Storia dell'Argentina
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[modifica] Epoca precolombiana
Il territorio dove sorge l'attuale Argentina era relativamente poco popolato prima della colonizzazione europea. Le tribù Diaguita della zona nord-occidentale vivevano ai confini dell'Impero Inca in espansione; i Guaranì vivevano più ad est presso a i grossi fiumi; la regione del Chaco era popolata dalle etnie degli Qom'lek (o Toba), Wichì e Lule-Toconotè; nel centro (Regione Pampeana) vivevano gli Het o "pampas"; nelle "Sierras Pampeanas" di Córdoba i "Comechingones"; ad ovest, nella regione andina, vivevano gli Huarpe e i mapuche; nella Patagonia i patagoni (guenaken-ahoniken) e nella Terra del Fuoco i selknam ("ona"), yagan e mannekenk.
[modifica] L'era coloniale spagnola
Gli europei arrivarono nella zona con il viaggio nel 1502 di Amerigo Vespucci seguito de Sebastiano Caboto. Il navigatore spagnolo Juan Díaz de Solís visitò il territorio dell'attuale Argentina nel 1516. La Spagna stabilì una colonia nel sito di Buenos Aires nel 1580 come parte del Vicereame del Perù, le prime colonie fondate in Argentina furono vicine al territorio peruviano nella allora grossa provincia di Tucumàn.
[modifica] Nascita dello Stato-nazione (1806-1852)
Nella cornice delle Guerre napoleoniche, nel 1806 e 1807, le forze militari inglesi realizzarono le cosiddette Invasioni Inglesi nella zona del Río de la Plata, le quali furono respinte. Fu creata una rottura con il diritto internazionale nella colonia spagnola, essendo destituito un viceré e eletto un altro dalla popolazione locale e non per designazione del re di Spagna.
Le notizie della Rivoluzione Francese e della Guerra di indipendenza americana ispirarono idee liberali in America Latina. La Rivoluzione di Maggio (Revolución de Mayo) del 1810 a Buenos Aires costituì il promo governo formato nella sua maggioranza da criollos nelle Province Unite del Río de la Plata.
Le campagne militari guidate dai generali José de San Martín e Simón Bolívar tra il 1814 e 1817 incrementarono le speranze di indipendenza, che fu dichiarata finalmente a Tucumán il 9 luglio del 1816. Lo Stato Argentino considera San Martín come il suo maggiore eroe militare della sua indipendenza, e gli fa onore con il titolo di "Padre della Patria"
Dopo aver sconfitto gli spagnoli, gli unitarios e i federales iniziarono un lungo conflitto per determinare il futuro della nazione. Nel 1820, con la Battaglia di Cepeda iniziò un periodo di autonomie provinciali e guerre civili. L'unione tra le province solo si manette grazie ai cosiddetti "trattati interprovinciali". Le guerre intestine tra le province, principalmente sorte a partire dalle città coloniali con un cabildo, si succedettero per più di quaranta anni. I caudillos provinciali dominarono la scena politica a metà del XIX secolo e governavano i propri territori con eserciti propri. Nel 1826, il Congresso nominò primo presidente costituzionale Bernardino Rivadavia, di tendenze centraliste. La perdita dell'attuale Uruguay in favore del Brasile, provocò le dimissioni di Rivadavia, sostituito da Manuel Dorrego, partitario dell'autonomia delle province, che risolse il conflitto con l'Impero Brasiliano riconoscento l'indipendenza della Banda Oriental. Gli unitarios sollevati da Juan Lavalle fucilarono Dorrego. Questo accese di nuovo la guerra civile tra unitari e federali. Nel 1829 Juan Manuel de Rosas, federale, assume il governo della provincia di Buenos Aires, mantenendosi al potere dal 1829 al 1832 e successivamente dal 1835 al 1852. Rosas fu infine destituito dopo una rivoluzione comandata dal generale Justo José de Urquiza, appoggiata da Uruguay e Brasile. Finalmente, nel 1853 fu approvata la Costituzione argentina che si mantiene fino ad oggi, con alcune modifiche.
[modifica] Verso l'Argentina moderna (1853-1880)

Con l'opposizione di Buenos Aires, che si governava come uno Stato indipendente, Urquiza organizzò il Congreso Constituyente de Santa Fe (1853), che nell'anno seguente approvò una Costituzione di carattere repubblicano, rappresentativo e federale, elaborata secondo un modello di Juan Bautista Alberdi. Urquiza fu proclamato presidente della Confederazione, sebbene sorgessero difficoltà tra le province e Buenos Aires. Proclamata la Costituzione, Santiago Derqui fu eletto presidente e Urquiza e Bartolomé Mitre furono nominati governatori di Entre Ríos e Buenos Aires. Nuovi dissensi interni aprirono le ostilità e nella battaglia di Pavón (1861), Mitre sconfisse a Urquiza, e fu quindi nominato presidente costituzionale per un periodo di sei anni; nel 1868 sarà seguito da Domingo Faustino Sarmiento. Nel 1865, l'Argentina si vide coinvolta in un conflitto che opponeva il Paraguay al Brasile. Mitre si unì con le truppe brasiliane e uruguaiane e quesi tre eserciti (La Guerra della Triple Alianza) sconfissero il maresciallo paraguaiano Francisco Solano López (1870).
Sarmiento fu seguito da Nicolás Avellaneda (1874), che si impegnò a controllare i territori ancora controllati dagli indigeni. Durante il decennio successivo, il generale Julio Argentino Roca stabilì il controllo del governo nazionale sulle pampas sconfiggendo le popolazioni indigene a cui appartenevano tali territori nella cosiddetta Campagna del Deserto. Il 20 settembre del 1880, il Congreso Nacional dichiarò Buenos Aires capitale della Repubblica.
[modifica] La Repubblica Conservatrice (1880-1916)
Si succedettero alla presidenza Julio A. Roca (1880), Miguel Juárez Celman (1886), che si dimise nel 1890 in conseguenza della revoluzione guidata daLeandro N. Alem, che fu soffocata. Lo sostituì il vicepresidente Carlos Pellegrini. Lo seguirono al potere Luis Sáenz Peña (1892), José Evaristo Uriburu (1895), Julio Argentino Roca (1898), Manuel Quintana (1904), José Figueroa Alcorta (1906), Roque Sáenz Peña (1910), Victorino de la Plaza (1914).
Due forze furono combinate per creare la nazione moderna argentina alla fine del XIX secolo: la introduzione di tecniche moderne di agricoltura e la integrazione dell'Argentina all'economia momdiale. Gli investimenti stranieri e la immigrazione europea sospinsero questa rivoluzione economica. Gli investimenti, principalmente provenienti dal Regno Unito, furono destinate a aree come lo sviluppo ferroviario e portuale. Gli immigrati che lavoravano per sviluppare le risorse dell'Argentina — specialmente nelle pampas occidentali — arrivarono da tutta l'Europa, così come dagli Stati Uniti d'America. Tra gli anni 1880 e 1929 l'Argentina ottenne una grande prosperità economica. L'economia fu orientata sempre più all'esportazione di materie prime e all'importazione di prodotti manifatturieri.
Il governo di Roca e quelli che lo succedettero, furono allineati con gli oligarchi argentini, specialmente fino al 1916, quando la legge Sáenz Peña sul suffragio universale permise il trionfo elettorale dei suoi rivali tradizionali, i radicali, guidati da Hipólito Yrigoyen. I radicali, che avevano guidato diversi tentativi rivoluzionari contro il regime fallace e miscredente e che avevano propagandato l'astensione per combattere le frodi elettorali, aprirono le porte alla classe media argentina in espansione.
[modifica] Il Centenario
[modifica] Il radicalismo al potere (1916-1930)
Con l'arrivo del radicalismo al potere, questi presentò, più che un programma di governo, una dichiarazione di principi: la Causa contro il Regime, la Riparazione Storica, il recupero dell'etica, il rispetto del Federalismo.
Tra i punti della dottrina radicale si trovava il concetto della "causa contro il Regime". "La causa" era la causa radicale, e le sue idee erano l'onore del paese, la purezza del suffragio, la riorganizzazione del paese, la democrazia, e il rispetto della Costituzione e delle leggi. "Il regime" era il governo del Partido Autonomista Nacional (PAN). Un altro punto della dottrina radicale era la "riparazione storica". Essa predicava che il governo radicale non venisse a vendicare i danni fatti dal governo del PAN, ma a sanarli, a ripararli. Senza dubbio, il radicalismo propose cose molto vaghe, ideali molto alti e difficili da raggiungere, realizzando poche azioni concrete.
[modifica] Il primo governo Hipólito Yrigoyen (1916-1922)
Nel 1916 Hipólito Yrigoyen assunse la presidenza della nazione, grazie alla Legge Sáenz Peña, che stabiliva il suffragio segreto e universale maschile. Con la prima presidenza di Yrigoyen si inizia un periodo della storia argentina conosciuto come "tappa radicale", che va dal 1916 al 1930 (anno del primo colpo di stato dell'Argentina). Durante questo periodo, si privilegiò un settore che era stato completamente dimenticato dal Partido Autonomista Nacional (PAN): il ceto medio.
Tra le azioni di governo più importanti di Yrigoyen troviamo la creazione della Yacimientos Petrolíferos Fiscales (YPF), la riforma universitaria e la creazione della Marina Mercantile Nazionale, tra le altre cose.
[modifica] Il governo di Marcelo T. de Alvear (1922-1928)
[modifica] Il secondo governo di Hipólito Yrigoyen (1928-1930)
[modifica] La Década Infame
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Per approfondire, vedi la voce Década Infame. |
I tredici anni successivi furono dominati dalle conseguenze del colpo di stato del generale José Félix Uriburu. Durò poco al potere, fu rimpiazzato da Agustín Pedro Justo, che si mantenne al potere fino al 1937. Sotto l'aspetto economico, i paesi del mondo si chiusero in un protezionismo impenetrabile.
L'Inghilterra annunciò nella "Convenzione di Ottawa" che abrebbe dato vantaggi doganali alle sue colonie. Data la sua grande dipendenza, l'Argentina firmò il patto Roca-Runciman con l'Inghilterra nel 1933, cedendo così il settore ferroviario in cambio di un trattamento di favore per le carni argentine.
In questo periodo la Unión Cívica Radical, condotta da Marcelo T. de Alvear, fu sistematicamente esclusa dal governo mediante l'uso esplicito della frode elettorale e della repressione.
All'interno del radicalismo apparsero forti correnti nazionaliste yrigoyeniste che si espressero nella fondazione dell'influente gruppo FORJA (Fuerza de Orientación Radical de la Joven Argentina), e nei primi nuclei dell'intransigenza radicale, che condurrà la UCR nel decennio successivo e che allora iniziava a fare gruppo intorno Amadeo Sabattini, governatore di Córdoba (1936-1940).
Da parte sua, il Partido Socialista e soprattutto il suo alleato Partido Demócrata Progresista, guidato da Lisandro de la Torre, denunciarono al Congresso i diversi atti di corruzione in beneficio di una élite compiuti dal regime, che causarono persino l'assassinio del senatore Enzo Bordabehere all'interno del Senato.
In questo periodo, (1930-1943) il movimento operaio argentino si organizzò nella Confederación General del Trabajo (CGT), sindacato di attivista e con idee nazionaliste, con relazioni con i partiti politici popolari.
Nel 1939, quando iniziò la Seconda Guerra Mondiale, l'Argentina era governata da Roberto Ortiz, un radicale "antipersonalista", che aveva firmato un patto di pace con Paraguay e Bolivia, che si erano affrontati negli anni precedenti nella cosiddetta Guerra del Chaco. Questa politica pacifica e di non belligeranza si mantenne fino al 1942. Fino ad allora, l'Argentina mantenne una politica neutrale, senza nessun tipo di intervento. Curiosamente, nel dicembre 1939, vicino alle coste di Buenos Aires si inabissò la corazzata tedesca Admiral Graf Spee, inseguito da tre scafi inglesi e con alcuni danni all'imbarcazione. Nel 1940 Castillo occupò la presidenza fino al 1943, quando fu rovesciato. Questo periodo si catatterizzò per l'inizio del nuovo modello economico chiamato ISI (Industrialización por Sustitución de Importaciones). Si formò la UIA (Unión de Industriales Argentinos) che riuscì ad ottenere maggiori poteri con lo sviluppo dell'industria favorito dal governo.
[modifica] Il peronismo (1945-1955)
[modifica] Antecedenti: la Rivoluzione del 4 Giugno del 1943 (1943-1946)
La politica argentina nel 1943 e 1944 cominciò a dare segni di appoggio alla Germania, che iniziava ad essere sconfitta in Europa, ma era rifornita da materie prime di origine argentina. Questi aiuti però terminarono nel 1944 con l'arrivo al potere di Pedro Pablo Ramírez, un militare argentino che aveva combattuto con la Germania nella Prima Guerra Mondiale e che ruppe le relazioni diplomatiche con la Germania e il Giappone che perdevano in Europa e nel Pacifico. Verso la fine del conflitto, nel 1945, l'Argentina dichiarò guerra alla Germania.
Molti sostengono che l'Argentina ricevette a famosi nazisti che fuggirono dall'Europa. Tra gli altri, Adolf Eichmann si trasferì in Argentina e fu catturato in questo paese nel 1960.
Nel 1943 si produce un nuovo colpo di stato in Argentina da parte del GOU (Grupo de Oficiales Unidos), giovani militari di tendenze filofasciste, anticomuniste e ultracattoliche. Il golpe fu condotto da Arturo Rawson, che immediatamente fu rimpiazzato da Pedro Ramírez. L'allora colonnello Juan Domingo Perón occupà inizialmente un incarico come segretario personale del Ministro della Guerra, e successivamente fu designato come Direttore del Dipartimento del Lavoro (poco dopo Segreteria di Stato) e più avanti Ministro della Guerra e vicepresidente.
Farrell, assumendo una politica di avvicinamento agli Stati Uniti d'America, tentò di delimitare la politica lavorativa portata avanti da Perón con l'appoggio dei sindacati, arrestandolo e portandolo, in qualità di prigioniero, presso l'isola di Martín García.
Si può datare la nascita del movimento peronista al 17 ottobre del 1945 quando delle sommosse popolari organizzare dalla CGT e dirette dai socialisti José Domenech e Angel Borlenghi ottennero la liberazione di Juan Domingo Perón.
[modifica] Il primo governo di Juan D. Perón (1946-1952)
Nelle elezioni del 1946 Perón si presentò come unico candidato del Partido Laborista, portando come vicepresidente Hortensio Quijano, un radicale della dissidente Unión Cívica Radical Junta Renovadora.
Le elezioni polarizzarono il paese: da una parte il peronismo, i sindacalisti della CGT e gruppi yrigoyenisti del radicalismo, U. C. R. Junta Renovadora o FORJA (dove si trovavano personalità come Arturo Jauretche, Raúl Scalabrini Ortiz, etc.), e dei conservatori delle province dell'interno del paese; dall'altra parte, la Unión Democrática che contava con la partecipazione della Unión Cívica Radical e i partiti Socialista e Demócrata Progresista e l'appoggio del Partido Comunista, i conservatori della Provincia di Buenos Aires e l'ambasciatore degli Stati Uniti, Spruille Braden. Nelle elezioni trionfò Perón, con il 56% dei voti.
Dopo avere assunto la presidenza, Perón inizia rapidamente a consolidare il suo potere. In politica interna, dissolve il Partido Laborista e lo integra nel nuovo Partido Peronista (chiamato brevemente Partido Único de la Revolución), che conterà con tre diramazioni: quella sindacale (la CGT, unica associazione sindacale permessa), quella política e, a partire del 1952, quando fu concesso il voto alle donne, quella femminile. Più tardi si considererà alla Juventud Peronista come quarta diramazione del movimento. Si prodecette alla rimozione, attraverso processi politici, dei membri della Corte Suprema de Justicia e nel 1949 si convocarono le elezioni per l'Assemblea Costituente che elaborò una nuova costituzione secondo i principi del peronismo.
Il governo peronista fu particolarmente duro con l'opposizione politica e sindacale, dei quali molti dirigenti furono arrestati (nonostante fossero parlamentari, come nel caso di Ricardo Balbín). Nelle università nazionali si rimossero i professori dissidenti e si propagandò la CGU (Confederación General Universitaria) come rappresentante degli studenti in opposizione alla maggioritaria FUA (Federación Universitaria Argentina). Secondo lo stesso criterio, si creò la UES (Unión de Estudiantes Secundarios). A partire dal 1950, la situazione economica iniziò a deteriorarsi. Nonostante ciò, Perón tornò a trionfare nelle elezioni del 1952.
[modifica] Il secondo governo di Juan D. Perón (1952-1955)
Nel 1949, Perón riformò la Costituzione del 1853, in modo che potesse essere rieletto nel 1951. In quell'anno, Eva Perón tentò di essere nominata alla presidenza dei quello che sarebbe stato il secondo mandato presidenziale di Perón. Sebbene contasse con l'appoggio della Confederación General del Trabajo Argentina (CGT), l'opposizione militare la condusse alla sua celebre rinuncia in un atto moltitudinario nella "Avenida 9 de julio", a Buenos Aires. Evita morì di cancro all'utero all'età di 33 anni nel 1952. Il suo corpo fu imbalsamata e mantenuto in esposizione finché un golpe militare non espulse a suo marito dal potere nel 1955. Clandestinamente, il cadavere fu inviato in Italia e fu sepolto a Milano sotto falsa identità. Nel 1972 fu restituito al marito. Riposa attualmente nel cimitero di La Recoleta a Buenos Aires
[modifica] Il Welfare state e l'Economia del primo peronismo
[modifica] Dal 55 al 76: violenza, instabilità e conflitti
Durante gli anni '60 e '70, tutti i governi eletti furono rovesciati da golpe militari. Il conflitto sociale e la violenza politica crebbero di intensità. Paradossalmente l'economia registrò i più alti indici di crescita del mondo (Gerchunoff et al). A partire dalla seconda metà della decade del '60, si aggravarono i problemi sociali, e appare l'insorgenza guerrigliera dell'Ejército Revolucionario del Pueblo (ERP) e dei Montoneros e altre organizzazioni armate. Nel 1972 Perón torna nel paese. Il chiaro trionfo del peronismo nelle elezioni del 1973 fu compromesso dalla morte di Perón l'anno successivo. Il paese era diretto verso una tragedia.
[modifica] La Revolución Libertadora (1955-1958)
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Per approfondire, vedi la voce Revolución Libertadora. |
Il 6 settembre 1955 le Forze Armate, sotto il comando del generale Eduardo Lonardi rovesciarono Perón e stabilirono la cosiddetta Revolución Libertadora.
Pochi giorni dopo, il generale Pedro Eugenio Aramburu rimpiazzò Lonardi, assunse la presidenza e abrogò la costituzione riformata nel 1949. Il governo militare fu assessorato da una Junta Consultiva Nacional, formata da tutti i partiti politici con eccezione di quelli che appoggiavano il peronismo o il comunismo.
Nel 1956 il governo militare ordinò la fucilazione di 31 militari e civili peronisti che avevano tentato un colpo di stato.
Nel 1957 si celebrarono delle elezioni per riformare la Costituzione, con il peronismo proscritto. La Unión Cívica Radical del Pueblo, diretta da Ricardo Balbín, ottenne il maggior numero di voti validi, sebbene la quantità di voti in bianco dell'elettorato peronista fu lievemente superiore. La Unión Cívica Radical Intransigente, diretta da Arturo Frondizi, sostenne che l'abrogazione della Costituzione e la convocazione di una Convenzione Costituente con la proscrizione del peronismo erano atti illegali, e abbandonò l'Assemblea costituente del '57.
L'Assemblea Costituente convalidò l'abrogazione delle riforme costituzionali del 1949, ristabilì la costituzione del 1853 e aggiunse l'articolo 14 bis, sulla protezione del lavoro.
[modifica] Presidenza di Frondizi (1958-1962)
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Per approfondire, vedi la voce Arturo Frondizi. |
Nel 1958 Arturo Frondizi, della Unión Cívica Radical Intransigente con un progetto di sviluppo desarrollista vinse le elezioni presidenziali del 1958 con l'appoggio del peronismo, dichiarato illegale a quel tempo.
[modifica] Golpe militare e presidenza di Guido (1962-1964)
El governo di Frondizi fu rovesciato nel 1962 da un golpe militare, dopo che il peronismo ebbe trionfato in una serie di elezioni provinciali. Approfittando della confusione della Corte Suprema designò come nuovo presidente della Bazione José María Guido, in quel momento presidente provvisorio del Senato, che successivamente fu convalidato dalla Giunta dei Comandanti.
[modifica] La presidenza di Illia (1963-1966)
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Per approfondire, vedi la voce Arturo Umberto Illia. |
Il 7 luglio del 1963, si realizzano nuove elezioni presidenziali, con la proscrizione del peronismo. Trionfò Arturo Umberto Illia, candidato della Unión Cívica Radical del Pueblo.
I risultati furono:
- Unión Cívica Radical del Pueblo (Arturo Illia - Carlos Perette): 2.440.536 voti
- Unión Cívica Radical Intransigente (Oscar Alende - Celestino Gelsi): 1.592.872 voti
- Unión del Pueblo Adelante (General Pedro Eugenio Aramburu - Horacio Thedy): 726.663 voti
- Schede bianche: 1.694.718
Nel Colegio Electoral, la lista guidata da Arturo Illia ottenne 270 voti su 476 elettori il giorno 31 luglio del 1963.
Arturo Illia formò il suo gabinetto ministeriale con: Juan Palmero come Ministro degli Interni, Miguel Angel Zavala Ortiz come Ministro delle Relazioni Esterne, Leopoldo Suárez come Ministro della Difesa, Eugenio Blanco come Ministro dell'Economia, Carlos Alconada Aramburú come Ministro di Educazione e Giustizia, Miguel Ferrando come Ministro di Opere e Servizi Pubblici, Arturo Oñativia come Ministro della Salute Pubblica e Fernando Solá come Ministro del Lavoro e della Sicurezza. Durante il suo governo si incorporò Juan Carlos Pugliese, come Ministro dell'Economia, dopo la morte di Eugenio Blanco.
[modifica] Gestione del governo
Arturo Illia iniziò il suo mandato il 12 ottobre del 1963. Il suo primo atto di governo fu quello di eliminare le restrizioni contro il peronismo. Dalla Revolución Libertadora le manifestazioni di questo partito erano proibite per il Decreto 4161/56. Senza dubbio, cinque giorni dopo che Illia assumesse la carica, si realizzò un atto commemorartivo il per il 17 ottobre 1945 (il cosiddetto Día de la Lealtad, quando migliaia di persone manifestarono per chiedere la liberazione di Perón) in Plaza Miserere, senza nessuna limitazione. Nella stessa direzione si rimossero le restrizioni elettorali, permettendo la partecipazione del peronismo ai comizi dell'anno 1965. Si rimosse anche il divieto che pesava sul Partido Comunista e si approvarono provvedimenti contro la discriminazione e la violenza razziale.
[modifica] Legge del salario minimo, vitale e mobile
[modifica] La politica petrolifera
[modifica] L'educazione
Durante la sua gestione, l'educazione ebbe un peso significativo nel bilancio nazioale. Nel 1963, la sua partecipazione era del 12%, nel 1964 del 17% e nel 1965 del 23%.
Il 5 novembre del 1964 si mise in marcia il Plan Nacional de Alfabetización (Piano nazionale di alfabetizzazione), con l'obiettivo di diminuire il tasso di analfabetismo che all'epoca si stimava in poco più del 10% della popolazione adulta. Nel giugno del 1965 il Programma contava con 12'500 centri di alfabetizzazione e la sua missione raggiungeca trecentocinquanta alunni da diciotto a ottantacinque anni d'età.
[modifica] La legge dei medicinali
[modifica] Política económica
[modifica] La caduta di Illia
Nel 1965 il governo convoca elezioni legislative, eliminando tutte le restrizioni che avevano pesato nella precedente fase. In questo modo, il peronismo presenta le sue proprie liste di candidati e trionfa alle elezioni con 3'278'434 voti contro i 2'734'970 dell'Unión Cívica Radical del Pueblo.
Il trionfo del peronismo agita la situazione interna delle Forze Armate argentine, tanto per l'esistenza delle fazioni militari e peroniste che avevano uno stretto vincolo politico tra di loro, come per l'esistenza di settori militari fortemente antiperonisti. A questa situazione si aggiunge una forte campagna denigratoria del governo, sospinta da settori economici attraverso alcuni organi di stampa.
Molti giornalisti schierati dànno il sopranno me di "tartaruga" al presidente, descrivendo la sua gestione come impaurita e priva di energia, e invitando i militari a eliminare la amministrazione del partito militare. Tutto ciò aggrava seriamente la reale debolezza politica del governo.
La pianificazione del golpe che porterà al potere il Generale Juan Carlos Onganía è a carico del Comandante del Primer Cuerpo del Ejército, il Generale Julio Alsogaray, con l'accettazione dell'allora Comandante in Capo Pascual Pistarini. La idea del golpe non solo è reclamata da settori della stampa e appoggiata da fazioni di militari, ma anche dal sindacalismo e persino da politici come Oscar Alende e l'ex-presidente Arturo Frondizi.
Il 28 giugno del 1966 si produsse il golpe militare nel mezzo dell'indifferenza della cittadinanza. Il Generale Julio Alsogaray si presentò alle 5 di quel giorno nell'Ufficio presidenziale e "invitò" Illia a ritirarsi. Questi all'inizio si negò, ma alle 7:20, vedendo l'intrusione nell'ufficio di poliziotti con lanciagas e constatando che la Casa Rosada era circondata dalle truppe, Illia optò per ritirarsi. Il giorno successivo Onganía assunse il potere.
[modifica] Dittatura militare (1966-1973)
Questo condusse a una serie di presidenti appoggiati dall'esercito. Alla fine, Alejandro Lanusse, fu appoggiato nel 1971 e tentò di ristabilire la democrazia in una atmosfera di continue proteste di peronisti della classe lavoratrice.
[modifica] Presidenze di Cámpora, Perón e Isabel Martínez (1973-1976)
L'11 marzo del 1973, in Argentina si svolsero le elezioni generali per la prima volta dopo dieci anni, con uno schiacciante trionfo del peronismo, sebbene a Perón fosse stato vietato di presentarsi come candidato. Pochi mesi dopo, il 13 giugno dello stesso anno, il presidente Héctor José Cámpora rinunciò per permettere nuove elezioni senza proscrizioni, nelle quali Perón, recentemente tornato dall'esilio, il 20 giugno del 1973 (giorno in cui si produce il cosiddetto "Massacro di Ezeiza"), trionfa con un'ampia maggioranza nelle elezioni a doppio turno (o ballottaggio) il 23 settembre 1973.
Perón morì il 1 luglio del 1974. Sua moglie, María Estela Martínez de Perón, gli successe al potere, ma l'amministrazione era minata dai problemo economici, i conflitti interni al partito e dal crescente terrorismo praticato da insorti e movimenti paramilitari. Un nuovo golpe militare prese il potere il 24 maezo del 1976.
Nel 1982 l'Argentina iniziò una guerra per la sovranità sulle isole Falkland-Malvinas. La sconfitta delle truppe argentine e la morte in combattimento di circa 600 soldati, fu il colpo definitivo al regime militare. Dopo il ritorno alla democrazia, il 10 dicembre del 1983, si stimà il numero di detenuti scomparsi (desaparecidos) tra 15'000 e 30'000. Il segno più profondo delle dittature è stata la repressione su settori specifici della società, specialmente su quelli politicamente più attivi, per esempio i giornalisti e i sindacalisti.
[modifica] La guerra delle Falkland-Malvinas
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Per approfondire, vedi la voce Guerra delle Falkland. |
[modifica] Il ritorno alla democrazia
La sconfitta nella Guerra delle Falkland-Malvinas obbligò il regime militare a convocare elezioni democratiche.
Senza dubbio le violazioni massive ai diritti umani, la cosiddetta guerra sporca, realizzata tra 1976 e 1983, così come una lunga tradizione di golpe militari, hanno reso molto complesso il processo di transizione alla democrazia, con reiterate insurrezioni militari.
Nel 1989, per la prima volta nella storia, un presidente di un partito consegnò il potere a un presidente di un altro partito. La situazione tornò a ripetersi nel 1999, mostrando un notevole consolidamento della democrazia in Argentina.
Inoltre, l'argentina ha protagonizzato un importante cambio politico, istituzionale, ed economico, fondando il Mercosur con Brasile, Paraguay e Uruguay.
Senza dubbio, la azione dei governi democratici si è dimostrata insufficiente per rispondere ai problemi socioeconomici della popolazione. La povertà, che nel 1974 era del 5%, è salita al 25% nel 1983, al 45% nel 1989, arrivando ad un massimo del 56% nel 2002. La disoccupazione che era del 6% nel 1975, è salita al 8% nel 1989, al 18% nel 1995, arrivando ad un massimo del 31% nel 2002.
[modifica] Governo di Raúl Alfonsín (1983-1989)
Il 30 ottobre 1983 si realizzarono le elezioni per scegliere le autorità democratiche. Raúl Alfonsín, candidato dalla Unión Cívica Radical risultò eletto con il 52% dei voti, superando al Partido Justicialista (peronismo) che ottenne il 40%. Nel Parlamento, il radicalismo attenne la maggioranza nella Camera dei Deputati ma il peronismo ottenne la maggioranza al Senato. Il 10 dicembre del 1983 entrò in carica il nuovo governo democratico.
[modifica] Governo di Carlos Saúl Menem (1989-1995 y 1995-1999)
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Per approfondire, vedi la voce Carlos Saúl Menem. |

Carlos Saúl Menem governò l'argentina tra il 1989 e il 1999. Il suo primo mandato cominciò nel 1989 quando sconfisse di quasi 15 punti percentuali (47,2% a 32,4%) il radicale Eduardo Angeloz e rivevette l'incarico di governo l'8 luglio 1989, prendendo il controllo di un paese allo sbando, che attraversava una grave crisi economica e inflazionistica dopo del mandato di Raúl Alfonsín.
Menem, durante il suo primo mandato, si concentrò in stabilizzare la situazione inflazionistica del paese. Perciò, promulgò la Ley de Convertibilidad, presentata dal ministro dell'Economia Domingo Cavallo, che aveva l'obiettivo di sancire l'equivalenza tra dollaro statunitense e peso argentino. Inoltre, privatizzò numerose imprese, aprì il commercio e firmò il Trattato di Asunción , che diede il via al Mercato Comune del Sud (Mercosur) con Brasile, Uruguay e Paraguay, con l'obbiettivo di formare un forte blocco economico sudamericano e stabilire un mercato comune tra i suoi membri. Durante il suo promo mandato avvennero i tragici attentati all'Ambasciata d'Israele e alla AMIA nel 1992 e 1994 rispettivamente, nei quali morirono quasi 100 persone.
Nel 1995, dopo la riforma costituzionale del 1994, si candidò nuovamente alla elezioni presidenziali accompagnato da Carlos Ruckauf, vincendo per 20 punti percentuali al candidato del FREPASO, José Octavio Bordón.
Il secondo governo di Menem (1995-1999) si caratterizzò per l'aumento degli indici negativi, come la disoccupazione, la povertà e il lavoro nero. Inoltre il debito estero aumentò di quasi 82'000 milioni di dollari. Questi problemi continuarono a crescere e produssero in gran parte la caduta del presidente successore di Menem,Fernando de la Rúa. Alla fine del 1998, quando la Corte Suprema decise che il Presidente Menem non potesse essere eletto per la terza volta consecutiva, iniziò una fase di recessione di quattro anni, che si convertì nella più lunga e distruttiva della storia dell'Argentina.
Carlos Menem tornerà a vincere le elezioni nella prima tornata elettorale del 2003, ma con una percentuale non sufficiente per essere nominato presidente. Si ritirerà quindi dal secondo turno elettorale.
[modifica] Governo di Fernando de la Rúa (1999-2001)
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Per approfondire, vedi la voce Fernando de la Rúa. |
Date le crescenti critiche al governo di Carlos Menem, fondati soprattutto sulla corruzione e la incapacità di combattere il flagello della disoccupazione, sorse una forza politca formata a partire da un accordo tra la Unión Cívica Radical (UCR) e il Frepaso, una confederazione formata dai partiti Frente Grande, Socialista Popular, Socialista Democrático, Intransigente e Demócrata Cristiano. Nel 1997 si realizza questa unione mediante la crezione della "Alianza para el Trabajo, la Justicia y la Educación" (alleanza per il lavoro, la giustizia e l'educazione), più conosciuta semplicemente come "Alianza".
Delle sue fila sorse la formula Fernando de la Rúa- Chacho Álvarez, vincitrice delle elezioni presidenziali del 24 Ottobre del 1999 con il 48,5 % dei voti, e un vantaggio di 10,5 % sull'ufficialista Eduardo Duhalde.
La campagna dell'accoppiata vincente era stata basata sulla lotta alla disoccupazione, la purificazione della corrotta struttura politica argentina, nella garanzia di mantenere la Ley de Convertibilidad che comandava che il valore del peso fosse equivalente a quello del dollaro. Il 10 diciembre presero il potere in mezzo a un grande fervore popolare, in un clima di speranza, anche tra coloro che non avevano votato il presidente de la Rúa.
Senza dubbio già dal discorso di presentazione, Fernando de la Rúa iniziò ad erodere la sua base politica, annunciando la necessità di una crescita delle imposte e di riforme della struttura statale. Nonostante ciò, la fiducia nel nuovo governo non decadde. Il gabinetto di ministri, a posteriori estremamente instabile, era composto tra gli altri da José Luis Machinea al Ministero dell'Economia, Ricardo López Murphy alla Difesa, Adalberto Rodríguez Giavarini alle Relazioni Esterne, Juan José Llach all'Istruzione, in un gabinetto formato da radicali, frepasisti e persino cavallistas, e con una graned quantità di economisti.
[modifica] Successione a De la Rúa
Dopo De la Rúa, assunse la presidenza della Nazione in forma ad interim il presidente provvisorio del Senato, Ramón Puerta. Il giorno 23 dicembre si riunisce l'Assemblea Legislativa, che nomina come presidente provvisorio della Nazione al fino ad allora Governatore della Provincia di San Luis per il Partido Justicialista, Adolfo Rodríguez Saá. Nel suo discorso al Congreso de la Nación, il presidente annuncia il "default", o cessazione dei pagamenti delle obbligazioni per i prestito ai differenti organismi internazionali di credito, e a privati che avessero in possesso i titoli del debito pubblico argentino.
Una serie di nuovi scontri, nella Casa de Gobierno e nel Congreso Nacional tra alcune fazioni più radicali dei manifestanti che continuavano ad accorrere agli edifici di governo, e le forze di sicurezza, misero nuovamente in scacco la sicurezza di questo nuovo governo.
Ci furono energiche condanne contro i membri della Corte Suprema di Giustizia, contro i membri del nuovo gabinetto, contro i senatori e i deputati, che non avevano l'appoggio popolare. Lo slogan più ricordato dai manifestanti era il "che se ne vadano tutti" (que se vayan todos), che riassumeva lo scontento che attiravano i politici da parte della grande maggioranza della popolazione. Alcuni scontri avvennero dentro il Palazzo del Congresso e si produssero piccoli incendi, rotture di vetri e di mobilio.
Senza l'appoggio di importanti governatori, persino di alcuni del suo stesso partito politico, l'effimero presidente della nazione, Rodríguez Saá, decide di presentare le sue dimissioni il 30 dicembre.
Assume la presidenza ad interim il presidente della Camera dei Deputati Eduardo Camaño. Il Partido Justicialista propone Eduardo Duhalde come presidente provvisorio. Il 31 di dicembre l'Assemblea Legislativa approva la proposta a grande maggioranza e Duhalde assume l'incarico il giorno 2 gennaio del 2002.
[modifica] Governo di Néstor Kirchner
Il 27 aprile del 2003 si realizzò il primo turno delle elezioni presidenziali. Cinque candidati riunirono la maggioranza dei voti: Carlos Menem (24%), Néstor Kirchner (22%), Ricardo López Murphy (16%), Adolfo Rodríguez Saá (14%) e Elisa Carrió (14%).
Carlos Menem, il candidato vincitore della prima tornata, non si presentò al secondo turno e fu pertanto eletto presidente Néstor Kirchner, che assunse il mandato il 25 maggio del 2003, fino al 2007. La data esatta della fine del mandato è confusa: alcuni analisti dicono che scade il 25 maggio del 2007, altri il 10 dicembre del 2007.
I risultati elettorali della prima tornata furono:
27 aprile del 2003 | |
Aventi diritto | 25.480.440 |
Percentuale di votanti | 78,21 |
Si noti che in Argentina il voto è obbligatorio.
Candidati | Partito/Alleanza | Voti | Percentuale |
---|---|---|---|
Carlos Saúl Menem | Alianza Frente por la Lealtad-UCeDe 1 | 4.740.907 | 24,45 |
Néstor Kirchner | Alianza Frente para la Victoria 2 | 4.312.517 | 22,24 |
Ricardo López Murphy | Alianza Movimiento Federal para Recrear el Crecimiento 3 | 3.173.475 | 16,37 |
Adolfo Rodríguez Saá | Frente Movimiento Popular-Unión y Libertad 4 | 2.735.829 | 14,11 |
Elisa Carrió | Alianza Afirmación para una República Igualitaria 5 | 2.723.574 | 14,05 |
Leopoldo Moreau | Union Cívica Radical | 453.360 | 2,34 |
Patricia Walsh | Alianza Izquierda Unida 6 | 332.863 | 1,72 |
Alfredo Bravo | Socialista | 217.385 | 1,12 |
Jorge Altamira | Obrero | 139.399 | 0,72 |
Enrique Venturino | Confederación para que se Vayan Todos | 129.764 | 0,67 |
Guillermo Sullings | Humanista | 105.702 | 0,55 |
José Carlos Arcagni | Tiempo de Cambios-Unión Popular | 63.449 | 0,33 |
Mario Mazziteli | Socialista Auténtico | 50.239 | 0,26 |
Carlos Zaffore | Movimiento de Integración y Desarrollo | 47.951 | 0,25 |
Manuel Herrera | Demócrata Cristiano | 47.750 | 0,25 |
Gustavo Breide Obeid | Partido de la Reconstrucción | 42.460 | 0,22 |
Juan Mussa | Unidos o Dominados | 39.505 | 0,20 |
Ricardo Terán | Movimiento por la Dignidad y la Independencia | 31.766 | 0,16 |
Votos Positivos | 19.387.895 | 97,28 | |
Votos en Blanco | 196.574 | 0,99 | |
Votos Nulos | 345.642 | 1,73 | |
Total Votantes | 19.930.111 |
[modifica] Composizione delle alleanze elettorali nel 2003
- Partiti che formavano l'alleanza: Conservador Popular - Cambio con Justicia Social - Por un Nuevo Jujuy (Jujuy) - Demócrata Conservador (Buenos Aires) - Movimiento Popular Unido (Santiago del Estero) - Movimiento Popular Cordobés (Córdoba) - Todos por los Jubilados (Capital Federal) - Movimiento de Acción Vecinal (Córdoba) - Opción Federal (Neuquén) - Encuentro Popular (Santiago del Estero) - Reconquista (Capital Federal) - De la Generación Intermedia (Capital Federal) - Frente de los Jubilados - Movimiento por la Justicia Social (Buenos Aires)
- Partiti che formavano l'alleanza: De la Victoria - Nueva Dirigencia (Jujuy) - Nueva Dirigencia (Capital Federal) - Nacionalista Constitucional - Política Abierta para la Integración Social - Progreso Social (Buenos Aires) - Gestión Estado y Sociedad Todos Ahora (Capital Federal) - Partido Popular (Corrientes) - Acción Popular (Córdoba) - Unión Popular (Salta) - Movimiento de Renovación Cívica (Jujuy) - Acción para el Cambio (Córdoba) - Memoria y Movilización Social (Buenos Aires) - Memoria y Movilización Social (Capital Federal) - Santiago Viable (Santiago del Estero) - Frente de Integración Social para un Cambio en Libertad (Mendoza)
- Partiti che formavano l'alleanza: Recrear para el Crecimiento - Confederación Movimiento Federal
- Partiti che formavano l'alleanza: Unión y Libertad (San Luis) - Unión y Libertad (Buenos Aires) - Confederación Laborista - Unión Popular
- Partiti che formavano l'alleanza: Afirmación para una República Igualitaria - Intransigente
- Partiti che formavano l'alleanza: Movimiento Socialista de los Trabajadores - Comunista
[modifica] Note
[modifica] Voci correlate
- Origine e storia del nome Argentina
- Argentina
- Colonizzazione europea delle Americhe
- Province Unite del Río de la Plata
[modifica] Collegamenti esterni