Moschetto
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
Il moschetto è un'arma da fuoco, evolutasi dall'archibugio, che dominò i campi di battaglia fino alla seconda metà dell'Ottocento, quando venne sostituito dapprima dai fucili a percussione (che per primi impiegarono la canna rigata), e in seguito dai fucili a retrocarica, come il Chassepot francese e il Dreyse austriaco.
Il vocabolo moschetto è stato, peraltro, utilizzato in Italia in tempi assai recenti, e sotto questo profilo si rinvia all'apposita sezione.
Sia l'archibugio sia il moschetto inizialmente adottarono un medesimo meccanismo di sparo, con la differenza che, mentre l'archibugio veniva mantenuto in posizione appoggiandolo al petto durante l'azione di fuoco, il moschetto vide l'introduzione del calcio, il quale permetteva di appoggiare l'arma alla spalla e di ottenere più precisione. Per quanto riguarda il sistema di fuoco in principio si utilizzò il meccanismo a miccia, seguito da quello a ruota e infine -decisamente più moderno - quello a pietra focaia.
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[modifica] Etimologia
Il nome trae origine da mosca, ed inizialmente designava un tipo di sparviero, poi il dardo scoccato dalla balestra, da ultimo il proiettile (e per metonimia l'arma da fuoco) propulso da un'arma da fuoco lunga. È associato ovviamente all'idea del volo come metafora della velocità.
[modifica] I meccanismi di sparo in dettaglio
- Meccanismo a miccia: sul lato destro del fucile si trovava la piastra di sparo dove alloggiava il meccanismo: esso era formato da uno scodellino (una sorta di piccolo imbuto metallico comunicante con la culatta della canna), e una serpentina (una sorta di uncino metallico che sosteneva la miccia a lenta combustione) chiamata così per via della forma a serpente (non di rado la serpentina era decorata per ricordare la testa di un serpente o di un drago).
- Ecco come avveniva lo sparo: il moschettiere infilava la polvere grossa e la palla di piombo nella canna (anteriormente) pigiando tutto sul fondo con un calcatoio (un'asta di legno, versione rimpicciolita di quella da cannone); dopodiché poneva della polvere fina nello scodellino,al momento dello sparo, tirando il grilletto, la serpentina scattava verso lo scodellino mettendo a contatto la miccia accesa con la polvere fina: questa si incendiava e trasmetteva il fuoco alla polvere grossa nella culatta;a sua volta questa polvere esplodendo proiettava la palla lungo la canna e fuori da fucile. Va detto che questi moschetti erano molto imprecisi e raramente colpivano il bersaglio a distanze superiori ai 50 metri; comunque il forte rumore e il fumo avevano un effetto demoralizzante sui soldati avversari. Queste truppe venivano solitamente utilizzate secondo la formazione chiamata tercio (tercios al plurale) di origine spagnola: i moschettieri erano posti a quadrato con al centro un'unità di picchieri: questo permetteva di portarsi a una distanza di tiro utile, poiché nel caso in cui i moschettieri fossero caricati dalla cavalleria essi si rifugiavano all'interno della formazione di picchieri, che erano in grado di respingere i cavalieri sia in virtù della lunga asta in loro possesso, sia grazie allo specifico addestramento.
- Meccanismo a ruota: simile ad un moderno accendino, il meccanismo a ruota era formato da una grossa molla che, caricata con un'apposita chiave, al momento dello sparo metteva in movimento una ruota dentellata che sfregando contro un pezzo di pirite generava scintille accendendo la polvere grossa nella culatta dell'arma. Questo meccanismo venne usato sulle prime pistole e solo successivamente adottato dai moschetti; era comunque delicato e molto costoso e quindi inadatto per impieghi militari: fu utilizzato sulle carabine dai reparti a cavallo, che, proprio per le loro caratteristiche operative, trovavano poco pratica la miccia come comando di tiro.
- Meccanismo a pietra focaia: questo congegno fu adottato verso la fine del XVII secolo, e dismesso nel 1830 circa, in quanto reso ormai obsoleto dal più moderno fucile a percussione. Sul lato destro dell'arma si trovava la piastra di scatto alla quale erano fissati il cane, tra le cui morse era trattenuta la pietra focaia, e lo scodellino, contenente la polvere fina.
- Ecco come avveniva lo sparo: il moschettiere estraeva dalla cartucciera la cartuccia di carta, contenente una dose di polvere e la palla di piombo calibro .70, ne strappava la sommità con i denti e infilava tutto nella canna dell'arma; dopodiché sfilava il calcatoio dall'alloggiamento sotto la canna e lo pigiava a fondo nella canna; metteva la polvere fina, solitamente contenuta in una fiaschetta rigida, nello scodellino, ne chiudeva la martellina (o chiusino, fungeva anche da coperchio dello scodellino) e armava il cane: tirando il grilletto il cane sfregava contro la martellina generando scintille: queste infiammavano la polvere fina dello scodellino che diffondeva il fuoco nella culatta causando l'esplosione della polvere grossa. I moschettieri più addestrati potevano sparare 3 o 4 colpi al minuto; solitamente si sparavano 2 colpi per poi procedere all'attacco con la baionetta: l'introduzione della baionetta su questi fucili rese inutile la picca poiché anche il moschettiere poteva combattere corpo a corpo (utilizzando l'arma da fucoco anche come asta o picca).
- Moschetto a percussione: non è totalmente corretto parlare di moschetto a percussione, poiché l'introduzione delle capsule a percussione è contemporanea a quella dell'adozione delle pallottole miniè, di forma più ogivale, e della canna rigata che classificano l'arma come un moderno fucile ad avancarica. Intorno al 1849 si scoprì che alcuni composti chimici, come il fulminato di mercurio, esplodono se colpiti violentemente: la differenza nella meccanica di sparo consiste nell'utilizzo di pastiglie al fulminato di mercurio che vanno a sostituire la pietra focaia e la polvere fina, con un netto risparmio nel tempo di caricamento.
[modifica] Tempi moderni
Come anticipato in proemio, in Italia si continuò ad utilizzare il vocabolo moschetto per designare (quanto meno) due armi moderne, che sono tuttora presenti alla memoria di molti nostri concittadini:
- Il moschetto 91/38 (per curiosità, si osservi che quest'arma è stata mantenuta - almeno fino agli anni '80 - dalla Polizia di Stato per il lancio di lacrimogeni, laddove i Carabinieri, per il medesimo uso, si avvalevano del FAL BM 59, il fucile automatico leggero simile all'americano M14);
- Il M.A.B. - Moschetto Automatico Beretta, predecessore del mitra Beretta M12.
[modifica] Voci correlate
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