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Miniatura - Wikipedia

Miniatura

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Miniatura del Cavallo di Troia, tratto dal Vergilius Romanus, un manoscritto dell'Eneide di Virgilio risalente ai primi anni del V secolo
Miniatura del Cavallo di Troia, tratto dal Vergilius Romanus, un manoscritto dell'Eneide di Virgilio risalente ai primi anni del V secolo

La parola miniatura deriva dal latino minium, ovvero un colore rosso composto da tetrossido di piombo, ed indica un'immagine appartenente ad antichi manoscritti. Le decorazioni dei primi codici, infatti, furono realizzate con l'uso di questo prezioso colore. Il fatto che le immagini fossero disegnate in piccola scala, soprattutto nel periodo medievale, portò ad una confusione etimologica del termine, facendolo derivare dalla sua dimensione.

Si trova anche la forma letteraria alluminatura o illuminatura: si suppone che derivi dai colori luminosi e vibranti che risaltano sulla pagina scritta, ma non ci sono fonti a riguardo. Franco Brunello rimanda invece all'allume, chiamato nel Medioevo lume, che veniva mescolato alla tempera.[1]

Indice

[modifica] Tipologie

La miniatura non è, come si pensa correntemente, solo il colore applicato al capolettera dai copisti o scrivani, all'inizio del capitolo o del paragrafo. Sul piano materiale, un lavoro scritto contiene un testo in cui i caratteri hanno una forma propria: quando la scrittura ha un fine estetico, si parla di calligrafia: lo studio delle antiche scritture è affrontato dalla paleografia. La miniatura a volte si trova in mezzo al testo ed a volte non ha nessun rapporto con esso. Si possono stabilire le seguenti distinzioni, puramente indicative, poiché gli amanuensi mescolavano tra loro le varie tipologie.

  • Scene illustrate
    • Pagine intere
    • Inserita tra due paragrafi o capitoli
    • In margine al testo
  • Composizioni decorative
  • Bordi (per esempio manoscritti fiamminghi del secolo XV)
  • Fasce laterali
  • Cartigli (ornamenti a forma di pergamena con le estremità arrotolate, destinati ad accogliere un'iscrizione)
  • Frontespizi (composizioni che si trovano sulla prima pagina di un volume)
  • Fine riga (motivi più o meno allungati, della stessa altezza delle lettere, destinati a riempire lo spazio lasciato vuoto sulla destra, per completare una riga)
  • Segni di paragrafo (quando il testo è ininterrotto, si pone un motivo dipinto di separazione, piuttosto semplice e stereotipato, fra due paragrafi o due versetti del testo originale)
  • Grottesche (ai margini, nelle intestazioni e nei piè di pagina dei manoscritti tardo-gotici, tra intrecci vegetali o creature di sogno, talvolta meno mostruose e comiche. Il termine deriva dalle immagini scoperte a partire dal secolo XV nelle grotte di villa Adriana a Tivoli)
  • Iniziali (lettere dei capoversi solitamente rosse)
    • Lettere semplici (il loro studio si divide tra estetica e paleografia)
    • Lettere campite ( per lo più dorate, su uno sfondo colorato, che risaltano motivi stereotipati)
    • Lettere decorate o incorniciate (lettere maiuscole a cui si intrecciano piante, animali e perfino personaggi, anche se non si tratta di scene propriamente dette)
    • Lettere sintetiche (è il decoro che disegna la lettera).
    • Lettere istoriate (scene narrative rappresentate negli spazi liberi della lettera)
  • Segni vari (non sono miniature propriamente dette, ma hanno un valore estetico che merita un posto a sè)
    • Segni delle impaginazioni
    • Si trovano inoltre le brutte copie della miniatura da realizzare, tratteggiate con inchiostro pallido o, a partire dal XIII secolo, con grafite e destinate al pittore

[modifica] Tecniche

[modifica] Volumi e codici

I primi manoscritti miniati sono i documenti dell'Antico Egitto, costituiti dai papiri, sotto forma di rotoli più o meno lunghi. Il Libro dei morti di Ani (custodito al British Museum) misura 24 metri, mentre il manoscritto di Torino circa 58.

Qui si tratterà soltanto della miniatura occidentale, che si trova principalmente su pergamena.

Si chiama volume un libro formato da un singolo foglio, ottenuto unendo più fogli singoli, arrotolato su sé stesso o su un bastone di legno. La parola deriva dal latino volvere, ossia arrotolare.

Il codice è un libro con pagine piegate, che compare dal II secolo e rappresenta un progresso notevole in confronto al volume.

  • Il codice contiene due volte più testo poiché si può scrivere sia sul recto che sulla parte posteriore.
  • È più facilmente trasportabile, pratico e archiviabile.
  • Al livello intellettuale, il codice presenta dei vantaggi enormi poiché facilita la ricerca nel testo: nel volume non permette di ritornare indietro, di ricercare un passaggio. Il testo diventa così più preciso, le citazioni più esatte.
  • Compaiono le nuove tecniche della comparazione, come le tabelle delle concordanze, dei glossari e delle note.
  • Il codice permette il raggruppamento dei testi nella stessa rilegatura.
  • La miniatura si sviluppa meglio nel codice in pergamena che sul volume di papiro. Tuttavia, il codice non fa sparire il volume : i rulli più tardi non sono però miniati, poiché sono usati per le genealogie, le cronache, gli inventari.

[modifica] La pergamena

La difficoltà di approvvigionarsi di papiro portò alla diffusione della pergamena. La pergamena adatta a ricevere un testo miniato si ottiene dalle pelli più sottili di animali come le pecore e la capra.

La pergamena più raffinata è la velina, che indica le pelli di animali giovani. I manoscritti su velina erano più costosi. Ancora al giorno d'oggi, la velina del vitello è l'unico supporto usato dagli ebrei per copiare la Torah.

Nel codice, le righe venivano eseguite con lo stilo in spazi regolari, a tutta pagina. La traccia restava visibile. Il testo veniva allora copiato riservando spazi appositi ai titoli, alle iniziali ed alle immagini. Si trovano ancora ai margini delle pagine indicazioni destinate agli artisti.

[modifica] Pigmenti, coloranti e leganti

[modifica] Pigmenti

[modifica] Coloranti

I coloranti sono ottenuti da prodotti vegetali e animali: fiori di zafferano, radici di robbia e di curcuma, cocciniglia.

[modifica] Leganti

Vengono utilizzati leganti e colle per permettere al pigmento di aderire alla pergamena: colla di pesce, bianco d'uovo (con aggiunta di polvere di chiodo di garofano o allume per prolungarne la conservazione), resine, gomme (tra tutte, la gomma arabica).

I colori si mescolavano poco e talvolta non del tutto: l'artista lavorava "tono su tono", a colore asciutto, e giocava con i leganti per ottenere le sfumature a partire dallo stesso pigmento.

Dal XV secolo, con la comparsa del guazzo, le campiture sono definite da un contorno ocra realizzato in punta di pennello.

[modifica] Italia ed Impero Bizantino (III-VI secolo)

Miniatura dell'incontro tra Abramo e gli angeli, tratto da Cotton Genesis (V-VI secolo)
Miniatura dell'incontro tra Abramo e gli angeli, tratto da Cotton Genesis (V-VI secolo)

Le prime miniature, tuttora esistenti, sono una serie di illustrazioni tratte dall'Iliade Ambrosiana, un manoscritto risalente al III secolo. Sono simili, per stile e trattamento, all'arte pittorica del periodo Romano. In queste immagini sono presenti molti stili artistici, ma quasi tutti si rifanno alla tradizione classica. Alcuni mostrano dei capisaldi non convenzionali per il periodo medievale, ma, nonostante questo, tentano di seguirne la strada; alcuni esempi possono essere visti negli affreschi Pompeiani d'età Romana.

Altre opere di grande valore artistico sono le miniature presenti sui manoscritti Vaticani di Virgilio, risalenti ai primi anni del V secolo. Sono in condizioni migliori ed in numero maggiore dei frammenti Ambrosiani e, per questo motivo, danno l'opportunità di studiarne metodi e tecniche di realizzazione. Il disegno è in stile classico, e si crede che siano una semplice copia di una serie di opere ancora più antiche. I colori sono opachi. Il metodo seguito nel posizionare le varie scene sulla pagina racconta molto delle tecniche di creazione usate dagli artisti dei primi secoli. Sembra che lo sfondo dell'immagine venisse colorato con una tinta uniforme, coprendo l'intera superficie della pagina; quindi, sopra questo fondo venivano disegnate le persone e gli oggetti più grandi, e sopra di loro quelli più piccoli (questo metodo è noto con il nome di Algoritmo del pittore). A questo punto, nel tentativo di preservare la prospettiva, venivano corretti i disegni per righe orizzontali: gli oggetti appartenenti alle righe superiori dovevano essere più piccoli di quelli inseriti nelle inferiori.

Miniatura di sette fisici tratta dal Codex Aniciae Julianae (primi anni del VI secolo)
Miniatura di sette fisici tratta dal Codex Aniciae Julianae (primi anni del VI secolo)

Fu la scuola bizantina a sviluppare nuove convenzioni artistiche creando un taglio netto con le credenze precedenti. Nei primi esempi di opere di questo periodo continuano a persistere dei tratti classici, come in quelle appartenenti al Cotton Genesis, e nelle migliori del Codex Aniciae Julianae. Nelle miniature presenti nei manoscritti del tardo Impero bizantino, copiate da esempi precedenti, la riproduzione dei modelli è fedele all'originale. Comparando le opere dell'arte bizantina con quelle dei predecessori classici, si ha l'impressione di passare dall'aria aperta ai chiostri. Con i vincoli imposti dalla dominazione ecclesiastica, l'arte bizantina divenne sempre più stereotipata e convenzionale. Il colore usato per dipingere la carnagione si spostò verso tinte più scure, mostrando persone emaciate ed irrigidendo i movimenti. Venne fatto un largo uso di tinte marrone, grigio-blu e altre tinte neutre. Troviamo per la prima volta la colorazione della pelle che, in futuro, diventerà una pratica standard per i miniaturisti italiani che la usarono per dare alla carnagione un colorito olivastro, o comunque scuro. L'uso di capolettera divenne abbastanza ricorrente, dando il via all'incredibile assenza di natura viva che caratterizzò tutto il periodo medievale.

Mentre l'arte delle miniature otteneva un forte seguito nell'Impero Bizantino, la moda Orientale intaccava i canoni rendendo le opere più brillanti, colorate e con un notevole uso dell'oro. Nelle miniature dei manoscritti bizantini si cominciarono a vedere sfondi oro che, lentamente, vennero trasmessi alle scuole occidentali.

L'influenza dell'arte bizantina sull'Italia medievale è evidente. I primi mosaici delle chiese italiane, come quelle di Ravenna e Venezia, mostrano chiari esempi di bizantinismo. I primi anni del Medioevo fornirono poche linee guida agli studenti, e solo nel XII secolo, tramite l'uso degli affreschi, fu chiara l'influenza che l'arte bizantina aveva esercitato in tutti i secoli precedenti.

[modifica] Europa nord-occidentale (VIII-XII secolo)

Questo testo sontuoso che apre il Vangelo secondo Giovanni nel libro di Kells, degli inizi del IX secolo, mostra lo stile illuministico: decorativo e non illustrativo
Questo testo sontuoso che apre il Vangelo secondo Giovanni nel libro di Kells, degli inizi del IX secolo, mostra lo stile illuministico: decorativo e non illustrativo

Nella scuola illuminista dell'Europa occidentale le decorazioni furono il leit motiv. Nei manoscritti del periodo dei Merovingi, nella scuola che univa tradizione di Francia ed Italia settentrionale, nota anche come longobarda o franco-longobarda, nei manoscritti spagnoli, nelle produzioni di arte insulare dell'arcipelago britannico, l'arte del disegno divenne quasi sconosciuta, passando ad un semplice livello decorativo.

La scuola anglosassone, sviluppatasi soprattutto nei pressi di Canterbury e Winchester, e che probabilmente derivò il proprio caratteristico disegno a mano libera dai modelli classici Romani, venne scarsamente influenzata dai bizantini. Le note positive delle miniature del X ed XI secolo stanno nelle rifiniture dei bordi, retaggio della tradizione inglese degli ultimi secoli.

Sotto la monarchia Carolingia si sviluppò una scuola di pittura derivata dai modelli classici, principalmente di tipo bizantino. In questa scuola, che deve il proprio nome a Carlo Magno, le miniature si dividono in due classi. Per prima cosa abbiamo le miniature che seguivano i dettami bizantini e che raffiguravano principalmente ritratti di Evangelisti, o degli stessi imperatori; le pagine erano molto colorate e piene di oro. Era portata all'esasperazione la miniatura di bordi ed iniziali, il che stabilì il punto di partenza per le future scuole Continentali occidentali. La seconda classe di miniature erano un tentativo di illustrazione come, ad esempio, scene della Bibbia. In queste ultime si denotava una maggiore libertà; lo stile classico copiava la cultura romana, distaccandosi dalla scuola bizantina.

Miniatura del battesimo di Gesù tratta dall'opera Benedizione di S. Æthelwold, X secolo, un esempio della scuola anglosassone
Miniatura del battesimo di Gesù tratta dall'opera Benedizione di S. Æthelwold, X secolo, un esempio della scuola anglosassone

L'influenza che la scuola Carolingia esercitò sulle miniature degli artisti anglosassoni meridionali si mostra nell'uso massiccio della colorazione dei corpi e nell'uso più elaborato dell'oro per le decorazioni. Un esempio di questi manoscritti è la Benedizione di San Æthelwold, vescovo di Winchester dal 963 al 984, con la sua serie di miniature in stile nativo ma colorate con pigmenti opachi, la quale mostra l'influenza di arti straniere. La tecnica di disegno restò essenzialmente nazionalistica, segnata dall'uso delle figure umane e dalla disposizione dei drappi sventolanti. Lo stile venne raffinato, tendendo ad esagerare e a rendere sproporzionate le persone. Dopo la conquista normanna dell'Inghilterra questa scuola venne abbandonata.

Con il risveglio artistico del XII secolo la decorazione dei manoscritti ricevette un impulso fondamentale. Gli artisti del tempo eccellevano nella miniatura di bordi ed iniziali, ma in queste si vedeva anche un tratto vigoroso, con linee spesse ed uno studio attento dei drappi. Gli artisti migliorarono nella rappresentazione delle forme e, nonostante resistesse la tendenza a ripetere gli stili convenzionali, gli sforzi individuali produssero in questo secolo numerose miniature di carattere estremamente nobile.

La conquista normanna portò l'Inghilterra al centro dell'arte Continentale, fondendo le scuole francese ed inglese per dare vita alla scuola Fiamminga che, incoraggiata dalla condivisione delle culture e mossa da impulsi comuni, portò alla nascita degli Illuminatori nell'Europa nord-occidentale a partire dalla seconda metà del XII secolo.

Miniatura della Madonna con Bambino, tratta dalla Bibbia Parc Abbey, XII secolo
Miniatura della Madonna con Bambino, tratta dalla Bibbia Parc Abbey, XII secolo

La situazione delle miniature dei secoli successivi al XII divennero il campo perfetto per mettere in risalto le figure nella scena. Nacque l'usanza di ricoprire tutto lo spazio con un foglio d'oro, spesso brillante: un metodo usato, come abbiamo visto, già nell'arte bizantina. È giusto far notare anche l'uso d'immagini sacre nate da un senso di venerazione, in cui queste persone venivano vestite con abiti tradizionali dei secoli passati, mentre gli altri personaggi della scena seguivano la moda del tempo.

[modifica] Europa nord-occidentale (XIII-XV secolo)

Con l'arrivo del XIII secolo arriviamo al periodo in cui il termine "miniature" venne erroneamente associato al significato etimologico di "piccole immagini". Lo stile pomposo del XII secolo lasciò il posto ad immagini di dimensioni ridotte. Il formato dei libri passo dal classico folio al nuovo octavo o addirittura a formati ancora più piccoli. I libri erano richiestissimi; l'uso della cartapecora venne limitato come quantità. La scrittura a mano crebbe e perse la rotondità che l'aveva caratterizzata nel secolo precedente. Si fece grande uso di contrazioni ed abbreviazioni; ovunque si tentava di risparmiare spazio, anche nelle miniature. Le figure divennero piccole, con tratti leggeri e personaggi minuscoli. Gli sfondi vennero colorati d'oro. Spesso, soprattutto nei manoscritti inglesi, il disegno era fatto con coloranti o con tinte tenui. Le miniature vennero usate in maniera intensiva per le iniziali. Mentre all'inizio andava di moda inserire decorazioni invadenti, ora si tendeva a riempire con piccole scene lo spazio bianco delle lettere.

Comparando il lavoro delle tre scuole, notiamo che quello inglese è più grazioso, il francese è il più accurato, mentre il fiammingo, che comprendeva la scuola tedesca, utilizzava tratti forti. Per quanto riguarda i colori: gli inglesi usavano tinte chiare, particolarmente il verde ed il grigio-blu. I francesi amavano ombreggiature profonde, soprattutto blu oltremare. I fiamminghi usavano colori puri. Una caratteristica dei lavori francesi era il color oro ramato usato per le illuminazioni, in forte contrasto con il pallido metallico inglese.

Una S maiuscola contenente una miniatura di Mosè trovato dalla figlia del faraone. Tratta dal breviario dell'Abbazia di Chertsey, XIV secolo
Una S maiuscola contenente una miniatura di Mosè trovato dalla figlia del faraone. Tratta dal breviario dell'Abbazia di Chertsey, XIV secolo

È utile notare come l'arte della miniatura mantenne un'alta qualità durante il XIII secolo, sia per la precisione del disegno che per l'uso del colore. Nel corso del secolo andarono di moda la Bibbia ed il Psalter e, naturalmente, gli stessi soggetti vennero ripetutamente usati dagli artisti del tempo. Verso la fine del secolo alcune opere ebbero grande popolarità, e diedero un nuovo impulso all'invenzione dell'arte illustrativa. Con l'inizio del XIV secolo era palpabile la voglia di cambiamento. Vengono abbandonati definitivamente i tratti duri e le linee rotonde tipiche del XII secolo, e l'arte prende un andamento delicato. Le miniature iniziano a liberarsi dal loro ruolo di membro integrante dello schema decorativo, e si trasformano in immagini. Questo cambiamento è ben visibile dalla nuova posizione che assumono nella pagina, e dall'indipendenza che sviluppano rispetto ai bordi e alle iniziali.

Contemporaneamente, mentre la miniatura del XIV secolo tenta di separarsi dal resto dei dettagli illuministici dei manoscritti, prende vita nelle decorazioni. Oltre alla grande elasticità del disegno, c'e' uno sviluppo parallelo nella rappresentazione degli sfondi che diventano più elaborati e più brillanti. L'arte gotica fa la sua comparsa influenzando le credenze attuali. L'incredibile espansione artistica che ha luogo nel XIV secolo coinvolge anche le miniature, producendo alcune delle migliori opere.

Nella prima parte del secolo il disegno in stile inglese era di ottima qualità, le persone erano raffigurate in movimento, non più come immagini statiche. L'arte francese mantiene la sua accuratezza, i colori restano più vivi dei corrispondenti inglesi e la precisione dei volti non ha pari. La produzione dei Paesi Bassi, mantenendo il tratto marcato che da sempre la rappresentava, appariva più rozza delle altre scuole. Con il passare del tempo, le miniature francesi monopolizzarono il mercato, eccellendo nella brillantezza dei colori, ma perdendo la purezza del tratto, nonostante mantenesse il primato nel settore. La scuola inglese ebbe un declino dovuto a cause politiche ed alla guerra combattuta contro i francesi. Solo alla fine del secolo rinacque.

Questa rinascita è stata attribuita al legame con la fiorente scuola di Praga, scuola che mostrava nell'uso del colore un'influenza meridionale seguita al matrimonio tra Riccardo II d'Inghilterra e Anna di Boemia avvenuto nel 1382. Il nuovo stile inglese si distinse per la ricchezza dei colori, e per la precisione nella rappresentazione dei visi, ormai al livello dei (leggermente) decaduti francesi. Una rinnovata attenzione ai particolari invade anche la scuola Fiamminga e Olandese nella prima parte del XV secolo.

L'oratore obsecro te raffigurato con una miniatura della Pietà, tratta dal Libro delle Ore di Angers, e risalente al 1470
L'oratore obsecro te raffigurato con una miniatura della Pietà, tratta dal Libro delle Ore di Angers, e risalente al 1470

La promessa di un nuovo sviluppo della scuola inglese non venne mantenuta. Nei primi anni del XV secolo vennero create opere di eccellente qualità, ma la tecnica usata era ancora legata alle convenzioni medievali. L'arte originale raggiunse il suo punto d'arrivo verso la metà del secolo, quando le nuove tecniche superarono le vecchie convenzioni continentali sulla rappresentazione dei paesaggi, e le miniature si trasformarono nelle immagini moderne. Le miniature prodotte in Inghilterra dopo questo termine furono opera di artisti stranieri o britannici che ne copiavano lo stile. La situazione attuale durante la Guerra delle due rose fu sufficiente per l'abbandono di quest'arte. Le uniche testimonianze del XV secolo si possono trovare nella scuola Continentale.

Per prima cosa vanno considerate la Francia ed i Paesi Bassi. A cavallo tra XIV e XV secolo queste due scuole tendevano ad esibire grande libertà nelle composizioni; si stava sviluppando la tendenza a puntare sulla colorazione, piuttosto che sul disegno. Vennero illustrati libri di ogni tipo e quelli sacri, Bibbia, Psalter e liturgie, dovettero cedere il passo ai nuovi arrivati. Una nuova "classe" di libri fu l'Horae, o Libro delle Ore, libri votivi per uso personale, il cui uso si diffuse anche per il fatto che contenevano illustrazioni finemente miniate. La decorazione si separò dai vincoli convenzionali che il loro carattere religioso aveva sempre imposto. Inoltre, la richiesta di manoscritti illustrati divenne un commercio regolare. La loro produzione non fu più confinata, come accadeva in passato, ai chiostri.

Miniatura di Maria e San Giuseppe che scoprono Gesù tra i dottori del Tempio. Tratto dal Libro delle Ore di Enkhuisen, tardo XV secolo
Miniatura di Maria e San Giuseppe che scoprono Gesù tra i dottori del Tempio. Tratto dal Libro delle Ore di Enkhuisen, tardo XV secolo

All'inizio del secolo erano ancora valide le vecchie convenzioni sulla rappresentazione dei paesaggi, e l'uso dell'oro era ancora in vigore. Le scene di natura del secondo quarto di secolo divennero più decise, nonostante presentino errori di prospettiva. Bisogna aspettare un'altra generazione di artisti per trovare l'apprezzamento dell'orizzonte e degli effetti atmosferici.

Le miniature francesi e fiamminghe viaggiavano a braccetto in quel periodo, ma dopo la metà del secolo le caratteristiche nazionale divennero più marcate e divergenti. La qualità dei francesi iniziò a peggiorare, nonostante esistano esempi di altissimo livello. La rappresentazione delle persone divenne carente, e la tintura usata fu più dura, senza profondità.

La scuola faimminga raggiunse l'apice verso la fine del XV secolo. Le loro miniature erano dolci e presentavano un'ottima profondità di colore; era migliorato anche il disegno dei dettagli, dei drappi, delle espressioni facciali. Questi alti standard non finirono con il termine del secolo, ma proseguì per qualche decade.

Le opinioni espresse in precedenza si applicano anche alle esecuzioni in grisaille, in cui l'assenza di colori invitava ad un maggior impegno nella cura dei dettagli. Le miniature provenienti dalle Fiandre settentrionali, con i propri drappi disegnati con angoli decisi, mostrano vari collegamenti con la scultura del legno.

[modifica] Italia (XIII-XV secolo)

Miniatura dell'Annunciazione ai pastori, tratta da un Libro delle Ore conservato a Milano, presso la Biblioteca Trivulziana (Cod. 470)
Miniatura dell'Annunciazione ai pastori, tratta da un Libro delle Ore conservato a Milano, presso la Biblioteca Trivulziana (Cod. 470)

Le miniature fiamminghe avevano il monopolio nell'Europa occidentale. Il loro rivale nacque nel sud, e raggiunse l'apice contemporaneamente alla scuola Olandese nel XV secolo. Stiamo parlando delle miniature italiane, che attraversarono gli stessi stadi di quelle inglese, francese ed olandese. Le comunicazioni tra gli Stati erano troppo sviluppate per evitare scambi culturali. Nei manoscritti italiani è forte l'influenza bizantina durante il XIII e XIV secolo. Il vecchio metodo di pittura che richiedeva l'uso del colore olivastro (o tinte simili) venne seguito in modo più o meno marcato fino al XV secolo. I colori usati erano più opachi di quelli delle scuole settentrionali, e gli artisti tendevano ad usare colori puri piuttosto che mischiarli con l'oro, tecnica usata in Francia. Una peculiarità degli artisti italiani è l'uso del rosso vivo. La rappresentazione delle persone è meno realistica. Le miniature italiane, prima dell'espansione del XIV secolo, erano di qualità nettamente inferiore rispetto a quelle dei colleghi. Con l'avvento del XV secolo, sotto l'onda del Rinascimento, ebbero una spinta artistica che le ripropose sulla ribalta continentale. L'uso di tinte forti permise ai miniaturisti di ottenere superfici forti e raffinate, tipiche della loro scuola, mantenendo però la morbidezza dei contorni, il tutto senza perdere la profondità e la ricchezza dei colori tipici della scuola fiamminga.

Lo stile italiano prese piede anche in Provenza nel XIV e XV secolo. Influenzò la scuola francese da cui venne, a sua volta, influenzata. Anche nei manoscritti della Germania meridionale si notavano delle modifiche. Proprio al loro culmine, le miniature ricevettero un duro colpo dall'avvento dei libri stampati.

[modifica] Persia

Miniatura dell'era Safavid conservata nello Shah Abbas Hotel ad Esfahan
Miniatura dell'era Safavid conservata nello Shah Abbas Hotel ad Esfahan

L'arte persiana ha una lunga tradizione nell'uso di miniature.

Reza Abbasi (1565 - 1635) è considerato uno dei più rinomati persiani che si siano cimentati in quest'arte, con una preferenza per i soggetti della natura. I lavori che sono sopravvissuti vengono conservati nei maggiori musei del mondo occidentale: lo Smithsonian, il Louvre ed il Metropolitan Museum of Art di New York.

[modifica] Note

  1. Luigi Grassi, Mario Pepe. Dizionario dei termini artistici, pag. 527

[modifica] Bibliografia

  • Bologna, Giulia. Illuminated Manuscripts: The Book before Gutenberg. New York: Crescent Books, 1995.
  • Calkins, Robert G. Illuminated Books of the Middle Ages. Ithaca, New York: Cornell University Press, 1983.
  • De Hamel, Christopher. A History of Illuminated Manuscripts. Boston: David R. Godine, 1986.
  • Luigi Grassi, Mario Pepe. Dizionario dei termini artistici. Torino, 1994.
  • Nordenfalk, Carl. Cetic and Anglo-Saxon Painting: Book illumination in the British Isles 600-800. New York: George Braziller, 1977.
  • Temple, Elzbieta. Anglo-Saxon Manuscripts: 900 - 1066. Londra; Harvey Miller, 1976.
  • Weitzmann, Kurt. Late Antique and Early Christin Book Illumination. New York: George Braziller, 1977.
  • Williams, John, Early Spanish Manuscript Illumination New York: George Braziller, 1977.
  • Williams, John. The Illustrated Beatus: A Corpus of the Illustrations of the Commentario on the Apocalypse, Volume 1, Introduction. Londra: Harvey Miller Publishers, 1994.

[modifica] Voci correlate

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