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Marina Imperiale Giapponese - Wikipedia

Marina Imperiale Giapponese

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Marina Imperiale Giapponese
大日本帝國海軍
(Dai-Nippon Teikoku Kaigun)

Bandiera della Marina Imperiale Giapponese
Attiva 1869-1947
Nazione Impero giapponese
Alleanza
Servizio
Tipo Marina militare
Ruolo
Dimensione
Parte di
Guarnigione/QG
Equipaggiamento
Soprannome
Patrono
Motto
Colori
Marcia
Mascotte
Battaglie/guerre prima guerra sino-giapponese
guerra russo-giapponese
prima guerra mondiale
seconda guerra mondiale
Anniversari
Decorazioni
Onori di battaglia
Comandanti
Comandante corrente
Capo cerimoniale
Colonnello del reggimento
Comandanti degni di nota Isoroku Yamamoto, Togo Heihachiro, Hiroyasu Fushimi.
Simboli
Simbolo
Simbolo

La Marina Imperiale Giapponese (Kyūjitai: 大日本帝國海軍 Shinjitai: 大日本帝国海軍 Dai-Nippon Teikoku Kaigun [?] o 日本海軍 Nippon Kaigun) alle volte chiamata Flotta Combinata fu la marina militare dell'Impero giapponese dal 1869 fino al 1947, quando venne disciolta in seguito alla rinuncia del Giappone all'uso della forza come mezzo per la risoluzione di dispute internazionali. Negli anni venti fu la terza più grande marina militare del mondo dopo la United States Navy e la Royal Navy e forse la più moderna alla vigilia della seconda guerra mondiale. A causa della natura insulare del Giappone fu anche la più importante e significativa arma delle sue forze militari.

Le origini della Marina Imperiale Giapponese risalgono alle prime interazioni con le nazioni del continente asiatico, a partire dall'inizio del periodo feudale fino a raggiungere un picco di attività tra il XVI e il XVII secolo in un'epoca di scambi culturali con le potenze Europee. Nel 1854, dopo due secoli di stagnazione in seguito al periodo di isolazionismo imposto dagli shogun del periodo Edo, la marina giapponese era relativamente arretrata quando il paese venne forzatamente aperto al commercio dall'intervento statunitense. Questo condusse infine alla restaurazione Meiji, un periodo di modernizzazione e industrializzazione frenetico, accompagnata dalla reintegrazione del potere dell'imperatore del Giappone. Dopo un storia di successi, in alcuni casi contro nemici molto più potenti, come nella prima guerra sino-giapponese (1894-1895) e nella guerra russo-giapponese (1904-1905), la Marina Imperiale Giapponese terminò fu quasi completamente annientata al termine della seconda guerra mondiale.

Indice

[modifica] Origini

Battaglia navale di Dan-no-Ura, 1185.
Battaglia navale di Dan-no-Ura, 1185.
Samurai giapponesi mentre abbordano delle navi mongole nel 1281.
Samurai giapponesi mentre abbordano delle navi mongole nel 1281.

Il Giappone ha alle spalle una lunga storia di rapporti navali col continente asiatico, che iniziano dai primi trasporti di truppe tra Corea e Giappone, all'inizio del Periodo Kofun, nel III secolo.

Successivamente ai tentativi di Kubilai Khan di invadere il Giappone del 1281, lungo le coste dell'impero cinese divennero molto attivi i pirati giapponesi Wakō

Il Giappone intraprese un grande sforzo costruttivo navale nel XVI secolo, durante l'Epoca Sengoku, quando i signori feudali in lotta per la supremazia organizzarono vaste marine militari costiere composte da centinaia di navi. Pare che in questo periodo, nel 1576, furono sviluppate le prime navi da guerra "corazzate" della storia, quando Oda Nobunaga, un daimyo giapponese, fece costruire, sei Atakebune corazzate in ferro.[1] Queste navi chiamate Tekkōsen ((鉄甲船? letteralmente «navi corazzate in ferro») erano chiatte armate con cannoni e fucili di grande calibro per sconfiggere i più grandi, ma non corazzati, vascelli usati dal nemico. Con esse, nel 1578, Nobunaga, sconfisse la marina del Clan Mori alla bocca del fiume Kizu ad Osaka, durante un'operazione di blocco navale. Queste navi erano considerate come fortezze galleggianti, piuttosto che come delle vere navi da guerra e furono usate solo in azioni costiere.

Durante l'invasione giapponese della Corea (1592-1598) Toyotomi Hideyoshi organizzò una flotta di circa 700 navi e 10.000 marinai per il trasporto e il supporto di una forza terrestre di circa 160.000 uomini. Le navi da trasporto furono attaccatte dalla potente marina della dinastia Joseon. L'ammiraglio coreano Yi Sun-sin sconfisse più volte la marina giapponese, utilizzando le navi tartaruga o Geobukson. Dopo aver riorganizzato la marina, il Giappone vinse una battaglia contro l'ammiraglio Won Kyun della marina della dinastia Joseon e diversi scontri minori contro gli ammiragli Yi Eok Ki e Choi Ho della marina della dinastia Ming cinese. La rotta marina tra il Giappone e la costa meridionale della Corea venne protetta dall'attività della marina per tutta la campagna, permettendo la circolazione di uomini e rifornimenti.

Una Nave shuinsen del 1634, che combina tecnologie navali orientali ed occidentali.
Una Nave shuinsen del 1634, che combina tecnologie navali orientali ed occidentali.

Il Giappone costruì le sue prime grandi navi oceaniche all'inizio del XVII secolo in seguito alle relazioni con l'Occidente. Nel 1613 il daimyo di Sendai, d'accordo con il Bakufu Tokugawa costruì la Date Maru, una nave simile ad un galeone da 500 tonn, che trasportò prima l'ambasciata giapponese di Hasekura Tsunenaga alle Americhe e successivamente in Europa. A partire dal 1604 il Bakufu commissionò circa 350 navi shuinsen, solitamente armate e dotate anche di tecnologie occidentali, principalmente per il commercio con il sud est asiatico.

A partire dal 1640 il governo giapponese decise di seguire la politica di isolazionismo (Sakoku) vietando ogni contatto con gli occidentali, sradicando il cristianesimo e punendo con la morte la costruzione di navi oceaniche.

Lo studio delle tecniche occidentali di ingegneria navale riprese negli anni quaranta del XIX secolo e si intensificò insieme all'aumento di spedizioni occidentali lungo la costa del Giappone, dovuto al commercio con la Cina ed allo sviluppo della caccia alle balene. Nel 1852 il Bakufu, temendo ulteriori incursioni straniere, iniziò a costruire la prima nave da guerra giapponese in stile occidentale dall'epoca dell'isolazionismo, la Shōhei Maru.

Nel 1853 e nel 1854 con una prova di forza delle nuove navi da guerra a vapore statunitensi il commodoro Matthew Perry ottenne l'apertura del paese al commercio internazionale con la convenzione di Kanagawa. A breve seguì il trattato di amicizia e commercio del 1858 che permise l'insediamento di concessioni straniere, concesse l'extra-territorialità agli stranieri e impose tasse di importazioni minime sui beni importati dall'estero.

La Kanrin Maru, la prima nave giapponese da guerra a vapore con propulsione a elica 1855.
La Kanrin Maru, la prima nave giapponese da guerra a vapore con propulsione a elica 1855.

Non appena il Giappone decise di aprirsi alle influenze estere il governo Tokugawa iniziò una politica attiva di assimilazione delle tecniche navali occidentali. Nel 1855 con l'assistenza olandese la Marina Giapponese acquisì la sua prima nave da guerra a vapore, la Kankō Maru, che venne usata per addestramento nel nuovo centro di addestramento navale di Nagasaki. Nel 1857 acquisì la sua prima nave da guerra a vapore con propulsione a elica, la Kanrin Maru. Per diversi anni vennero inviati studenti presso scuole navali occidentali, iniziando una tradizione di leader con un'educazione straniera, come gli ammiragli Togo e più tardi Yamamoto. L'ingegnere navale francese Léonce Verny venne assunto per costruire i primi cantiere navali moderni giapponesi a Yokosuka e Nagasaki.

Prima della fine dello shogunato Tokugawa, nel 1867, la marina Tokugawa possedeva già otto navi da guerra a vapore in stile occidentale al comando dell'ammiraglia Kaiyō Maru, che furono usate contro forze pro-imperatore durante la guerra Boshin, al comando dell'ammiraglio Enomoto. Il conflitto culminò con la battaglia navale di Hakodate nel 1869, la prima battaglia navale moderna su larga scala giapponese e terminò con la sconfitta delle ultime forze fedeli ai Tokugawa e la restaurazione del governo imperiale.

[modifica] Creazione della Marina Imperiale Giapponese (1869)

Kōtetsu (la ex CSS Stonewall), la prima moderna nave corazzata giapponese, 1869.
Kōtetsu (la ex CSS Stonewall), la prima moderna nave corazzata giapponese, 1869.

A partire dal 1868, il reintegrato imperatore Meiji emanò riforme per industrializzare e militarizzare il Giappone, allo scopo di impedire che potesse essere sopraffatto dagli Stati Uniti e dalle potenze europee. Il 17 gennaio 1868 venne creato il Ministero degli Affari Militari (conosciuto anche come Ministero Esercito-Marina) con Iwakura Tomomi, Shimazu Tadayoshi e il principe Komatsu Yoshiakira come Primi Segretari. Il 26 marzo 1868 venne tenuta la prima Rivista Navale in Giappone (nella baia di Osaka), a cui parteciparono sei navi dalle marine private delle provincie di Saga, Choshu, Satsuma, Kurume, Kumamoto e Hiroshima, per un tonnellaggio complessivo di 2.252 tons, inferiore a quello dell'unico vascello straniero partecipante (una nave della Marina Francese). L'anno successivo, nel luglio 1869, venne creata formalmente la Marina Imperiale Giapponese, due mesi dopo l'ultima battaglia della guerra Boshin.

Nel 1871 le flotte militari private vennero abolite e le loro 11 navi vennero aggiunte alle sette sopravvissute della defunta marina del bakufu Tokugawa, formando il nucleo della nuova Marina Imperiale Giapponese. Nel 1872 il Ministero degli Affari Militari venne rimpiazzato dai due distinti Ministero dell'Esercito e Ministero della Marina. Nell'ottobre 1873 divenne Ministro della Marina Katsu Kaishu. Il nuovo governo stese un piano ambizioso per creare una marina militare di 200 navi organizzate in dieci flotte, che venne abbandonato nel giro di un anno a causa della mancanza di fondi. Le ribellioni domestiche, specialmente la ribellione di Satsuma del 1877, forzarono il governo a concentrarsi sulla guerra terrestre. La politica navale espressa dallo slogan Shusei Kokubō (守勢国防? "difesa statica") si concentrò sulla difesa delle coste, un esercito permanente, una marina costiera e condusse a un'organizzazione militare secondo il principio Rikushu Kaijū (陸主海従? "prima l'Esercito, poi la Marina")

Durante il periodo Meiji (1867-1912) il Giappone potenziò la sua nuova marina, basandola a grandi linee su quella della Royal Navy ed appoggiandosi grandemente all'esperienza navale francese ed inglese. Comprò anche molte navi presso cantieri francesi ed inglesi. Nel 1869 acquisì la prima nave corazzata capace di affrontare l'oceano, la Kōtetsu, dopo soli dieci anni dall'introduzione di queste navi nell'Occidente per la prima volta (il varo della francese La Gloire).

[modifica] Supporto britannico

Durante gli anni settanta e ottanta del XIX secolo la Marina Imperiale Giapponese rimase essenzialmente una forza di difesa costiera, sebbene il governo Meiji continuò a modernizzarla. La Jho Sho Maru (ben presto ribattezzata Ryujo) progettata da Thomas Glover venne varata a Aberdeen, Scozia il 27 marzo 1869. Nel 1870 un decreto imperiale stabilì che la Royal Navy britannica sarebbe stato il modello per lo sviluppo. Nei cantieri navali britannici furono costruite specificatamente per la Marina Imperiale Giapponese navi come la Fuso, la Kongo e la Hiei. Una missione navale britannica diretta dal commodoro Archibald Douglas visitò il Giappone nel 1873. Nel 1879 venne assunto il commodoro L.P. Willan per addestrare i cadetti navali. Le compagnie di costruzione privata come la Ishikawajima e la Kawasaki emersero in questo periodo.

Vennero ordinate due incrociatori protetti dai cantieri navali britannici, la Naniwa e la Takachiho da 3.709 t di dislocamento. Potevano raggiungere una velocità di 18,5 nodi (34 km/h), il ponte era protetto da una corazza spessa da 51 a 76mm ed erano armate con due cannoni Krupp da 10,2" (260mm). L'ingegnere navale Sasō Sachū le progettò basandosi sull'incrociatore Esmeralda comprato dalla marina cilena, ma con prestazioni migliori. Si sviluppò una corsa agli armamenti con la Cina che si equipaggiò con due enormi navi da battaglia tedesche da 7.453 t, (la (Ting Yüan e la Chen-Yüan). Incapace di affrontare la flotta cinese con soli due moderni incrociatori il Giappone ricorse all'assistenza francese per costruire una flotta moderna che potesse prevalere nel conflitto annunciato.

[modifica] Influenza della "Jeune École"

La Matsushima di costruzione francese, ammiraglia della Flotta Imperiale Giapponese alla battaglia del fiume Yalu (1894).
La Matsushima di costruzione francese, ammiraglia della Flotta Imperiale Giapponese alla battaglia del fiume Yalu (1894).
La torpediniera Kotaka (1887).
La torpediniera Kotaka (1887).

Negli anni ottanta del XIX secolo la Francia divenne la nazione più influente sulla marina giapponese grazie alla dottrina militare della Jeune École ("Giovane scuola") che sosteneva l'uso di piccole, veloci navi da guerra, specialmente incrociatori e torpediniere contro unità navali più grandi. Nel 1882 il governo Meiji emise il primo piano di espansione navale che prevedeva la costruzione di 48 navi da guerra, tra cui 22 torpediniere, nel corso di 8 anni, per una spesa di 26.670.000 yen. Inoltre erano previsti fondi per la costruzione di cantieri e industrie associate alla costruzioni di navi da guerra e per l'addestramento di tecnici e ufficiali.

I successi navali della marina francese contro la Cina nella guerra franco-cinese del 1883-85 parvero validare il potenziale delle torpediniere, un approccio attraente per una nazione dalle risorse limitate come il Giappone. Nel 1885 il nuovo slogan della Marina divenne Kaikoku Nippon (海国日本? letteralmente "Giappone Marittimo").

Nel 1886 il principale ingegnere navale francese Emile Bertin venne assunto per un periodo di quattro anni per rinforzare la marina giapponese e dirigere la costruzione degli arsenali di Kure e Sasebo. Sviluppò la classe di incrociatori Matsushima composta da tre unità, armate con un singolo, ma potente cannone principale, il Canet da 12,6"/38 (380mm). Complessivamente Bertin supervisionò la costruzione di più di venti unità, che aiutarono la costituzione della prima vera forza navale moderna giapponese e permisero al Giappone di padroneggiare la costruzione di grosse unità, alcune importate dall'estero, altre costruire nell'arsenale di Yokosuka.

  • 3 incrociatori da 4.700 tons: Matsushima, Itsukushima, costruiti in Francia e l'Hashidate, costruito a Yokosuka.
  • 3 navi da guerra costiere da 4,278 tons.
  • 2 piccoli incrociatori: la Chiyoda da 2.439 ton costruito nel Regno Unito e l'Yaeyama da 1800 tons, costruita a Yoyosuka.
  • 1 incrociatore leggero: la Chishima, costruita in Francia.
  • 1 fregate da 1600, la Takao, costruita a Yokosuka.
  • 16 torpediniere da 54 tons ognuna costruite in Francia dalla Companie du Creusot nel 1888 e spedite smontate in Giappone dove furono riassemblate.

Questo periodo permise al Giappone di «abbracciare le rivoluzionarie nuove tecnologie, incorporate nei siluri, nelle torpediniere e nelle mine, delle quali i francesi erano probabilmente all'epoca i migliori esponenti»[2]. Il Giappone acquisì i suoi primi siluri nel 884 e istituì un "Centro di addestramento siluri" a Yokosuka nel 1886.

Queste navi furono l'ultimo grande ordine piazzato con la Francia, successivamente il Giappone si rivolse al Regno Unito ordinando una rivoluzionaria torpediniera, la Kotaka del 1887, che è considerata l'anticipatrice dei cacciatorpedinieri del decennio successivo[3] e l'incrociatore Yoshino, costruito ai cantieri di Armstrong in Elswick, Newcastle upon Tyne, che all'epoca del suo varo (1892) fu il più veloce incrociatore del mondo.[4]

[modifica] Prima guerra sino-giapponese (1894-1895)

Per approfondire, vedi la voce Prima guerra sino-giapponese.
Dal filmato di una battaglia navale durante la prima guerra sino-giapponese
Dal filmato di una battaglia navale durante la prima guerra sino-giapponese[5]

Il Giappone continuò la modernizzazione della sua marina, specialmente perché anche la Cina, con cui era in concorrenza per il controllo della Corea, stava potenziando la propria, con l'assistenza della Germania. La prima guerra sino-giapponese venne dichiarata ufficialmente il 1° agosto 1894, sebbene si fossero già svolti alcuni combattimenti navali.

Il 1° settembre 1894 nella battaglia del fiume Yalu, la marina giapponese sconfisse la Marina Beiyang al largo della foce del fiume Yalu. Nel corso della battaglia la Cina perse 8 navi da guerra su 12. Sebbene il Giappone emerse vittorioso, le due grandi navi da battaglia cinesi di produzione tedesca rimasero praticamente impervie ai cannoni giapponesi, evidenziando il bisogno per navi da battaglia più grosse per la marina giapponese (la Ting Yuan fu infine affondata da siluri, mentre la Chen-Yuan venne catturata praticamente illesa). Il passo successivo dell'espansione della Marina Imperiale Giapponese sarebbe stato di dotarsi di una combinazione di grandi navi da guerra pesantemente armate, affiancate da più piccole innovative unità offensive per mettere in atto tattiche aggressive.

In conseguenza del conflitto secondo il trattato di Shimonoseki (17 aprile 1895) Taiwan e le isole Pescadores furono cedute al Giappone. La Marina Imperiale Giapponese prese possesso delle isole, tacitando ogni movimento di opposizione tra il marzo e l'ottobre 1895, e queste rimasero una colonia giapponese fino al 1945. Il Giappone ottenne anche la penisola di Liaodong, sebbene venne forzato dalla Russia a restituirla alla Cina, solo per vedere la Russia prenderne possesso poco dopo.

La Marina Imperiale Giapponese intervenne ulteriormente in Cina nel 1900 partecipando insieme alle potenze occidentali alla soppressione della ribellione dei Boxer. La marina fornì il numero di navi da guerra maggiore (18 su un totale di 50) e sbarcò il contingente maggiore di truppe dell'esercito e della marina tra quello delle nazioni partecipanti (20.840 soldati su un totale di 54.000).

[modifica] Guerra russo-giapponese (1904-1905)

Per approfondire, vedi la voce Guerra russo-giapponese.
La Mikasa, nel 1905, la più potente nave da guerra della sua epoca
La Mikasa, nel 1905, la più potente nave da guerra della sua epoca
L'ammiraglio Togo a 58 anni, all'epoca della guerra russo-giapponese.
L'ammiraglio Togo a 58 anni, all'epoca della guerra russo-giapponese.

In seguito alla guerra Cino-Giapponese ad all'umiliazione della restituzione forzata della Penisola di Liaodong alla Cina a causa delle pressioni russe (il "Triplo Intervento"), il Giappone continuò a potenziare la sua forza militare in preparazione di futuri scontri. Venne appprovato un programma decennale di costruzioni navali con lo slogan Perseveranza e determinazione (臥薪嘗胆 Gashinshōtan?), con il quale vennero commissionate 109 navi da guerra, per un totale di 200.000 tonn ed aumentato il personale della marina da 15.100 a 40.800 uomini. La nuova flotta consistette di:

Una di queste navi, la Mikasa, la più avanzata della sua epoca[6] venne ordinata dai cantieri navali della Vickers nel Regno Unito alla fine del 1898 e consegnata in Giappone nel 1902.

Questi preparativi culminarono nella guerra russo-giapponese (1904-1905). Nella battaglia di Tsushima, l'ammiraglio Togo a bordo della Mikasa condusse la flotta combinata giapponese in quella che venne definita «la più decisiva battaglia navale nella storia»[7]. La flotta russa venne praticamente anniettata: su 38 navi, 21 vennero affondate, 7 catturate e 6 disarmate. Le perdite russe ammontarono a 4.545 morti e 6.106 prigionieri, quelle giapponesi a 116 morti e 3 torpediniere. Questa vittoria spezzò la forza militare russa nell'Asia orientale e scatenò ondate di ammutinamenti nelle basi della Marina Russa a Sebastopoli, Vladivostok e Kronstadt, che culminarono in giugno con la rivolta della corazzata Potemkin e contribuì quindi dall Rivoluzione Russa del 1905.

La prima flotta di sottomarini giapponesi (dal No1 al No5, tutti progettati da Holland), alla rivista navale dell'ottobre 1905.
La prima flotta di sottomarini giapponesi (dal No1 al No5, tutti progettati da Holland), alla rivista navale dell'ottobre 1905.

Durante la guerra russo-giapponese il Giappone fece anche sforzi frenetici di attivare una flotta di sottomarini, che solo di recente erano diventati un'arma militare funzionante ed erano considerati armi speciali di considerarevoli potenzialità. La Marina Imperiale Giapponese acquistò i suoi primi sottomarini nel 1905 dalla Electric Boat Company statunitense, solo quattro anni dopo che la US Navy aveva messo in servizio il suo primo sottomarino, l'USS Holland. I sottomarini furono progettati da Holland e spediti smontati in Giappone dove furono riassemblati nei cantieri navali di Yokosuka, per diventare operativi alla fine del 1905.

[modifica] Verso una marina nazionale autonoma

Satsuma, la prima nave nel mondo ad essere stata impostata come corazzata monocalibro
Satsuma, la prima nave nel mondo ad essere stata impostata come corazzata monocalibro

Dopo il conflitto con la Russia, il Giappone continuò nei suoi sforzi di realizzare una forte industria navale nazionale. Seguendo la strategia «Copia, migliora, innova»[8] navi straniere di diversi tipi furono analizzate in profondità, migliorandone spesso i requisiti tecnici e acquistate in coppie così da poter effettuare test e miglioramenti comparativi. Nel corso del tempo l'importazione di navi straniere venne progressivamente sostituita prima dall'assemblaggio e poi dalla costruzione completa nei cantieri giapponesi, partendo dalle navi più piccole, come le torpediniere e gli incrociatori nel 1880 fino alle navi da battaglia all'inizio del XX secolo. L'ultima importate acquisto straniero fu quello dell'incrociatore da battaglia Kongō dai cantieri della Vickers nel 1913. Per il 1918 nessun aspetto della tecnologia navale giapponese era significativamente al di sotto degli standard mondiali.[9] Per il 1920 la Marina Imperiale Giapponese era diventata la terza marina militare mondiale ed era leader in diversi aspetti della tecnologia navale:

  • Fu la prima marina militare a utilizzare il telegrafo senza fili in combattimento (nel 1905 alla battaglia di Tsushima.[10]
  • Nel 1906 varò la nave da battaglia Satsuma, all'epoca per dislocamento la più grande nave da battaglia del mondo e la prima a essere stata progettata, ordinata e impostata come corazzata monocalibro[11]
  • Tra il 1905 e il 1910 il Giappone iniziò la costruzione nazionale di navi da battaglia. La Satsuma venne costruita in Giappone con circa l'80% di pezzi importati dal Regno Unito, ma la classe successiva, la Kawachi venne costruita con solo il 20% di pezzi di importazione.

[modifica] Prima guerra mondiale

In prosecuzione naturale dell'alleanza anglo-giapponese del 1902 il Giappone entrò nella prima guerra mondiale al fianco degli Alleati. Nel novembre 1914, dopo l'assedio anglo-giapponese di Tsingtao, la Marina Imperiale Giapponese occupò la base navale tedesca di Tsingtao nella penisola cinese di penisola di Shandong. Quello stesso anno, in agosto e settembre, un gruppo da battaglia venne inviato nel Pacifico centrale per inseguire lo squadrone tedesco dell'Asia orientale, che si spostò nell'Atlantico meridionale, dove venne intercettato da forze navali britanniche e distrutto nella battaglia delle isole Falkland. Il Giappone occupò gli ex-possedimenti coloniali della Germania in Micronesia, le isole Marianne (esclusa Guam), le isole Caroline e le isole Marshall, che rimasero colonie giapponesi fino alla fine della seconda guerra mondiale, con il Mandato del Sud Pacifico della Lega delle Nazioni.

Incrociatore corazzato giapponese Nisshin.
Incrociatore corazzato giapponese Nisshin.

Duramente pressata in Europa, dove aveva solo un ristretto margine di superiorità contro la Germania, il Regno Unito richiese senza sucesso il prestito dei quattro nuovi incrociatori da battaglia classe Kongō (Kongō, Hiei, Haruna e Kirishima), le prime navi al mondo a essere state equipaggiate con cannoni da 14 pollici (356mm) e le più avanzate tecnologicamente all'epoca del loro varo.[12]

In seguito a ulteriori richieste di contribuire al conflito e con l'avvento della guerra sottomarina tedesca del 1917, la Marina Imperiale Giapponese inviò nel marzo 1917 una forza speciale di cacciatorpedinieri nel mare Mediterraneo. La flotta, comandata dall'ammiraglio Satō Kōzō e consistente nell'incrociatore corazzato Nisshin e di otto dei più nuovi cacciatorpedinieri della Marina Giapponese fece base a Malta, proteggendo efficacemente il traffico navale alleato da Marsiglia e Taranto ai porti egiziani fino alla fine della guerra. Un cacciatorpediniere, il Sakaki, venne silurato da un sottomarino austriaco e portò con sè 9 ufficiali e marinai.

Al termine del conflitto la Marina Imperiale Giapponese ricevette, come compensazione di guerra, sette sottomarini tedeschi, che furono portati in Giappone per essere analizzati, contribuendo grandemente allo sviluppo dell'industria sotttomarina giapponese.[13]

[modifica] Periodo interguerra

Negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale la Marina Imperiale Giapponese iniziò a strutturarsi specificatamente per combattere gli Stati Uniti d'America. Una lunga serie di espansioni militaristiche e l'inizio della seconda guerra sino-giapponese nel 1937 inimicarono gli Stati Uniti e questi vennero considerati sempre di più come nemici del Giappone.

Hosho, la prima portaerei specificatamente progettata per questo ruolo al mondo, 1922
Hosho, la prima portaerei specificatamente progettata per questo ruolo al mondo, 1922

La Marina Imperiale Giapponese dovette affrontato prima e durante la seconda guerra mondiale considerevoli sfide, probabilmente più di ogni altra marina nel mondo[14]. Il Giappone, come la Gran Bretagna, dipendeva praticamente completamente da risorse straniere per rifornire la sua economia, quindi la Marina Imperiale Giapponese doveva assicurarsi e proteggere le fonti di materie prime (specialmente il petrolio ed altre materie prime del sud-est asiatico) che erano lontane e controllate da paesi stranieri (Gran Bretagna, Stati Uniti e Olanda). Per raggiungere questo obiettivo doveva costruire delle grandi navi da guerra dotate di estesa autonomia.

Per sostenere le politiche espansionistiche del Giappone la Marina Imperiale Giapponese avrebbe dovuto combattere le più grandi marine militari del mondo (secondo i termini del trattato navale di Washington del 1922 il tonnellaggio delle marine militari di Gran Bretagna, Stati Uniti d'America e Giappone doveva essere in rapporto 5:5:3). Pertanto era numericamente inferiore e le possibilità di espansione della sua base industriale erano limitate (particolarmente in confronto agli Stati Uniti). Pertanto le sue tattiche di battaglia tendevano ad affidarsi ad un livello tecnologico superiore (meno navi, ma più veloci e più potenti) e a tattiche aggressive (attacchi audaci e veloci per sopraffare il nemico, la ricetta dei successi ottenuti nei conflitti precedenti).

Per poter combattere la più numerosa United States Navy, la Marina Imperiale Giapponese dedicò molte risorse alla creazione di una forza superiore in qualità ad ogni marina militare dell'epoca. Di conseguenza all'inizio della seconda guerra mondiale il Giappone possedeva probabilmente la marina più sofisticata del mondo. Scommettendo sui rapidi successi di una tattica aggressiva il Giappone non investì in maniera significativa in organizzazioni difensive: avrebbe dovuto proteggere le sue lunghe linee di rifornimento contro i sottomarini nemici, ma non riuscì mai in questo compito, investendo scarsi fondi nella costruzione e sviluppo di navi scorta antisommergibile ed in portaerei di scorta.

Pertanto durante il periodo interguerra il Giappone prese la guida in numerose aree di sviluppo degli armamento navali:

  • Nel 1921 varò la Hōshō, la prima portaerei specificatemente progettata come tale a essere completata, e successivamente sviluppò una flotta di portaerei seconda a nessuna.
  • La Marina Imperiale Giapponese fu la prima marina a installare cannoni da 14 pollici (356 mm) (sulla Kongō) e 16 pollici (406 mm) (sulla Nagato) e l'unica a installare cannoni da 18,1 pollici (460 mm) (sulla Yamato).
  • Nel 1928, varò l'innovativa classe Fubuki di cacciatorpediniere, che introdusse torrette chiuse capaci di fuoco contraereo e di lanciare siluri "Long Lance" con propulsione a ossigeno da 24" (610 mm). Fu un progetto successivamente imitato da altre marine.
  • Il Giappone sviluppò il siluro "Long Lance" con propulsione a ossigeno, generalmente riconosciuto come il miglior siluro del mondo, fino alla fine della seconda guerra mondiale[15]

Il giappone continuò a ricercare l'esperienza di esperti stranieri in aree in cui era arretrato rispetto all'Occidente: nel 1921 ricevette per un anno e mezzo la missione Sempill, un gruppo di istruttori areonavali britannici che addestrarono la Marina Imperiale Giapponese su diversi nuovi aerei, come il Gloster Sparrowhawk e su varie tecniche, come le tecniche di attacco con areosiluranti e il controllo di volo.

Negli anni precedenti alla guerra due scuole di pensiero si affrontarono sul fatto se la marina avrebbe dovuto essere incentrata su potenti navi da battaglia che avrebbero potuto vincere su quelle statunitense nelle acque giapponesi o su una flotta aggressiva di portaerei. Nessuna delle due prevalse ed entrambi i tipi di navi vennero sviluppate, con il risultato che nessuna delle due soluzioni riuscì a diventare una forza predominante contro l'avversario statunitense. Una debolezza consistente delle navi da guerra giapponesi fu la tendenza ad incorporare armamenti e motori troppo potenti in confronto alle dimensioni delle navi (una conseguenza del trattato di Washington) portando a mancanze in stabilità, protezione e forza strutturale.[16]

[modifica] Seconda guerra mondiale

All'epoca della seconda guerra mondiale la Marina Imperiale Giapponese era amministrata dal Ministero della Marina del Giappone e controllata dal Capo dello Stato Maggiore della Marina Imperiale Giapponese basato del Quartier Generale Imperiale. Per poter combattere la numericamente superiore marina statunitense, dedicò molte risorse alla creazione di una forza superiore in qualità e quantità a ogni altra marina dell'epoca. In conseguenza di ciò probabilmente il Giappone disponeva, allo scoppio della seconda guerra mondiale della più sofisticata marina militare del mondo.[17] Scommettendo sul successo di una tattica aggressiva il Giappone non investì in modo significativo in strutture difensive: avrebbe dovuto essere capace di proteggere le sue lunghe linee di rifornimento contro i sottomarini nemici, cosa che non riusì mai a fare, particolarmente non investì sufficientemente in navi scorta antisommergibile e antiaeree. Durante l'ultima fase della guerra la Marina Imperiale Giapponese ricorse ad una serie di misure disperate, incluso l'uso di attacchi suicidi (vedi kamikaze).

[modifica] Navi da battaglia

Yamato, la più grande nave da battaglia della storia, nel 1941
Yamato, la più grande nave da battaglia della storia, nel 1941

Il Giappone continuò ad attribuire un considerevole prestigio alle navi da battaglia e si impegnò a costruire le più grandi e potenti navi del periodo. La Yamato, la più grande e pesantemente armata nave da battaglia della storia venne varata nel 1941.

[modifica] Portaerei

Aerei della portaerei giapponese Shokaku si preparano ad un attacco a Pearl Harbor.
Aerei della portaerei giapponese Shokaku si preparano ad un attacco a Pearl Harbor.

Il Giappone enfatizzò particolarmente le portaerei. La Marina Imperiale Giapponese iniziò la guerra del Pacifico con 10 porteerei, all'epoca la più grande e moderna flotta del mondo di questo tipo. Comunque diverse portaerei giapponesi erano di piccole dimensioni in accordo alle limitazioni imposte alla marina dalle Conferenze Navali di Londra e Washington. All'inizio delle ostilità gli Stati Uniti possedevano 6 portaerei, di cui solo 3 operavano nel Pacifico, mentre il Regno Unito ne possedeva 3, di cui solo 1 operante nell'oceano Indiano. Le portaerei giapponesi come la Shokaku e la Zuikaku, eccedevano ogni altra portaerei al mondo in prestazioni e capacità fino allo sviluppo statunitense a guerra in corso della classe Essex.

Comunque in seguito alla battaglia delle Midway nella quale furono affondate quattro portaerei giapponesi, la Marina Imperiale Giapponese si trovò improvvisamente a corto di questo tipo di navi, e iniziò una serie di progetti ambiziosi per convertire vascelli militari e commerciali in portaerei di scorta come la Hiyo e Shinano , che divennero le più grandi portaerei della seconda guerra mondiale. La Marina tentò anche di costruire delle portaerei di squadra, ma la maggior parte di questi progetti non venne completata prima della fine della guerra.

[modifica] Navi mercantili armate (Tokusetsu Junyokan)

Per approfondire, vedi la voce Navi mercantili armate giapponesi.

Il successo delle navi corsare tedesche nella prima guerra mondiale attirarono l'attenzione della Marina Imperiale Giapponese. Nel 1941, la Aikoku Maru e la Hokoku Maru, due navi passeggeri e da carico della Osaka Shipping Line che gestiva i viaggi marittimi con il Sud-America, furono requisiti per essere convertiti in navi mercantili armati o (Armed Merchant Cruisers)(AMC).

Prima e durante la guerra del Pacifico, il Giappone convertì in totale 13 navi mercantili in AMC.

Questo fu dovuto al successo iniziale delle due navi classe Aikoku, (la "Aikoku Maru" e la "Hokoku Maru"); anche se alla fine del 1943, 5 di queste navi risulteranno affondate, tanto che lo Stato Maggiore della Marina Imperiale giapponese convertì 6 delle rimanenti corsare in trasporti e navi appoggio; mentre le ultime due verranno perse in azione nel 1944.

[modifica] Aviazione navale

 Un kamikaze, in questo caso un Mitsubishi Zero in procinto di colpire la USS Missouri.
Un kamikaze, in questo caso un Mitsubishi Zero in procinto di colpire la USS Missouri.

Il Giappone iniziò la guerra con una forza aereonavale adeguata, progettata intorno al miglior caccia navale dell'epoca, il Mitsubishi A6M (famoso come "Zero"). Il corpo dei piloti giapponesi all'inizio della guerra era, grazie all'intenso addestramento e all'esperienza di prima linea nella Guerra Cino Giapponese, di ottimo calibro se confrontanto ai loro contemporanei. La Marina possedeva anche una competente forza di bombardamento tattico basata sui bombardieri Mitsubishi G3M e Mitsubishi G4M che stupirono il mondo affondando per la prima volta una corazzata nemica in mare, la HMS Prince of Wales e, in seguito, la HMS Repulse.

Con il proseguire della guerra gli Alleati scoprirono rapidamente le debolezze dell'Aviazione Navale Giapponese. Sebbene la maggior parte degli aerei fosse caratterizzata da una grande autonomia, erano molto limitati in corazzatura ed armamento difensivo. In conseguenza di ciò i più numerosi e pesantemente armati e corazzati aerei statunitensi furono in grado di sviluppare tecniche che annullavano rapidamente il vantaggio degli aerei giapponesi. Inoltre, a causa di ritardi nello sviluppo dei motori, la Marina Giapponese incontrò grandi difficoltà nello sviluppare nuovi e competitivi progetti con il proseguire della guerra, da ciò ne conseguì la produzione in massa di aerei con debolezze note. In seguito alla battaglia del golfo di Leyte la Marina Giapponese optò sempre di più per l'uso di aerei in ruolo di kamikaze.

[modifica] Sommergibili e sottomarini

Il sommergibile I-400, il più grande sommergibile della seconda guerra mondiale.
Il sommergibile I-400, il più grande sommergibile della seconda guerra mondiale.

Il Giappone possedette di gran lunga la più diversificata flotta di sottomarini della Seconda guerra mondiale, incluse torpedini guidate (Kaiten), sottomarini minuscoli (Ko-hyoteki, Kairyu), sommergibili costruiti per missioni specifiche (soprattutto per l'esercito), sommergibili a lungo raggio d'azione (molti dei quali trasportavano un aereo), sottomarini (distinti dai sommergibili per avere maggiore velocità in immersione) già all'inizio del conflitto (Sentaka I-200) e sommergibili in grado di portare diversi bombardieri (il più grande della seconda guerra mondiale, il Sentoku I-400). Questi sottomarini furono anche equipaggiati con le torpedini più avanzate del conflitto, le Long Lance con propulsione ad ossigeno.

Globalmente, nonostante le loro capacità tecniche, i sommergibili giapponesi non ebbero un gran successo. Vennero spesso usati in ruoli offensivi contro navi da guerra, che erano veloci, manovrabili e ben difese a confronto delle navi della marina mercantile. Nel 1942 i sommergibili giapponesi riuscirono ad affondare due portaerei di squadra, un incrociatore ed alcuni cacciatorpedinieri ed altre navi ed a danneggiarne diverse altre. Ma, man mano che le flotte Alleate venivano rinforzate e riorganizzate, non furono in grado di mantenere buoni risultati. Verso la fine della guerra vennero invece usati per trasportare rifornimenti alle guarnigioni sulle isole. Durante la guerra il Giappone riuscì ad affondare circa 1 milione di tonnellate di navi mercantili (184 navi), in confronto al 1,5 milione di tonnellate della Gran Bretagna (493 navi), 4,65 milioni di tonnellate degli USA (1.079 navi) e 14,3 milioni di tonnellate della Germania (2.840 navi).

I primi modelli non furono molto manovrabili in immersione, non potevano raggiungere grandi profondità e mancavano di radar. Durante la guerra anche unità che erano state equipaggiate con un radar furono in alcuni casi affondate grazie alla capacità del radar USA di rilevare le loro emissioni. Per esempio la Batfish affondò tre sottomarini equipaggiati con radar nel corso di quattro giorni. Al termine del conflitto molti dei più originali sommergibili e sottomarini giapponesi (I-400, I-401, I-201 e I-203) vennero inviati alle Hawaii nell'ambito della Operation Road's End («Operazione Fine della Strada») prima di essere affondati dalla United States Navy nel 1946 quando i sovietici chiesero di poterli visionare.

[modifica] Forza di Autodifesa

In seguito alla resa agli Stati Uniti al termine della seconda guerra mondiale ed alla successiva occupazione del suolo patrio, l'intera Marina Imperiale Giapponese venne dissolta con la nuova costituzione che afferma: «Il popolo giapponese rinuncia per sempre alla guerra come diritto sovrano della nazione ed alla minaccia dell'uso della forza come mezzo per risolvere le dispute internazionali».

L'attuale marina giapponese ricade sotto l'ombrello della Forza di Autodifesa Giapponese (JSDF - Japan Self Defense Forces) come Forza Giapponese di Auto-Difesa Marina (JMSDF - Japan Maritime Self-Defense Force)

[modifica] Azioni principali

[modifica] Fonti

La fonte principale di questo articolo è la corrispondente voce della en.wiki, che a sua volta cita:

  • David C. Evans & Mark R. Peattie. KAIGUN, Strategy, tactics and technology of the Imperial Japanese Navy, 1887-1941. Naval Institute Press, Annapolis, Maryland [ISBN 0870211927]
  • Howe, Christopher. The origins of Japanese Trade Supremacy, Development and technology in Asia from 1540 to the Pacific War. The University of Chicago Press [ISBN 0226354857]
  • A Battle History of The Imperial Japanese Navy, Paul S. Dull
  • A cura di Robert Gardiner e Andrew Lambert. Steam, Steel and Shellfire: The Steam Warship, 1815-1905 (Conway's History of the Ship). ISBN: 0785814132

[modifica] Note

Kanji per "Marina Imperiale Giapponese"
Kanji per "Marina Imperiale Giapponese"
  1. In giapponese: [1], [2]. In inglese: The Madness of Toyotomi Hideyoshi: «Le navi corazzate, comunque non erano una novità per il Giappone e per Hideyoshi; la flotta di Oda Nobunaga, possedeva infatti molte navi corazzate» (riferendosi alla prima comparsa delle corazzate giapponesi (1578) rispetto alle navi tartaruga coreane (1592). Nelle fonti occidentali le navi corazzate giapponesi sono descritte in C.R. Boxer The Christian Century in Japan 1549–1650, pag. 122, che cita il resoconto di del viaggio in Giappone dal padre gesuita italiano Gnecchi Soldi Organtino nel 1578.
    Le prime navi corazzate di Nobunaga sono descritte anche in A History of Japan, 1334–1615 di Georges Samson, pag. 309 ISBN 0-8047-0525-9. Le "navi tartaruga" coreane furono inventate dall'ammiraglioYi Sun-sin (1545–1598), e furono documentate per la prima volta nel 1592. Incidentalmente le placche in ferro delle navi coreane ricoprivano solo il tetto (per impedire intrusioni) e non anche i fianchi delle navi.
    Le prime navi corazzate occidentali risalgono al 1859 con la francese La Gloire (Steam, Steel and Shellfire: The Steam Warship, 1815-1905).
  2. Howe, p. 281
  3. Evans Kaigun, p. 17
  4. «La sua potenza di fuoco di dodici cannoni a tiro rapido era formidabile per le sue dimensioni e i suoi 23 nodi di velocità lo rendevano il più veloce incrociatore del mondo» (Kaigun, p. 17)
  5. Filmato della guerra sino-giapponese: Video.
  6. Evans. Kaigun, p. 60-61
  7. Corbett Maritime Operations in the Russo-Japanese War, 2:333
  8. Howe, p. 284
  9. Hove, p. 268
  10. Evans, Kaigun, p. 84
  11. «Impostata prima della Dreadnought e destinata a essere armata con cannoni da 12 pollici, una volta completata sarebbe stata la prima corazzata monocalibro del mondo. Comunque non furono disponibili sufficienti cannoni Armstrong da 12 pollici tutti, tranne che per quattro, furono sostituiti con cannoni da 10 pollici. Questo fu il motivo per cui le successive corazzate monocalibro furono chiamate "dreadnought" e non "satsuma". Jane's Battleships of the 20th century, p. 68
  12. «quando furono completate, furono le più formidabili e superbamente progettate navi capitali del mondo», Evans, Kaigun, p. 161
  13. Evans, Kaigun, p. 212
  14. Lyon. World War II warships, p. 34
  15. Westwood, Fighting Ships
  16. Lyon World War II warships p. 35
  17. Howe, p. 286

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni


Forze armate del Giappone imperiale
Quartier Generale imperiale
Marina Imperiale Giapponese : Battaglie · Navi · Aerei · Armi · Ammiragli
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