Seconda Repubblica francese
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Categoria: Storia della Francia |
Con il termine Seconda Repubblica Francese, spesso indicata semplicemente come Seconda Repubblica, si intende il regime repubblicano in vigore in Francia dal 25 febbraio 1848 al 2 dicembre 1852.
La Seconda Repubblica entrò in vigore a seguito dei moti rivoluzionari del 1848 che misero fine al regime della monarchia di Luglio al potere da 18 anni, e verrà sostituita a seguito di un colpo di stato dal Secondo Impero. Essa è considerata la seconda Repubblica francese perché il governo al potere durante la rivoluzione francese è visto come il primo governo repubblicano.
Indice |
[modifica] La crisi economica
A partire dal 1845 l'economia francese iniziò a soffrire una crisi che portò alla chiusura di fabbriche, all'aumento della disoccupazione e a una diffusione generalizzata della miseria. Il 22 febbraio il re Luigi Filippo e il suo primo ministro Guizot vietarono una manifestazione pubblica di protesta antigovernativa, i cosiddetti banchetti. Il divieto scatenò una rivolta popolare che vedeva uniti gli operai, la piccola borghesia e gli studenti e già il 24 febbraio Parigi era sotto il controllo degli insorti.
Il re Luigi Filippo di Orleans abdicò in favore di suo nipote il conte di Parigi, ma era ormai troppo tardi, sotto la pressione della folla fu proclamato un governo provvisorio repubblicano-socialista. Questo governo era composto, tra gli altri, da: Lamartine, Ledru-Rollin, Louis Blanc e l'operaio Albert.
[modifica] Il governo provvisorio
Il governo provvisorio attuò una serie di riforme sociali di ispirazione socialista: fu proclamata la liberazione degli schiavi nelle colonie, la giornata lavorative fu ridotta a dieci ore e la pena di morte fu abolita. Inolte stabilì che si sarebbe votato il 23 aprile 1848 per eleggere una Assemblea Costituente. Fu il primo caso di elezione a suffragio universale, seppure solo maschile, che si ebbe in Europa. La Costituente si insediò il 4 maggio ed era costituita in maggioranza da repubblicani moderati (450 eletti). I socialisti (200) e gli orleanisti (200), invece, erano in minoranza.
Intanto il governo per far fronte alle gravi condizioni economiche istituì gli ateliers nationaux (officine nazionali) che avrebbero permesso agli operai di essere impegnati in lavori pubblici sovvenzionati dallo stato. L'insuccesso di questa iniziativa, conclusasi con lo scioglimento degli ateliers nel giugno del 1848, portò a gravi disordini (24-25-26 giugno) che vennero repressi con la forza. A causa di questi scontri il governo si dimise e l'Assemblea Costituente diede poteri da dittatore a Louis Eugène Cavaignac, che ebbe così modo di guidare la repressione delle sommosse.
Il 4 novembre 1848 fu promulgata la nuova costituzione, con la quale si proclamava la nascita di una repubblica democratica, il suffragio universale e la separazione dei poteri; ci sarebbe stata una singola assemblea permanente di 750 membri eletti per tre anni con scrutinio di lista; il potere esecutivo era delegato a un presidente eletto per quattro anni con il suffragio universale, e non rieleggibile una seconda volta; una modifica della costituzione fu resa di fatto impossibile, dato che essa implicava l'ottenimento di una maggioranza dei tre quarti dei deputati di una speciale assemblea per tre volte di seguito. Fu invano che M. Grévy, nel nome di coloro che percepivano gli ovvi e inevitabili rischi di creare, sotto il nome del presidente, un monarca, propose che il capo di stato fosse nulla più che un presidente del consiglio dei ministri rimovibile dall'assemblea. La Camera, invece, non prese nemmeno la precauzione di rendere ineleggibile i membri di famiglie reali che avevano regnato in Francia. Di fatto la presidenza era un ufficio dipendente solo dal consenso popolare.
I socialisti adottarono come candidato alla presidenza Ledru-Rollin, i repubblicani Cavaignac, e il recentemente riorganizzato partito Imperialista Luigi Napoleone. Sconosciuto nel 1835, e dimenticato o disprezzato dal 1840, negli otto anni successivi la stima nei suoi confronti migliorò a tal punto da permettergli di essere eletto all'Assemblea Costituente nel 1848 in cinque collegi. Ottenne questo rapido aumento di popolarità schierandosi apertamente dalla parte delle classi lavoratrici; scrisse, sin dal periodo in cui si trovava in prigione, libretti di ispirazione socialista; nella rivolta dei tre giorni di giugno si schierò con gli insorti e l'impopolarità del governo, che reprimeva nel sangue le rivolte, aumentava il suo credito in tutti gli ambienti parigini.
Il 10 dicembre 1848 si tennero le elezioni per la presidenza della Repubblica, circa 1.400.000 preferenze andarono a Cavaignac ma più di 5.000.000 di voti elessero presidente il principe Luigi Bonaparte.
[modifica] La presidenza di Luigi Napoleone
Durante la sua presidenza Luigi Napoleone fece una politica ambigua e populista con lo scopo di guadagnare popolarità nei confronti dei cittadini e nel contempo di gettare discredito sul parlamento, per indebolirlo, e preparare così il terreno per un colpo di stato.
Evento emblematico in questo senso fu la spedizione di Roma, con la quale si intendeva porre fine alla Repubblica Romana di Garibaldi e Mazzini. Luigi Napoleone era a favore di questa spedizione per soddisfare le richieste dei Cattolici che rappresentavano una sua importante base elettorale, tuttavia rimase sempre ambiguo sugli obbiettivi reali della missione, cambiandoli a seconda delle convenienze. L'Assemblea Costituente votò a maggioranza a favore della spedizione militare, che iniziò il 2 giugno e, guidata dal Generale Oudinot, in meno di un mese cancellò la Repubblica Romana per restaurare il Papato. L'entrata delle forze francesi a Roma scatenò delle rivolte a Parigi da parte dei sostenitori della Repubblica che vennero represse con la forza. Ma quando Papa Pio IX, appena ritornato al potere, iniziò una repressione dei movimenti anticlericali, Luigi Napoleone prese abilmente le distanze indicando al Papa che avrebbe dovuto instaurare un governo liberale, apparendo così super partes e facendo ricadere le principali responsabilità sull'Assemblea.
Il 28 maggio 1849 entrò in carica la Camera Legislativa, anche questa camera ebbe una maggioranza moderata.
Il 10 marzo e il 28 aprile 1850 ci furono delle elezioni parziali in cui la sinistra ebbe un considerevole successo. Questo successo allarmò la Camera, a maggioranza moderata, la quale il 31 maggio varò una leggere che limitava il suffragio universale impedendo il voto a coloro che non avessero un domicilio di tre anni nel cantone, comprovato dalla presenza nel registro delle tasse, togliendo così il voto alla popolazione industriale che di regola non era stazionaria.
Luigi Napoleone vide in questo la sua opportunità. Nella notte tra l'uno e il 2 dicembre 1851, sciolse la Camera e ristabilì il suffragio universale. Per combattere i disordini che seguirono questo annuncio, vennero arrestati i capi di partito, sciolte le società segrete e vennero deportati nelle colonie gli aderenti a tali associazioni. La mobilitazione fu modesta e il colpo di stato un successo.
Luigi Napoleone si rivolse direttamente ai cittadini chiedendo che dessero, con un plebiscito, il loro consenso a una modifica della costituzione in cui l'esecutivo non fosse vincolato dall'Assemblea e a lui personalmente un mandato di dieci anni. Il plebiscito si tenne il 20 dicembre, e su circa otto milioni di elettori, sette milioni e mezzo votarono si. Il 14 gennaio 1852 fu promulgata la costituzione con le modifiche indicate nel plebiscito.
[modifica] Bibliografia essenziale
- Karl Marx, Le lotte di classe in Francia dal 1848 a 1850