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Luras - Wikipedia

Luras

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni Luras
Stato: Italia
Regione: Sardegna
Provincia: Olbia-Tempio
Coordinate:
Latitudine: 40° 56′ 0′′ N
Longitudine: 9° 11′ 0′′ E
Mappa
Altitudine: 500 m s.l.m.
Superficie: 87,03 km²
Abitanti:
2.618 Istat 2005
Densità: 30,08 ab./km²
Frazioni:  
Comuni contigui: Arzachena, Calangianus, Luogosanto, Sant'Antonio di Gallura, Tempio Pausania
CAP: 07025
Pref. tel: 079
Codice ISTAT: 104015
Codice catasto: E752 
Nome abitanti:  
Santo patrono:  
Giorno festivo:  
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Luras (in sardo Lùras, in gallurese Lùrisi), è un comune della provincia di Olbia-Tempio nella regione storica della Gallura. È situato a oltre 500 metri sul livello del mare, nella zona della Gallura. Fa parte della III Comunità Montana "Gallura". Dista 95 km da Sassari.

Il toponimo Luras deriva dal latino lura, che significa otre o sacco. La denominazione nasce dalla fantasia dei locali che intravedevano nelle particolari rocce presenti forme di "otri" o "sacchi".

Indice

[modifica] Le origini

Luras, paese della Gallura di circa 2.800 abitanti, situato nella regione nord orientale dell'Isola di Sardegna, si estende su un poggio granitico dell'altipiano del Limbara, a 508 metri di altitudine. Un tempo veniva chiamata "Villa Lauras" o "Oppidum Luris", e l'origine stessa del nome viene spesso attribuita a "lura" (otre) oppure a "laurus" (alloro).

Tra le ipotesi avanzate sull'origine del paese ve ne sono alcune che, secondo quanto affermato da diversi storici, lo vorrebbero come "una delle cinque colonie" che gli Etruschi fondarono nell'Isola dopo l'862 a.C.. Una altra ipotesi vorrebbe Luras fondata da una parte dei 4.000 coloni ebrei deportati in Sardegna dall'Imperatore romano Tiberio nel 19. A rafforzare ancora quest'ipotesi vi sono diversi particolari riferibili alla particolarità degli usi e costumi luresi, alla presenza di toponimi apparentemente ebraici (Carana, Canihim, Canahili) all'intraprendenza commerciale dei suoi abitanti, ad alcune pietanze ed alla conservazione fino a tutto l'inizio del XX secolo di antiche tradizioni (come quella dell'"accabbadora", sorta di eutanasia rituale) comuni all'area ebraica, nonché l'antica consuetudine di incisione di caratteri ebraici incisi sulle pietre delle porte dei palazzi (palazzi Jorzi e Mincestra). L'ipotesi di una penetrazione ebraica tanto retrodatata viene tuttavia ritenuta inattendibile in quanto gli ebrei deportati da Tiberio vennero deportati a Tharros e proliferarono successivamente nella Valle del Tirso. Si aggiunga che nel 1492 tutti gli ebrei vennero espulsi dai regni riuniti di Castiglia e di Aragona di Spagna (di cui la Sardegna faceva parte) mentre pare difficile ipotizzare una conversione di massa al cristianesimo degli ebrei, particolarmente legati alla propria religione. La particolarità nelle tradizioni, usi e costumi potrebbe derivare dalla tradizione spagnola sviluppatasi come in tutta la Sardegna a partire dall occupazione aragonese o dall'insediamento di gruppi nomadi di origine giudaica nel periodo di dominazione iberica, similmente a quanto avvenuto a Isili con gruppi nomadi di origine zingarica.

[modifica] La storia

Il primo documento storico che cita luras è la Carta Pisana del 1358, dove vi sono elencate tutte le ville del Giudicato suddivise in Curatorie. Luras (Villa Lauras) faceva parte della Curatoria di Gemini Josso. Nel periodo giudicale e spagnolo-aragonese nella zona di Luras sorgevano dei villaggi che sono stati abbandonati in epoche diverse a causa delle pestilenze, delle carestie e delle incursioni dei barbari. Siffilionis (oggi Silonis) sorgeva presso l'antica chiesa di San Pietro, che era la parrocchiale di questo villaggio; Canahim (o Canahini), identificabile con l'attuale Canaili, si estendeva intorno alla chiesa di San Michele ed il villaggio di Canarhan, nella regione che oggi viene chiamata Carana, ed aveva come parrocchiale la chiesa di San Nicola e San Bartolomeo. Sempre nella curatoria di Canahini sorgevano i villaggi di Astaina e di Hagiana, mentre nella curatoria di Gemini vi era un altro villaggio denominato Campo de Vigne o de Vinyes. Luras fece parte quindi del Marchesato di Gallura e vi rimase fino al 1839. Ed è proprio nell'800 che Luras raggiunge un certo benessere, ossia quando alle tradizionali e tutt'oggi presenti attività agricole si aggiunsero quelle commerciali che videro i luresi impegnati a vendere in tutta l'Isola, e non solo, i propri manufatti: berrittas (antichi copricapi del costume maschile), lana, pelli, lavorati del sughero e del ferro, stoffe, vini, acquavite, formaggi, granaglie, ecc. Oggi l'economia dei luresi è basata sull'agricoltura, sull'allevamento, sulla lavorazione del sughero e del granito e sulla viticoltura. Nel territorio di Luras si trovano le vigne più estese e forse meglio coltivate dell'alta Gallura, dalle quali si producono vini apprezzati oltre gli stessi confini sardi e nazionali: il vermentino, il moscato ed il famosissimo Nebiolo di Luras.

[modifica] Il dialetto

Per cercare una spiegazione al perché Luras, a differenza degli altri centri della Gallura, abbia mantenuto l'originaria parlata sarda bisogna ricondursi alle diverse ipotesi che tentano di dare una spiegazione possibile e veritiera sulle motivazioni. Intorno al 1200 la Gallura fu infestata da una grave epidemia. Solo Luras rimase immune e poté quindi difendersi dai Còrsi che intanto avevano occupato la parte superiore dell'Isola conquistando i luoghi lasciati deserti; questa tesi giustificherebbe la difesa della lingua sarda sul dialetto gallurese, che ha chiare origini còrse. Il mantenimento della parlata sarda potrebbe essere nato anche dall'esigenza di dover comunicare con le popolazioni dell'interno della Sardegna dovuto al dinamismo commerciale dei luresi. L'originalità dei lurisincos, come etnicamente vengono chiamati, esce allo scoperto proprio nel dialetto il quale, oltre alla musicalità dell'accento, si distingue dalle altre varianti logudoresi settentrionali per altre sfumature tra cui la conservazione del plurale femminile in "sas" anche per i nomi maschili (su omine/sas omines, su contu/sas contos; possibile effetto dell'influenza del corso-gallurese che non distingue tra i generi del plurale: lu ghjattu/li ghjatti, la 'acca/li 'acchi), l'uso di -ero al posto posto di -erzo/-erio (prefero e non preferzo/preferio) e la persistenza di un continuatore autoctono di VETULUS>VECLUS>becru>begru (presente anche in alcuni dialetti della Sardegna centrale nella forma begru/beju e indice dell'arcaicità del dialetto) al posto del comune "betzu" derivato dal toscano "vecchio": a sas àrbures si nde lis segat sas naes begras pro bogare linna noa.

[modifica] L'archeologia

Sepulturas de zigantes o de paladinos, così i luresi solevano chiamare i Dolmen, importantissimi monumenti del megalitismo funerario del periodo neolitico, che costituiscono un esempio significativo di una delle maggiori concentrazioni di tali sepolture in Sardegna. Nel territorio di Luras, infatti, ve ne sono ben quattro: l'Allée couverte di Ladas e i dolmen a struttura semplice di Alzoledda, di Ciuledda e di Billella. Molto ben conservati nelle loro strutture realizzate in granito locale, i dolmen di Luras costituiscono, insieme all'allée di Ladas, la cui copertura è costituita da due lastroni piatti, uno dei quali risulta essere, per dimensioni, il secondo in tutto il bacino del Mar Mediterraneo, un'interessante sequenza nell'evoluzione della tipologia costruttiva di questi monumenti megalitici che, partendo dall'esperienza del dolmen semplice dei periodi neolitici, porta alla realizzazione di tombe a galleria, le allée couvertes, e quindi alle Tombe dei giganti.

[modifica] Gli olivastri millenari

Gli olivastri millenari di Santu Baltolu di Carana sono inseriti in un incantevole contesto naturale, sulle sponde del Lago Liscia, dove il contrasto tra la montagna granitica e lo stesso Lago dà luogo a un'unità paesaggistica di assoluto valore. Il più vecchio di questi olivastri, s'ozzastru, come viene confidenzialmente ma rispettosamente chiamato dai luresi, presenta a metri 1,3 da terra una circonferenza di circa 22 metri per un'altezza di 8 metri e, secondo alcuni studi, dovrebbe avere tra i 3.800 ed i 4.000 anni di età, il che ne fa uno degli alberi più vecchi d'Europa. Questo "patriarca della natura", dichiarato nel 1991 Monumento naturale ed ormai inserito con grande risalto nelle più importanti guide naturalistiche, rientra oggi nella lista dei "Venti alberi secolari", uno per ogni Regione italiana, da tutelare e dichiarare Monumento Nazionale con decreto ministeriale.Gli altri due olivi hanno rispettivamente 2500 e 500 anni circa.

Uno degli olivastri millenari
Uno degli olivastri millenari

[modifica] Le chiese

Nel 1765, per ordine del Vescovo di Civita Pietro Paolo Carta, venne distrutta l'ormai diroccata chiesa di San Giacomo, ed in sostizuzione venne costruita la nuova parrocchiale dedicata alla Madonna del Rosario, Patrona di Luras, austera chiesa in stile neoromanico che, con facciata in granito a vista e l'interno a tre navate, con le arcate ed i rossi mattoni delle volte a botte, rappresenta un prezioso esempio di stile di architettura religiosa in Gallura. Pregevoli le bussole in legno scolpito, del 1907, il battistero marmoreo del XIX secolo, la Madonna con Bambino, dipinto manierista del XVII secolo, La Pentecoste, dipinto di Antonio Caboni (1874), Il Purgatorio, dipinto di Giovanni Patrone nel 1927. Prospiciente alla parrocchiale vi è la chiesa di Santa Croce, anch'essa del XVIII secolo, con facciata in granito a vista, sede dell'omonima Confraternita, che ogni anno cura la realizzazione di un pregevolissimo presepe. La chiesa di San Pietro è invece una classica chiesetta risalente al periodo spagnolo del XVII secolo. Meritevole di una visita anche la piccola chiesa del Purgatorio, del periodo sabaudo, risalente alla fine del XVIII secolo. Durante il percorso che porta alla visita di queste chiese si avrà la possibilità di attraversare i vecchi quartieri del centro storico, ricchi di memoria e di antico, scolpito nel granito delle case e in sas carreras e sas atterighìnos, i vicoli stretti che da esse vengono delineati. Non dimentichiamo le numerose chiese campestri, sempre inserite in incantevoli scenari naturali ed esempi di una architettura religiosa rurale spesso semplice, ma ricca di intima devozione. Santa Maria delle Grazie è una chiesa che faceva certamente parte dell'estinto villaggio medioevale di Siffilonis. A brevissima distanza da questa sorge la chiesa di San Pietro, vecchia parrocchiale del villaggio, purtroppo ora diroccata ed in attesa di un intervento di recupero. A monte delle prime due troviamo la chiesa di San Leonardo; risalente all'ottocento, è stata probabilmente edificata sui resti di un'altra preesistente. La chiesa di San Bartolomeo sorge nella zona di Carana in un'altura che domina le sponde del Lago del Liscia, nelle immediate vicinanze dell'olivastro millenario. Di datazione incerta ma indubbiamente antica, la chiesa è stata ricostruita quasi completamente nei primi anni '60, dopo che la costruzione dell'invaso del Liscia aveva sommerso l'antica chiesa di San Nicola. San Michele di Canaili è anch'essa di origini molto antiche e può verosimilmente essere considerata la parrocchiale dell'estinto villaggio medioevale di Canahini.


a cura di http://www.bresau.com.

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Bibliografia

  • MURINEDDU Antonio, MUNTONI Francesco. Luras, in Gallura : aspetti storici, geografici ed economici. Cagliari: Editrice sarda F.lli Fossataro, 1962
  • PANEDDA, Dionigi. A proposito dei due nomi geografici galluresi Luras e Celsaria in Bollettino dell'Associazione Archivio storico sardo di Sassari. vol.10, a.1984 ,n.10. Sassari : Gallizzi, 1984.
  • RUJU, Angela Antona. Luras, in I Sardi: la Sardegna dal paleolitico all'eta romana: guida per schede dei siti archeologici sardi. Milano: Jaca Book ; Cagliari: 2D editrice mediterranea, 1984
  • DEPPERU, Pietro. Vocabbolariu lurisincu: dizionario logudorese della parlata di Luras. Tempio Pausania: StampaSì, 2006

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