Seconda lettera ai Tessalonicesi
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nuovo Testamento |
---|
Vangeli |
Lettere di Paolo |
Lettere cattoliche |
Progetto Religione uso tabella |
La seconda lettera ai Tessalonicesi è uno dei testi del Nuovo Testamento che la tradizione attribuisce a Paolo di Tarso.
Fu inviata dall'apostolo Paolo alla Chiesa di Tessalonica mentre egli si trovava a Corinto durante il suo primo viaggio in Europa, verso il 50 d.C. L'operato di Paolo a Tessalonica è descritto dal capitolo 17 del libro degli Atti: egli avrebbe voluto tornarvi, ma non ne ebbe modo
![]() |
«perché satana ce lo ha impedito.»
|
(1 Tessalonicesi 2, 18))
|
Inviò dunque il suo fido discepolo Timoteo per confortare i credenti e portare loro sue notizie. Egli aveva scritto una prima lettera per manifestare la sua gratitudine ai Tessalonicesi dopo il ritorno di Timoteo.
Indice |
[modifica] Autenticità e datazione
![]() |
Per approfondire, vedi la voce Prima lettera ai Tessalonicesi. |
[modifica] Sinossi
[modifica] Capitolo I
Paolo saluta i Tessalonicesi, li elogia per la loro fede esemplare (vv.3-5) e prefigura la rovina eterna (v.9) di quanti "non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù", del quale (v.10) si auspica l'imminente parusia (seconda venuta nella gloria).
[modifica] Capitolo II
Si parla dell'apostasia futura (v.3) che precederà la parusia. Allora si rivelerà l'Anticristo, l' uomo iniquo, figlio della perdizione... che siederà sul tempio di Dio additando se stesso come Dio (vv.3-4). Si introduce anche il difficile concetto del catechon (vv.6-12), ossia di ciò che per il momento trattiene (v.7) la manifestazione del mistero di iniquità. Ma per Paolo i Tessalonicesi sono primizia di salvezza (v.13) attraverso l'opera dello Spirito e la fede nella verità: egli formula una preghiera (vv.16-17) affinché Gesù e il Padre confortino e confermino i loro cuori nel bene.
[modifica] Capitolo III
Paolo ammonisce infine a tenersi lontano da chi si comporta in maniera indisciplinata e non secondo la tradizione che ha ricevuto da noi (v.6),
![]() |
«e infatti quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare neppure mangi»
|
(Seconda lettera ai Tessalonicesi 3, 10)
|
Costoro invece vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione (v.11). L'apostolo invita dunque ad evitare chi fa così. Non trattatelo però come un nemico, ma ammonitelo come un fratello (v.15). Nell'insegnamento di Paolo la carità ha sempre il primo posto (cfr. Prima lettera ai Corinzi, capitolo 13). L'apostolo conclude la sua lettera con il saluto passato anche nella liturgia della Messa:
![]() |
«La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi.»
|
(Seconda lettera ai Tessalonicesi 3, 10)
|