Bosco d'Aci
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Il Bosco d'Aci, citato anche come Bosco di Jaci e dai latini Lucus Jovis, fu un imponente bosco di querce, di castagni, di molte altre piante che si estendeva nel versante orientale dell'Etna, nella attuale provincia di Catania.
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[modifica] La leggenda
Il bosco che era vasto e poco conosciuto nei tempi antichi ha sempre dato luogo a leggende e dicerie popolari, ma anche ispirato poeti classici. Fra questi Claudiano nella "Gigantomachia" narrava dei Giganti caduti nel Lucus Jovis (la denominazione latina del bosco) dopo aver tentato la scalata all'Olimpo per punizione di Zeus e degli Dei . Claudiano scrisse che le pelli e le teste dei Giganti rimasero infisse ai tronchi degli alberi, in espressioni terrificanti tanto che persino il ciclope Polifemo se ne teneva lontano.[1]
[modifica] Dati storici
Le origini del bosco sono probabilmente remotissime ed hanno anticipato la fondazione dei vari borghi. Il fitto bosco era attraversato dalla strada consolare Valeria (la direttrice Messina - Siracusa) e quindi un luogo dove poter sia vendere ed ottenere redditi ma anche una occasione per briganti senza scrupoli per poter razziare facilmente i malcapitati viaggiatori.
Il Bosco di Aci, investito dalle colate laviche del 394 a.C. e del 1329, iniziò ad essere citato nelle cronache dai primi del XIV secolo quando questo era esteso per circa 30 Km quadrati e lambiva la attuale piazza Duomo ad Acireale. Dal XVI secolo venne costituita la Segrezia di Aci (una sorta di distretto amministrativo) e per il bosco, concesso in enfiteusi o dietro gabella ai cittadini, iniziò lo sfruttamento economico. La selva costituì una importante fonte di reddito per la popolazione, anche se rimase un luogo dove imperversavano briganti e malaffare. I briganti, nelle dicerie popolari sfruttavano sia la trama fitta del bosco che un complesso sistema di grotte, così riuscivano a soprendere i viaggiatori ed dopo la rapina potevano disporre di una rapida via di fuga. Di queste leggendarie grotte ne esistono alcune ben conservate nella zona di S.M.Ammalati (Acireale). Fra gli sfortunati viandanti si tramanda la storia del nobile magistrato catanese Cosima Nepita assassinato nel XVI secolo. Il magistrato venne ricordato nel toponimo del luogo che da allora divenne Passo di Nepita (oggi sempre in territorio di Acireale).
Nel 1675, durante la guerra franco-spagnola, il bosco fu teatro della strenua opposizione degli acesi che riuscirono a respingere i francesi nei pressi di S.Leonardello (Giarre), dopo aver fortificato un costone nei pressi di Fleri.
Il disboscamento iniziò nel XVIII secolo quando il vescovo di Catania, allora conte di Mascali, concesse in enfiteusi diversi boschi del mascalese a degli imprenditori acesi che li trasfomarono in produttivi vigneti. Gli effetti di questa trasformazione lì subì anche l'idrografia del bosco, il lago della Gurna (Mascali) si ridusse mentre si ingrandirono i pantani dell’Auzzanetto (Riposto) e costituirono un pericoloso focolaio di malaria[2].
All’inizio del XIX secolo il bosco non costituiva più un’entità unica, ma era costituito a chiazze. La continua ricerca di aree sia da urbanizzare che da destinare alla agricoltura aveva smembrato il bosco in diverse parti. Sino ad oggi il bosco è comunque da considerarsi come una rarità sia per la fascia pedemontana etna (che oramai è fortemente antropizzata) che per alcune specie in esso presenti. Attualmente il bosco si può ancora osservare nelle zone di Fleri-Pisano (Zafferana), S.M.Ammalati-S.G.Bosco-Linera (confine di Acireale con Santa Venerina) e S.M.La Stella-Lavinaio-Monterosso (Aci Sant'Antonio). Nei pressi di Fleri e poi possibile osservare parte della fortificazione eretta intorno al 1675 per contrastare i francesi.
[modifica] Curiosità
La selva in molte parti era assolutamente vergine ed alcuni toponimi come la zona detta "la scura" (la buia) nei pressi di San Giovanni Bosco (Acireale) derivano direttamente dalla fitta trama degli alberi. La stessa denominazione di San Giovanni Bosco non si riferisce al noto don Bosco di Torino come viene erroneamente riportato spesso, ma alla originaria collocazione nel bosco d'Aci (il santo patrono del borgo è infatti San Giovanni Battista).
Il toponimo della frazione acese di Guardia, nacque invece da una postazione militare sorta nel secolo XVII per cercare di porre freno al brigantaggio (denominata originariamente Monte La Guardia).
La frazione di Mangano ha invece dato luogo ad uno dei cognomi più diffusi dell'Italia meridionale e l'origine è data probabilmente dal "mangano" una macchina tessile.
Nel lessico comune il toponimo della frazione S.M.Ammalati (Acireale) deriverebbe da un lazzaretto, tuttavia l'evenienza non ha riscontri storici. Nella stessa frazione la contrada del Castelluccio rimanda ad una postazione militare del 1500 circa.
Altre volte fu la vegetazione a dare il nome ai borghi: una macchia di carrubi fornì il nome a Carruba (Riposto) ed una piantagione di lino al paese di Linera (Santa Venerina).
[modifica] Area geografica
Il Bosco d'Aci era esteso dal comprensorio che andava delle città di Acireale, Acicatena, Aci Bonaccorsi, Viagrande e Aci Sant'Antonio a Mascali, Giarre e Riposto e nell'entroterra sino a Monterosso (Aci Sant'Antonio) e Fleri (Zafferana Etnea).
[modifica] Vegetazione
Nella parte restante si trova la quercia caducifoglie, il cerro, il castagno oltre alla tipica vegetazione mediterranea formata soprattutto da alloro,pistacchio, bagolaro, leccio, olivastro, lentischi, euforbia, rosa selvatica e ginestra.
[modifica] Progetti di Tutela
I lembi relitti del bosco (di cui i più importanti sono oggi il Bosco dello Scacchieri, il bosco di Linera, il bosco di S.M.La Stella) hanno avuto un pur tardivo riconoscimento e sono stati inseriti nel Piano territoriale della Provincia di Catania.
[modifica] Correlazioni interne
- Xiphonia
- Santa Maria degli Ammalati (Acireale)
- Storia di Acireale
- Segrezia di Sicilia
- Riserva Naturale Orientata La Timpa
- Castagno dei Cento Cavalli
[modifica] Correlazioni esterne
[modifica] Note
- ↑ http://www.provincia.catania.it/Il_Territorio/Territorio_ed_Ambiente/Pianificazione_Territoriale/pdf/9_7.pdf
- ↑ http://www.dipbot.unict.it/kentie/storia_riposto/torre.htm
[modifica] Bibliografia
- Claudiano - De raptu Proserpinae.
- Licciardello S. -Santa Maria degli Ammalati, A&B editrice, Acireale 2000.
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