Terza battaglia dell'Isonzo
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Terza battaglia dell'Isonzo | |||||||
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Parte della Prima guerra mondiale | |||||||
![]() Mappa degli avanzamenti italiani nelle battaglie dell'Isonzo |
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Schieramenti | |||||||
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Comandanti | |||||||
Luigi Cadorna, Emanuele Filiberto, Duca d'Aosta | Conrad von Hötzendorf, Svetozar Boroević von Bojna, arciduca Eugen von Habsburg-Lothringen | ||||||
Effettivi | |||||||
338 battaglioni, 130 squadroni di cavalleria, 1372 pezzi d'artiglieria | 137 battaglioni (più 47 arrivati secondariamente), 634 pezzi d'artiglieria | ||||||
Perdite | |||||||
67.100 (11.000 morti) | 40.400 (9.000 morti) |
Fronte Italiano Grande Guerra |
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1a-Isonzo – 2a-Isonzo – 3a-Isonzo – 4a-Isonzo – 5a-Isonzo – Altipiani – 6a-Isonzo – 7a-Isonzo – 8a-Isonzo – 9a-Isonzo – 10a-Isonzo – Ortigara – 11a Isonzo – Caporetto – Piave – Vittorio Veneto |
La Terza battaglia dell'Isonzo fu combattuta tra il 18 ottobre e il 3 novembre 1915 tra l'esercito italiano e quello austro-ungarico.
Dopo circa due mesi e mezzo di relativa tregua per ricostituirsi dalle perdite dovute agli assalti en masse della prima e della seconda battaglia dell'Isonzo, Luigi Cadorna, capo di Stato Maggiore dell'esercito italiano, comprese che l'artiglieria giocava un ruolo assolutamente fondamentale, e portò l'effettivo a 1.200 bocche da fuoco.
Gli obiettivi principali dell'offensiva erano la presa definitiva delle teste di ponte austro-ungariche a Plezzo e Tolmino, nonché la città di Gorizia. La tattica di Cadorna, tuttavia, si rivelò poco incisiva, avendo distribuito le proprie forze in modo completamente uniforme lungo tutto il fronte – lungo quanto l'Isonzo –, e avendo deciso di attaccare su piccoli fronti. Gli austro-ungarici approfittarono della situazione per concentrare la loro potenza di fuoco sul nemico, che avanzava su direttrici più strette.
Grazie a estesi bombardamenti, gli italiani avanzarono a Plava, sul bordo meridionale della piana della Bainsizza, e sul Monte San Michele, punto focale dell'avanzata per aggirare il grosso delle forze che difendevano Gorizia: l'altura fu scenario di feroci attacchi e contrattacchi tra la Terza Armata italiana e i rinforzi austro-ungarici appena arrivati su ordine di Boroević dai fronti orientale e balcanico, con un alto costo di vite umane da entrambe le parti.
Il Monte Sei Busi, difeso strenuamente dalla 106° Divisione di fanteria austro-ungarica, fu il teatro di quattro sanguinosi assalti all'arma bianca. Cadorna ordinò la fine degli attacchi quando valutò più attentamente la situazione: si rese conto che gli italiani non stavano guadagnando nulla, e che il nemico si manteneva sulla difensiva non scalzato dalle posizioni sopraelevate.
In una visione più ampia, il basso profilo tenuto dalle truppe di Boroević (per questo soprannominato l'ingannevole testa croata dalle sue truppe) consentì loro di mantenere le posizioni a prezzo di perdite alte, ma certamente minori rispetto a quelle italiane. Soprattutto, dimostrò che Boroević era uno dei migliori tattici in forza all'esercito austro-ungarico, a dispetto del fatto che la sua visione strategica non fosse irreprensibile.
La pausa dei combattimenti durò solo due settimane, prima che l'offensiva italiana riprendesse.