Antonio Sacchini

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Antonio Sacchini

Antonio Maria Gaspare Sacchini (Firenze, 14 giugno 1730 - Parigi, 6 ottobre 1786) è stato un noto compositore italiano appartenente alla scuola musicale napoletana ma particolarmente attivo a Parigi.

[modifica] Biografia

Figlio di poveri pescatori, era stato destinato alla professione dei suoi genitori. Trasferitosi ancora in giovanissima età a Pozzuoli, presso Napoli, gli capitò di essere ascoltato dal già noto Francesco Durante mentre cantava alcune arie popolari. Durante fu talmente soddisfatto della giustezza dell'intonazione e della viva intelligenza del ragazzo che chiese alla sua famiglia di poterlo fare accedere al conservatorio di Sant'Onofrio.

Dopo avervi studiato i principi della musica, Sacchini apprese a suonare il violino sotto la direzione di un maestro chiamato Nicolus Forenza e acquisì, su questo strumento un certo grado di abilità.
Nello stesso periodo, Gennaro Manna gli diede lezioni di canto. Divenuto allievo di Durante, studiò sotto di lui, l'armonia e il contrappunto. I suoi condiscepoli erano Piccinni e Guglielmi, entrambi della sua stessa età. Il maestro diceva talvolta agli altri suoi allievi: "Voi avete un rivale difficile da vincere, se non fate molti sforzi, almeno per eguagliarlo, resterà solo e sarà l'uomo del secolo"

Questo rivale, questo uomo del secolo, secondo Durante era Sacchini.

Al momento della morte del suo maestro (1755), aveva venticinque anni, l'anno successivo compose un intermezzo in due parti intitolato Fra' Donato che fu eseguito con molto successo tra gli allievi della scuola.
Uscito dal conservatorio, si dedicò all'insegnamento del canto, scrivendo di quando in quando, qualche piccola opera in dialetto napoletano per teatri di secondo e terz'ordine, ma che ebbero il vantaggio di farlo conoscere.

Nel 1762 ricevette un ingaggio per comporre un'opera seria da rappresentare al teatro Argentina di Roma.
La buona accoglienza che ricevette allora in questa città, lo fece decidere ad eleggerla a sua dimora. Vi restò sette anni durante i quali viaggiò in diverse città d'Italia per comporvi opere serie e buffe. Il grande successo del suo Alessandro nell'Indie rappresentato a Venezia nel 1768, gli procurò il posto di direttore del conservatorio dell'ospedaletto nella stessa città. Ne prese immediatamente possesso e durante i pochi anni che l'occupò, formò degli eccellenti allievi per il canto, in particolare la Ferrarese che passa per essee stata sua amante. Scrisse per molti conventi e chiese, delle messe, dei vespri e dei mottetti in cui si faceva notare uno stile elegante, grazioso, facile, e delle melodie piene di un'espressione dolce e tenera. Burney lo conobbe a Venezia nel 1770:godeva allora di una grande reputazione ed aveva appena composto Scipione in Cartagine il cui successo era stato completo. Le sue composizioni ammontavano già allora a quaranta opere serie e dieci buffe sebbene non avesse che trentasei anni.

Verso la fine del 1771 Sacchini fece, in Germania, un viaggio di qualche mese e compose per i teatri di Monaco e Stoccarda, due opere poco conosciute, arrivato a Londra nell'aprile del 1772, vi fece rappresentare dapprima qualcuna delle sue antiche opere, poi diede, al teatro reale, Il Cid (gennaio 1773), Tamerlano un mese dopo, Lucio Vero (dicembre 1773) e nell'anni 1774 Nitetti e Perseo. Rauzzini allora primo castrato al teatro italiano di Londra, era stato legato a Sacchini da viva amicizia e gli fu in un primo momento utile, impegnandosi a sostenere i ruoli che il compositore gli affidava, ma più tardi i loro rapporti si guastarono e l'inimicizia del cantante addolorò Sacchini, perché Rauzzini si spacciò per l'autore di alcune delle più belle arie delle sue opere, e questa calunnia, la cui evidenza era palpabile, trovò larga eco nella società. Il gusto appassionato di Sacchini per le donne, il suo lusso, le sue spese troppo sproporzionate ai suoi guadagni, gli avevano procurato molti nemici e diminuito lo zelo dei protettori. La sua salute si era alterata, il suo lavoro non ferveva come prima, a causa delle preoccupazioni per il cattivo stato delle sue finanze. Infine, le cose vennero al punto da costringerlo ad abbandonare l'Inghilterra, per sottrarsi ai suoi numerosi creditori e a ritornare a Parigi, nel 1782 su invito di Framery, che aveva fatto conoscere la sua musica in questa città, traducendo dall'italiano la sua Isola d'amore in La colonie.

L'arrivo di Sacchini destò poca sensazione a Parigi, poiché si era ancora occupati con le contese tra gluckisti e piccinnisti ; il soggiorno di Giuseppe II in quella città fu una felice circostanza per Sacchini, perché questo principe, che non amava che la musica italiana, particolarmente quella di Sacchini, lo raccomandò a sua sorella (Maria Antonietta regina di Francia), la cui protezione spazzò via tutti gli ostacoli che si opponevano alla rappresentazione delle sue opere. Framery l'aveva aiutato nell'arrangiamento del suo Rinaldo per la il pubblico francese. Nuove scene vi erano state aggiunte, e diverse arie rigettate. L'opera comparve a teatro il venticinque febbraio 1783 e non ottenne che un mediocre successo. Un altro saggio dello stesso genere fu tentato nella traduzione e arrangiamento dell'opera seria Il gran Cid sotto il titolo di Chimène e non fu più fortunato, sebbene le due opere avessero una grande bellezza. Dardanus, scritto da Sacchini sul poema dell'antica opera francese, ridotto in tre atti, non ottenne più di una fredda accoglienza nel 1784. Sacchini aveva terminato la sua bella partitura di Oedipe à Colone all'inizio del 1785, questo lavoro era destinato all'Opérà, ma il compositore non ebbe la soddisfazione di vederne la rappresentazione. Il suo allievo Berton, autore della bella musica di Montano et Stephanie e di molte altre opere, ci narra le circostanze che ne ritardarono l'apparizione sulla scena francese:

"La regina Maria Antonietta che amava e coltivava le arti, aveva promesso a Sacchini che Oedipe sarebbe stata la prima opera che avrebbe rappresentato al teatro di corte. Sacchini ci aveva messo a parte di questa lieta novella e non perdeva occasione per incontrare a passeggio sua maestà, la quale, come era sua abitudine, uscendo dall'ufficio divino, lo invitava a passare nel salone della musica. Là ella prendeva piacere ad ascoltare alcuni dei più bei brani di Arvire et Eveline (opera di Guillard alla quale Sacchini lavorava allora).
Avendo notato che, per più domeniche di seguito, la regina sembrava evitare i suoi sguardi, Sacchini, tormentato, inquieto, si mise un giorno così palesemente sulla sua strada che ella non poté fingere di non vederlo. Lo ricevette nel salone di musica e gli disse con una voce emozionata: «mio caro Sacchini, dicono ch'io accordi troppi favori agli stranieri. Mi è stato vivamente richiesto di far rappresentare, al posto del vostro Oedipe la Phedre di M. Lemoine, cosa che io non ho potuto rifiutare, vedete bene qual è la mia posizione, perdonatemi.»
Sacchini, sforzandosi di contenere il suo dolore, fece un saluto rispettoso e ripartì alla volta di Parigi. Si fece portare da mia madre, entrò tutto mesto e si gettò sul divano. Non potemmo ottenere da lui che poche frasi smozzicate. «Mia buona amica, figli miei, io sono un uomo perduto, laregina non m'ama più, la regina non m'ama più!».
Tutti i nostri sforzi per calmare il suo dolore furono vani, non volle mettersi a tavola, di lì a poco si ammalò e tre mesi dopo aveva cessato di vivere".

(Gazzetta Musicale di Parigi, anno 1833, numero 12)

Sacchini morì il 6 ottobre 1786 all'età di cinquantasei anni. Lasciò incompiuta la partitura di Arvire et Eveline che fu completata da Jean-Baptiste Rey, direttore dell'Opéra. Appena Sacchini chiuse gli occhi, gli stessi che l'avevano perseguitato nella vita, si riunirono per rendergli omaggio. Tutti gli artisti assisterono alle sue esequie.

[modifica] Considerazioni sull'artista

Come tutti gli artisti italiani, Sacchini, nella sua giovinezza aveva scritto un gran numero d'opere con la solita negligenza inseparabile da una eccessiva rapidità nel lavoro, ma in mezzo a queste neglicenze, si trovano delle belle e pure cantilene, la cui soavità fu sempre il carattere distintivo del suo talento. Coll'avanzare dell'età, curò di più le sue opere, ma perse forse qualcosa della verve che aveva in gioventù. Non si trovano né nel Dardanus, né nella bella partitura dell' Oedipe à Colone la calda ispirazione di alcuni brani dell' Alessandro nell'Indie o dell' Andromaca, anche nelle opere meno riuscite, Sacchini scriveva con grazia, purezza ed eleganza.

CD : OEDIPE à COLONE. Manon Feubel, Soprano, Fabrice Mantegna, Tenor, Daniel Galvez-Vallejo, Tenor, Sviatoslav Smirnof, Baritono. Coro/orchestra "La Camerata de Bourgogne". Direttore : Jean-Paul Penin. 2CD 2005 DYNAMIC, 494/1-2. Reg. Jun. 2004.