Festa di Sant'Agata
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![]() «Mentem Sanctam Spontaneam, Honorem Deo et Patriae Liberationem»
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![]() «Mente santa spontanea, onore a Dio e liberazione della patria»
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(Iscrizione impressa sulla tavoletta, stretta dalla mano sinistra di sant'Agata, presente nel busto reliquiario)
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La Festa di Sant'Agata è la più importante festa religiosa della città di Catania e si celebra in onore della santa patrona della città. Si svolge tutti gli anni dal 3 al 5 febbraio e il 17 agosto. La prima data è quella del martirio della santa catanese, mentre la data di agosto ricorda il ritorno a Catania delle sue spoglie, dopo che queste erano state trafugate e portate a Costantinopoli dal generale bizantino Giorgio Maniace quale bottino di guerra e dove rimasero per 86 anni.
Indice |
[modifica] Vita di Sant'Agata
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Per approfondire, vedi la voce Sant'Agata. |
La giovane Agata fu una fanciulla catanese vissuta nel III secolo. Esponente di una famiglia patrizia, sin da giovane consacrò la sua vita alla religione cristiana. Venne notata dal governatore romano Quinziano che decise di volerla per sé. Al rifiuto di Agata, la perseguitò in quanto cristiana e, perdurando il rifiuto della giovane, la fece martirizzare e mettere a morte la notte del 5 febbraio 251. Subito dopo la morte, secondo la tradizione, cominciò ad essere venerata a Catania da gran parte della popolazione anche di religione pagana. Da quì si sviluppò il culto di Agata che si diffuse anche fuori dalla Sicilia e ben presto il Papa la elevò alla gloria degli altari.
[modifica] Le origini della festa
Le origini della venerazione di sant'Agata si pensa siano da far risalire all'anno seguente il martirio della santa vergine e martire catanese, ovvero al 252. Il popolo nutrì subito una grande devozione per la vergine Agata che si era votata al martirio pur di difendere il suo onore e per non abiurare alla sua fede. I catanesi furono orgogliosi di questa giovane che si rivoltò contro il volere del proconsole romano Quinziano. In questo si dovette innestare l'odio per l'oppressore straniero.
Per quanto attiene la festa vera e propria è molto difficile stabilire quale fu l'anno di inizio delle celebrazioni. Secondo alcune testimonianze ancora prima della nascita di Agata veniva celebrata una festa pagana durante la quale un simulacro di una vergine veniva portato in processione per le vie della città.
Un'altra tradizione viene riportata da Apuleio nelle Metamorfosi, secondo la quale la festa della dea Iside nella città greca di Corinto avrebbe molti punti di contatto con la festa catanese. In particolare il popolo vestito di una tunica bianca che partecipava ai festeggiamenti (questo sarebbe l'accostamento al saccu[1] bianco indossato dai devoti in processione).
Sicuramente i primi festeggiamenti a sant'Agata, anche se non programmati, avvennero spontaneamente il 17 agosto 1126 quando le spoglie della santa catanese, trafugate nel 1040, furono riportate in patria da due soldati, Gilberto e Goselino, dalla città di Costantinopoli dove erano state trasportate 86 anni prima.
Esse furono accolte dal vescovo di Catania Maurizio che si recò al Castello di Jaci per accoglierle. Sparsasi la voce, nel corso della notte, i cittadini si riversarono nelle strade della città per ringraziare Dio di aver fatto tornare, dopo 86 anni, le spoglie della amata martire Agata. Ma anche dopo il ritorno delle reliquie non vi furono dei festeggiamenti organizzati, almeno come li intendiamo oggi.
I festeggiamenti erano per lo più di natura liturgica e si svolgevano all'interno della Cattedrale. Ciò sarebbe dimostrato in maniera indiretta da quanto avvenne il 4 febbraio 1169, quando un tremendo terremoto rase al suolo la città di Catania seppellendo sotto le macerie il popolo di fedeli che si trovava all'interno della cattedrale, in preghiera, per la celebrazione del martirio di sant'Agata. In quella occasione, secondo alcune cronache dell'epoca, perirono oltre 80 monaci ed alcune migliaia di fedeli sotto le volte del tempio crollato.
Soltanto nel 1376, anno di costruzione della vara[2] (fercolo), in legno, si presume che siano iniziati i festeggiamenti con la processione per le vie della città. Il fercolo attuale, tutto in argento su di un telaio in legno, venne invece inaugurato nel 1519.
Poco a poco alla festa puramente religiosa si affiancò una festa più popolare, voluta dal Senato della città e anche dal popolo che coglieva l'occasione per avere qualche giorno di sano divertimento. A questo punto, per evitare degenerazioni che potessero creare problemi di ordine pubblico, venne creato un regolamento al quale dovevano attenersi gli organizzatori dei festeggiamenti. Pertanto in abbinamento alla processione della vara per le vie cittadine, si inserirono spettacoli di natura diversa per intrattenere i fedeli che arrivavano da ogni parte della Sicilia.
Dal 1712 la festa assunse un'importanza maggiore venendo strutturata su due giornate di festeggiamenti, il 4 e 5 febbraio; forse anche per il fatto che dopo il terremoto del 1693, che rase al suolo tutta la città, Catania venne ricostruita attuando una pianta ortogonale che rese la viabilità più facile con strade più larghe e ordinate, ma soprattutto la città si era espansa e il giro dei quartieri cittadini non poteva più essere effettuato in un solo giorno. Verosimilmente la festa dovette subire delle interruzioni negli anni successivi a due eventi drammatici che distrussero la città:
- Nel 1669 una eruzione catastrofica dell'Etna ricoprì di lava gran parte della città rendendo impraticabile oltre il 50% della viabilità cittadina;
- Nel 1693, come già detto, un terremoto di enorme magnitudo sconvolse il Val di Noto distruggendo completamente la città di Catania.
[modifica] La festa ai giorni nostri
Ai giorni nostri la festa dura almeno tre giorni e precisamente dal 3 al 5 di febbraio.
[modifica] L'illuminazione
In tutte le strade principali del centro storico di Catania vengono approntate delle illuminazioni artistiche che danno una particolare luce di festa a tutta la città. Tutti gli anni si ha la variazione dei motivi ornamentali ma l'effetto è sempre molto coinvolgente e suggestivo.
Il culmine di queste luci si ha alla sommità di via di Sangiuliano, dove viene realizzato un enorme pannello, largo quanto tutta la strada, che, come un grande mosaico di luci colorate, raffigura una scena della vita di sant'Agata. Esso, per le sue dimensioni, è visibile da lontano e rappresenta un grande affresco sullo sfondo del cielo stellato. Il tema di tale fondale cambia tutti gli anni e rappresenta come una storia a puntate della epopea della santuzza[3].
[modifica] I cerei o cannalori
Molto antica è la tradizione dei cerei o cannalori[4]In principio, forse già nel XV secolo erano quasi dei carri allegorici di Carnevale cambiavano foggia ogni anno ed erano più di trenta. Al giorno d'oggi sono undici e rappresentano le corporazioni delle arti e dei mestieri della città. Si tratta di grosse costruzioni in legno riccamente scolpite e dorate in superficie, costruite, generalmente, nello stile del barocco siciliano, e contenenti al centro un grosso cereo. Queste macchine dal peso che oscilla fra i 400 ed i 900 chili, vengono portate a spalla, a seconda del peso, da un gruppo costituito da 4 a 12 uomini, che le fa avanzare con una andatura caracollante molto caratteristica detta 'a 'nnacata.
Le cannalore, oltre a precedere la processione di sant'Agata nei giorni 4 e 5 febbraio, già 10 giorni prima iniziano a girare per la città portandosi presso le botteghe dei soci della corporazione a cui appartengono, scortate da una banda che suona allegre marcette. Gli undici cerei hanno una posizione ben codificata nell'ordine da tenere nel corso della processione alla quale partecipano:
- Cereo di Monsignor Ventimiglia o di sant'Aita. Ê il più piccolo e fu donato nel 1766 da Monsignor Salvatore Ventimiglia allora arcivescovo di Catania.
- Cereo dei rinoti[5] Questa è la prima delle grandi cannalore in processione, essendo la più antica, ed è costruita in stile barocco.
- Cereo dei giardinieri costruito in stile gotico, è sormontato da una corona ed è per questo motivo che è soprannominato la regina delle cannalore.
- Cereo dei pisciari (pescivendoli), in stile rococò, si distingue per una corona floreale, pendente dagli altorilievi del secondo ordine, che conferisce una sensazione di movimento durante le evoluzioni dell'annacata[6].
- Cereo dei fruttivendoli, detto 'a signurina (la signorina) per la sua semplice bellezza. Si distingue per essere realizzato su di una base costituita da quattro cigni.
- Cereo dei chianchieri (macellai), poggia su di una base costituita da quattro leoni ed ha, nella parte alta, una statua di San Sebastiano patrono della corporazione.
- Cereo dei pastari (cioè produttori di pasta), è il più antico di tutti, risale ai primi anni del settecento ed è costruito in stile barocco.
- Cereo dei salumieri; è costruito in stile art noveau o liberty ed è realizzato su di una base costituita da quattro cariatidi.
- Cereo degli putiari (cioè osti), è realizzato in stile impero ed è costruito su una base rappresentata da quattro leoni.
- Cereo dei pannitteri (cioè panificatori) è il più grande di tutti ed è trasportato da ben 12 portantini o vastasi[7]. La prima sua costruzione risale al XVIII secolo ed è costruito su di una base costituita da quattro statue di Atlante.
- Cereo del Circolo sant'Agata[8], è il meno anziano degli undici ed è realizzato in stile neoclassico. In esso sono raffigurati, oltre a sant'Agata, l'altro martire catanese sant'Euplio.
[modifica] La Vara
Il fercolo di sant'Agata o vara (in catanese), è un carro di argento che ricopre una struttura il legno, riccamente lavorato, che trasporta il busto-reliquiario della santa catanese e lo scrigno, in argento, entro cui sono custodite tutte le reliquie di sant'Agata. Costruito nel 1518, in puro stile rinascimentale, è finemente cesellato e ornato, sul tetto di copertura, da dodici statue raffiguranti gli apostoli. Ha forma rettangolare ed è coperto da una cupola, anch'essa rettangolare, poggiata su sei colonne in stile corinzio. Fu costruito dall'artista orafo Vincenzo Archifel operante a Catania dal 1486 al 1533. Il fercolo si muove su ruote in gomma piena e viene trainato tramite due cordoni, al cui capo sono collegate quatto maniglie, lunghi più di 200 metri, dai citatini[9] nel caratteristico saccu. Dall'addobbo floreale della vara si può riconoscere se si è alla processione del giorno 4 o a quella del giorno 5 febbraio. Infatti, i fiori che addobbano il fercolo, sempre garofani, sono di colore rosa[10] nella processione del giorno 4 febbraio e di colore bianco[11] nel giro interno del giorno del martirio che si festeggia il 5 febbraio.
[modifica] Lo scrigno
Lo scrigno che contiene le reliquie di sant'Agata, è una cassa d'argento in stile gotico, realizzata intorno alla fine del XV secolo dall'artista catanese Angelo Novara. Il coperchio anch'esso in argento fu realizzato dallo stesso artista che costrui la vara. Esso è riccamente istoriato con immagini della vita di sant'Agata e contiene le sue reliquie racchiuse in diversi reliquiari. Esse sono costituite dalle due braccia con le mani, dalle due gambe con i piedi, dai due femori e dalla mammella oltre al santo velo. I reliquiari che le contengono sono tutti di diversa fattura in quanto costruiti in epoche differenti.
[modifica] Il busto reliquiario di sant'Agata
Il busto della santa, completamente in argento, è stato realizzato nel 1376 e contiene anch'esso delle reliquie di sant'Agata. Infatti nella testa, ricoperta da una corona donata dal re inglese Riccardo Cuor di Leone di passaggio a Catania di ritorno da una Crociata, è stato inserito il teschio della santa catanese, mentre nel busto è inserita la cassa toracica. Il busto fu realizzato dall'artista Giovanni di Bartolo, su incarico del vescovo di Catania, Marziale che esaudì un desiderio di Papa Gregorio XI, ed è ricoperto da oltre 300 gioielli ed ex voto. Oltre alla già menzionata corona, si possono citare alcuni dei più importanti gioielli donati alla santa: due grandi angeli in argento dorato che sono posti ai lati del busto di Sant'Agata; una collana del XV secolo incastonata di smeraldi, donata dal popolo di Catania anche se molti attribuiscono questo dono al viceré Ferdinando De Acuna; una grande croce riccamente lavorata del XVI secolo; il collare della Legion d'Onore francese appartenuto al musicista catanese Vincenzo Bellini; croci pettorali appartenute a vescovi di Catania, Dusmet, Francica Nava, Ventimiglia; un anello appartenuto alla regina Margherita che lo donò nel 1881 nel corso di una visita a Catania.
[modifica] L'abbigliamento dei citatini
I devoti che trainano il fercolo, vestono un saio di cotone bianco detto saccu, un copricapo di velluto nero detto scuzzetta, un cordone monastico bianco intorno alla vita, dei guanti bianchi e un fazzoletto, anch'esso bianco, che viene agitato al grido Tutti divoti tutti, citatini viva sant'Aita[12].
L'origine ed il significato di questo saio bianco è molto dibattuta. Alcuni lo fanno risalire al fatto che nel 1126 al ritorno delle spoglie della santa a Catania, la cui notizia si sparse durante la notte, il popolo si riversò per le strade in camicia da notte. Ma questa versione cozza contro la storia in quanto l'invenzione della camicia da notte risulta essere successiva a quell'epoca. Altri sostengono che si riferisca al culto di Cerere di cui si è detto prima.
Probabilmente nessuna di queste ipotesi è quella vera e occorre dare conto alle testimonianze di alcuni cronisti del tempo. Nel XVI secolo la vara veniva trasportata dagli ignudi[13]. Nel seicento, Pietro Carrera scriveva quanto secondo lui era accaduto la notte del 17 agosto del 1126:
Ma lo stesso Carrera ci dice che ai suoi tempi i portatori indossavano un camice di stoffa bianca che arrivava fino alle ginocchia ed avevano le gambe nude e i piedi scalzi. Evidentemente questa usanza si è andata evolvendo nei secoli fino ad arrivare all'abbigliamento odierno.
[modifica] Le cerimonie religiose
[modifica] Il giorno 3 febbraio - La processione dell'offerta della cera
Il giorno 3 febbraio si ha l'inizio dei festeggiamenti religiosi con la processione dell'offerta della cera a sant'Agata, detta anticamente la processione della luminaria[14]. La processione, alla quale partecipano il clero, le autorità cittadine con in testa il sindaco e la giunta comunale, gli antichi ordini militari e cavallereschi, parte dalla Chiesa di Sant'Agata alla Fornace in Piazza Stesicoro, detta a caccaredda[15], ovvero la fornace in cui sarebbe stata martirizzata sant'Agata, per raggiungere, attraverso la via Etnea e piazza Duomo, la Cattedrale di sant'Agata.
La processione ha inizio con la sfilata in corteo delle undici cannalore, questa volta non seguite dalla banda. Seguono l'arcivescovo metropolita, i capitoli delle basiliche Cattedrale e Collegiata, il sindaco con la giunta comunale, autorità civili e militari oltre al clero dell'arcidiocesi. Il sindaco si reca alla chiesa di San Biagio su di una carrozza settecentesca del Senato catanese assieme ad alcuni membri della giunta mentre altre autorità prendono posto in una seconda carozza più piccola. Da alcuni anni le due carrozze sono esposte nell'atrio del Palazzo degli Elefanti, la sede del municipio di Catania.
[modifica] Il giorno 4 febbraio - Il giro esterno della città
Il giorno 4 inizia con la messa dell'aurora[16]. Essa rappresenta la prima funzione religiosa in onore della santa. Con la chiesa invasa dai fedeli con il camice bianco, si assiste prima all'uscita del simulacro e dello scrigno dalla camera blindata in cui vengono conservati. La scena è molto toccante e suggestiva con i citatini che sventolando il fazzoletto bianco esplodono nell'urlo:
![]() «è ccu razia e ccu cori,
pi sant'Aituzza bedda, ca stà niscennu, citatini! semu tutti divoti, tutti? cettu, cettu, citatini! viva sant'Aita, citatini! viva sant'Aita.» |
![]() «con grazia e con cuore,
per sant'Agatuccia bella, che stà uscendo, cittadini! siamo tutti devoti, tutti? certo, certo, cittadini! viva sant'Agata, cittadini! viva sant'Agata.» |
(Urlo di gioia dei citatini)
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Viene poi portato il simulacro sull'altare maggiore ed ha inizio la messa detta dell'aurora. Durante il tragitto dalla camera del tesoro all'altare maggiore viene intonato l'inno di sant'Agata:
Alla fine della messa, il fercolo con sant'Agata, preceduto dalle cannalore, inizia il giro esterno della città. La prima parte del percorso si snoda sotto Porta Uzeda con 'a calata da marina[17] e poi in via Dusmet passando sotto i bastioni delle cinquecentesche mura di Carlo V. Qui fino agli anni settanta avveniva un lancio di fettucce colorate da parte dei seminaristi. I platani sottostanti, spogli di foglie data la stagione, si rivestivano così di nastri colorati creando una fantastica immagine cromatica.
Il fercolo prosegue poi per le altre strade del giro esterno della città fra due straboccanti ali di folla. Nel corso del giro effettua una sosta in piazza Carlo Alberto davanti al Santuario della Madonna del Carmine. Raggiunge poi la piazza Stesicoro dove si trovano i luoghi che ricordano il martirio di sant'Agata. Qui infatti esistono la Chiesa di Sant'Agata al Carcere e la Chiesa di Sant'Agata alla Fornace in cui la vergine Agata subì il martirio. A questo punto c'è l'avvenimento più caratteristico della giornata. Lungo a cchianata de' Cappuccini,[18] il fercolo di sant'Agata viene trainato di corsa fino al culmine della stessa, giungendo così dinanzi alla Chiesa di san Domenico, nella omonima piazza.
Raggiunta la Chiesa di Sant'Agata la Vetere,[19] la prima cattedrale di Catania, la processione si ferma qui per alcune ore. Verso sera, dopo una messa nella piccola Chiesa di Sant'Agata la Vetere, riprende il giro esterno della città che attraversa i quartieri dell' antico corso, dei cappuccini, del 'u futtinu[20], di san Cristoforo e degli Angeli custodi, per rientrare in cattedrale, alle prime luci dell'alba. Quì si da luogo a fantasmagorici spettacoli di fuochi pirotecnici.
[modifica] Il giorno 5 febbraio - Il giro interno
La festa ha inizio con il solenne pontificale, concelebrato dai vescovi di tutta la Sicilia, in presenza del legato pontificio che è solitamente un cardinale. Partecipano il clero catanese al completo, le autorità civili e militari ed il popolo dei fedeli. Nel pomeriggio, verso le diciotto, ha inizio il giro interno della città. Il fercolo percorre la via Etnea fino al Giardino Bellini, per deviare poi in via Caronda che percorre fino ad arrivare in piazza Cavour o, come dicono i catanesi, 'u bbuggu[21] dove, davanti alla Chiesa di Sant'Agata al Borgo, ha luogo uno spettacolo pirotecnico.
Alla fine la processione scende, lungo la via Etnea, verso la cattedrale fino ai Quattro canti dove gira a destra per effettuare di corsa a cchianata 'i Sangiulianu[22] Questo è il momento topico dal punto di vista spettacolare. Il fercolo trainato di corsa dai citatini raggiunge la sommità della salita fra due ali di folla plaudente.[23] Per via dei Crociferi, la più bella strada barocca di Catania, il fercolo si avvia verso la cattedrale. Viene effettuata l'ultima sosta davanti al convento delle suore benedettine che, da dietro le grate del loro monastero, intonano dei canti a sant'Agata. Quindi, quando il sole sta per sorgere (o, più spesso, quando è già sorto da molte ore), sant'Agata fa rientro in cattedrale salutata da un nutrito spettacolo pirotecnico.
[modifica] La festa del 17 agosto
Questa festa è forse la più antica nel tempo, in quanto si rifà ai festeggiamenti spontanei che si verificarono nella notte del 17 agosto dell'anno 1126 quando le spoglie della santa martire catanese vennero riportate a Catania da Costantinopoli, dai due soldati Gilberto e Goselino.
La festa, soltanto a carattere religioso, si svolge sotto tono rispetto ai grandiosi festeggiamenti di febbraio. Oltre alla messa in onore di sant'Agata, nel tardo pomeriggio si svolge una breve processione del solo busto reliquiario della santa, nei pressi della Cattedrale, con lo sparo finale di fuochi pirotecnici al rientro in chiesa.
[modifica] Altre manifestazioni
[modifica] 'A sira 'o tri
La sera del 3 di febbraio, ( 'a sira 'o tri, cioè la sera del 3), si svolge in piazza del Duomo, davanti alla Cattedrale, un concerto di canti dedicati a sant'Agata, eseguiti da corali cittadine. Davanti ad una folla festante questo rappresenta un momento di omaggio alla vergine catanese. Alla fine del concerto ha luogo uno spettacolo pirotecnico che per durata e bellezza non ha eguali. A questo proposito quando si vuol citare un evento fuori dal comune, i catanesi dicono: «mancu 'a sira 'o tri»[24].
[modifica] Sport
Il pomeriggio del 3 febbraio, nelle strade del centro storico di Catania ha luogo il Trofeo Sant'Agata, un giro podistico sulla distanza di 10.000 m. che nel corso degli anni ha assunto una notevole importanza in campo internazionale. La gara ha spesso laureato come vincitori atleti che avrebbero poi vinto grandi manifestazioni internazionali.
In passato si disputavano gare di altri sport, tra cui il calcio. Ne fu protagonista l'Unione Sportiva Catanese, che negli anni venti organizzava ogni anno una partita (di solito contro squadre messinesi) in cui veniva messo in palio il Trofeo. Nel 1992 il Calcio Catania tentò di riproporre l'evento, ma lo scarso interesse del pubblico fece desistere gli organizzatori[25].
[modifica] La fiera di sant'Agata
La fiera di sant'Agata risale a molti secoli addietro quando dava l'avvio ai festeggiamenti agatini con un grande mercato che si rifaceva alle tradizioni delle fiere medioevali quando re e principi concedevano l'esenzione da dazi e gabelle, indulti ai condannati e concessioni di giochi non consentiti nel corso dell'anno. Era visitata da un notevole numero di persone che venivano attratte, oltre che dalla festa, dalla possibilità di fare acquisti a prezzi più bassi. Ai giorni nostri la fiera di sant'Agata è un grande mercato all'aperto che si svolge durante i festeggiamenti alla santa patrona catanese. L'enorme folla di turisti che accorre per assistere ai festeggiamenti ha la possibilità di fare shopping fra un evento e l'altro. Rimane aperta per circa otto giorni durante i quali accoglie centinaia di migliaia di visitatori fino a notte fonda. Nel corso degli anni ha cambiato aspetto e sede (di solito si svolge al Giardino Bellini), mantenendo comunque il suo aspetto di calda allegria apportata da grandi e piccoli visitatori.
[modifica] Festeggiamenti negli anni sessanta
Negli anni sessanta era famoso il concerto, che si teneva nel piazzale centrale del Giardino Bellini, nel quale un complesso bandistico composto da tre grandi bande militari scelte, di volta in volta fra quelle dei (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Esercito, Marina e Aeronautica), eseguiva musiche operistiche e marce alla presenza di circa cinquantamila spettatori. Il complesso bandistico, composto da oltre 300 elementi, veniva diretto, a turno, dai direttori delle singole bande.
[modifica] Curiosità
Nel XVI secolo e forse ancora prima, era invalsa l'abitudine, da parte di molte persone per lo più appartenenti alla borghesia, di andare in giro mascherate per non farsi riconoscere. Non è chiaro il motivo di questa usanza che poi degenerò in alcuni casi di comune delinquenza. Infatti celati dalle maschere, molti malintenzionati approfittavano della situazione per mettere in atto azioni violente e delittuose. La motivazione di queste mascherate può essere messa in connessione con la festa del Carnevale che solitamente coincide con le feste agatine.
Altro elemento di curiosità, coevo a quello precedente, è costituito dalla figura delle 'ntuppateddi[26]. Queste, dal Cinquecento e fino a metà Ottocento, erano delle donne, appartenenti a varie classi sociali, che nei pomeriggi del 4 e 5 febbraio, si avventuravano da sole in giro per la città avvolte in un grande mantello e con il volto completamente celato per non farsi riconoscere. In quel tempo era un'usanza fuori dal comune che una donna, sia sposata che nubile, uscisse di casa senza essere accompagnata. Esse andavano in giro per la città accettando dolci e regali da corteggiatori occasionali.
Molti anni fa, quando la processione passava per il Castello Ursino, i portatori che trasportavano il busto di sant'Agata caddero a terra trascinando con se il busto reliquiario della santa; ma come per un miracolo il simulacro rimase pressoché intatto.
Nel 1890 la vara di sant'Agata subì una visita da parte dei ladri che asportarono le dodici statue degli apostoli, in argento massiccio, ed altri elementi decorativi che fu facile smontare. Il furto fu perpetrato da un gruppo di 25 malfattori che agirono per oltre tre mesi con la complicità del Canonico Di Maggio.[27]
Il 17 aprile del 1943, nel corso di un intenso bombardamento da parte dell'aviazione britannica, il deposito della vara fu colpito e la stessa andò quasi completamente distrutta. Solo nel 1947 fu possibile utilizzare nuovamente il fercolo, ricostruito utilizzando parzialmente i resti della vara distrutta.
[modifica] Feste sospese
In tempi recenti, per ben due volte, la festa di sant'Agata è stata sospesa a seguito di avvenimenti che hanno colpito la sensibilità popolare.
Nel 1991, a seguito dell'invasione dell'Iraq (Prima guerra del golfo), venne deciso di non effettuare la festa e le uniche manifestazioni furono le funzioni religiose in onore di sant'Agata.
Nel 2007, a seguito degli incidenti scoppiati al termine della partita di calcio di serie A Catania-Palermo, veniva ucciso l'Ispettore capo della Polizia di Stato, Filippo Raciti. A seguito di questo fatto, le autorità cittadine e l'arcivescovo di Catania, decisero di non effettuare la festa in segno di lutto. Tutte le manifestazioni extra religiose (illuminazione, candelore, fuochi artificiali e Trofeo sant'Agata podistico) vennero pertanto annullate.
[modifica] I dolci per grandi e piccini
Non potevano mancare, in periodo di festa, i dolci legati alla tradizione della santa catanese. Oltre alla famosa calia e simenza, presente in ogni festa a Catania, vengono realizzati per la ricorrenza alcuni dolciumi che hanno un riferimento a sant'Agata, come i cassateddi di sant'Aita e le olivette. Si tratta di dolci caratteristici della festa di sant'Agata e sono simbolici e attinenti alla vergine catanese. Le cassateddi fanno riferimento alle mammelle che furono strappate alla santa durante i martirii a cui venne sottoposta per obbligarla ad abiurare la sua fede. Le olivette, invece, si riferiscono ad una leggenda che vuole sia stato un albero di ulivo, sorto improvvisamente, a nascondere la vergine Agata mentre era ricercata dai soldati del console romano Quinziano.
[modifica] Note
- ↑ La tunica bianca di cotone indossata dai devoti, che tirano i cordoni del fercolo, per trainarlo lungo il percorso.
- ↑ Così è chiamato dai catanesi il fercolo sul quale sono posti il busto reliquiario di sant'Agata e lo scrigno contenente le sue reliquie.
- ↑ Con questo vezzeggiativo è chiamata, dai catanesi, la vergine e martire Agata
- ↑ Così sono detti, in catanese, i grossi cerei che vengono portati in processione durante i festeggiamenti agatini.
- ↑ Abitanti del quartiere periferico di San Giuseppe la Rena, (da cui rinoti) che erano dediti all'agricoltura ed in particolare all'orticoltura.
- ↑ L'annacata o dondolamento, è un classico movimento delle cannalore, quasi un balletto, dato dal movimento logitudinale, avanti e indietro, coordinato con un movimento rotatorio intorno all'asse del cereo stesso.
- ↑ Letteralmente sporcaccioni, maleducati, ma qui intesi nel significato di uomini di fatica.
- ↑ É un circolo costituito dai devoti di sant'Agata, che svolge attività inerenti alla conservazione del culto, gli studi agiografici e sulla conservazione di tutti gli elementi che riguardano la storia della santa. Conserva alcuni documenti rari sulla iconografia della patrona catanese.
- ↑ Così sono chiamati i devoti (cittadini di Catania) di sant'Agata, in camice bianco, che trainano il fercolo in processione.
- ↑ A simboleggiare la passione per Gesù ed il martirio subito dalla santa catanese.
- ↑ Segno della fede in Dio, della purezza di cuore e della sua verginità di donna consacrata al Signore.
- ↑ In italiano "siamo tutti devoti, tutti, cittadini viva sant'Agata".
- ↑ Erano uomini che indossavano solo una fascia di stoffa bianca avvolta intorno ai fianchi
- ↑ Luminaria non significa che era illuminata dalle candele accese, in quanto la processione si svolgeva in pieno giorno ed i cerei erano spenti. Il termine ha invece riferimento alla tassa che nel medioevo ogni maestro immatricolato e ogni garzone versava annualmente alla propria corporazione per il mantenimento del collegio e per l’illuminazione della chiesa o dell’altare del patrono. Se si considera che nella processione la componente più appariscente era costituita dai circa trenta ceri votivi delle corporazioni di arti e mestieri, il termine luminaria si riferiva all’offerta in cera che tutti i rappresentanti della città facevano per illuminare l’altare di S. Agata
- ↑ Fornace in catanese, quella fornace in cui si dice venne messa a morte sant'Agata.
- ↑ La messa viene celebrata, molto presto, prima dell'inizio del giro esterno della città.
- ↑ La discesa verso il mare, in quanto fino alla fine del XIX secolo il mare arrivava fin sotto i bastioni delle mura di Carlo V. Poi con la costruzione degli archi della ferrovia il mare venne spostato circa 300 m. più avanti mediante un riporto di massi lavici.
- ↑ La salita dei Cappuccini, una strada in ripida ascesa, a forma di esse, che viene fatta di corsa, in due riprese, per via della curva, fino a raggiungere la via santa Maddalena. La corsa dei cittadini ed il movimento veloce del fercolo costituiscono uno spettacolo da mozzafiato.
- ↑ Vetere proveniente dal latino Veteres che significa vecchio. Dal 1990, a causa delle lesioni riportate nel terremoto del 13 dicembre, è risultata per alcuni anni inagibile.
- ↑ Il fortino o Porta Ferdinandea dove ha luogo un grandioso spettacolo pirotecnico.
- ↑ Il borgo in italiano. Questo quartiere fu chiamato così in quanto dopo il terremoto del 1693 ospitò i cittadini di Misterbianco che qui sfollarono lasciando il loro paese in rovina. Allora, questa zona non faceva parte del centro abitato di Catania e da quì l'appellativo di borgo che venne dato all'insediamento.
- ↑ La salita di Sangiuliano è, dal punto di vista spettacolare, il momento culminate delle celebrazioni agatine. Il fercolo deve affrontare una lunga salita, con pendenze del 10%, fra due straripanti ali di folla, su di una pavimentazione in pietra lavica che presenta delle larghe fessure fra una lastra e l'altra. I citatini devono trainare il fercolo a velocità sostenuta, per non farlo indietreggiare, fino alla sommità della salita.
- ↑ Questa corsa di diverse migliaia di devoti in camice bianco, è molto pericolosa e spesso ha dato origine ad infortuni. Nei primi anni del XXI secolo si è verificato un incidente mortale. Uno dei devoti in camice bianco è scivolato lungo la salita ed è stato travolto dagli altri citatini morendo poi in ospedale poche ore dopo l'accaduto.
- ↑ Che tradotto significa "Nemmeno la sera del tre febbraio" ad indicare la grandiosità dell'evento.
- ↑ http://www.rsssf.com/tablesc/cataniatourn.html
- ↑ L'etimo deriverebbe da tuppa, ossia quella membrana che chiude le lumache nel loro guscio durante il periodo del letargo.
- ↑ Adolfo Longhitano - opera citata pp. 22
[modifica] Bibliografia
- Emanuele Ciaceri, Culti e miti, nella storia dell'antica Sicilia Catania 1910[28]
- Santi Correnti, L'avventurosa vicenda in Agata nobile e martire, supplemento a Prospettive, Catania 1991 [29]
- Maria Adele Di Leo, Feste patronali di Sicilia, Roma 1997[30]
- Giovanni Lanzafame, Le candelore, barocco in movimento, Catania 1988[31]
- Adolfo Longhitano, Il culto di sant'Agata in Agata, la santa di Catania, Bergamo 1998[32]
- Salvatore Lo Presti, Il fercolo in Agata nobile e martire, supplemento a Prospettive, Catania 1991[33]
- Santo Privitera, Il libro di sant'Agata, Boemi editore, Catania 1999[34]
- Salvatore Romeo, Sant'Agata V.M. e il suo culto, Catania 1922[35]
- AA.VV., Enciclopedia di Catania a cura di Vittorio Consoli, in tre volumi, Editore Tringali, Catania 1987[36]
[modifica] Galleria fotografica
[modifica] Collegamenti esterni
- Ampia galleria fotografica sulla Festa di Sant'Agata
- Notizie sulla festa dal sito ufficiale del Comune di Catania
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