Rivergaro
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Rivergaro | |||
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Stato: | Italia | ||
Regione: | Emilia-Romagna | ||
Provincia: | Piacenza | ||
Coordinate: |
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Altitudine: | 140 m s.l.m. | ||
Superficie: | 43 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 128 ab./km² | ||
Frazioni: | Ancarano, Bassano, Fabiano, Larzano, Niviano, Ottavello, Pieve Dugliara, Rallio di Montechiaro, Roveleto Landi, Suzzano. | ||
Comuni contigui: | Gazzola, Gossolengo, Podenzano, Travo, Vigolzone | ||
CAP: | 29029 | ||
Pref. tel: | 0523 | ||
Codice ISTAT: | 033038 | ||
Codice catasto: | H350 | ||
Nome abitanti: | rivergaresi | ||
Sito istituzionale | |||
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Rivergaro è un comune di 5.506 abitanti della provincia di Piacenza.
Indice |
[modifica] Geografia
Rivergaro si trova in Val Trebbia. È una località dove sorgono numerose case di villeggiatura e meta di molti piacentini che si recano sulle sponde del Trebbia nelle giornate estive.
[modifica] Toponomastica
Il nome Rivergaro si ritiene possa derivare da rio Vergaro, il ruscello che scende dai colli presso la frazione Bassano e attraversa il paese fino alla Trebbia. Il rio Vergaro, lambendo le fondamenta dell'Oratorio di San Rocco, una volta scendeva scoperto. Nei documenti più antichi il paese viene indicato con i nomi: Rivalgario, Rivalegario, e infine Rivergaro.
[modifica] Storia
[modifica] Guelfi e ghibellini
Rivergaro è ricordato dagli storici in quanto in questo luogo c'era un munitissimo castello che è servito spesso come rifugio dei signori e nobili di parte ghibellina i quali, in lotta con i popolari e la parte guelfa, quando soccombevano a Piacenza, si asserragliavano a Rivergaro.
La posizione vicino alla città, perciò di comodo accesso, e il castello fortificato, fecero di Rivergaro un punto di riferimento per la parte ghibellina che, quando risultava sconfitta, cercava qui di riorganizzarsi, in attesa di riprendersi per riconquistare la supremazia.
Nel 1233, dopo un breve periodo di pace ottenuto per opera di frate Leone da Perego, futuro arcivescovo di Milano, i nobili e i popolari furono di nuovo in lotta. I nobili ebbero la peggio e, assaliti un po' ovunque, si ritirarono con le proprie famiglie "nel forte luogo di Rivergaro ove per capo e podestà loro si elessero il marchese Obizzo Malaspina".
L'anno successivo i popolari, con a capo Oberto Pallavicino, assieme a truppe cremonesi, tentarono di snidare i nobili dal paese, da dove questi ultimi, con azioni di sorpresa e scorrerie, tenevano in angustia e soggezione continua la città e il contado.
Nell'ottobre i nobili, non potendo più sostenere la loro posizione, trattarono col partito dei popolari e ritornarono in pace a Piacenza.
Nel 1251 si tornò di nuovo in lotta. Oberto Pallavicino avversario del partito dei nobili e appoggiato da un esercito composto di popolari, cremonesi e parmigiani assediò vari castelli: Raglio, Chero, S. Lorenzo, Fontana, Olubra e Travo.
Naturalmente Rivergaro fu il teatro principale di lotta e molti nobili vi furono fatti prigionieri. Un nuovo fatto d'armi avvenne nel 1307 sempre tra i guelfi, che dominavano Piacenza, e i ghibellini. Questi ultimi non ritennero sicuro neanche Rivergaro, anzi fuggirono a Pigazzano, e da quelle alture ingaggiarono battaglia e questa volta trionfarono sui guelfi.
Nel 1309 il gruppo dei nobili coi loro capi fu di nuovo in loco per tentare la resistenza. È un continuo alternarsi di queste vicende.
[modifica] Il capitano del divieto
Non si trova a Rivergaro la figura del "Console", istituzione esistente in tutti gli altri paesi vicini e in quasi tutto il contado piacentino, ad eccezione dei paesi soggetti a un feudatario.
Il Console era responsabile del paese, eletto ogni anno, con compiti di rappresentanza del popolo, funzioni amministrative e, in certo modo, anche giudiziarie, intermediario tra il governo e la gente.
A Rivergaro esisteva invece, dal XIV secolo, cioè dal periodo della denominazione viscontea sul Piacentino, il "Capitano del Divieto". Questa era una carica molto importante istituita dal signore con funzioni di controllo in materia fiscale e penale (da cui appunto l'appellativo "del Divieto" con valenza negativa); il Capitano del Divieto era destinato, soprattutto nei primi tempi, ad evitare il contrabbando e l'esportazione delle derrate alimentari: granaglie e altri prodotti sottoposti a tassazione.
Veniva nominato direttamente dal signore e di regola non era piacentino, ma forestiero perché fosse più ligio nel curare gli interessi del signore.
Le sue funzioni non riguardavano la città, ma la campagna e fin dalla sua istituzione il Capitano del Divieto ebbe come sede Rivergaro. La ragione di questo, si pensa, è perché, Rivergaro era importante come località posta all'imbocco della Valtrebbia in posizione eminente, intermediaria e centrale tra la bassa e l'alta vallata, e anche perché Rivergaro era già famosa per varie vicende.
Il Capitano con i suoi uomini percorreva instancabilmente tutta la zona, vigilava confini e strade, ponti e fiumi, borgate, villaggi e casolari dispersi.
Oltre a queste funzioni fiscali aveva anche quelle di mantenere l'ordine pubblico, reprimere le fazioni e i partiti. Vigilava perché i malviventi, i banditi e i ribelli non fossero ospitati nelle taverne e nei casolari.
Tutti avevano l'autorità di arrestare questi fuoriusciti, avvisandone al più presto il Capitano del Divieto che provvedeva a tradurli nelle prigioni di Rivergaro. Tutte queste attività rendevano odioso tale personaggio, che aveva nelle principali località e più tardi anche a Piacenza i suoi punti di appoggio.
[modifica] La seconda guerra mondiale
Venendo a tempi più recenti Rivergaro è stata teatro di molti eventi legati alla seconda guerra mondiale e in particolare alla Resistenza italiana. Al riguardo pubblichiamo qualche stralcio dalla testimonianza di Gian Maria Guasti:
«...il territorio controllato era vasto e le nostre pattuglie arrivavano fino nei pressi di Rivergaro dove si incontravano con altre colonne provenienti da Piacenza...»
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[modifica] Evoluzione demografica
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