Partito Democratico Cristiano
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Partito Democratico Cristiano | |
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Partito politico italiano | |
Leader | Gianni Prandini |
Fondazione | 2000 |
Sede | |
Coalizione | nessuna |
Ideologia | Cristianesimo democratico, centrismo |
In Parlamento | non ha rappresentanti |
Partito europeo | nessuno |
Organo ufficiale | Politica Oggi |
Sito internet | www.partitodemocraticocristiano.org |
Il Partito Democratico Cristiano (PDC) è una formazione politica italiana, ispirata all'esperienza della storica Democrazia Cristiana.
Il partito è nato nel 2000 dal piccolo movimento Rinascita della Democrazia Cristiana (RDC), guidato dal segretario storico della vecchia DC, Flaminio Piccoli, che non accettava lo scioglimento del partito. È confluito in Forza Italia nel 2002 per poi ricostituirsi nel 2005. Già vicino alla coalizione di centrosinistra, L'Unione, sostiene il superamento del bipolarismo e la nascita di una nuova forza politica di centro.
Indice |
[modifica] Storia
[modifica] Dalla nascita all'approdo in FI
Dopo la scomparsa di Flaminio Piccoli, nell'aprile 2000, il posto di segretario del PDC viene assunto da Carlo Senaldi, ma soltanto fino al nuovo congresso di luglio, quando l'assemblea sceglie Alfredo Vito alla guida. Senaldi lascia il PDC e ricostituisce il movimento della RDC.
Alle elezioni politiche del 2001, il PDC sostiene la coalizione di centrodestra, la Casa delle Libertà, e lo stesso Vito viene eletto deputato per Forza Italia, il partito di Silvio Berlusconi, all'interno del quale il PDC confluisce completamente nel 2002.
[modifica] La ricostituzione
Nel corso del 2005 il partito riprende la propria autonomia sotto la guida dell'ex ministro Gianni Prandini e dell'ex presidente della regione Abruzzo Anna Nenna D'Antonio.
Nel febbraio 2006 il partito annuncia l'intento di presentare liste autonome svincolate dai poli alle elezioni politiche di aprile. Tuttavia il nome e il simbolo del partito vengono ricusati dal Ministero dell'Interno all'atto di presentazione.
In seguito a questa decisione il PDC decide di sostenere (seppur solo esternamente) il partito della nuova Democrazia Cristiana di Giuseppe Pizza che si presenta nella coalizione dell'Unione di centrosinistra insieme con la Lista Consumatori.
[modifica] Il progetto del PPE italiano
Dopo le elezioni il partito mantiene una posizione ufficialmente esterna ai poli, promuovendo un dialogo con tutte le componenti di ispirazione neo-democristiana sparse negli schieramenti. In particolare il partito manifesta un rapporto privilegiato con l'UDEUR di Clemente Mastella, confermando una posizione di sostanziale appoggio esterno alla coalizione di centrosinistra.
Obiettivo dichiarato del partito è puntare alla costituzione di una grande forza democratico-cristiana e di centro che unisca tutte le componenti politiche italiane che fanno riferimento al Partito Popolare Europeo. In questo contesto si colloca l'iniziativa, varata nel novembre 2006, di aderire alla Federazione Democristiana insieme ad altri movimenti neo-centristi.
[modifica] Il congresso
Il 16 dicembre 2006 si svolge il congresso del partito che riconferma Prandini nella carica di segretario, al termine di un'assise intitolata "Democristiani: il percorso continua per una Federazione di Centro". Il leader del PDC ribadisce la collocazione del partito al centro degli schieramenti, come alternativa rispetto ai due poli, e manifesta interesse per la nuova collocazione assunta dall'UDC di Pierferdinando Casini.
Ancora nel febbraio 2007, il PDC stabilisce un asse privilegiato con gli altri piccoli soggetti situati al centro dei poli (DC di Pizza, Rifondazione DC di Publio Fiori e Democrazia Cristiana - Scudo Crociato - Libertas di Angelo Sandri) e guarda con interesse al percorso dell'UDC.
[modifica] Valori
È scritto nella presentazione del partito:
- Il PDC si pone in continuità totale con la grande DC. Lo statuto del PDC è lo stesso della grande DC, con la scelta federale, partito nazionale come somma dei partiti regionali, e con l'abolizione degli americanismi introdotti con l'elezione diretta del segretario e del presidente e con il rifiuto delle primarie, ripristinando il metodo democratico, riportando negli organi collegiali eletti dai congressi la definizione della linea politica e attrezzando il partito quale strumento di selezione della classe dirigente, nella garanzia della pluralità delle opinioni e della loro legittimità all'interno del PDC e nelle proiezioni istituzionali dello stesso.