Teologia kemetica
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La teologia kemetica si presenta essenzialmente come una concezione di tipo enoteista e panteista, caratteristica che accomuna la maggior parte delle religioni di tradizione indoeuropea. In questa concezione tutti gli dèi sono considerati essere delle forze divine emanate da un'unica matrice cosmica, anch'essa divina, l'Uno. Nell'antico Egitto l'Uno, quindi Dio, era identificato con il termine di Neter (o Netjer, letteralmente "spirito divino", "Dio"), mentre gli dèi venivano indicati al plurale, con il termine Neteru (o Netjeru). La concezione del divino è di tipo immanente: Dio, e quindi tutti gli dèi da esso emanati, permeano il cosmo, forgiano l'universo, sono l'energia divina che costituisce la parte più sottile di tutto ciò che esiste. Gli dèi sono dunque presenti in ogni cosa, in ogni luogo e nell'interiorità spirituale dell'uomo stesso, sono nei fenomeni naturali: nella pioggia, nella crescita di un germoglio, nel soffiare del vento. Il divino va cercato dentro se stessi e nel mondo in cui l'umanità vive.
[modifica] Neter, Neteru e Neteri
Come nell'antica religione egizia, o almeno così come veniva professata dagli ordini di sacerdoti, il Kemetismo di oggi affonda il suo credo nella fede in un unico principio divino, una forza inconoscibile dall'essere umano, un Essere autocreatosi, un'energia cosmica che per emanazione dà perennemente ed eternamente origine all'universo, a tutto ciò che esiste. La concezione della Divinità è dunque molto simile a quella dell'Induismo, religione in cui Dio, il principio universale, è chiamato Brahman. Neter, che permea ogni forma possibile dell'esistente, per rendersi accessibile e conoscibile all'uomo si manifesta attraverso l'emanazione di forze divine subalterne, gli dèi: delle forme, che sebbene si presentino come una molteplicità di energie differenti, sono sempre riconducibili all'Unità. Sono i nomi di Dio (come frequentemente definito negli antichi scritti), i vari aspetti dell'Uno, che permettono all'uomo di scoprire, di percorrere un sentiero mistico attraverso cui giungere alla finale comprensione dell'Assoluto. Questa concezione è spesso spiegata con la metafora della montagna, di cui raggiungere la vetta significa giungere alla comprensione della verità, ovvero di Dio. Ebbene, l'obiettivo dell'uomo è quello di raggiungere la vetta. Quest'ultima in realtà è raggiungibile attraverso una miriade di sentieri differenti, tra i quali l'uomo può scegliere quello che sente più consono al proprio io. I sentieri corrispondono alle divinità, le manifestazioni dell'Uno, delle forze che l'uomo contempla come primo passo per l'identificazione di essi con la realtà ultima dalla quale provengono.
I Neteru hanno le proprie peculiarità, sfere d'influenza, che li rendono distinti e uniti allo stesso tempo. Particolare rilevanza nell'espressione teologica kemetica ha il ruolo degli animali nella fede: come nell'antico Egitto, gli animali non sono considerati le divinità in se, ma piuttosto delle rappresentazioni di esse; gli animali sono gli esseri che maggiormente riescono a intermediare tra l'uomo e gli dèi, dato che attraverso il rispetto e l'amore per gli animali e per la vita, l'umanità può riuscire a comprendere il divino. I kemetici considerano per questio gli animali come detentori di particolari potenze divine, spiriti, entità occulte chiamate Neteri o Netjeri. Questi non sono però soltanto entità correlate al mondo animale, sono qualsiasi genere di forza divina che si trovi ad uno stadio di manifestazione più fisico che metafisico. Questo li differenzia dagli dèi, i Neteru, i quali sono invece entità totalmente metafisiche. I Neteri, come i Neteru, sono anch'essi manifestazioni dell'unica potenza cosmica.
I parallelismi con l'Induismo sono molti, oltre alla concezione della Divinità unica manifestata in molteplici aspetti, anche l'origine della tradizione stessa è simile: come l'Induismo anche il Kemetismo nacque dall'esperienza religiosa di più comunità, nell'antico Egitto, poi unitesi a formare un'unica civiltà caratterizzata da un'unica fede, seppur sfaccettata e aperta alla diversità, proprio per la propensione enoteistica.
[modifica] La legge cosmica
Secondo la fede kemetica l'universo è retto da una legge universale, una regola eterna che tende a dare ordine al cosmo. Questa legge è chiamata Maat (termine traducibile in svariati modi: "giustizia", "creazione", "ordine", "legge", "verità"), ed è essenzialmente l'ideale della perfezione divina. L'uomo per mantenersi in pace e armonia deve rispettare e perseguire questa legge, che è essenzialmente la legge della purezza di cuore e dell'equilibrio, in modo da mantenere il proprio essere in allineamento con la perfezione universale e divina. Maat è considerata spesso una dea, un aspetto dello stesso Neter, uno dei due poli divini contrapposti.
Il principio in opposizione a Maat è Isfet, il caos e la distruzione, personificato nella bestia Apofi. Isfet corrisponde alla forza che genera squilibrio e impurezza, e si manifesta nella vita umana attraverso i mali compiuti dall'uomo. L'equilibrio tra il principio negativo e il principio positivo è eterno e inviolabile, anche se esiste un'entità divina in grado di limitare Isfet, ovvero Seth. Spesso erroneamente identificato come dio del male, Seth è in realtà la forza che permette all'uomo di regolare i mali provocati da Isfet, il disordine, il caos e la distruzione. Nella concezione kemetica non esiste un vero e proprio dio del male: il male e il bene sono degli aspetti dell'esistenza inevitabili, eterni ed inseparabili, dato che senza l'uno non esisterebbe nemmeno l'altro.
[modifica] Voci correlate
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