Sant'Antimo
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Stato: | ![]() |
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Regione: | ![]() |
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Provincia: | ![]() |
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Coordinate: |
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Altitudine: | m s.l.m. | ||
Superficie: | 5 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 6339 ab./km² | ||
Frazioni: | |||
Comuni contigui: | Aversa (CE), Casandrino, Cesa (CE), Giugliano in Campania, Grumo Nevano, Melito di Napoli, Sant'Arpino (CE) | ||
CAP: | 80029 | ||
Pref. tel: | 081 | ||
Codice ISTAT: | 063073 | ||
Codice catasto: | I293 | ||
Nome abitanti: | santantimesi | ||
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Sant'Antimo è un comune di 31.693 abitanti della provincia di Napoli.
Cittadina attigua ad Aversa, parte, quest'ultima, della provincia di Caserta. Sant' Antimo deve il suo nome al suo Santo patrono.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Storia
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Il comune di Sant'Antimo [2] territorialmente appartiene a quello dell'Antica Atella, esteso comprensorio tra la provincia di Napoli e quella di Caserta. I centri che componevano tale comprensorio erano nella provincia di Napoli: Frattamaggiore, Frattaminore, Afragola, Grumo Nevano, Casoria, Casandrino, Casavatore, Arzano, Caivano, Cardito, Crispano e S.Antimo; quelli della provincia di Caserta: Sant'Arpino, Orta di Atella, Cesa, Gricignano, Carinaro, Teverola. Questi centri erano tutti attraversati dalla via Atellana - che collegava Napoli con Capua - oltre ad aver ospitato nel tempo le civiltà osca, greca ed etrusca. L'origine di Sant'Antimo è legata comunque al nome del santo[3], ed è un origine remota e contraddittoria. Vi è chi pensa, che l'abitato originale risalga al 600 dell'era cristiana, quando alcuni discepoli dopo la morte di S. Antimo si recarono in Campania e nel territorio di Atella diffusero il culto del santo che crebbe a tal punto da dare origine alla terra che prende il suo nome; e chi invece pensa che il nome dato al paese sia legato al duca di Napoli Antemio che tra la fine del VIII e l'inizio del IX secolo volle edificare un tempio in onore del santo nome nel luogo dove ora sorege il paese. Il centro si sviluppò lentamente negli anni precedenti al 1000 e successivamente, all'epoca della dinastia Sveva, risulta essere un feudo baronale controllato dalla famiglia Filangieri, almeno fino al 1275. Con l'avvento degli Angioini il feudo passò alla famiglia Stendardo che lo tenne fino al 1566, anno in cui fu venduto alla famiglia Revertera che riuscì ad ottenere dal viceré spagnolo Filippo IV il privilegio della "Camera Riservata", preludio di promozione alla dignità principesca. Nel 1629 la famiglia Revertera vendette il feudo alla famiglia Ruffo, e proprio durante la loro reggenza, precisamente il 20 novembre 1641, alla baronia di S. Antimo fu conferita la dignità principesca. Alla famiglia Ruffo, sempre per negozio di vendita, successe la famiglia Mirelli che resse il feudo fino al 1807, anno che vede la fine del regime feudale con la legge eversiva dei fidecommessi. Un cittadino illustre di Sant'Antimo Nicola Romeo [4] nacque il 28 Aprile 1876 a Sant’ Antimo (NA),comune situato a pochi chilometri da Napoli, da una famiglia non molto agiata; negli studi superiori ebbe modo di avvicinarsi e di raggiungere grande dimestichezza con le discipline matematiche anche grazie al padre, maestro elementare, il quale gli trasmise tanto amore per lo studio. Conseguita nel 1899 la laurea in ingegneria, a soli 23 anni, presso il politecnico di Napoli, si trasferì a Liegi, in Belgio, dove si laureò in ingegneria elettrotecnica. Dopo tanti tentativi di trovare lavoro presso varie società europee, gli venne offerto un posto di capostazione a Tivoli presso Roma. Ma a Tivoli non andò. Collaborò con aziende ferroviarie straniere e nel 1906 a Milano, incorporando una serie di aziende napoletane, romane e lombarde fondò la “ Ing. Nicola Romeo & CO” che fabbricava macchinari e materiali per l’ industria mineraria. Nel 1914 Nicola Romeo rilevò l’ “ Anonima Lombarda Fabbrica di Automobili” che nel corso della grande guerra produsse munizioni e materiale bellico, ma con l’ avvento della pace si rese necessario mutare il profilo produttivo dell’ azienda. Da subito l’ ing. Romeo si dimostrò abilissimo sia come dirigente che come studioso in campo tecnico. Il nome dell’ azienda mutò da A.L.F.A. in Alfa Romeo e fu avviata la produzione di trattori, compressori, locomotive a vapore e locomotori elettrici; in un secondo momento si indirizzò la produzione verso la costruzione di autovetture, del resto come si poteva leggere nell’ atto costitutivo, per Nicola Romeo la produzione dell’ azienda doveva concentrarsi sulle autovetture come su altri settori, anche se la notorietà giunse grazie alla produzione di automobili. Lo stesso ingegnere partenopeo fece da subito in modo di circondarsi di illustri tecnici come Giuseppe Merosi, Vittorio Jano, strappato alla FIAT grazie alla mediazione del giovane Enzo Ferrari, e tanti altri.