Participio

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Il participio è un modo che in lingua italiana dà luogo alle voci verbali più vicine alle categorie di aggettivo e sostantivo. Esso ha due tempi, il presente ed il passato. Tra i due, quello di importanza fondamentale per il sistema verbale italiano è il passato (es.: fatto, uscito, rimasto), il che è evidente nella formazione di tempi composti come il passato prossimo.

Gli usi del participio presente (volante, dormente) sono assai meno frequenti.

Indice

1 Formazione ed uso del participio passato
2 Formazione ed uso del participio presente
3 Riferimenti bibliografici
4 Voci correlate
5 Collegamenti esterni

[modifica] Formazione ed uso del participio passato

Le desinenze del modo infinito vengono sostituite da quelle del participio passato (-ato, -ito -uto.)

coniugazione	1^a -are es. cantare	2^a -ere es. contenere	3^a -ire es. agire
participio passato	-ato (cantato)	-uto (contenuto)	-ito (agito)

I verbi della prima coniugazione (-are) sono quasi sempre regolari (eccezione: il verbo fare, che apparteneva in origine alla seconda. La forma è fatto).

I verbi della seconda coniugazione (-ere) sono in genere irregolari; per questi, rimandiamo alle tabelle automatiche: [1]; [2]; [3]; [4].

I verbi della terza coniugazione (-ire) hanno poche forme irregolari (tra queste, si ricordano morto, detto, apparso, venuto).

Il participio passato viene usato sporattutto per la formazione dei tempi composti come il passato prossimo o il trapassato prossimo, in combinazione con gli ausiliari essere ed avere (Sono andata; ho mangiato).

Un altro uso specifico di questa forma verbale si ritrova nella subordinazione implicita: le forme verbali del participio nella frase subordinata non introdotta da congiunzione indicano anteriorità temporale rispetto al tempo indicato nella frase principale (uscire risulta dunque anteriore rispetto a guardare):

uscita di casa, Sara si è guardata intorno

Le forme del participio passato possono avere valore passivo: in questo caso, si accorda per genere e numero all'oggetto semantico (le lettere):

Buttate via le lettere, Giorgio è andato via.

Sotto forma di aggettivo, il participio passato è molto diffuso (una risposta sbagliata; un progetto fallito; una domanda scritta).

Il participio passato è abbastanza comune anche nella formazione dei sostantivi (l'uscita, la sgridata, il delegato). Accanto alla derivazione da verbo a sostantivo, esiste anche una simile derivazione da sostantivo a sostantivo. Per esempio, dal sostantivo pagliaccio deriva un'altro sostantivo, la pagliacciata. Normalmente, questi sostantivi indicano un'azione (la gomitata, la porcata) oppure il suo risultato (la spaghettata, la peperonata).

[modifica] Formazione ed uso del participio presente

Le desinenze del modo infinito vengono sostituite da quelle del participio passato (-ante, -ente -ente.)

coniugazione	1^a -are es. cantare	2^a -ere es. contenere	3^a -ire es. agire
participio presente	-ante (cantante)	-ente (contenente)	-ente (agente)

Le forme irregolari soddisfacente, antiproducente, nulladicente, conducente etc. seguono le particolarità dell'imperfetto indicativo o del presente indicativo.

Questa forma verbale sostituisce una proposizione relativa, come mostrano gli esempi:

abbiamo qui una scatola contenente diversi oggetti piccolissimi (= che contiene);
si tratta di una uccello proveniente dall'Africa (= che proviene);
questa è una parola derivante dal latino (= che deriva).

Sotto forma di verbo vero e proprio, il participio presente è rarissimo. Più spesso, il verbo al participio presente dà luogo a dei sostantivi (assistente, insegnante, badante,) oppure a degli aggettivi (pesante, indisponente, mancante). Talvolta possono formarsi degli avverbi (come durante, dal verbo durare).

[modifica] Riferimenti bibliografici

Katerinov, K., La lingua italiana per stranieri, corso superiore, Perugia, Guerra 1976.
Serianni, L., Grammatica italiana; italiano comune e lingua letteraria, Torino, UTET 1989.