Julius Evola
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Julius Evola (Roma, 19 maggio 1898 - 11 giugno 1974), pseudonimo di Giulio Cesare Andrea Evola, fu un pensatore italiano del XX secolo.
Le sue posizioni, vicine al fascismo e il nazismo, ne espressero una critica nella chiave del tradizionalismo. Mussolini, che ne apprezzò il lavoro, gli preferì in seguito Giovanni Gentile come teorico del fascismo. Le sue critiche, da posizioni ancora più radicali, gli valsero in Italia la sospensione di alcune sue pubblicazioni e in Germania il sospetto delle gerarchie naziste. La complessità del suo pensiero gli procurò, anche dopo la fine della guerra, un grande seguito negli ambienti conservatori italiani ed europei (Centro Studi Evoliani), dai neofascisti di Pino Rauti ed Enzo Erra (Centro Studi Ordine Nuovo) fino a esponenti della destra più moderata.
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[modifica] Vita e opere
[modifica] Formazione
Evola nacque da Vincenzo e Concetta Frangipane, una nobile famiglia siciliana di antiche origini spagnole. Le poche notizie sui suoi anni di formazione si possono ricavare dalla sua autobiografia, Il Cammino del cinabro, pubblicata nel 1963 dall'editore Scheiwiller:
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«Nella prima adolescenza, mentre seguivo studi tecnici e matematici, si sviluppò in me un interesse naturale e vivo per le esperienze del pensiero e dell'arte. Da giovinetto, sùbito dopo il periodo dei romanzi d'avventure, mi ero messo in mente di compilare, insieme ad un amico, una storia della filosofia, a base di sunti. D'altra parte, se mi ero già sentito attratto da scrittori, come Wilde e D'Annunzio, presto il mio interesse si estese, da essi, a tutta la letteratura e l'arte più recenti. Passavo intere giornate in biblioteca, in un regime serrato ma libero di letture. In particolare, per me ebbe importanza l'incontro con pensatori, come Nietzsche, Michelstaedter e Weininger. Esso valse ad alimentare una tendenza di base, anche se, a tutta prima, in forme confuse e in parte distorte, quindi con una mescolanza del positivo col negativo [...].»
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Iscrittosi alla facoltà di Ingegneria, rifiutò di discutere la tesi per disprezzo dei titoli accademici, proseguendo nello studio dell'arte e della filosofia:
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«A parte gli autori accennati, va menzionata l'influenza che su me adolescente esercitò anche il movimento che alla vigilia della prima guerra mondiale e durante la prima parte di essa ebbe per centro Giovanni Papini con le riviste Leonardo e Lacerba, in seguito in parte anche con La Voce. Fu il periodo dell'unico vero Sturm und Drang che la nostra nazione abbia conosciuto, dell'urgere di forze insofferenti del clima soffocante dell'Italietta borghese del primo novecento [...] A lui e al suo gruppo si deve il nostro venire a contatto con le correnti straniere più varie e interessanti del pensiero e dell'arte d'avanguardia, con l'effetto di un rinnovamento e di un ampliamento di orizzonti.»
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[modifica] Gli anni della Guerra
Pur essendo su posizioni nettamente filo germaniche, particolarmente affascinato dai grandi imperi come quello austro-ungarico e dall'idea di un ritorno ai valori tradizionali che esso rappresentava, nel 1917 partecipò alla Prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria, sull'altopiano di Asiago negli anni che vanno dal 1917 al 1918. Rientrato a Roma dopo il conflitto attraversò una profonda crisi esistenziale e lui stesso riporta (sempre in Il cammino di cinabro) di essersi deciso a 23 anni al suicidio:
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«[...] Questa soluzione fu evitata grazie a qualcosa di simile ad una illuminazione, che io ebbi nel leggere un testo del buddhismo delle origini. Fu per me una luce improvvisa: in quel momento deve essersi prodotto in me un mutamento, e il sorgere di una fermezza capace di resistere a qualsiasi crisi.»
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[modifica] L'artista
Attraverso Giovanni Papini entrò in contatto con alcuni esponenti del Futurismo quali Gottfried Benn, Ignazio Balla e Filippo Tommaso Marinetti. Nel 1919 partecipò all'Esposizione Nazionale Futurista che si tenne a Milano. Ben presto si staccò da questo movimento per ragioni che lui stesso espone nella sua autobiografia:
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«[...] Non tardai però a riconoscere che, a parte il lato rivoluzionario, l'orientamento dei futurismo si accordava assai poco con le mie inclinazioni. In esso mi infastidiva il sensualismo, la mancanza di interiorità, tutto il lato chiassoso e esibizionistico, una grezza esaltazione della vita e dell'istinto curiosamente mescolata con quella del macchinismo e di una specie di americanismo, mentre, per un altro verso, ci si dava a forme sciovinistiche di nazionalismo. A quest'ultimo riguardo la divergenza mi apparve netta allo scoppio della prima guerra mondiale, a causa della violenta campagna interventista svolta sia dai futuristi che dal gruppo di Lacerba. Per me era inconcepibile che tutti costoro, con alla testa l'iconoclasta Papini, sposassero a cuor leggero i più vieti luoghi comuni patriottardi della propaganda antigermanica, credendo sul serio che si trattasse di una guerra per la difesa della civiltà e della libertà contro il barbaro e l'aggressore.»
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Analogamente pare che Marinetti, dopo aver letto un suo scritto, abbia detto: Le tue idee sono lontane dalle mie più di quelle di un esquimese.
Un anno dopo, nel 1920, aderisce al Dadaismo ed entra in contatto epistolare con Tzara. Come pittore diviene uno dei massimi esponenti del Dadaismo in Italia. Sono di quel periodo importanti mostre personali a Berlino, Roma, Parigi.
Contemporaneamente e fino al 1925 fa uso di sostanze stupefacienti con il fine di raggiungere stati alterati di coscienza. La fase pittorica di questi anni vede Evola fare una lettura del Dadaismo in chiave di astrattismo mistico.
[modifica] Il filosofo
Il mancato suicidio del 1921 fu per Evola il momento di passaggio più significativo: fine del periodo artistico (1921-22 e inizio del periodo filosofico.
Terminò nel 1924 la Teoria e Fenomenologia dell'individuo assoluto, che aveva iniziato a scrivere già in trincea e che venne pubblicata in due volumi nel 1927 e nel 1930. In questo testo Evola si interessa delle dottrine riguardanti il sovrarazionale, il sacro e la Gnosi, con l'obiettivo di tentare il superamento della dualità io/non-io.
Il suo interesse verso le tradizioni orientali si manifestò in L'uomo come potenza, pubblicato nel 1926, dove compariva una concezione dell'io ispirata dal Tantrismo: l'io si identifica con il mondo percepito e viceversa; l'attaccamento al mondo sensibile costituisce il "velo di Maya", che si deve sollevare per fondersi nell'"Unità".
In quest'epoca Evola frequentava i circoli esoterici e spiritualisti romani e partecipava alla vita della Roma notturna, intrattenendo un tempestoso rapporto sentimentale con Sibilla Aleramo (narrato nel romanzo della scrittrice Amo dunque sono del 1927).
Iniziò inoltre a interessarsi di politica: nel 1924 partecipò alla redazione di Lo Stato democratico, un testo contemporaneamente antifascista e antidemocratico, e tra il 1924 e il 1926 collaborò a riviste come Ultra, Bilychnis. Ignis e Atanor (quest'ultima organicamente legata alla Massoneria). Tra il 1927 e il 1929 fu il coordinatore del "Gruppo di UR" , che si occupava di ricerche sulle tradizioni extra-europee: un'antologia dei fascicoli editi venne più tardi pubblicata in tre volumi nel 1955-1956, con il titolo Introduzione alla Magia quale Scienza dell'Io.
Nel 1928 pubblicò un libro che gli procurò grande fama, Imperialismo pagano, nel quale attaccava violentemente il Cristianesimo e si rivolgeva verso il Fascismo, al quale lo accomunava la volontà di ritrovare l'antica grandezza della civiltà romana, ma che tacciava di eccessiva democraticità.
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«non ci s'illuda: il fascismo non fa che proclamare tali valori (valori di gerarchia) ma di fatto mantiene una quantità di elementi democratici e borghesi da far paura. Che cosa sia la guerra, la guerra voluta in sé come un valore superiore sia al vincere che al perdere come quella via eroica e sacra di realizzazione spirituale che nella Bhagavadgita si trova esaltata dal dio Krshna, che cosa sia una tale guerra non lo sanno più questi formidabili "attivisti" di Europa che non conoscono guerrieri ma soltanto soldati e che una guerricciola è bastata per terrorizzare e per far tornare alla retorica dell'umanitarismo e del patetismo quando non ancora peggio a quella del nazionalismo fanfarone e del dannunzianismo. La misura della libertà è la potenza: non dovrà essere più l'idea a dar valore e potere all'individuo ma l'individuo a dar valore, potere, giustificazione a un'idea. Volere la libertà è tutt'uno che volere l'impero»
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Influenzato dalla lettura delle opere di René Guénon, abbandonò in seguito le tesi estremiste dell'Imperialismo pagano a favore del concetto della "Tradizione" e fondò la rivista La Torre, destinata a difendere princìpi sovrapolitici e dunque poco accetta al regime fascista: Evola fu costretto a farsi proteggere da una guardia del corpo e la rivista fu bandita dopo otto numeri pubblicati. In questo periodo furono pubblicati diversi saggi sul simbolismo tradizionale (La Tradizione ermetica, 1931; Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo, 1932; Il mistero del Graal, 1937). Nel 1943 fu pubblicato La dottrina del risveglio, uno studio sull'ascesi buddhista.
Nel 1934 apparve la sua opera fondamentale, Rivolta contro il mondo moderno, nella quale tracciò un affresco della storia letta secondo lo schema ciclico tradizionale delle quattro età (oro, argento, bronzo, ferro, nella tradizione occidentale; satva, treta, dvapara, kali yuga, in quella indù) e in cui descrisse la decadenza del mondo moderno.
Nelle sue opere Evola pose spesso l'accento sull'unità delle antiche civiltà tedesche e italiane e fece frequenti viaggi in Germania. Per amore verso il mondo germanico cambiò nome da Giulio a Julius. Nel 1938 prese contatto con il nazionalista rumeno Corneliu Codreanu, fondatore della Guardia di Ferro, per il quale ebbe nei suoi scritti parole di ammirazione.
Nel 1937 pubblicò Il Mito del Sangue (che ebbe una seconda edizione nel 1942) dove ricostruiva le concezioni sulla razza nelle civiltà antiche e nelle teorie del XVIII secolo, contrapponendole alla versione moderna e biologica del nazismo. Seguì nel 1941 la Sintesi di dottrina della razza.
In questi testi espresse le sue concezioni antisemite, non basate su una concezione di razzismo biologico (gli Ebrei non potevano infatti essere considerati secondo Evola una razza, per le mescolanze subite nel corso della storia), ma che opponevano ugualmente a livello tradizionale "Giudei" e "Ariani" (da "Arya", gli antichi Indiani) nel nome di una differenza di "razza spirituale" e propugnavano l'affermazione della razza ariana. Dichiarò che non aveva importanza l'attendibilità storica dei Protocolli dei savi di Sion, il falso opuscolo creato dalla propaganda zarista e largamente diffuso da quella nazista per provare il "complotto giudaico", visto che comunque raccontava una veridicità secondo lui attendibile sugli effetti ebraici di controllo della società (banche, stampa, mercato, politica) attraverso la dissoluzione culturale dall'interno. L'ebraismo è per Evola una colpa senza redenzione: «nemmeno il battesimo e la crocefissione cambia la natura ebraica».
Evola non aderì al Partito fascista, e questa mancata adesione gli impedì nel 1940 di arruolarsi come volontario contro l'Unione Sovietica nel corso della Seconda guerra mondiale. Nel 1942 fu pubblicato il suo testo Per un allineamento politico-culturale dell'Italia e della Germania nel quale esprimeva ammirazione per il nazismo tedesco, considerandolo superiore al fascismo, in ragione del coraggio nel risvegliare l'antico spirito ariano e germanico. Critica tuttavia l'incompletezza nell'attuazione di questo programma, non abbastanza radicale e aderente ai principi della "Tradizione": per esempio una difesa della razza improntata giuridicamente ad una sorta di "igiene razziale" e il potere del Führer derivato dal popolo e non un potere regale di origine divina come nell'ideale società ario-germanica delle origini.
Si potrebbe definire Evola come un teorico di un tradizionalismo "puro", ideale e più radicale, che avesse la forza di attuare i propri principi e di far trionfare la cultura romana e pagana delle origini a cui dichiarava di ispirarsi. Nutrito di concetti buddhisti, Evola condivise con Martin Heidegger e Carl Schmitt lo stesso progetto di un risveglio dell'Europa. Tra l'Unione Sovietica comunista e gli Stati Uniti capitalistici il nazionalsocialismo tedesco gli era sembrato, solo in parte e con importantissime differenze qui non riassumibili, proporre una terza via, preferibile dal suo punto di vista: quella di un impero europeo e pagano sotto la guida egemonica della Germania di Hitler.
Evola aderì più tardi alla Repubblica Sociale e intraprese tentativi di influenza sulle SS e sui nazisti tedeschi, compreso lo stesso Heinrich Himmler. Si scoprì poi, nel dopoguerra, dagli archivi delle SS e della Ahnenherbe, che Evola fu, in Germania ed in Italia, sempre sotto stretta sorveglianza, i suoi libri venivano letti ed analizzati minuziosamente, ed un qualsiasi particolare sgradito era sufficiente ad avversare la pubblicazione o la diffusione dell'opera. Le SS gli permisero di intrattenere ruoli culturali solo nei casi in cui ritennero che questo potesse giovare alla propria causa: il sospetto per il tradizionalismo di Evola derivava dal paragone con movimenti tradizionalisti tedeschi come la Konservative Revolution, la quale fu stroncata dai nazisti come "troppo spiritualista" e troppo poco "attiva", come sentenziò lo stesso Goebbels nei suoi diari. Nel 1945 Evola si trovava a Vienna, per pura sfida al Destino, si avventurò in una passeggiata durante i bombardamenti che colpirono la capitale austriaca. Venne sbalzato da uno spostamento d'aria: una lesione al midollo spinale gli provocò una paralisi permanente agli arti inferiori. Solo nel 1948, grazie alla Croce Rossa Internazionale, fu trasferito a Bologna e nel 1951 poté rientrare nella sua casa di Roma.
[modifica] Il dopoguerra
Già nel 1950 aveva pubblicato un opuscolo (Orientamenti) nel quale erano sintetizzate in undici punti le sue idee, poi sviluppate nei libri successivi. Nel 1953 pubblicò Gli uomini e le rovine, che eserciterà grande influenza negli ambienti della destra italiana, nel quale spiegava la decadenza del mondo moderno, in seguito alla distruzione del principio di autorità e di ogni possibilità di trascendenza per l'affermarsi del razionalismo, in contrasto con le antiche civiltà e i valori della Tradizione. Nel 1958 uscì la Metafisica del Sesso sulla forza magica e potentissima dell'atto sessuale, attraverso lo studio dei simboli esteso a numerose tradizioni. Nel 1961 pubblicò ancora Cavalcare la Tigre, in cui proseguiva la sua critica del mondo moderno, offrendo una guida per coloro che pur non sentendo di appartenere interiormente a questo mondo, avessero intenzione di non cedervi psicologicamente né esistenzialmente.
Negli ultimi anni visse con una pensione di invalido di guerra, facendo traduzioni e scrivendo articoli. Uno scompenso cardiaco si manifestò nel 1968 e si ripeté nel 1970.
Morì nella sua casa romana nel 1974. Nel suo testamento aveva stabilito che il corpo venisse cremato, che non vi fossero cerimonie cattoliche né annunci. Le sue ceneri vennero consegnate alla guida alpina Eugenio David suo compagno di scalate in giovinezza e gettate in un crepaccio del Monte Rosa come stabilito prima della sua morte.
[modifica] Sintesi del pensiero di Evola
Evola fu propugnatore del tradizionalismo, ossia di un modello ideale e sovratemporale di società, attuato storicamente in alcune delle antiche civiltà, caratterizzato in senso aristocratico. Queste antiche società erano suddivise gerarchicamente sulla base della qualità naturale degli individui, di carattere ereditario e totemico-spirituale dunque, invece che su criteri economici, materiali e biologisti. In queste società antiche era fondamentale inoltre il senso del sacro, tradotto in simboli e riti ossia la Regalità Divina, la Iniziazione, l' Azione eroica o la Contemplazione, il Rito e la Fedeltà, la Legge tradizionale, la Casta, l'Impero.
Questo stato e civiltà ritenuti superiori, basati sulla più elevata sfera metafisica e spirituale invece che sull'ordine fisico e materiale, furono cancellati secondo Evola dalla decadenza attualmente visibile nella civiltà occidentale (secondo lo schema delle quattro età di Esiodo: oro, argento, bronzo e ferro). La distruzione degli antichi valori fu per il filosofo il frutto delle idee illuministiche massoniche espresse nella Rivoluzione Francese e di una visione della realtà basata esclusivamente sull'esperienza corporea, che avrebbe impedito il superamento e la purificazione della natura umana nel divino e la sua liberazione dal divenire contingente.
Il pensiero di Evola ha un carattere eroico. Ricercando la metafisica comune a tutte le tradizioni antiche, i suoi scritti si sforzano di ritrovare attraverso l'interpretazione dei simboli delle civiltà la presenza di una antica casta guerriera. Questa, secondo il filosofo, doveva essere collocata in cima alla gerarchia sociale, trascurando le caste sacerdotali e la loro supremazia. Il suo pensiero, pur influenzato da quello di Guénon e di Nietzsche, se ne differenzia tuttavia sino all'incompatibilità (specialmente con Nietzsche). Da Guénon derivava la base della dottrina tradizionale e da Nietzsche la difesa dei valori aristocratici e guerrieri e l'ostilità verso il Cristianesimo.
Dalla Tradizione deriva il rifiuto dell'egalitarismo, ossia la concezione di una naturale diseguaglianza degli esseri umani ovvero delle loro potenzialità innate, che possono o non possono in seguito essere sviluppate. Ne è conseguenza l'antidemocrazia , accompagnata dalla critica al totalitarismo, anch'esso considerato espressione della società di massa. La società propugnata da Evola era dunque profondamente antidemocratica e basata sulla superiorità per nascita degli individui appartenenti alla casta più alta, gli unici in grado di raggiungere una più elevata spiritualità. Il pensiero del filosofo, in virtù dell'avversione all'ugualitarismo, era profondamente e radicalmente anticomunista: Evola in molte sue opere attacca con disprezzo l'ideologia, gli ideologi comunisti e i loro seguaci, considerandoli "subumani", in quanto espressione più bassa e animale dell'umanità.
Così come ci sono differenze innate tra gli individui, ci sarebbero secondo Evola differenze tra le razze. La razza interiore di cui parla il filosofo, è definita come un patrimonio di tendenze e attitudini che a seconda delle influenze ambientali giungono o meno a manifestarsi compiutamente. L'appartenenza ad una razza si individua dunque sulla base delle caratteristiche spirituali, e solo in seguito fisiche, diventandone col tempo queste ultime il segno visibile. Evola criticava una concezione razziale che si basasse esclusivamente sui dati naturali e biologici perché, come scriveva, "la razza esiste sia nel corpo, sia nello spirito". La concezione spirituale della vita propria della Tradizione, come potenzialità innata ed ereditaria, sarebbe espressione propria dei ceppi umani superiori, identificati con le popolazioni di origine indoeuropea. Secondo la concezione aristocratica e gerarchica propria dello spirito tradizionale, la razza tuttavia secondo Evola non potrebbe determinare da sola il valore di un individuo, cosa che livellerebbe tutti gli appartenenti ad un popolo con la democratizzazione del sangue, abbattendo le differenze di casta (per il filosofo necessarie), e introducendo un elemento egualitario.
In quest'ambito si inserisce anche l'antisemitismo di Evola, sfumato nella accezione astratta che caratterizza il suo pensiero. Evola si contrappone alla Ebraicità, intesa come tendenza spirituale antitradizionale, la quale si sarebbe manifestata nella storia nel popolo ebraico, convertendo il suo spirito tradizionale degli inizi in una mentalità anti-tradizionale di tipo sovversivo in seguito a vicende di numerose sconfitte e sventure patite nella storia antica.
L'importanza attribuita al progresso spirituale in contrapposizione a quello materiale in questa concezione, non impedisce al filosofo di attribuire il carattere di superstizione e irrazionalità al Cristianesimo come religione devozionale, opponendogli invece una conoscenza superiore, con aspetti esoterici (il nocciolo nascosto dalla scorza, concezione influenzata anche dalle tradizioni orientali). Questa conoscenza si raggiungerebbe attraverso un'ascesi che non costituisca tuttavia una mortificazione di sé, ma piuttosto una piena realizzazione dell'Io, secondo la concezione dell'individuo assoluto. Costui non subisce, secondo Evola, i condizionamenti del contingente, ma lo domina e trova autarchicamente in sé il centro di tutto, nel quale è compreso anche il mondo esterno, venendo così a coincidere con il divino.
Attualmente il complesso pensiero del filosofo è ancora studiato in molte nazioni e diversi autorevoli studiosi individuano nella speculazione evoliana l'utopia di un profeta disperato e disperante. Nelle opere evoliane emerge la disillusione per una civiltà mondiale, ed europea in particolare, che gli appare irrimediabilmente in rovina, non esistendo a suo avviso una categoria adeguata di persone che possa dirigere la società ideale in modo organizzato e gerarchico. Nell'opera Cavalcare la tigre arriva a proporre una soluzione di tipo anarchico: considerando che non esistono capi eroici per i quali sacrificarsi, afferma, tanto vale orientarsi all'apolitica.
[modifica] Bibliografia
- Evola, J. (1921) La parole obscure du paysage intérieur, Parigi, Collection Dada
- Evola, J. (1923) (a cura di) Il libro della via e della virtù, Lanciano, Carabba
- Evola, J. (1925) Saggi sull'idealismo magico, Roma, Atanòr
- Evola, J. (1926) L'individuo e il divenire del mondo, Roma, Libreria di Scienze e Lettere
- Evola, J. (1927a) L'uomo come potenza, Roma, Atanòr
- Evola, J. (1927b) Teoria dell'individuo assoluto, Torino, Bocca
- Evola, J. (1928) Imperialismo pagano, Roma, Atanòr
- Evola, J. (1930) Fenomenologia dell'individuo assoluto, Torino, Bocca
- Evola, J. (1931) La tradizione ermetica, Bari, Laterza
- Evola, J. (1932) Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo, Torino, Bocca
- Evola, J. (1934a) Il Mistero del Graal e la Tradizione Ghibellina dell'Impero, Milano, Hoepli
- Evola, J. (1934b) Rivolta contro il mondo moderno, Milano, Hoepli
- Evola, J. (1936) Tre aspetti del problema ebraico, Roma, Mediterranee
- Evola, J. (1937) Il mito del sangue, Milano, Hoepli
- Evola, J. (1941a) Indirizzi per una educazione razziale, Napoli, Conte
- Evola, J. (1941b) Sintesi di dottrina della razza, Milano, Hoepli
- Evola, J. (1942) Il mito del sangue, 2a edizione, Milano, Hoepli
- Evola, J. (1943) La dottrina del risveglio, Bari, Laterza
- Evola, J. (1949a) Lo Yoga della potenza, Torino, Bocca
- Evola, J. (1949b) (a cura di), Le madri e la virilità olimpica, Torino, Bocca
- Evola, J. (1950) Orientamenti, Roma, Imperium
- Evola, J. (1951) Rivolta contro il mondo moderno, 2a edizione, Torino, Bocca
- Evola, J. (1953) Gli uomini e le rovine, Roma, Edizioni dell'Ascia
- Evola, J. (1955) (a cura di) Introduzione alla magia come scienza dell'Io, Torino, Bocca, 3 vv.
- Evola, J. (1958) Metafisica del sesso, Roma, Atanòr
- Evola, J. (1959a) L'« Operaio » nel pensiero di Ernst Jünger, Roma, Armando
- Evola, J. (1959b) (a cura di) I Versi d'Oro pitagorèi, Roma, Atanòr
- Evola, J. (1959c) (a cura di) Il Libro del Principio e della sua azione, Milano, Ceschina
- Evola, J. (1961) Cavalcare la tigre, Milano, Vanni Scheiwiller
- Evola, J. (1963a) Il cammino del cinabro, Milano, Vanni Scheiwiller
- Evola, J. (1963b) Il Fascismo. Saggio di una analisi critica dal punto di vista della destra, Roma, Volpe
- Evola, J. (1968) L'arco e la clava, Milano, Vanni Scheiwiller
- Evola, J. (1969) Raâga blanda, Composizioni 1916-1922, Milano, Vanni Scheiwiller
- Evola, J. (1970a) Il Fascismo. Saggio di una analisi critica dal punto di vista della destra, 2a edizione, Roma, Volpe
- Evola, J. (1970b) Il cammino del cinabro, 2a edizione, Milano, Vanni Scheiwiller
- Evola, J. (1972) Il taoismo, Roma, Mediterranee
- Evola, J. (1974) Ricognizioni. Uomini e problemi, Roma, Mediterranee
[modifica] Collegamenti esterni
- Julius Evola - arte come alchimia mistica sito ufficiale della mostra "attraversando julius evola" con foto e pitture di Evola
- Julius Evola sito non ufficiale con testi di Evola e numerosi articoli sul suo pensiero.
- Raccolta di articoli di e su Julius Evola - Centro Studi La Runa
- Raccolta di articoli di stampa sul saggio di Francesco Germinaio "Razza del Sangue e razza dello spirito. Julius Evola, l'antisemitismo e il nazionalsocialismo (1930-43)", Torino 2003.
- Un'intervista a Julius Evola del 1967, tradotta dal mensile francese "La Nation Européenne" (fondata da Jean Thiriart), a cura di Claudio Mutti]
- Linee per una critica al concetto di "Tradizione" in Julius Evola, articolo di Mario Polia
- (EN) The Julius Evola Network sito per la divulgazione del pensiero di Evola con foto, pitture e testi
- (ES) Raccolta di articoli di e su Julius Evola - Centros de Estudios Evolianos
- (DE) Sito per la divulgazione del pensiero di Evola
- (DE) Sito tradizionalista
- (EN) Ariya Buddhism sito per la divulgazione de 'La dottrina del risveglio' di Julius Evola
- (IT) (FR) (ES) (DE) (EN) (PL) (HU) Evola.ORG pagina internazionale con numerosi collegamenti esterni
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