Quinta battaglia dell'Isonzo
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Quinta battaglia dell'Isonzo | |||||||
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Parte della Prima guerra mondiale | |||||||
![]() Mappa degli avanzamenti italiani nelle battaglie dell'Isonzo |
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Schieramenti | |||||||
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Comandanti | |||||||
Luigi Cadorna, Emanuele Filiberto, Duca d'Aosta | Conrad von Hötzendorf, Svetozar Boroević von Bojna, arciduca Eugen von Habsburg-Lothringen | ||||||
Effettivi | |||||||
286 battaglioni (più 90 di riserva), 1360 pezzi d'artiglieria | 100 battaglioni (più 30 di riserva), 470 pezzi d'artiglieria | ||||||
Perdite | |||||||
6.300 morti | 4.100 morti |
Fronte Italiano Grande Guerra |
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1a-Isonzo – 2a-Isonzo – 3a-Isonzo – 4a-Isonzo – 5a-Isonzo – Altipiani – 6a-Isonzo – 7a-Isonzo – 8a-Isonzo – 9a-Isonzo – 10a-Isonzo – Ortigara – 11a Isonzo – Caporetto – Piave – Vittorio Veneto |
La Quinta battaglia dell'Isonzo fu combattuta tra il 9 e il 15 marzo 1916 tra l'esercito italiano e quello austro-ungarico.
Dopo quattro tentativi di superare il fiume Isonzo e dilagare in territorio austro-ungarico, Luigi Cadorna organizzò una nuova offensiva forte della tregua invernale che aveva consentito all'Alto Comando italiano di raggruppare e organizzare 8 nuove divisioni da posizionare sul fronte.
Si trattava, comunque, di un'offensiva non lanciata a seguito di accurati studi tattico-strategici, bensì come dimostrazione, atta a deconcentrare l'attenzione degli Imperi Centrali sulle proprie vittoriose offensive in atto sul fronte orientale contro la Russia e a Verdun, dove in effetti si stava compiendo la più grande carneficina di tutta la guerra. Era stato dato seguito all'attacco, dunque, nel rispetto degli accordi della Conferenza interalleata di Chantilly del dicembre 1915.
Gli assalti, per molti versi meno impegnati e meno sanguinosi che nelle battaglie precedenti, si distribuirono sul Carso, sulla direttrice per Gorizia e nell'incassata testa di ponte di Tolmino.
Dopo una settimana di combattimenti che costarono la vita su entrambi i fronti a 11.000 uomini, gli scontri si spensero, a causa del pessimo tempo che complicava tremendamente la vita nelle trincee, e a causa dell'inizio dell'offensiva austro-ungarica "punitiva" dalle basi in Trentino.
Alcune porzioni del fronte – soprattutto attorno a Gorizia – videro una continuazione degli scontri tra pattuglie avversarie fino al 30 marzo e oltre, in un lento logorio che di fatto non presentava vantaggi né per gli italiani né per gli austro-ungarici.