Lettera ai Colossesi
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La lettera ai Colossesi è uno dei testi del Nuovo Testamento attribuiti a Paolo di Tarso, che l'avrebbe scritta a Roma durante la sua prima prigionia, probabilmente nell'estate dell'anno 62. Poco tempo dopo Paolo scrisse la lettera agli Efesini.
Come altre sue lettere, sembra essere scritta in risposta a delle informazioni che gli sarebbero arrivate circa lo stato interno della Chiesa del luogo (Col.1,4-8): qui Paolo si esprime contro le dottrine del misticismo e dell'ascetismo.
E simile ad altre lettere è anche l'impianto consistente in due parti: una dottrinale ed un'altra pratica. Il capitolo 1 contiene i saluti di Paolo ai Colossesi. I capitoli 2 e 3 sono dottrinali e contengono dichiarazioni sul ruolo redentore di Gesù Cristo, il pericolo del culto falso e l'importanza della risurrezione. Il capitolo 4 insegna che i "santi" devono dare prova di saggezza in tutto e chiude la lettera.
Indice |
[modifica] Contesto storico e religioso
Se ci si attiene alla tesi tradizionale, l'apostolo Paolo avrebbe scritto questa lettera intorno all'estate 62, cioè verso la metà della sua prima cattività romana. La stesura farebbe seguito alla visita di Epafra, uomo pio della Chiesa di Colossi (Col.1,7-8), che avrebbe riferito a Paolo che i Colossesi stavano cadendo in un grave errore: si ritenevano migliori degli altri perché osservavano più regole, anche esterne, (Col.2,16), si imponevano alcune mortificazioni e veneravano gli angeli (Col.2,18). Avevano dunque l'impressione di essere più santi e più saggi degli altri membri della chiesa. Nella sua epistola, Paolo li riprende insegnando che la redenzione è possibile soltanto con Cristo e che si da prova di saggezza servendolo.
[modifica] La città e la comunità cristiana di Colossi
Oggi in rovina, la città di Colossi è situata in Frigia, nell'odierna Turchia, sulle rive del fiume Lico (un affluente del Meandro, o Büyük Menderes). Questo sito era un punto strategico della strada che conduceva da Efeso (che sorge circa circa 200 km a ovest) e le provincie orientali. Colossi era dunque una città ricca, particolarmente grande, importante e popolosa. In questa regione, gli Ebrei erano molto numerosi, e si dedicavano soprattutto alla pastorizia, alla tintura della lana ed al commercio. Già in declino al tempo in cui Paolo scrisse la lettera ai suoi abitanti, non seppe risollevarsi in seguito al grande terremoto dell'anno 60, che coinvolse anche Laodicea.
La sua posizione strategica nelle grandi vie di passaggio fece sì che i Colossesi venissero a contatto con diversi movimenti intellettuali e religiosi dell'epoca: a Colossi potevano fiorire le credenze ed i riti della mitologia greco e di quella romana, i culti misterici, l'ebraismo, lo zoroastrismo, ed altri ancora. In questo clima, erano comuni i sincretismi e le inclinazioni agli eccessi mistici ed orgiastici, ed i cristiani della giovane chiesa cittadina avevano bisogno di essere messi in guardia sui costumi pagani dei loro concittadini.
Anche se l'apostolo Paolo non conosce personalmente i Colossesi, nè essi lo "hanno mai visto di persona" (cfr. Col.1,4 e 2,1), la sua evangelizzazione a Efeso ha portato frutti anche qui, poiché probabilmente le Chiese di Colossi, Laodicea e Ierapoli furono fondate dai cristiani efesini.
La maggior parte dei cristiani della chiesa colossese derivava dal paganesimo (Col.1,21; 1,27; 2,13. La chiesa di Colossi cresceva normalmente (Col.1,6) e rimaneva ferma nella fede (Col.2,5-7), ma era anche minacciata dal pericolo di ricadere nel paganesimo (Col.3,5-11) o di lasciarsi sedurre da correnti eretiche (Col.2,8-23).
[modifica] Contenuti della lettera ai Colossesi
Come la maggior parte delle lettere paoline, questa consta di due parti: una dottrinale ed una pratica.
La parte dottrinale comprende i primi due capitoli, ed il suo tema principale è sviluppato nel capitolo 2. Paolo mette in guardia i colossesi dal non essere sviati da Colui nel quale risiede la pienezza e che è capo di ogni potere spirituale. Cristo è il capo del corpo cui fanno parte i destinatari della lettera, la Chiesa; e se dunque essi sono davvero uniti a Lui, di cos'altro necessitano?
Paolo poteva vedere che la comunità di Colossi era cresciuta spiritualmente, grazie al suo amore per i "santi" (Col.1,4; 1,8: era necessario ora che crescesse in sapienza e conoscenza, perché il suo amore, non solo sentimentale, possa così dar frutti (Col.1,9-11).
La parte pratica della lettera (capitoli 3-4) dà spazio alle esortazioni che naturalmente fluiscono dalle dottrine prima esposte. I Colossesi sono chiamati a rivolgere l'attenzione e ricercare le "cose di lassù" (Col.3,1-4), a mortificare ogni cattivo principio della loro natura ed a spogliarsi dell'uomo vecchio per rivestirsi del nuovo (Col.3,5-14). In questa nuova ottica, anche i vincoli ed i doveri acquistano una nuova prospettiva nella vita cristiana: insomma, "qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini" (Col.3,23).
Dopo saluti amichevoli (Col.4,10-14), Paolo raccomanda ai colossesi che facciano leggere la lettera alla chiesa di Laodicea, e che nel contempo leggano quella che egli aveva indirizzato là qualche tempo prima. (Si ritiene quasi universalmente che la Lettera apocrifa ai Laodicesi sia una falsificazione basata su questa istruzione.) L'apostolo chiude poi questa breve ma pregna epistola con il suo solito saluto autografo.
Il recapito della lettera fu affidato da Paolo a Tìchico e ad Onèsimo (Col.4,7-9). Tichico doveva anche, nel corso di questa stessa spedizione, consegnare l'epistola destinata agli Efesini (Cf. Ef.6,21). Quanto allo schiavo Onesimo, doveva, su ordine di Paolo, tornare dal suo padrone Filemone e consegnargli la lettera che l'apostolo aveva scritto proprio per lui (Cf Fm.1,12; 1,21).
[modifica] Bibliografia
Daniel Furter, Les Épîtres de Paul aux Colossiens et à Philémon, Vaux-sur-Seine, Edifac, 1987