Jean-Baptiste Jules Bernadotte
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Jean-Baptiste Jules Bernadotte, (Pau, 26 gennaio 1763 – Stoccolma, 8 marzo 1844) generale francese, poi maresciallo dell'Impero (Francia), principe di Pontecorvo e quindi re di Svezia e di Norvegia.
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[modifica] Gli inizi
Figlio di un avvocato, dopo aver ricevuto un'accurata formazione da parte del padre, abbraccia per spirito d'avventura la carriera militare arruolandosi come semplice soldato nel 1780. Combatte in India viene ferito e fatto prigioniero dagli inglesi a Gondeloä nel corso di una guerra fra popolazioni locali. Al conflitto partecipano, appoggiando da parti opposte i contendenti con truppe e rifornimenti, Francia ed Inghilterra
[modifica] Il periodo rivoluzionario
Allo scoppio della Rivoluzione Francese, Bernadotte è ancora un sergente. Dopo essersi distinto nell'Armata del Reno ed in quella della Sambre e Meuse proclamato sul campo di battaglia generale di brigata dal generale Jean-Baptiste Kléber (1794). Solo due mesi dopo è generale di divisione e combatte sotto Jourdan nella battaglia di Fleurus (26 giugno 1794)
[modifica] La campagna d'Italia
Incaricato di portare in Italia 20.000 uomini dell'armata della Sambre e Meuse a Napoleone Bonaparte, rivaleggia in ardore con il giovane generale còrso e sebbene provi per lui poca simpatia, sospettando i progetti ambiziosi di quest'ultimo, si sottomette al suo potere. Prende parte al passaggio del Tagliamento, s'impadronisce di Trieste, e dopo la campagna presenta al Direttorio le bandiere tolte al nemico. Dopo il 18 fruttidoro ottiene il comando di Marsiglia ma a causa della ripugnanza che prova per le misure violente a seguito dei disordini in questa parte della Francia rinuncia al posto e ritorna all'armata d'Italia. A febbraio 1798, dopo il Trattato di Campoformio, è inviato come ambasciatore francese a Vienna dove non brilla certo per doti diplomatiche. In particolare provoca delle manifestazioni ostili per aver inalberato la bandiera tricolore sul palazzo dell'ambasciata: non ricevendo le scuse ufficiali, lascia l'Austria ad aprile dello stesso anno. Il 17 agosto 1798 sposa Désirée Clary, sorella di Marie-Julie Clary che è la moglie di Giuseppe Bonaparte del quale diviene cognato ed entra così a far parte della "parentela" dello stesso Napoleone Bonaparte.
[modifica] Ministro della Guerra
Assunto il comando dell'armata (1799), riceve l'ordine di passare il Reno per bloccare Philisbourg ma i rovesci dell'armata francese in Italia ed in Germania lo costringono a rinunciare al piano.
Nominato ministro della guerra dal 3 luglio al 14 settembre del 1799 grazie all'influenza di Barras dopo il 30 prairial, cerca di ripristinare lo zelo delle armate francesi con misure drastiche e riorganizza in due mesi i servizi che si trovavano in uno stato deplorevole. Egli ha già richiamato la vittoria sotto le sue bandiere quando viene scartato a causa di un intrigo di Sieyès: a torto o ragione gli vengono attribuiti molti fatti che provocano il malcontento e lo obbligano a dare le dimissioni poco prima del 18 brumaio.
Si ritira quindi in campagna, ma si pronuncia apertamente contro il colpo di Stato del 18 brumaio da parte di Napoleone: la freddezza, che già era presente fra i due, si accresce. Egli è tuttavia trattato molto bene dal Bonaparte poiché ha sposato Désirée Clary, la donna già fidanzata di quest'ultimo e da tempo cognata del fratello Giuseppe Bonaparte. Entra nel Consiglio di Stato ed accetta il comando dell'armata della Vandea (1800): con le sue abili disposizioni riesce ad impedire lo sbarco dei Britannici a Quiberon ed a ristabilire la tranquillità nel paese.
Viene compromesso nella «cospirazione dei libelli», detta anche «cospirazione del pot de beurre» organizzata dal suo capo di stato maggiore generale Simon. Fouché soffoca lo scandalo ma Bernadotte viene privato del comando.
[modifica] L'Impero
Dopo la pace di Lunéville viene nominato ambasciatore negli USA ma la ripresa delle ostilità gli impedisce di recarsi sul posto. Nel 1804 viene inviato ad Hannover come governatore generale e riceve il bastone di maresciallo dell'Impero al momento della prima creazione. Forma in questo paese un corpo d'armata alla testa del quale partecipa a molti fatti d'arme: così, nel 1805, ristabilisce l'elettore di Baviera Massimiliano I di Baviera in Monaco e conquista Salisburgo.
Successivamente partecipa alla battaglia di Ulm circondando l'armata austriaca. Nella battaglia di Austerlitz comanda il I corpo d'armata destinato al centro dello schieramento francese con l'incarico di far fronte agli assalti dei russi. Più volte i suoi interventi risultarono provvidenziali ai fini della vittoria francese. Il 5 giugno 1806 diviene principe di Pontecorvo. Quello stesso anno, nella campagna di Prussia, comanda il primo corpo d'armata ma nel giorno delle battaglie di Jena-Auerstadt (14 ottobre 1806) fa solo degli avanti-indietro tra i due campi di battaglia senza quasi parteciparvi, giustificando la sua condotta piuttosto debolmente con un presunto ed improbabile ritardo nel ricevere gli ordini dell'Imperatore. La sua condotta è tale che Napoleone sta per farlo fa tradurre dinnanzi ad un consiglio di guerra ma poi recede dal proposito[1]
Napoleone dà ordine si suoi generali di incalzare i prussiani in rotta e Bernadotte si lancia all'inseguimento delle truppe in ritirata per cancellare la pessima figura di Jena-Auerstadt. Raggiunge le truppe prussiane del principe di Wurttemberg ad Halle (16 ottobre 1806), dà battaglia e li sconfigge duramente, quindi insegue i prussiani di Blücher fino a Lubecca (5 novembre 1806), ove parte delle truppe di Blücher che vi si erano rifugiate non riescono ad impedire la conquista della città da parte dei francesi di Bernadotte, nonostante questi fossero in inferiorità numerica. Blücher, riparato nella vicina Ratkau con altri 10.000 prussiani si arrende a Bernadotte. Egli cattura anche un'intera divisione svedese inviata a Lubecca da Gustavo IV di Svezia in aiuto agli alleati. Purtroppo le truppe francesi, nonostante gli sforzi dei loro generali per impedirlo, si gettano al saccheggio della città anseatica commettendo numerose atrocità contro i nemici arresi. In questo frangente Bernadotte si adopra instancabilmente per proteggere i vinti, in particolare ufficiali e truppe svedesi. Il suo comportamento in questo frangente sarà determinante per la scelta della sua persona come successore al trono di Carlo XIII di Svezia.
In occasione della battaglia di Eylau (8 febbraio 1807) incorre in un secondo infortunio: i messaggeri incaricati di portargli gli ordini di Napoleone vengono catturati dai cosacchi per cui l'ignaro Bernadotte giunge in Eylau a battaglia terminata scatenando nuovamente le ire dell'Imperatore che fa di lui il capro espiatorio della cattiva conclusione della battaglia. Il 5 giugno è ferito alla testa durante un combattimento sul fiume Passarge e questo fatto gli impedisce di partecipare alla battaglia di Friedland (15 giugno 1808).
Dopo la guarigione viene nominato governatore delle città anseatiche ed è incaricato di agire contro gli svedesi ma sospende le ostilità quando apprende che una rivoluzione ha cacciato dal trono Gustavo IV di Svezia, il solo ostile alla Francia (13 marzo 1808). Questa condotta leale gli concilia la stima degli svedesi ma pare abbia destato il malcontento in Napoleone Bonaparte del quale contraria i progetti. Inoltre Napoleone lamenta che Bernadotte non ha brillato sui campi di battaglia: è stato molto inattivo ad Auerstadt ed è giunto in ritardo alla battaglia di Eylau, mentre in giugno si è lasciato "sfilare" sotto il naso il corpo di spedizione spagnolo del generale La Romana, imbarcato dagli inglesi a Gothemburg con il compito di portarli a combattere agli ordini di sir Arthur Wellesley nel sud della Spagna contro i francesi occupanti il paese.
Dopo la pace di Tilsit comanda fino al 1809 l'armata di occupazione della Germania settentrionale. Alla rottura dei rapporti fra Austria e Francia assume il comando dell'armata sassone composta in gran parte da sassoni. Nella battaglia di Wagram (5-6 luglio 1809) il primo giorno viene respinto dalle truppe austriache e si attesta nel villaggio di Aderklaa, una posizione strategica che il giorno successivo abbandona senza avvisare il comando. Napoleone, appena appreso il fatto si infuria, ordina di mantenere la posizione a tutti i costi, ma Bernadotte, investito dalle truppe dell'arciduca, si trova a dover cercare di ricompattare le sue truppe disperse. In questo spostamento incontra casualmente l'Imperatore che lo destituisce seduta stante[2]
È in piena disgrazia quando gli viene offerto il trono di Svezia
[modifica] I rapporti con Napoleone
I suoi rapporti con Napoleone sono sempre stati difficili e persino ambigui. Pur ammirandone le grandi capacità militari, e nutrendo per lui persino dell'invidia, Bernadotte, rivoluzionario repubblicano della prim'ora, considerava Napoleone un dittatore ed un traditore della rivoluzione, avendo egli preso illegalmente il potere con il colpo di stato del 18 brumaio e poi per di più avendo ricostituito un potere di tipo monarchico. Egli non faceva mistero di questi sentimenti. Da parte sua Napoleone lo trattò in modo sorprendentemente benevolo dati gli eventi militari in cui Bernadotte si comportò in modo piuttosto scadente e data la sua palese ostilità alla politica imperiale. Altri, per molto meno, sarebbero finiti di fronte al plotone di esecuzione o spediti in qualche luogo sperduto. Napoleone gli fece fare invece nonostante tutto un'ottima carriera, gratificandolo del massimo titolo militare (maresciallo dell'Impero), di quello di principe di Pontecorvo ed infine acconsentendo a che divenisse Re di Svezia. I motivi di questo comportamento non sono mai stati chiari tuttavia è probabile che abbiano giocato un ruolo determinante i rapporti di parentela. Napoleone, da buon còrso di allora, sentiva molto i legami famigliari, di una famiglia non limitata ai soli parenti diretti ma a tutti coloro che in un modo o nell'altro erano alla famiglia collegati, un senso di appartenenza più ancora che ad una famiglia, ad un clan. Bernadotte aveva sposato la sorella della moglie di suo fratello Giuseppe, e ciò era sufficiente per farlo diventare membro del clan verso il quale era giusto mostrarsi particolarmente benevolo. Inoltre la moglie di Bernadotte era stata la sua prima fidanzata, e questo probabilmente lo poneva in una situazione imbarazzante. Punire Bernadotte poteva destare nel pubblico l'idea che Napoleone si comportasse così per un ritorno di gelosia, per una rivalità amorosa mai sopita (cosa piuttosto improbabile, visto poi che Désirée Clary sposò Bernadotte oltre due anni dopo che Napoleone aveva sposato la Giuseppina Beauharnais). È anche possibile che Napoleone nutrisse ancora dell'affetto per la moglie del suo generale e /o si ritenesse colpevole per il modo con cui l'aveva lasciata pochi mesi dopo il finanziamento. In questo caso un generoso trattamento al marito poteva essere vissuto da Napoleone come un gesto di «risarcimento» nei confronti della ex fidanzata.
[modifica] Principe di Svezia
Gli emissari del re di Svezia Carlo XIII dopo aver ottenuto l'assenso di Napoleone Bonaparte, che accetta sperando di avere in futuro un solido alleato in Nord Europa, (anche se alcuni sostengono che l'assenso fu dato a causa dei rapporti di cui sopra). Egli sarà adottato dal re, che non ha avuto figli, e gli stati generali di Örebro lo eleggeranno principe ereditario di Svezia con il nome di Carlo XIV Giovanni il 21 agosto 1810, alla sola condizione di abiurare il cattolicesimo per la religione riformata. Egli, assunto il nome di Carlo Enrico, inizia ad occuparsi dei problemi di governo del paese a causa della malattia del padre adottivo ed asseconda la politica europea di Napoleone aderendo al Blocco Continentale, assumendo poi dal 1811 l'effettiva direzione del Regno.
Nel 1812 emana tuttavia un decreto che apre i porti della Svezia al commercio di tutte le nazioni. Prima che Napoleone attacchi Mosca egli potrebbe riprendersi la Finlandia e marciare su Sanpietroburgo ma poiché all'inizio dell'anno le truppe francesi entrano arbitrariamente in territori facenti parte del Regno di Svezia, rompe i rapporti con Napoleone e si ritiene libero da ogni vincolo con quest'ultimo.
Vedendo vacillare l'Impero, favorisce nel 1813 l'ingresso della Svezia nella coalizione antifrancese, che avviene nel luglio dello stesso anno, non senza però aver tentato il possibile per convincere Napoleone della pericolosità della situazione in cui si stava cacciando. Egli assume il comando dell'armata del Nord della Germania, con il titolo di generalissimo. Sbarca a Stralsund con 30.000 uomini. Il corpo d'armata del generale Friedrich Wilhelm von Bülow, sotto il suo comando (e, pare, anche contro il suo parere) batte il generale Oudinot a Großbeeren (23 agosto 1813), e quindi lui stesso, grazie anche all'azione del von Bülow, sconfigge il maresciallo Ney nella Dennevitz (6 settembre 1813). Infine assume una parte decisiva nella vittoria degli alleati a Lipsia.
Disceso con l'armata lungo il fiume Elba, s'impadronisce della città di Lubecca e si dirige verso l'Holstein ove costringe il re di Danimarca a firmare la pace di Kiel (14 gennaio 1814) con la quale la Norvegia viene ceduta alla Svezia. Si dirige quindi lentamente verso la Francia ma la pace di Parigi gli risparmia l'attraversamento del Reno.
Accarezza l'idea di diventare Imperatore dei francesi ma il Congresso di Vienna conferma il diritto dei Borboni a sedere sul trono di Francia: la Svezia viene ricompensata per il suo intervento militare contro Napoleone con il riconoscimento dell'annessione della Norvegia al trono svedese. Nel 1815 però si rifiuta di aderire alla nuova coalizione contro Napoleone Bonaparte.
[modifica] Carlo XIV Re di Svezia e Carlo III di Norvegia
Il 5 febbraio 1818 diviene re dei Reami uniti di Svezia e Norvegia (la Norvegia si staccherà nuovamente dalla Svezia quasi cent'anni dopo) e prende il nome di Carlo XIV Giovanni in Svezia e Carlo III in Norvegia. Si occupa ora solo più dello sviluppo dei due regni, ai quali viene lasciata una relativa indipendenza., e sviluppa la pubblica istruzione, l'agricoltura, l'industria ed i commerci. Favorisce la costruzione del canale di Göta (aperto il 26 settembre 1832) che unisce l'oceano Atlantico al Mar Baltico. Assume il motto: Folkets kärlek min belöning ("L'amore del mio popolo è la mia ricompensa"), fatto che non commuove gli svedesi più di tanto (ed ancor meno i norvegesi, che si ritengono defraudati della libertà essendo passati dal dominio danese, che durava dal 1660, a quello svedese). Obbliga l'amministrazione dei due regni ad imparare il francese poiché lui si rifiuta di imparare lo svedese (e tanto meno il norvegese). Di lui si narra l'aneddoto che durante tutto il suo regno non abbia mai permesso ad alcun medico di esaminargli il torso nudo. La spiegazione si ebbe dopo la sua morte, quando con la toeletta funebre fu scoperto un tatuaggio che diceva: «Morte ai Re». La dinastia dei Bernadotte è tutt'ora regnante in Svezia.
[modifica] Famiglia
- Dalla moglie Désirée Clary ebbe un solo figlio: Oscar, futuro re di Svezia e Norvegia
[modifica] Note
- ↑ Ecco che cosa gli scrive Napoleone quando si accorge che Bernadotte non aveva praticamente partecipato alla battaglia nonostante gli ordini ricevuti: «Secondo un ordine ben preciso, avresti dovuto essere a Dornburg lo stesso giorno in cui il maresciallo Lannes era a Jena e Davout raggiungeva Naumburg. Nel caso tu non avessi potuto ricevere questo ordine, ti informai durante la notte che se tu fossi stato ancora a Naumburg, all'arrivo del messaggio dovevi marciare con il maresciallo Davout ed appoggiarlo. Eri a Naumburg quando l'ordine ti arrivò e ti fu riferito. Ciononostante hai preferito eseguire la falsa marcia verso Dornburg, di conseguenza non hai preso parte al combattimento ed il maresciallo Davout ha dovuto sostenere da solo gli attacchi più massicci dell'esercito nemico.»
- ↑ La sera precedente Bernadotte aveva, con una grave caduta di stile, criticato pubblicamente l'Imperatore sostenendo che se fosse stato lui il comandante, con un'«energica manovra» avrebbe costretto il comandante nemico arciduca Carlo a deporre le armi senza neanche combattere. Il giorno dopo, nel trambusto del tentativo di ricompattamento delle truppe su Aderklaa, incrocia casualmente Napoleone che lo apostrofa così: «È questo il genere di "energica manovra" con la quale voi indurrete l'arciduca Carlo a deporre le armi?» Ed all'imbarazzato silenzio di Bernadotte Napoleone replica: «Io vi destituisco immediatamente dal comando di cui avete fatto pessimo uso».
[modifica] Predecessori e succesori al trono
Predecessore: Carlo XIII |
Re di Svezia e di Norvegia 5 febbraio 1818-8 marzo 1844 |
Successore: Oscar I |
[modifica] Bibliografia
- J. Tulard - J. F. Fayard - A.Fierro, Histoire e Dictionaire de la Revolution française, Paris, Éditions Robert Laffont, 1998, ISBN 2-221-08850-6
- Max Gallo, Napoléon, Paris, Edition Robert Laffont, 2002, ISBN 2-221-09796-3
- David G. Chandler, Le Campagne di Napoleone, Milano, R.C.S. Libri S.p.A., 1998, ISBN 88-17-11577-0