Congresso di Vienna
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«Gli abusi del potere generano le rivoluzioni; le rivoluzioni sono peggio di qualsiasi abuso. La prima frase va detta ai sovrani, la seconda ai popoli.»
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Il Congresso di Vienna si tenne nella capitale dell'allora Impero austriaco, dal 1 ottobre 1814 al 9 giugno 1815. A parteciparvi furono le principali nazioni europee, che tentarono così di dare un assetto all'Europa dopo l'avventura napoleonica.
In realtà si cercò di dare un assetto alle sole altre potenze, in quanto i termini di pace con la Francia erano già stati stipulati con il precedente trattato di Parigi del 30 maggio 1814.
Le discussioni continuarono malgrado il ritorno dell'ex imperatore Napoleone dall'esilio e la sua riassunzione del potere in Francia nel marzo 1815, e l'atto supremo del Congresso fu firmato nove giorni prima della sua finale disfatta nella battaglia di Waterloo (18 giugno 1815).
Tecnicamente, si potrebbe notare che il Congresso di Vienna non si svolse mai realmente, posto che il Congresso non si riunì affatto in sessione plenaria, e la maggior parte delle discussioni avvenne in sessioni informali tra le grandi potenze.
Indice |
[modifica] L'inizio del Congresso
Dopo la caduta e l'abdicazione di Napoleone a Foutainebleu (6 aprile 1814) e la ratificazione della prima Pace di Parigi, la sesta coalizione venne sciolta, mentre sul trono di Francia fu posto il legittimo sovrano, Luigi XVIII di Borbone. Secondo l'articolo XXXII del trattato di pace si sarebbe dovuto riunire a Vienna un consesso plenario delle potenze vincitrici per dare un nuovo assetto ed un ordine durevole all'Europa, che per quasi vent'anni era stata calpestata, devastata e ridotta allo stremo dalla lunga guerra contro l'Imperatore francese.
I sovrani vincitori ed i loro ministri plenipotenziari si incontrarono in un primo momento a Londra; soltanto nell'autunno del 1814 il Congresso ebbe inizio a Vienna, al quale presero parte le delegazioni diplomatiche di quasi tutte le nazioni europee. Dall'ottobre 1814 al giugno 1815 Vienna, e soprattutto il luogo d'incontro, il Dipartimento di Stato (più tardi anche la Cancelleria di Stato) nel Palazzo di Ballhausplatz, sede del Principe di Metternich, divenne il cuore del Continente per la sua centralità politica. Anfitrione di questo grande consesso fu l'imperatore d'Austria Francesco I d'Asburgo-Lorena. Gli ospiti cercarono di rendere il soggiorno delle personalità d'alto rango il più piacevole possibile.
Il susseguirsi di riunioni informali, di balli e di altri divertimenti fecero venir in mente al principe Charles Joseph de Ligne la famosa immagine del "Congresso danzante". In una lettera al principe de Talleyrand del 1° novembre 1814, Ligne scrisse:
Anche diversi contemporanei, benché deplorando l'immobilità politica, misero però in risalto la magnificenza e lo splendore dell'evento. Il segretario-generale del Congresso, il conte Friedrich von Gentz, in una lettera del 27 settembre 1814, scrisse:
Tuttavia alcuni storici sono dell'opinione che il Congresso non trascurò i suoi impegni effettivi tra i vari balli e tutti gli altri intrattenimenti, ma stabilì le linee guida del nuovo ordine di pace e stabilità dell'Europa, anche se la grossolana quanto pungente opinione del maresciallo Blücher sembrerebbe dare un'altra impressione.
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«Il Congresso assomiglia ad una fiera in un piccolo paese, in cui ognuno dà una lucidata al dorso del proprio bestiame per venderlo e barattarlo.»
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[modifica] Partecipanti
Al Congresso, il Regno Unito fu prima rappresentato dal ministro degli esteri, Visconte Castlereagh; dopo il febbraio 1815, dal Duca di Wellington; e nelle ultime settimane, dopo che Wellington se ne andò per affrontare Napoleone, dal Conte di Clancarty. L'Austria era rappresentata dal principe Klemens von Metternich, il ministro degli Esteri, e dal suo delegato, Barone Wessenberg. La Prussia era rappresentata dal principe Carl August von Hardenberg, il cancelliere, e dal diplomatico e studioso Wilhelm von Humboldt.
La Francia di Luigi XVIII era rappresentata dal ministro degli Esteri Charles Maurice de Talleyrand-Perigord. Sebbene la delegazione ufficiale della Russia fosse guidata dal suo ministro degli Esteri, il Conte Nesselrode, lo zar Alessandro I per lo più operò personalmente. Inizialmente, i rappresentanti delle quattro potenze vincitrici sperarono di escludere i francesi da una seria partecipazione ai negoziati, ma Talleyrand riuscì abilmente ad inserirsi nei dibattiti interni sin prime settimane.
Poiché la maggior parte del lavoro al Congresso fu svolta da queste cinque potenze (assieme, per certi temi, con le rappresentanze di Spagna, Portogallo e Svezia; sui temi tedeschi, di Hannover, Baviera, e Württemberg; su quelli italiani, dello Stato Pontificio e dei Regni di Sardegna e di Napoli), la maggior parte delle delegazioni non ebbe molto da fare al Congresso, e l'ospite, imperatore Francesco d'Austria sostenne splendidi intrattenimenti per mantenerle occupate. Questo determinò il famoso commento del Principe de Ligne: «Le Congrès ne marche pas; il danse.» («Il Congresso non cammina; danza.»)
Le materie su cui si discusse furono molteplici e in generale solo le perdite territoriali a danno dei francesi non furono oggetto di discussione. Queste erano già state decise riportando i confini francesi a quelli precedenti alle avventure napoleoniche.
[modifica] Mutamenti territoriali
In particolare le materie trattate furono quelle polacche-tedesche e italiane.
Per quanto riguarda le prime, lo Zar presentò un piano in cui prevedeva la creazione di una Polonia indipendente satellite della corona russa. Questo piano fu fortemente osteggiato dalle altre potenze, e alla fine si giunse ad un accordo spartendo la Polonia e attribuendo gran parte della Sassonia al sovrano prussiano. In generale si portò la composizione della Confederazione Tedesca a 39 stati sotto il controllo di Austria e Prussia.
L'oggetto più controverso al Congresso fu, infatti, la cosiddetta crisi sassone-polacca. I russi e prussiani avanzarono una proposta secondo la quale la maggior parte dei territori austriaci e prussiani della Polonia sarebbero andati alla Russia, che avrebbe creato un regno polacco indipendente in unione personale con la Russia, con lo zar Alessandro quale re.
In cambio, i prussiani avrebbero ricevuto come compensazione tutta la Sassonia, il cui re veniva considerato abdicante per non aver abbandonato Napoleone abbastanza in fretta. Gli austriaci, i francesi, e gli inglesi non approvarono questo piano, e, ispirati da Talleyrand, firmarono un trattato segreto il 3 gennaio 1815, consentendo alla guerra, se necessario, per impedire che il piano russo-prussiano producesse il suo effetto.
Sebbene nessuna delle tre potenze fosse particolarmente pronta alla guerra, i russi non vollero sfidarle, e si elaborò presto una composizione amichevole, per cui la Russia ricevette il grosso del Ducato napoleonico di Varsavia come Regno di Polonia (chiamato Polonia del Congresso), ma non ricevette il distretto di Poznan (Granducato di Poznan), che fu dato alla Prussia, né Cracovia, che rimase una città libera. La Prussia ricevette il 40% della Sassonia (più tardi nota come provincia di Sassonia), con la restante parte resa al Re Federico Augusto I di Sassonia (Regno di Sassonia).
La Gran Bretagna ne uscì come la potenza che aveva più interesse per l'equilibrio in Europa, ma all'esterno dell'Europa si rafforzò acquisendo le ex colonie francesi delle Indie Occidentali o che erano sotto a stati passati alleati alla Francia: acquisì così dai Paesi Bassi il Sudafrica e il capo di Buona Speranza. L'Inghilterra era rappresentata da lord Castlereagh, ministro degli esteri, un nobile irlandese che aveva ricevuto istruzioni di poter mettere sulla bilancia dei negoziati i territori inglesi extraeuropei per potersi avvantaggiare in Europa. Ma egli non seguì tale indicazione, percependo che gli altri stati non si erano resi conto dell'importanza delle colonie: quest'abile mossa permetterà alla Gran Bretagna di rimanere la più grande potenza coloniale sino alla fine della seconda guerra mondiale.
[modifica] Altri mutamenti
I principali risultati del Congresso (a parte la ratifica della perdita dei territori che la Francia si era annessa tra il 1795 ed il 1810, che era già stata stabilita dalla "Pace di Parigi") fu l'accrescimento della Russia, (che guadagnò il grosso del Ducato di Varsavia) e della Prussia, che acquistò la Westfalia e la Renania settentrionale.
Il consolidamento della Germania dai quasi 300 stati del Sacro Romano Impero (disciolto nel 1806) in un sistema – molto più gestibile – di trentanove stati fu confermato. Questi stati andarono a costituire una blanda Confederazione Tedesca sotto la guida di Prussia ed Austria.
I rappresentanti al Congresso concordarono numerosi altri mutamenti territoriali. La Norvegia fu trasferita dalla Danimarca alla Svezia.
Nell'Italia del nord l'Austria guadagnò la Lombardia e il Veneto costituite in un unico Stato: il Regno Lombardo-Veneto. Ad esso fu annessa la Valtellina, per la quale furono respinte le richieste svizzere, che questa valle - svizzera dal 1512 al 1797 - ritornasse al Canton Grigioni o fosse annessa alla Confederazione, come cantone autonomo. Buona parte del centro-nord Italia, pur formata da stati formalmente indipendenti, andò a discendenti degli Asburgo, così il Granducato di Toscana, il Ducato di Modena, il Ducato di Parma.
L'Italia fu quindi divisa in sette stati: il Regno di Sardegna, il Granducato di Toscana, il Ducato di Modena, il Ducato di Parma, lo Stato Pontificio, quindi il Regno di Napoli ed il Regno di Sicilia, i quali ultimi l'8 dicembre 1816 Ferdinando IV riunì anche formalmente con la denominazione di Regno delle Due Sicilie (già adottata da Murat).
Il papa fu restaurato nello Stato Pontificio, che oltralpe perdeva però definitivamente la città di Avignone e il Contado Venassino lasciate al Regno di Francia. Il Regno di Sardegna fu restaurato nei suoi possedimenti di terraferma, ed inoltre guadagnò il controllo della Repubblica di Genova, senza alcun plebiscito. Nel Sud Italia il cognato di Napoleone, Gioacchino Murat, fu originariamente autorizzato a mantenere il Regno di Napoli ma in seguito al sostegno da lui fornito al cognato durante i "Cento Giorni" venne deposto e Ferdinando IV di Borbone ristabilito in trono.
Un grande Regno delle Province Unite d'Olanda fu creato come stato cuscinetto per il principe Guglielmo d'Orange-Nassau, e comprendeva sia le vecchie Province Unite sia i territori precedentemente governati dall'Austria, i quali avrebbero poi costituito dal 1830 in avanti il Belgio.
Ci furono altri, meno importanti, aggiustamenti territoriali che comprendevano significativi guadagni territoriali per i regni tedeschi di Hannover (che guadagnò la Frisia orientale a scapito della Prussia e vari altri territori della Germania nord-ovest) e di Baviera (che guadagnò il Palatinato renano e territori in Franconia). Il Ducato di Lauenburg fu trasferito da Hannover alla Danimarca e la Pomerania svedese fu annessa dalla Prussia.
Il trattato riconobbe inoltre i diritti portoghesi su Olivença, ma essi furono ignorati e l'area rimase sotto controllo spagnolo.
Per quanto riguarda la questione italiana, invece, la parte del leone la fece l'Austria, ottenendo il controllo di Lombardia e Veneto e quello indiretto della Toscana. Il regno di Sardegna, governato dai Savoia, riottenne il Piemonte e la Savoia e venne ulteriormente ingrandito con i territori della ex Repubblica di Genova, senza alcun diritto di opposizione da parte di quest'ultima e senza plebiscito. Il Sud Italia invece tornò ai Borboni dopo la breve parentesi di regno da parte del maresciallo napoleonico Murat.
[modifica] La Santa Alleanza
Non direttamente una parte del Congresso, ma ad esso associata, fu la Santa Alleanza, ispirazione di Alessandro, in cui i vari sovrani d'Europa convennero di uniformarsi ai principii cristiani. Sebbene ampiamente deriso da molti statisti al Congresso (Castlereagh lo chiamava «un pezzo di sublime misticismo ed assurdità» e Metternich un «nulla altisonante»), tutti i sovrani europei vi aderirono, eccetto il papa, che non avrebbe costituito un accordo con così tanti eretici, il sultano, che non era particolarmente interessato ai principî cristiani, ed il Principe-Reggente del Regno Unito, che non poteva assentire ad un tale trattato senza coinvolgimento ministeriale (in effetti egli firmò nel suo ruolo di Reggente di Hannover). In seguito, la Santa Alleanza fu progressivamente associata con le forze di reazione in Europa, e particolarmente con gli orientamenti politici di Metternich.
I paesi coinvolti nel Congresso si accordarono pure di riunirsi ad intervalli a norma dell'Articolo VI:
Ciò portò all'istituzione del sistema del Congresso, ed ai successivi congressi.
[modifica] Critica successiva
Il Congresso di Vienna fu spesso criticato da storici del diciannovesimo secolo e più recenti per il fatto di aver ignorato gli impulsi nazionali e liberali, e per avere imposto una reazione repressiva sul continente.
Per la verità, questa critica era già sostenuta dall'opposizione Whig nel Regno Unito al tempo della conclusione del Congresso. Il Congresso di Vienna fu parte integrante di ciò che divenne noto come l'Ordine Conservatore, in cui la pace e la stabilità erano barattate con le libertà ed i diritti collegati alla rivoluzione francese.
Nel XX secolo, tuttavia, molti storici sono arrivati ad ammirare gli statisti del Congresso, la cui opera, si disse, aveva impedito un'altra guerra generale europea per quasi cent'anni (1818-1914). Fra questi c'è Henry Kissinger, la cui prolusione dottorale ebbe ad argomento il Congresso di Vienna.
[modifica] Bibliografia
- Henry Kissinger. Diplomazia della restaurazione. Garzanti, 1973.