Gea
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Gea o Gaia (in greco Γῆ oppure Γαῖα) nella mitologia greca è la divinità femminile che impersonifica la Terra.
[modifica] Gea nella mitologia greca
La Teogonia di Esiodo[1] racconta come, dopo il Caos, sorse l’immortale Gaia degli ampi seni, progenitrice degli dei dell’Olimpo. Da sola e senza congiungersi con nessuno ella generò Urano (il cielo stellato), Ponto (le sterili profondità del mare) e le colline. In seguito, racconta sempre Esiodo, si unì ad Urano dando alla luce Oceano, Ceo, Crio e i Titani Iperione, Giapeto, Teia, Rea, Temi, Mnemosine, Febe e Teti. Dopo di loro nacque Crono, il più giovane furbo e terribile dei suoi figli, che prese ad odiare il suo potente padre.
Esiodo parla anche della successiva progenie di Gaia ed Urano, dapprima i Ciclopi, giganti con un solo occhio Bronte, Sterope ed Arge. Poi i tre terribili Ecatonchiri dalle cento braccia Cotto, Briareo e Gige, ognuno dotato anche di cinquanta teste.
Urano rinchiuse i Ciclopi e gli Ecatonchiri nel Tartaro, in modo che non potessero vedere la luce, rallegrandosi di quest’azione malvagia. Questo fatto fece soffrire Gaia (il Tartaro si trovava infatti nelle sue viscere) che così creò un tipo di pietra focaia grigia (Adamantina) e con questa modellò una grande falce con cui radunò Crono e i suoi fratelli chiedendo loro di obbedirle ed aiutarla. Soltanto Crono, il più giovane, ebbe il coraggio di prendere la falce di pietra che lei aveva fatto e servirsene per evirare il padre quando si avvicinò a Gaia per accoppiarsi con lei. Dalle gocce di sangue mischiato a sperma che la colpirono Gaia generò le forti Erinni, i Giganti e le Ninfe del frassino dette Melie. Dai testicoli recisi di Urano, che erano caduti in mare, sorse Afrodite. Urano venne quindi deposto da suo figlio Crono e, nel frattempo, i Titani liberarono i Ciclopi dal Tartaro: Crono divenne il loro re ed iniziò quella che fu chiamata l’età dell’oro.
Dopo che Urano venne castrato, Gaia ebbe anche altri figli: Echidna e Tifone dal Tartaro, mentre con Ponto generò le divinità marine Nereo, Tauma, Forcide, Ceto ed Euribia.
[modifica] Altre leggende riguardanti Gea
Zeus celò Elara, una delle sue amanti, dalla vista di Hera nascondendola sotto terra. Talvolta viene quindi riportato che il gigante Tizio, il figlio che ebbe da Elara, sia stato in realtà figlio di Elara e di Gea.
Gea concesse l’immortalità ad Aristeo.
Alcuni studiosi credono che Gea fosse la divinità che originariamente si occupava parlava per bocca dell’Oracolo di Delfi. Ella passò i suoi poteri, a seconda delle versioni, a Poseidone, Apollo o Temi. Apollo è il dio a cui più di ogni altro è collegato l’Oracolo di Delfi, esistente da lungo tempo già all’epoca di Omero, perché in quel luogo aveva ucciso il figlio di Gea Pitone, impossessandosi dei suoi poteri ctonici. Hera punì Apollo per questo gesto inviandolo a servire per nove anni come pastore presso il re Admeto.
Nell’antica Grecia i giuramenti fatti in nome di Gea erano considerati quelli maggiormente vincolanti.
Nell’arte classica Gea poteva essere rappresentata in due modi diversi :
- Nelle decorazioni vasali ateniesi veniva ritratta come una donna dall’aspetto matronale che emergeva dalla terra soltanto per metà, spesso mentre porgeva ad Atena il piccolo Erittonio (futuro re di Atene) perché lo allevasse.
- Nei mosaici di epoca successiva appare come una donna che si sta stendendo a terra, circondata da un gruppo di Carpi, divinità infantili che simboleggiano i frutti della terra.