Prima battaglia dell'Isonzo
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Prima battaglia dell'Isonzo | |||||||
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Parte della Prima guerra mondiale | |||||||
![]() Mappa degli avanzamenti italiani nelle battaglie dell'Isonzo |
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Schieramenti | |||||||
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Comandanti | |||||||
Luigi Cadorna, Emanuele Filiberto, Duca d'Aosta | Conrad von Hötzendorf, Svetozar Boroević von Bojna, arciduca Eugen von Habsburg-Lothringen | ||||||
Effettivi | |||||||
200.000 circa divisi in 252 battaglioni e 111 squadroni di cavalleria, 700 pezzi d'artiglieria | 100.000 circa divisi in 84 battaglioni, 13 squadroni e 354 pezzi d'artiglieria | ||||||
Perdite | |||||||
16.000 (2.000 morti circa) | 10.200 (1.000 morti circa) |
Fronte Italiano Grande Guerra |
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1a-Isonzo – 2a-Isonzo – 3a-Isonzo – 4a-Isonzo – 5a-Isonzo – Altipiani – 6a-Isonzo – 7a-Isonzo – 8a-Isonzo – 9a-Isonzo – 10a-Isonzo – Ortigara – 11a Isonzo – Caporetto – Piave – Vittorio Veneto |
La Prima battaglia dell'Isonzo fu combattuta dal 23 giugno al 7 luglio 1915 tra l'esercito italiano e quello austro-ungarico.
I primi giorni di guerra erano stati caratterizzati dal Primo Balzo progettato dal comandante in capo delle forze armate, Luigi Cadorna, che consistette in un'offensiva di larga scala lungo l'intera lunghezza del fronte, e che attestò le linee italiane sulla sponda destra del fiume Isonzo. Già nei giorni precedenti gli italiani avevano cercato di prendere possesso della testa di ponte di Tolmino e del monte Monte Nero (in sloveno Krn), vale a dire dei primi importanti obiettivi al di là del corso d'acqua, ma mancavano di un sufficiente supporto d'artiglieria ed erano stati respinti.
L'obiettivo degli italiani era l'allontanamento degli austro-ungarici dalle loro posizioni difensive sul fiume e scalare i monti che vi si affacciavano: nonostante, però, la superiorità numerica, due italiani per ogni austro-ungarico, Cadorna commise l'errore di lanciare assalti di fanteria dopo imponenti (ma brevi, vista la carenza di munizioni) sbarramenti d'artiglieria che non proseguivano durante il movimento degli uomini; diluì peraltro l'attacco su più fronti (come il Trentino e l'Isonzo centrale, vicino Gorizia) nel tentativo di distrarre l'attenzione del nemico.
Si trattava di un errore comune anche ai francesi che combattevano sul fronte occidentale, e che di fatto avvantaggiò gli austro-ungarici, che erano in posizioni difensive quasi tutte sopraelevate e dotate di reticolati di filo spinato contro i quali non potevano nulla le poco precise cannonate italiane.
In particolare i combattimenti più aspri si ebbero sulla direttrice di Gorizia, dove si lottò per ogni palmo di terreno fino a far intravedere agli uomini delle brigate Re e Casale la periferia della città. Una visione momentanea, visto che alla fine gli italiani furono costretti a ripiegare rapidamente.
L'attacco venne definitivamente respinto nei primi giorni di luglio, quando il comandante austro-ungarico Boroević riuscì a disporre di due divisioni di fanteria di rinforzo.
Gli italiani avevano conseguito così guadagni territoriali minimi: la testa di ponte di Tolmino di là dal fiume, le alture vicino Plezzo, il monte Colovrat e parte del monte Nero. La pausa dei combattimenti fu breve, e le ostilità tornarono pochi giorni dopo.