Lendinara
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Stato: | ![]() |
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Regione: | ![]() |
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Provincia: | ![]() |
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Coordinate: |
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Altitudine: | 11 m s.l.m. | ||
Superficie: | 55 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 221 ab./km² | ||
Frazioni: | Vedi elenco | ||
Comuni contigui: | Badia Polesine, Canda, Castelguglielmo, Fratta Polesine, Lusia, Piacenza d'Adige (PD), San Bellino, Sant'Urbano (PD), Villanova del Ghebbo | ||
CAP: | 45026 | ||
Pref. tel: | 0425 | ||
Codice ISTAT: | 029029 | ||
Codice catasto: | E522 | ||
Nome abitanti: | lendinaresi | ||
Santo patrono: | Beata Vergine del Pilastrello | ||
Giorno festivo: | 8 settembre | ||
--> Sito istituzionale | |||
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Lendinara è un comune di 12.232 abitanti della provincia di Rovigo.
Per la copiosa presenza nel suo territorio di chiese, palazzi nobiliari e monumenti viene definita anche l'Atene del Polesine
Indice |
[modifica] Geografia
Lendinara è situata nella parte medio occidentale del Polesine ed è attraversata dal fiume Adigetto, che la divide in due settori.
[modifica] Storia
Non è ancora stata trovata una spiegazione sicura per l'origine del nome di Lendinara. Affinità etimologiche starebbero a dimostrare l'origine celtica; infatti i suoni "L-N-D" si trovano in molte città fondate dai Celti, però i dizionari etimologici affermano che tale spiegazione sarebbe fantasiosa, mentre più semplicemente, essendo "lendine" un sinonimo di "pidocchio", ne segue l'interpretazione più probabile. Che un primitivo centro esistesse già in età romana è domostrato da numerosi ritrovamenti archeologici, quali urne cenerarie, lapidi, monete, vetri ed anche tracce di opere stradali ed idrauliche. Forse si ebbero insediamenti più antichi perché alcun reperti sembrano derivare la loro origine dal Medio Oriente. Il primo documento storico riguardante la città risale all'870, quando il veronese Umberto Cattaneo ottenne dai caroligi la signoria sul paese, signoria che durò per più di quattro secoli. Già nel secolo XI Lendinara era "illustre Castello, arricchito di molte fabbriche e torri, colte popolazione", come la definì il Muratori. Era situata al centro di un territorio molto fertile e i suoi fiumi, Adige ed Adigetto, favorivano le comunicazioni. La città venne distrutta da Ezzelino da Romano nel 1246 a causa dell'amicizia dei lendinaresi coi San Bonifacio. Verso il 1275, per un breve periodo, la città si resse a repubblica. I padovani acquistarono la città nel 1283 e la cedettero poi agli Estensi. In questo periodo fu eretto il "Granarone", un grande deposito di vettovaglie e la città si arricchì di chiese e di monasteri. Il castello aveva una torre maestra di cinque piani, e una fossa che circondava tutto il paese, solo un ponte di legno raccordava il centro con la rocca. Quattro porte regolavano l'accesso alla città. Dopo esser stata venduta ai veneziani, per Lendinara il quattrocento fu il secolo d'oro per la cultura, i numerosi conventi della città ne furono custodi e diffusori. Naque anche la grande scuola degli arigiani del legno dei Canozio, fra cui eccelse Lorenzo(1426-1477) autore di lavori in stile gotico. Al fiorire congiunto di arte ed economia, seguì una maggiore tutela del territorio reso paludoso dalle frequenti alluivioni. Nel 1495 Lendinara ricevette il titolo di città. L'economia si sviluppò con l'incremento di produzione agircola. Nel cinquecento la città si era allargata ed arricchita di case signorili ed oratori. Nel seicento Lendinara divenne molto attiva e la popolazione, oltre che all'agricoltura, era dedita all'industria della lana e al commercio dei pellami. Il fenomeno culturale portò, nel 1695 alla fondazione della prima stamperia. Nel settecento la città si rinnovò con la ricostruzione di edifici pubblici e privati, mentre le strade e le piazze furono lastricate. Anche la cultura ebbe un grande impulso col fiorire della letteratura e il riemergere della lavorazione del legno. In questo periodo Lendinara fu chiamata "l'Atene del Polesine". Tra la fine del settecento e tutto l'ottocento la città fu dominata inizialmete dai francesi e successivamente dagli austriaci. Nel 1866 Lendinara divenne a far parte del Regno d'Italia, ma alla nuova condizione di libertà si contrapposero però delle notevoli difficoltà economiche che spinsero la popolazione all'emigrazione verso il Brasile. All'inizio del Novecento la città ebbe uno sviluppo industriale con la costruzione dello zuccherificio, di una fabbrica di concimi, di uno jutificio e canapificio e di un'industria alimentare. Attualmente l'industria è orientata verso l'arredamento, l'abbigliamento e le calzature pur risentendo della crisi generale di questi settori.
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Alessandro Ferlin dal 14/06/2004
Centralino del comune: 0425 605611
Email del comune: info@comune.lendinara.ro.it
[modifica] Frazioni
Barbuglio, Campomarzo, Molinella, Ramodipalo, Rasa, Sabbioni, Saguedo, Treponti, Valdentro
[modifica] Edifici più rilevanti
[modifica] Gli edifici delle piazze
- Palazzo Pretorio
- Palazzo Municipale
- La Torre dell'Orologio
- Cà Dolfin (Marchiori)e parco
- Palazzo Conti-Boldrin
- Teatro Ballarin
[modifica] Gli edifici della storia
- Palazzo Perolari-Malmignati
- Casa Mario
[modifica] Le Chiese
- Duomo e la Torre Campanaria di Santa Sofia
- Chiesa di San Giuseppe
- Santuario della Beata Vergine del Pilastrello
- Chiesa di San Biagio
- Chiesa di San Francesco, dei Frati Capuccini
- Chiesa di Sant'Anna
- Chiesa di San Rocco
[modifica] Le Chiese delle frazioni
- Chiesa di San't Andrea Apostolo (Rasa)
- Chiesa di San Barnaba (Saguedo)
- Chiesa di San Giacomo Apostolo (Ramodopalo)
- Chiesa di San Nicola (Barguglio)
- Chiesa di San Giuseppe e Santa Caterina (Molinella)
[modifica] Personalità
[modifica] Personaggi celebri nativi di Lendinara
- Francesco Antonio Baccari, prelato e architetto - 1747 -Roma, 1835
- Gaetano Baccari, sacerdote e letterato - 1752 -Roma, 1839
- Giacomo Baccari, sacerdote e architetto - 1756 - 1822
- Alberto Mario, patriota e giornalista (4 giugno 1825 - 2 giugno 1883)
- Carlo Bagno, attore, 1920 - 1990
[modifica] Personalità legate a Lendinara
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti