Prima lettera ai Corinzi
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La prima Lettera ai Corinti è stata scritta da san Paolo durante la sua permanenza a Efeso, durante il secondo viaggio missionario.
Questa lettera, come tutte le altre, è uno scritto occasionale: non contiene un trattato di teologia ma risposte a situazioni concrete.
Indice |
[modifica] Corinto
Paolo scrisse questa lettera dopo aver evangelizzato Corinto per un periodo di oltre 18 mesi, dalla fine del 50 alla metà del 52. Secondo la sua consuetudine di operare nei grandi centri, voleva impiantare la fede cristiana in questo porto famoso e molto popolato, da dove si sarebbe irradiata in tutta l'Acaia. Di fatto riuscì a stabilirvi una forte comunità, soprattutto negli strati modesti della popolazione (1 Cor 1,26-28). Però questa grande città era un centro di cultura greca, dove si affrontavano correnti di pensiero e di religione molto differenti tra loro, con un rilassamento dei costumi che la rendeva tristemente celebre. Il contatto della giovane fede cristiana con questa capitale del paganesimo doveva porre ai neofiti numerosi e delicati problemi. Paolo nella sua prima lettera ai cristiani di Corinto (così come nella Seconda lettera ai Corinzi) cerca di risoverli.
Sembra che una prima lettera "precanonica" (1 Cor 5,9-13), di data incerta, non sia stata conservata.
Più tardi, nel corso del suo soggiorno di tre anni (54-57) a Efeso nel corso del terzo viaggio, alcune domande portate da una delegazione di Corinto (1Cor 16,17), a cui si aggiunsero le informazion ricevute da Apollo (1Cor 16,12) e della gente di Cloe (1Cor 1,11), spinsero Paolo a scrivere una nuova lettera (quella conosciuta come prima lettera ai Corinzi) verso la Pasqua del 57 (1 Cor 5,7).
[modifica] La lettera
La prima lettera di Paolo ai Corinti è considerata una delle più importanti dal punto di vista dottrinale; vi si trovano informazioni e decisioni su numerosi problemi cruciali del cristianesimo primitivo, sia per la sua vita interna: purezza dei costumi (1 Cor 5,1-13;6,12-20), matrimonio e verginità (7,1-40), svolgimento delle assemblee religiose e celebrazione dell'eucaristia (11-12), uso dei carismi (12,1-14); sia per i rapporti con il mondo pagano: ricorso ai tribunali (6,1-11), carni offerte agli idoli (8-10).
Ciò che avrebbe potuto essere unicamente soluzione di casi di coscienza o regolamenti liturgici, grazie all'intuizione di Paolo, diventa occasione di profonde considerazioni sulla vera libertà della vita cristiana, la santificazione del corpo, il primato della carità, l'unione al Cristo.
L'orizzonte escatologico è sempre presente e sottende tutta l'esposizione sulla resurrezione della carne (1 Cor 15). Questo adattamento del Vangelo al mondo nuovo, nel quale penetra, si manifesta soprattutto nell'opposizione tra follia della croce e sapienza ellenica. Agli abitanti di Corinto Paolo ricorda che c'è un solo maestro, il Cristo; un solo messaggio, la salvezza mediante la croce; e che lì si trova la sola e vera sapienza (1Cor 1,10-4,13).
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- Gianfranco Ravasi,Lettere ai Corinzi, edizione Dehoniane, Bologna 1992