lo uccisero, non consentendogli nemmeno di ultimare il suo imponente castello. Sebbene l'attività dei Comuni fosse basata su una rinnovata coscienza civica e su un certo progresso di carattere economico, evidente nel caso di Matera e Venosa commercialmente ben collegate con i porti pugliesi, la situazione non migliorava invece per le campagne e le zone interne i cui prodotti, quando riuscivano a superare la soglia del consumo personale, erano nei mercati sottoposti ad una rigorosa stagnazione dei prezzi. A questo si aggiungeva un sistema fiscale votato essenzialmente alle imposte indirette sui generi di consumo, quindi la farina, il vino, il formaggio, la carne continuavano ad essere fortemente tassati, producendo seri problemi ai contadini. Al contrario, per evitare conflittualità con i gruppi dirigenti non veniva per nulla adottata l'imposta diretta sui beni e i patrimoni, introdotta generalmente solo nel 1742 dal "Catasto Onciario" di Carlo III. Il peso insostenibile delle imposte creava nella base del popolo un malcontento diffuso e cominciavano a verificarsi le prime manifestazioni di quel movimento antifeudale che pochi decenni più avanti avrebbe animato, con la "rivolta di Masaniello", tutto il Mezzogiorno. Nel quadro delle rivendicazioni antifeudali ed antispagnole della metà del XVII sec., le comunità cominciarono con più insistenza a rivendicare i diritti nei confronti dei baroni e dello strapotere ecclesiastico. In Basilicata l'assenza delle dirette autorità dello Stato (poiché sottoposta alla provincia di Salerno) e l'isolamento di molti centri abitati, favorirono l'organizzazione e il diffodersi della rivolta. La sollevazione fu generalizzata e coinvolse tutta la regione: a Potenza il principe Celano fu costretto a fuggire, mentre a Vaglio il principe Salazar, uno dei capi della rivolta fuoriuscito dal carcere napoletano, si pose alla testa dell'esercito rivoluzionario al fianco di Matteo Cristiano. L'offensiva fu determinata e nel gennaio del 1648 tutta la Basilicata aveva aderito alla Repubblica ed i poteri erano ufficialmente passati al nuovo "governatore delle armi" in rappresentanza del governo rivoluzionario di Napoli, Matteo Cristiano. La controffensiva spagnola e baronale fu violenta ed implacabile; il sogno repubblicano durò ben poche settimane e nella primavera dello stesso 1648 i capi rivolta erano già stati passati alle armi e le popolazioni domate con grande spargimento di sangue. La crisi sociale, all'origine della rivolta repubblicana, si era ora ulteriormente aggravata, ma un risultato positivo il popolo lucano riuscì ad ottenerlo e fu la decisione del governo spagnolo di destinare una provincia autonoma per la Basilicata, probabilmente per migliorarne le funzioni di controllo, e la scelta cadde su Matera. Da quel momento, era il 1663, finalmente la regione poteva contare su propri uffici amministrativi e sulla presenza del Tribunale della Regia Udienza, che avrebbe cambiato molte cose nel rapporto fra i baroni, le autorità della Chiesa e le comunità, ora non più sordamente soggette all'anarchia feudale ed ecclesiastica. Cominciò così a formarsi una classe dirigente di professionisti delle discipline giuridiche, impegnati perlopiù a difendere i diritti delle Università e del popolo, i cosiddetti "avvocati dei poveri". Matera era del resto la città più operosa del tempo, conservando ottime attività commerciali e continui contatti con i porti pugliesi; con una popolazione nel circondario di circa 60.000 abitanti Matera, molto vivace anche sul piano intellettuale, aveva dato i natali al poeta Tommaso Stigliani e, nel secolo dei lumi, all'insigne musicista Egidio Romualdo Duni che ebbe notorietà in tutti i teatri d'Europa. Nel XVII sec. anche la stampa faceva il suo esordio in Basilicata, grazie al volume del vescovo Roberto Roberti, stampato a Tricarico nel 1613. Questi gli aspetti positivi del Seicento, un secolo per altri versi drammatico, segnato ancora da pestilenze e carestie e da un generale riflusso demografico; un secolo sanguinolento e crudele, in cui trionfava l'intolleranza della Chiesa, i suoi roghi, le sue persecuzioni. In fondo anche la "rivoluzione di Masaniello" si chiudeva per il Sud con uno scacco durissimo, provocando il generale sopravvento delle forze reazionarie e la conseguente decadenza economica e sociale. Nelle compilazioni del "Catasto Onciario" della metà del Settecento, si rileva che la maggior parte della popolazione lucana era composta esclusivamente da braccianti e contadini e se ad ogni famiglia spettava in media un reddito di 40 once, ai feudatari o "forestieri bonatenenti" erano invece accertate 205 once , e ben 326 calcolate per ogni ente ecclesiastico, beni considerati per la metà, secondo le direttive del Concordato. Con queste persistenti ed esorbitanti disuguaglianze erano davvero pochi gli esponenti della società locale che riuscivano a raggiungere posizioni economiche ragguardevoli e, quei pochi, costituivano il nerbo della nuova borghesia rurale che tanta parte avrebbe avuto nella storia dei secoli successivi. L 'influenza dei nuovi orientamenti liberali e repubblicani dell'epoca dei lumi fu consistente in Basilicata, grazie soprattutto alla vicinanza di Napoli che fu il centro propulsore dell'illuminismo nel Mezzogiorno; lì infatti operavano molti uomini di cultura lucani che si sarebbero distinti nei moti di fine secolo. Ruolo di primo piano in questo senso assunse la presenza del filogiansenista Giovanni Andrea Serrao, nominato vescovo di Potenza da Re Ferdinando di Borbone nel 1783, nonostante l'opposizione del Papa. Parte autorevole del movimento cattolico riformatore napoletano il Serrao fu il fautore del nuovo orientamento liberale introdotto nella formazione del giovane clero del Seminario di Potenza e l'ispiratore dei circoli progressisti della città. L'inquietudine sociale, mai sopita nel corso dei centocinquanta anni trascorsi dalla "rivoluzione di Masaniello", esplose con rinnovato vigore nel 1799. Il 3 febbraio la popolazione di Potenza scese in piazza e di lì i moti si estesero in tutta la regione, animati dalla "Organizzazione democratica" guidata dai giovani fratelli Michelangelo e Girolamo Vaccaro di Avigliano. Ad arginare l'insurrezione generale, basata sulla comune difesa repubblicana, tra la fine di marzo e l'inizio di aprile si sarebbe scagliata la terribile controffensiva borbonica. La prima durissima repressione si verificò proprio a Potenza dove truppe realiste assaltarono e saccheggiarono il Seminario e il vescovato, decapitando selvaggiamente sia il rettore che il vescovo Serrao, i cui corpi vennero esposti al pubblico "ludibrio". I borbonici intanto, guidati da Sciarpa, si ricongiungevano con le truppe sanfediste all'ordine del cardinale Ruffo che risaliva la penisola dalla Calabria, assoldando anche molti briganti. A lungo resistette Tito, dove infine gli uomini di Sciarpa trucidarono la famiglia Cafarelli; in aprile però tutta la parte nord occidentale della regione opponeva ancora forte resistenza tanto che il cardinale Ruffo fece richiesta di altre forze per "far crollare la costanza dei montagnuoli di Basilicata" Ma l'esperienza repubblicana si spegneva con il lungo assedio di Picerno dove si erano concentrate tutte le forze di resistenza insorte; il 15 maggio, caduta Picerno, trovarono la morte i fratelli Vaccaro e almeno altri settanta fra uomini e donne. Occupata Potenza i senfedisti conclusero la loro "crociata" a Melfi dove tra il 29 ed il 31 maggio la Basilicata poté dirsi riconquistata. La repressione seguita alla resa fu durissima e se a Napoli cadeva un'intera generazione di intellettuali illuminati e fra i tanti lucani anche Mario Pagano, in Basilicata la lista dei "Rei di Stato" divenne interminabile e la vendetta sanfedista e realista si abbatté su contadini, artigiani, sacerdoti, borghesi, tutti coloro che avevano anche pur solo vagheggiato la resistenza alla feudalità ed ai borboni.
Eppure, nonostante così dura fosse stata la repressione, gli ideali di quella rivolta non si spensero anzi, nel decennio di governo francese, nella legislazione che aboliva la feudalità e la manomorta ecclesiastica, gli animi repubblicani si risollevarono. Fra le trasformazioni introdotte in Basilicata da Giuseppe Bonaparte e il reggente Gioacchino Murat, determinante fu la decisione di trasferire la Provincia; il fulcro delle attività amministrative della regione si spostava così a Potenza, pare per l'appoggio garantito dai potentini alle truppe di occupazione francesi, cosicché, nel giro di pochi anni, il paese che si estendeva ancora solo nella parte più alta, dal Duomo alle prime case extra moenia che erano quelle di Porta Salza, dovette trasformarsi in città ed adeguare il suo assetto urbanistico alle nuove importanti funzioni amministrative; ma per questo ci volle tempo e in tanti si spostarono a vivere nei sottani per dar posto, magari in affitto, agli apparati della nuova classe dirigente. Dal 1806 al 1815, intanto, oltre 16.000 ettari di terre demaniali venivano divise, per ordine di Giocchino Murat, in 13.000 quote assegnate ai coltivatori; si frantumava così, per la prima volta, l'antico e pervicace assetto feudale della Basilicata.L'alleanza tra i contadini e la giovane borghesia lucana che aveva animato le lotte repubblicane del 1799, avrebbe avuto parte di grande rilievo nella cospirazione antiborbonica della prima metà dell'Ottocento. Da questo momento in poi si sviluppa in Lucania un forte contrasto sociale tra la base della popolazione e i vertici di qualsiasi stato o bandiera. Questi patrioti postisi alla guida della resistenza lucana potevano contare sull'ingente forza d'urto delle popolazioni contadine, che muovevano istanze di libertà e richieste di nuove leggi agrarie. Ma, come tutte le cose di terre sfortunate, l'epilogo fu tragico e la repressione borbonica ed austriaca si scatenò violenta ed impietosa. Ma questa repressione violenta non fece altro che alimentare e creare più forti rancori sociali che sfoceranno in una forma di associazionismo rivoluzionario chiamato: Brigantaggio. Non si spensero gli ideali di libertà e di uguaglianza che animavano ovunque le lotte del Risorgimento nel Meridione. Nel 1848 dopo l'insurrezione di Palermo si creò il "Circolo Costituzionale" guidato da d'Errico e da Maffei, prese allora in mano la situazione e riuscì rapidamente a far approvare un documento che trasformava il Circolo in un "Comitato per la difesa della Costituzione violata dal Re". Il Comitato guidò l'azione di difesa e l'organizzazione militare degli insorti in Basilicata, promettendo la quotizzazione delle terre demaniali; all'inizio di giugno venne sottoscritta una "Dichiarazione di Principi Costituzionali",poi approvata dalla Dieta provinciale e da quella federale, quest'ultima indetta al Liceo di Potenza ed alla quale aderirono rappresentanti del Molise, della Capitanata, della Terra d'Otranto e della Terra di Bari. Nonostante una serie di insurrezioni fu ricostituito il trono dei Borboni e tutti quelli che avevano creduto nella lotta e nella libertà, soprattutto contadini, si ritrovarono con un pugno di mosche in mano. Nell'agosto 1860 la Basilicata fu travolta dall' innalzamento della bandiera dell'Italia unita. Le vittoriose imprese garibaldine in Sicilia avevano risvegliato gli animi popolari e ovunque erano riprese le lotte per le terre demaniali; a Matera gli scontri assunsero subito un carattere molto violento poiché il popolo insorto uccise il conte Gattini ed alcuni suoi collaboratori. Prima che la situazione degenerasse, Albini, Mignogna e Boldoni affrettarono l'iniziativa politica ed a Corleto Perticara, dove erano da tempo ospiti di Carmine Senise, per primi dichiararono decaduti i borboni proclamando l'unità nazionale. Francesco II, insediatosi nel maggio del 1859, vista l'impossibilità di controllare i moti esplosi in Sicilia con Garibaldi e già estesisi a macchia d'olio nel Regno, tentò di guadagnare alla propria causa i liberali moderati concedendo la costituzione del '48, ma ormai era troppo tardi. Il nuovo stato savoiardo distrusse tutte le speranze e le aspettative delle popolazioni e con un sbagliata politica di colonizzazione che ammazzava ogni forma di cultura locale ed una politica economica fatta di tasse e sottosviluppo provocò una guerra che partì dal basso: il Brigantaggio. Per dieci anni ci fu una cruenta lotta tra falci e zappe contro cannoni e fucili che provocò la morte di migliaia di persone la distruzione di interi paesi e la miseria totale e l'emigrazione. La questione meridionale nasce ora e non si estinguerà fino ai nostri giorni. Questa guerra civile interessò tutta la Basilicata e le regioni limitrofe. L'alveo delle forze dei briganti divenne il Vulture ed il suo capo più rappresentativo fu Carmine Donatelli detto Crocco di Lagopesole. Fuoriuscito dall'esercito borbonico perché reo d'aver ucciso un compagno, Crocco aveva partecipato ai moti unitari del '60 ma non avendo ottenuto l'amnistia preferì al processo la strada dei boschi. Crocco riuscì ad aggregare un esercito di oltre duemila uomini, la maggior parte dei quali contadini disillusi e minacciati dalle ordinanze del Governo. A Crocco si unì il generale Borjes inviato dal re di Spagna. Dopo aver fallito il tentativo di occupare Potenza nel novembre del 1861, lo spagnolo fu disarmato ed allontanato da Crocco, morendo poi fucilato dai bersaglieri presso Tagliacozzo. Proprio in quel periodo, tramite la mediazione di autorevoli esponenti della borghesia locale si era giunti ad un accordo con Crocco ed altri cinquecento briganti, convinti ad abbandonare il campo con promessa di rifugio sicuro su un'isola. Questa ipotesi venne scartata aprioristicamente dal governo che confermava invece la linea dura, accusando anche di complicità coloro che avevano intentato la trattativa e, ignorando qualsiasi forma di mediazione, approntò la legge Pica con la quale si isituivano i tribunali militari e si autorizzavano fucilazioni immediate. L'opposizione alla Camera fu serrata da parte di tutta quella parte democratica del governo che aveva dato credito alle conclusioni della Commissione Parlamentare d'Inchiesta, inviata in Basilicata per cercare una soluzione al problema, e che aveva terminato la sua esposizione dichiarando che la ribellione dei briganti era in fondo "la protesta selvaggia e brutale della miseria contro antiche e secolari ingiustizie". Nonostante l'opposizione del Massari e del De Sanctis, la legge Pica venne approvata ottenendo il doppio risultato di affermare l'egemonia delle forze conservatrici rispetto a quelle democratiche e di accrescere la violenza dei briganti, contro i quali il governo dovette impegnare complessivamente 120.000 soldati in una guerra costosissima per il paese, sul piano sia economico che morale. Il comando delle truppe venne affidato al generale Pallavicini, lo stesso che aveva fermato Garibaldi sull'Aspromonte, mentre il Prefetto di Potenza Veglio completava la linea telegrafica di collegamento tra il capoluogo e Tricarico, Matera, Melfi e Lagonegro. Il 13 marzo del 1864 veniva catturato e fucilato presso Avigliano il comandante dei briganti Ninco Nanco mentre per la defezione di Giuseppe Caruso, il Pallavicini riuscì a sorprendere la banda di Crocco sull'Ofanto, il 25 luglio.Ciò nonostante l'imprendibile Crocco riuscì a fuggire con undici dei suoi ed a raggiungere incolume i territori dello Stato pontificio credendosi in salvo. Ma così non fu, il clima politico era cambiato e proprio "quel Gran Pio IX", come egli stesso testimoniò più avanti, dopo la cattura avvenuta a Veroli per mano delle truppe pontifice, lo fece rinchiudere nelle carceri nuove di Roma. Così terminavano gli anni più accesi della lotta brigantesca e Carmine Donatelli detto Crocco, condannato a morte a Potenza l'11 settembre del 1872, riuscì a scontare il carcere a vita nel bagno di Portoferraio dove divenne uomo di lettere e dettò le sue memorie. Le svolte del governo sui temi di politica interna e di ordine pubblico in quel primo decennio unitario, da Rattazzi a Minghetti, determinarono le coordinate di un irreversibile declino sociale ed economico del Meridione. Le conseguenze disastrose della politica piemontese si fecero presto evidenti. In Basilicata, in particolare, il tasso di mortalità infantile era elevatissimo e le condizioni ambientali estremamente degradate per la presenza di vaste zone malariche. Per questi ed altri motivi fra il 1876 e il 1900 ben 180.000 lucani abbandonarono la regione per emigrare al Nord o all'estero, per lo più in America. L'ultimo intervento di bonifica di fatto portava la firma dei borboni e riguardava il Vallo di Diano, fra Basilicata e Campania, di lì in poi nulla era stato fatto dal governo della "nuova" Italia. I primi studi sulla persistenza della malaria nel Sud, condotti dal dott. Michele Lacava e da Giovanni Pica, fra il 1885 e il 1889, dimostrarono che sui 125 comuni della Basilicata solo nove erano realmente immuni dall'infezione, nella totale assenza di difese ed assistenza sanitaria. Del resto la regione mancava di qualunque organizzazione infrastrutturale, la viabilità era scarsa e questo aveva inciso non poco nell'aggravarsi dei fenomeni di delinquenza sociale e nel penalizzare le attività produttive e gli scambi. L'organizzazione dei trasporti per le derrate collegava solo le principali aree produttive della regione, il Vulture e il materano, con i porti pugliesi di Taranto e Bari, ma escludeva il capoluogo e gran parte delle aree interne. Non è un caso, difatti, che proprio a Matera nasceva il primo Istituto di Credito autonomo della regione, la Banca Popolare sorta per impulso del sotto-prefetto Prosdocimi nel 1879; a questa fondazione ne seguirono altre e nel 1888 le banche popolari della regione erano ben 45 e comprendevano circa 14.000 soci.
Negli stessi anni nasceva anche la "Lega Agraria" , sorta per volere di Francesco Paolo Materi, neo deputato e grosso proprietario terriero di Grassano, che intendeva coadiuvare l'attività delle imprese agricole per facilitare le azioni di credito. A testimonianza del rinnovato vigore economico decretato dalla confisca e dalla vendita dei beni della Chiesa; a Potenza, ad esempio, i Branca e gli Scafarelli si aggiudicarono 2.500 ettari di terra spendendo qualcosa in meno di un milione di lire che, se vogliamo, corrispondeva ad un terzo dell'intero capitale versato dai 14.000 soci degli istituti di credito lucani nel 1888. Nel ‘900 la situazione non cambia di molto e solo negli anni ’30 si fa qualche infrastruttura in più come l'Acquedotto e alcune vie di comunicazione importanti. Ma solo dopo gli anni ’80 si hanno dei veri insediamenti industriali e si tenta una ripresa economica.Nel terzo millennio, la storia in questa regione è come se si fosse fermata, infatti l'emigrazione, la mancanza di infrastrutture e la debolezza economica è sempre forte. I vari governi e i vari politici della regione non sono mai stati in grado di far si che lo sviluppo toccasse queste terre.
Nel 2003 il governo nazionale decise di trasferire tutte le scorie nucleari, delle varie ex centrali atomiche dell'Italia , in un sito unico posto in una salina di Scanzano Jonico. Questo provocò un'intensa protesta che portò alla paralisi dei trasporti dell'intera regione e alla manifestazione di oltre 200 mila persone, 40% della popolazione regionale residente, in seguito a tali proteste il governo, nel gennaio del 2004, ritirò il decreto.[modifica] Il Brigantaggio
I contadini lucani nella loro secolare storia hanno avuto tre guerre collocate nel tempo, la prima delle quali fu contro i greci che conquistarono queste terre. Da un lato c’erano gli eserciti organizzati degli Achei con le loro armi; dall' altro i contadini con le loro scuri, le falci e i coltelli. La seconda guerra fu quella contro i Romani che permise la diffusione della teocrazia statale con tutte le sue incomprensibili leggi. Infine la terza e ultima fu quella dei briganti: i contadini non avevano cannoni come "l'altra Italia" che li stava sottomettendo, ma avevano la rabbia dovuta alla povertà, all'emigrazione, all'ingiustizia sociale che il nuovo stato savoiardo stava perpetrando nelle terre meridionali. Questo momento storico è fondamentale per la comprensione del fenomeno sociale detto “Brigantaggio”. Infatti ormai la storiografia ufficiale sta finalmente considerando il fenomeno con una valenza storiografica-sociale che invece prima era oscurata dalla storia retorica del risorgimento, in cui i Savoia erano i”buoni” mentre i briganti erano solo dei criminali. Ora si pone l'attenzione più verso le cause che hanno determinato l'evento e soprattutto nel fatto di considerarlo una reazione partita dal basso, senza bandiere o padroni, che si prefiggeva come scopo la liberazione dai soprusi che il nuovo ordine politico stava effettuando nell'Italia unificata. La reazione dei contadini che vivevano in una società funzionale, in una burocrazia giusta, un' economia basata su piccole industrie, un'agricoltura arretrata ma che garantiva una vita adeguata, andò contro uno stato Savoiardo amministrativamente arretrato che non fece altro che smontare letteralmente tutte le aziende meridionali, confiscare la flotta navale napoletana, istituire tasse come quella sul macinato, istituire la leva militare obbligatoria. Dalle terre lucane partì dunque la rivolta dei contadini che con condottieri come Carmine Crocco e Ninco Nanco tenne in scacco l'esercito piemontese per oltre un quinquennio.
[modifica] Personalità di origine lucana
Di seguito è riportato un elenco di importanti personalità di provenienza e di origine lucana in ordine alfabetico:
[modifica] Politica
- Presidente della Regione: Vito De Filippo (DL)
- Vice presidente: Gaetano Fierro (UDEUR) (con delega ad agricoltura, sviluppo rurale, economia montana)
- Assessori:
- Carlo Chiurazzi (DL) (con delega a lavoro, cultura e sport)
- Rocco Colangelo (DS) (con delega a sanità e solidarietà sociale)
- Francesco Mollica (Verdi) (con delega alle opere pubbliche, infrastrutture e mobilità)
- Giovanni Rondinone (DS) (con delega ad ambiente e territorio)
- Donato Paolo Salvatore (SDI) (con delega alle attività produttive ed innovazione tecnologica)
- Presidente del Consiglio Regionale: Maria Antezza (DS)
[modifica] Economia
Nelle zone interne è sviluppata la coltura cerealicola: frumento, granturco, orzo e avena, di cui la regione è la maggior produttrice nazionale. Vicino al mare sorgono dei vigneti e le piantagioni di alberi da frutto: susine, pesche, pere, kiwi e agrumeti.
L'allevamento di ovini, suini, caprini è abbastanza sviluppato mentre quello dei bovini è meno importante. La pesca è poco sviluppata.
La regione è ricchissima di idrocarburi, particolarmente metano (nella valle del Basento) e petrolio, in Val d'Agri, dove è situato il più grande giacimento dell'Europa continentale.
L'industria della regione è basata sulle attività di piccole e medie imprese: industrie alimentari (oleifici, aziende vinicole, pastifici), tessili ed industrie della lavorazione del marmo. Di rilevanza lo stabilimento Fiat di Melfi mentre a Matera è presenta l'industria del mobile. A Potenza esistono stabilimenti chimici mentre nella valle del Basento sono presenti impianti di produzione tessile.Nel Metapontino, infine, vi è una grande presenza di aziende agricole con produzione industriale soprattutto di fragole e alberi da frutto.
Il turismo è basato su due tipologie: storico-culturale per quanto riguarda le città della Magna Grecia (Metaponto, Policoro, Nova Siri); le città d'epoca romana (Venosa, Grumentum); città medioevali (Melfi, Miglionico); Preistorica e barocca (I Sassi di Matera).Turistico-balneare per quanto riguarda le due coste tirreniche (Maratea) e ioniche (Metaponto,Pisticci,Scanzano Jonico,Policoro,Rotondella,Nova Siri).
Il territorio montuoso ha sempre reso difficili le comunicazioni nella regione, un problema che ancora persiste: i collegamenti ferroviari sono scarsi e la regione non è dotata di un aeroporto.
L'emigrazione su larga scala ha fatto sì che la popolazione lucana crescesse soltanto del 12% nel ventesimo secolo, il tasso di crescita più basso in Italia. La Basilicata è ancora oggi una delle regioni più povere del Paese, ma la sua economia è cresciuta in maniera significativa negli ultimi 20 anni, anche grazie alla scoperta del petrolio, tant'è che oggi il suo Pil procapite è il più alto del Sud Italia. Ma dopo un'interruzione negli anni novanta è ripresa in modo significativo l'emigrazione sia verso regioni più ricche, sia interna in cui si spopolano i centri più piccoli e si popolano i due capoluoghi e le altre città più popolose.
[modifica] Città principali
Ordinate per popolazione residente, anno 2006 (luglio), da 10.000 ab. in su. Fonte ufficiale Istat.[1].
- Potenza: 68426 ab.,
- Matera: 59623 ab.,
- Pisticci (Mt): 17834 ab.,
- Melfi (Pz): 17201 ab.,
- Policoro (Mt): 15635 ab.,
- Lavello (Pz): 13648 ab.,
- Lauria (Pz): 13599 ab.,
- Rionero in Vulture (Pz): 13429 ab.,
- Bernalda (Mt): 12160 ab.,
- Venosa (Pz): 12095 ab.,
- Avigliano(Pz): 12079 ab.,
- Montescaglioso (Mt): 10062 ab.,
[modifica] Comunità Montane
ALTO BRADANO E DEL VULTURE
Sede: Acerenza N° comuni: 21 Pop. 105497
Comuni: Atella Banzi Barile Genzano di Lucania Ginestra Lavello Maschito Melfi Montemilone Oppido Lucano Palazzo San Gervasio Rapolla Rapone Rionero in Vulture Ripacandida Ruvo del Monte San Chirico Nuovo San Fele Tolve Venosa
ALTO BASENTO
Sede: Potenza N° comuni: 11 Pop. 101332
Albano di Lucania Avigliano Brindisi di Montagna Cancellara Castelmezzano Filiano Pignola Pietragalla Pietrapertosa Vaglio Basilicata
MEDIO BASENTO
Sede: Tricarico N° comuni: 4 Pop. 8716
Calciano Garaguso Oliveto Lucano
COLLINA MATERANA
Sede: Stigliano N° comuni: 7 Pop. 13217
Accettura Aliano Gorgoglione Cirigliano Craco San Mauro Forte
BASSO SINNI
Sede: Tursi N° comuni: 6 Pop. 19804
Colobraro Nova Siri Rotondella San Giorgio Lucano Valsinni
MEDIO AGRI-SAURO
Sede: Sant'Arcangelo N° comuni: 5 Pop. 10619
Armento Gallicchio Missanello Roccanova
ALTO SINNI
Sede: Senise N° comuni: 10 Pop. 23168
Calvera Carbone Castronuovo di Sant'Andrea Chiaromonte Fardella Francavilla in Sinni San Severino Lucano Teana Viggianello
CAMASTRA ALTO SAURO
Sede: Corleto Perticara N° comuni: 6 Pop. 11615
Abriola Anzi Calvello Guardia Perticara Laurenzana
ALTO AGRI
Sede: Villa d'Agri (Marsicovetere) N° comuni: 12 Pop. 33403
Grumento Nova Marsico Nuovo Marsicovetere Moliterno Montemurro Paterno San Chirico Raparo San Martino d'Agri Sarconi Spinoso Tramutola Viggiano
VAL SARMENTO
Sede: Noepoli N° comuni: 5 Pop. 4875
Cersosimo San Costantino Albanese San Paolo Albanese Terranova di Pollino
LAGONEGRESE
Sede: Lauria N° comuni: 12 Pop. 47270
Castelluccio Superiore Castelluccio Inferiore Castelsaraceno Episcopia Lagonegro Latronico Maratea Nemoli Rivello Rotonda Trecchina
DEL MELANDRO
Sede: Savoia di Lucania N° comuni: 8 Pop.26025
Brienza Picerno Sant'Angelo Le Fratte Satriano di Lucania Sasso di Castalda Tito Vietri di Potenza
MARMO PLATANO
Sede: Muro Lucano N° comuni: 7 Pop. 23161
Balvano Baragiano Bella Castelgrande Pescopagano Ruoti
[modifica] Parchi nazionali, aree regionali protette e siti di interesse comunitario
- Parco di Gallipoli Cognato e delle Piccole Dolomiti Lucane
- Parco nazionale del Pollino
- Riserva Difesa S.Biagio Montescaglioso
- Parco nazionale della val d' Agri e lagonegrese
- Parco archeologico storico naturale delle Chiese rupestri del Materano
- Riserva Statale Rubbio
- Riserva Regionale Lago Laudemio (Remmo)
- Riserva Regionale Abetina di Laurenzana
- Riserva Regionale Lago Pantano di Pignola
- Riserva naturale orientata Bosco Pantano di Policoro
- Riserva Statale Metaponto
- Riserva Statale Marinella Stornara
- Riserva naturale orientata San Giuliano
- Riserva Statale Coste Castello
- Riserva Statale Agromonte Spacciaboschi
- Riserva Statale I Pisconi
- Riserva Regionale Lago Piccolo di Monticchio e Patrimonio Forestale Regionale
- Riserva Statale Grotticelle
Sono inoltre presenti nella regione "siti di rilevante importanza in ambito CEE riferiti alla regione biogeografica mediterranea" o "siti di interesse comunitario" (SIC) [2].
- Bosco Cupolicchio (Tricarico)
- Bosco di Montepiano (Accettura, Cirigliano e, in provincia di Potenza, Pietrapertosa)
- Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica Foce Sinni (Policoro)
- Costa Ionica Foce Agri (Policoro, Scanzano Jonico)
- Costa Ionica Foce Basento (Bernalda, Pisticci)
- Costa Ionica Foce Bradano (Bernalda)
- Costa Ionica Foce Cavone (Pisticci, Scanzano Jonico)
- Foresta Gallipoli - Cognato (Accettura, Calciano, Oliveto Lucano)
- Gravine di Matera (Matera, Montescaglioso)
- Lago di San Giuliano e Timmari (Matera)
- Valle Basento - Ferrandina Scalo
- Valle Basento Grassano Scalo - Grottole
- Abetina di Laurenzana
- Abetina di Ruoti
- Acquafredda di Maratea
- Bosco della Farneta (Noepoli)
- Bosco Magnano (San Severino Lucano)
- Bosco Mangarrone (Rivello)
- Bosco di Rifreddo (Pignola)
- Bosco Vaccarizzo (Carbone)
- Dolomiti di Pietrapertosa (Pietrapertosa, Castelmezzano)
- Faggeta di Moliterno
- Faggeta di Monte Pierfaone (Abriola)
- La Falconara (Terranova di Pollino)
- Grotticelle di Monticchio (Atella)
- Isola di San Ianni e costa prospiciente (Maratea)
- Lago Duglia, Casino Toscano e piana di S.Francesco (Terranova di Pollino)
- Lago La Rotonda (Lauria)
- Lago Pantano di Pignola
- Lago Pertusillo (Grumento Nova, Spinoso)
- Madonna del Pollino, località Vacuarro (Viggianello)
- Marina di Castrocucco (Maratea)
- Monte Alpi e Malboschetto di Latronico (Castelsaraceno, Latronico e Lauria)
- Monte Caldarosa (Viggiano)
- Monte La Spina e Monte Zaccana (Lauria)
- Monte della Madonna di Viggiano
- Monte Paratiello (Muro Lucano)
- Monte Raparo (San Chirico Raparo)
- Monte Sirino (Lagonegro)
- Monte Volturino (Marsico Nuovo, Marsicovetere)
- Monte Vulture (Atella, Melfi, Rionero in Vulture)
- Monti Foi (Picerno, Potenza)
- Murgia San Lorenzo (Missanello, Roccanova, San Martino d'Agri e, in provincia di Matera, Aliano)
- Serra di Calvello
- Serra di Crispo, Grande Porta del Pollino e Pietra Castello (Terranova di Pollino)
- Timpa delle Murge (Terranova di Pollino)
- Valle del Noce (Trecchina)
[modifica] Cucina e gastronomia
La regione è caratterizzata da tanti piccoli paesi, borghi e centri rurali spesso separati da barriere geografiche, determinando la necessità di cucinare e mangiare quello che si produceva sul posto, secondo le tecniche messe a punto in loco. E ancora oggi, le ricette più comuni, passando da una zona all'altra, da un paese all'altro assumono connotazioni differenti, e vengono realizzate con materie prime differenti.
Le ricette che fanno largo uso di carni bianche, carni di agnello, uova, spezie locali come il peperoncino piccante e tutta una serie di verdure coltivate o, molto spesso, spontanee. I primi piatti comprendono tutte le varietà di pastasciutta accompagnata dal ragù. Per i secondi sono spesso utilizzate carni ovine.
Tra le specialità locali ci sono gli "gnumiriddi", involtini di interiora di animale e la famosa luganega, un tipo di salsiccia il cui nome verrebbe proprio dalla parola Lucania.
Uno degli ingredienti tipici della cucina lucana, specialmente in Val d'Agri è il rafano. Viene grattugiato sulla pasta fatta in casa o impiegato come ingrediente della "rafanata", una frittata preparata con questo tipo di radice.
Un'altra specialità caratteristica della Regione sono i peperoni (chiamati in dialetto, a seconda delle zone, pupacc', p'pruss o puparul') "cruschi", cioè croccanti. Sono peperoni rossi essicati che vengono scottati nell'olio d'oliva, spesso accompagnati dal baccalà o utilizzati come condimento nella pasta.
[modifica] Prodotti alimentari tipici
Tra i formaggi, ottenuti attraverso la trasformazione del latte locale secondo tecniche tradizionali, spiccano il pecorino di Filiano e di Moliterno, il caciocavallo Podolico e una notevole e variegata produzione casearia
Le aree dell'alta montagna, consentono di produrre e stagionare sia i salumi più tipici della tradizione meridionale che il miele.
Tra i vini il più famoso e apprezzato è l'Aglianico del Vulture, un vino DOC presente in Basilicata fin dall'VIII secolo a.C.. Nella stessa zona di produzione di questo vino, nel nord della regione sgorgano acque minerali effervescenti naturali. Nella zona della val d'Agri è presente la seconda produzione vinicola DOC Terre dell'Alta Val d'Agri". Altra area di produzione vinicola è quella circostante Matera per la quale è in corso la procedura per l'ottenimento della DOC.
Si producono anche oli di oliva extravergini di qualità superiore tra i quali quello ottenuto dall'oliva majatica di Ferrandina
Grande pregio hanno le produzioni orticole fra cui il fagiolo di Sarconi e il peperone di Senise IGP. Fragole, uva da tavola, pesche e albicocche vengono coltivate nelle pianure costiere, le pomacee nelle valli che degradano al mare. I frutti di bosco e le castagne caratterizzano le aree interne che ascendono ai monti. La tradizione artigianale delle genti contadine ha tramandato tecniche di trasformazione e conservazione degli ortofrutticoli sott’olio extravergine di oliva.
La lavorazione artigianale della pasta produce forme originali dal grano duro locale. Tra i prodotti da forno risalta il pane tipico di Matera.
[modifica] Patrimoni dell'umanità UNESCO
[modifica] Siti archeologici
- Area archeologica di Grumentum
- Area archeologica di Heraclea
- Area Archeologica dell'Incoronata
- Area archeologica di Metaponto
- Area Archeologica di Notarchirico
[modifica] Musei
[modifica] Musei archeologici
- Museo Archeologico Nazionale della Basilicata "Dinu Adamesteanu" a Potenza
- Museo archeologico nazionale "Domenico Ridola" di Matera
- Museo archeologico nazionale del Melfese di Melfi (PZ)
- Museo archeologico nazionale di Metaponto (MT)
- Museo archeologico nazionale di Muro Lucano (PZ)
- Museo archeologico provinciale di Potenza
- Museo nazionale dell'Alta Val d'Agri presso Grumento Nova (PZ)
- Museo nazionale della Siritide, presso Policoro (MT)
- Museo nazionale di Venosa (PZ)
[modifica] Altri musei
- Museo della civiltà contadina di Aliano (MT)
- Museo nazionale d'arte medievale e moderna della Basilicata a Matera
- MUSMA Museo della scultura contemporanea di Matera
- Pinacoteca D'Errico a Matera
- Pinacoteca Provinciale di Potenza
[modifica] Amministrazioni
[modifica] Galleria immagini
[modifica] Sport
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Per approfondire, vedi la voce Sport in Basilicata. |
[modifica] Principali impianti sportivi
- Stadio comunale "Arturo Valerio" di Melfi
- Stadio Alfredo Viviani di Potenza
- Stadio "XXI Settembre" di Matera
- Stadio "Pasquale Corona" di Rionero
[modifica] Principali società professionistiche sportive
Calcio:
- A.S. Melfi milita in Serie C2
- Associazione Sportiva Calcio Potenza milita in Serie C2
Rugby:
- CUS Rugby Potenza
[modifica] Voci correlate
[modifica] Note
- ↑ Le statistiche sono quelle ufficiali estrapolate dal sito [1] aggiornate al marzo 2006. Per gli aggiornamenti verificare che si tratti di dati ufficiali successivi a marzo 2006.
- ↑ . Le località, definite siti di interesse comunitario (SIC), sono state proposte sulla base del Decreto 25/3/2005, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 157 dell'8 luglio 2005 e predisposto dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ai sensi della direttiva CEE 92/43/CEE
[modifica] Collegamenti esterni
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Basilicata su DMoz (Segnala su DMoz un link pertinente all'argomento Basilicata) |
- Regione Basilicata
- La Basilicata turistica
- Siti e musei archeologici della Basilicata Atlante archeologico della Direzione generale per i beni archeologici del Ministero per i beni culturali e ambientali.
- Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Basilicata del Ministero per i beni culturali e ambientali
- Soprintendenza per i beni archeologici della Basilicata
- Lucania Archeologica, directory on line sulle testimonianze archeologiche della Basilicata
- Eventi e Manifestazioni in Basilicata
- VirusMedia Quotidiano telematico lucano di informazione indipendente
- http://www.basilicata.ch/ Sito della Basilicata in Svizzera (Tedesco)
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