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Storia della Cina - Wikipedia

Storia della Cina

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Storia della Cina
Storia della Cina
Tre Augusti e Cinque Imperatori
Dinastia Xia
Dinastia Shang
Dinastia Zhou
Periodo delle primavere e degli autunni Dinastia Zhou orientale
Periodo dei regni combattenti
Dinastia Qin
Dinastia Han occidentale Dinastia Han
Dinastia Xin
Dinastia Han orientale
Dinastia Jin occidentale
Dinastia Jin
I sedici regni
Dinastia Jin orientale
Dinastie del Nord e del Sud
Dinastia Tang
(interrotta dall'Imperatrice Wu)
Dinastia Liao
Cinque dinastie e dieci regni
Dinastia Song del Nord
Dinastia Jin
Dinastia Xia occidentale
Dinastia Song del Sud
Storia della Repubblica cinese
Repubblica popolare cinese
1949-1976
1976-1989
1989-2002
2002-oggi
Repubblica di Cina (Taiwan)
  • Linea del tempo della storia cinese
  • Dinastie della storia cinese
  • Storia militare cinese
  • Storia navale cinese
Storia della Cina

Questo articolo tratta la storia della Cina dal Neolitico ai giorni nostri.

Indice

[modifica] Neolitico

Più di un milione di anni fa, probabilmente la Cina era abitata dall' Homo erectus, gli scavi a Yuanmou (元謀) e più tardi a Lantian (藍田) lo dimostrano. Forse però la specie più famosa di Homo erectus ritrovata in Cina è quella del cosiddetto Uomo di Pechino (北京人) ritrovato nel 1923. L' Homo sapiens potrebbe aver raggiunto la Cina circa 65.000 anni fa dall'Africa. Testimonianze di un'antica agricoltura cinese basata sulle risaie sono state datate al 6000 a.C., e associate alla cultura di Peiligang (裴李崗文化) della contea di Xinzheng (新鄭縣), Henan (河南省). Con l'agricoltura aumentò la popolazione, l'abilità nell'immagazzinare le risorse e comparvero le prime figure di amministratori ed artigiani. Nel tardo Neolitico, la valle di Huang He (黃河) divenne un centro culturale, dove furono fondati i primi villaggi; di cui il più significativo archeologicamente fu quello ritrovato a Banpo (半坡), Xi'an (西安).

[modifica] Tesi dell'area nucleare

La tesi dell'area nucleare, proposta dall'archeologo Kwang-chih Chang negli anni Sessanta (e poi ritrattata), sosteneva che la civiltà cinese si fosse sviluppata da una cultura dell'era neolitica, quella di Yangshao. Tale cultura si sarebbe diffusa attorno al 5000 a.C. e avrebbe formato la base per la civiltà cinese. Le prove sarebbero basate su ritrovamenti di ceramiche attribuiti alla cultura Yangshao, dai caratteristici colori rossi o marroni.

[modifica] Tesi delle sfere interattive

Un'altra tesi proposta da Kwang-chih Chang è quella delle sfere interattive. È una revisione della precedente tesi dell'area nucleare, e sostiene che la cultura cinese non derivi solo dalla cultura Yangshao, ma da una combinazione di culture presenti in quel periodo. Inizialmente queste culture erano separate, ma si integrarono con il commercio e la diffusione delle prime tecnologie attorno al 3000 a.C..

Ci sono molte argomentazioni contro queste tesi: che il 3000 a.C. è troppo presto; che anche se si possono riscontrare coerenze tra le culture, non avrebbero potuto addirittura integrarsi in un'unica civiltà per molto tempo oltre il Neolitico, e che la stessa idea di una civiltà cinese è relativamente recente, basta tenere conto della cultura e del linguaggio.

[modifica] Preistoria

La storia primitiva della Cina è complicata da studiare per via della mancanza di una lingua scritta e per l'inaffidabilità dei primi documenti nel descrivere fatti accaduti in tempi molto più antichi. In un certo senso un problema può essere rappresentato dalla confusione che in antichità si era creata nel popolo tra fatti e leggende riguardo alle proprie origini. Siti archeologici come quelli di Sanxingdui (三星堆) ed Erlitou (二里頭) mostrano prove di una civiltà dell'età del bronzo in Cina. Comunque, la prima esauriente trattazione sulla storia della Cina, le Memorie di uno storico (史記) di Sima Qian (司馬遷), un rinomato storiografo del II secolo a.C., comincia circa 1300 anni prima, con un racconto dei Cinque imperatori (三皇五帝). Questi governanti erano re semi-mitici ed esempi morali, e uno di loro, l'Imperatore Giallo (黃帝), è definito come l'antenato di tutti i cinesi.

Sima Qian riferisce che il successivo sistema di governo per ereditarietà venne stabilito solo nel periodo successivo, quello della Dinastia Xia (夏朝), e questo modello venne portato avanti nelle successive dinastie Shang e Zhou (周朝). È da questo periodo delle tre dinastie (cinese: 三代; pinyin: sāndài) che si riesce a delineare con chiarezza la storia della Cina.

[modifica] Dinastia Xia

Per approfondire, vedi la voce dinastia Xia.

La dinastia Xia (cinese: 夏; scrittura Pinyin: xià). 2100-1800 a.C.. È la prima dinastia ereditaria cinese, sviluppatasi quando sul territtorio appaiono le prime forme statali all’interno di una società fortemente stratificata e in cui l’agricoltura, la tecnica, l'artigianato, l’arte vedono un forte impulso. Regnò su una vasta area tagliata dal Fiume Giallo comprendente le attuali regioni dell’Henan e Shandong a est, Shanxi a ovest, l’Hubei a nord, l’Hebei a sud. A lungo oggetto della tradizione orale, la reale esistenza e storicità di questa dinastia fu a lungo messa in dubbio, e fu ipotizzato fosse solo stata creata dal mito. A fine degli anni cinquanta gli importanti ritrovamenti archeologoci nel sito di Erlitou (città di Yanshi, nello Henan) chiarificarono di molto le cose. Durante la dinastia vide la luce una propria cultura collocabile tra la cultura Longshan e quella Shang antica. Il primo sovrano fu , ricordato soprattutto per le grandi opere di regolazione delle acque e i sovrani furono in tutto 17.
L’esistenza di una organizzazione statale sembra dimostrata delle fondamenta di enormi palazzi a Erlitou. Tali opere non sarebbero state possibili senza mezzi coercitivi e l’utilizzo di abbondante manodopera. La società era fortemente gerarchizzata e questo è riscontrabile nella differenza delle tombe e delle abitazioni. Economicamente la cultura Xia era basata sull’agricoltura. Erano prodotti attrezzi agricoli, vasellame in terracotta e in bronzo; venivano praticati i sacrifici umani. Non sono note le cause della fine della dinastia e della cultura Xia.

[modifica] Storia antica

[modifica] Dinastia Shang

Per approfondire, vedi la voce dinastia Shang.

[modifica] Dinastia Zhou

Per approfondire, vedi la voce dinastia Zhou.

[modifica] Periodo delle Primavere e degli Autunni

Per approfondire, vedi la voce periodo delle primavere e degli autunni.

[modifica] Periodo degli Stati Combattenti

Per approfondire, vedi la voce periodo degli stati combattenti.

[modifica] Il primo Imperatore cinese e la dinastia Qin

Per approfondire, vedi la voce dinastia Qin.

Nel 246 a.C. Ying Zheng divenne re dello stato di Qin e ben presto, grazie alle sue grandi doti strategiche, a un forte esercito e spesso ricorrendo all'inganno e all'assassinio degli avversari, sconfisse gli altri 6 regni che occupavano il territorio cinese: Zhao, Han, Wei, Yan, Qi e Chu. Con la sconfitta di Qi, nel 221 a.C. Ying Zheng realizzò infine l'unificazione della Cina e assunse il titolo di Qin Shi Huangdi (Primo Imperatore della Dinastia Qin). Questo atto fu una sfida alla tradizione perché fino ad allora i termini Huang e Di erano stati utilizzati esclusivamente per indicare i grandi imperatori della più remota antichità, che avevano dato origine alla civiltà. Ying Zheng si poneva così sul loro stesso piano, sottolineando il fatto che non aveva bisogno della tradizione per legittimare il proprio potere. Si accinse quindi a realizzare una serie di riforme, sotto il consiglio del primo ministro legista Li Si, che avrebbero lasciato un'impronta indelebile nella storia cinese. L'antica aristocrazia venne esautorata, le famiglie nobili furono costrette a trasferirsi nella capitale Xianyang, l'intero territorio venne diviso in distretti raccolti in governatorati, tutte le unità di misura vennero unificate così come la moneta e la scrittura. Per favorire la comunicazione tra le diverse regioni venne imposto un unico scartamento assiale per i carri e fu costruita un'ampia rete stradale per un totale di circa 6.000 km. Shi Huang Di produsse un rinforzamento delle difese settentrionali del paese innalzate per proteggere il paese dalla incursioni dei cosiddetti barbari Hsiungnu. L'opera, secondo lo storico cinese Sima Qian, venne affidata al generale Meng Tian e al suo esercito di 300.000 uomini. L'obiettivo imperiale doveva essere quello di collegare i vari pezzi di muraglia già esistenti ottenendo, come risultato, la Grande muraglia. Affinché nessuno potesse dubitare della sua autorità invocando la tradizione, accolse la proposta di Li Si e nel 213 a.C. decretò che tutti i testi antichi fossero bruciati per cancellare il ricordo del passato, fatta eccezione per quelli di argomento scientifico e tecnico.

I fattori che determinarono la caduta della dinastia furono numerosi, innanzitutto la frenesia con cui Shi Huang Di aveva attuato la sua politica e la spietatezza dei metodi punitivi da lui adottati, come il principio della responsabilità collettiva (se una persona commette un reato, tutto il suo clan d'appartenenza ne sarà colpevole). Migliaia di contadini erano stati costretti ad abbandonare i campi per andare a combattere o per partecipare ai lavori di costruzione della Muraglia, delle strade, dei canali e dei palazzi imperiali. Le realtà locali furono sconvolte anche a causa dell'unificazione della moneta e del sistema di scrittura.

La dinastia non sopravvisse alla morte del suo primo imperatore nel 210 a.C., il governo non fu in grado di gestire la situazione e l'azione della corte fu pressoché paralizzata da intrighi a corte e lotte per il potere. A seguito di un complotto attuato dal primo ministro Li Si e dall'eunuco Zhao Gao, l'erede al trono fu costretto a suicidarsi. Zhao Gao si sbarazzò anche di Li Si, che fu imprigionato e messo a morte. Al trono fu posto Er HuangDi (Secondo Imperatore), secondogenito di Shi HuangDi, che venne anch'egli presto ucciso. Il potere passò a Zi Ying, nipote del primo Imperatore, il quale non osò assumere il titolo di Terzo Imperatore. Mentre il governo era dilaniato da lotte intestine, nel 209 a.C. scoppiò una grande rivolta popolare che si espanse per tutto l'Impero. Le forze principali dei ribelli erano comandate da Xiang Yu, che nel 206 ottenne la resa di Qin, mise a sacco la capitale e fece uccidere l'Imperatore Zi Ying, e da Liu Bang, che trasferì la capitale a Chang'An e, nel 206 a.C., si proclamò Imperatore della nuova dinastia Han, assumendo in seguito il nome di GaoZu.

[modifica] Dinastia Han

Per approfondire, vedi la voce dinastia Han.

[modifica] Tre Regni

Per approfondire, vedi la voce periodo dei tre regni.

[modifica] Dinastia Jin e Periodo dei Sedici Regni

Per approfondire, vedi le voci dinastia Jin e periodo dei sedici regni.

[modifica] Periodo delle Dinastie del Nord e del Sud

Per approfondire, vedi la voce dinastie del nord e del sud.

[modifica] Dinastia Sui

Per approfondire, vedi la voce dinastia Sui.

[modifica] Dinastia Tang

Per approfondire, vedi la voce dinastia Tang.

[modifica] Periodo delle Cinque dinastie e dieci regni

Per approfondire, vedi la voce cinque dinastie e dieci regni.

[modifica] Dinastia Song

Per approfondire, vedi la voce dinastia Song.

[modifica] Dinastia Yuan

Per approfondire, vedi la voce dinastia Yuan.

[modifica] Dinastia Ming

Per approfondire, vedi la voce dinastia Ming.

[modifica] Dinastia Qing

Per approfondire, vedi la voce dinastia Qing.

[modifica] Repubblica cinese

La rivoluzione che portò alla fondazione della Repubblica cinese ebbe inizio con rivolta di Wuchang (1911), durante la quale la maggioranza delle province meridionali della Cina aderirono alla nuova entità statale. La proclamazione della repubblica avvene il primo gennaio 1912, e Sun Yat-sen fu nominato presidente provvisorio dal Consiglio delle province. Pochi mesi dopo, Sun Yat-Sen, per evitare ulteriori conflitti, rinunciò alla presidenza a favore di Yuan Shikai, generale dell’esercito del nord, che aveva nel frattempo fatto dichiarare la caduta dell’ultimo imperatore della Cina, Aisin-Gioro Pu Yi.

Alla caduta della monarchia le province periferiche del Tibet e dello Xinjiang si resero autonome. La Mongolia divenne indipendente perché era un territorio della Corona e, alla dissoluzione della dinastia, non sussistevano ormai più legami con la Cina .

Il 12 agosto 1912 fu fondato il Guomindang (partito nazionalista), di cui lo stesso Sun Yat-sen fu acclamato presidente. Nel novembre 1913 Yuan Shikai sciolse il parlamento ed iniziò un processo di accentramento su di sé del potere che lo avrebbe quasi portato, nel 1916, ad essere insediato come imperatore. Il 6 giugno di quello stesso anno però, pur essendo già iniziati i riti di intronizzazione, Yuan Shikai morì lasciando la Cina alla mercé dell’anarchia del governo dei signori locali (i “signori della guerra”).

Nel frattempo, nel 1915, il Giappone aveva presentato al debole governo cinese le ventuno richieste, nelle quali si imponeva il riconoscimento degli interessi giapponesi sul territorio cinese, nonché la partecipazione di consiglieri giapponesi alla pubblica amministrazione. Questo episodio fu di ispirazione per il movimento del 4 maggio 1919 che ebbe come uno dei maggiori ispiratori Chen Duxiu (1879-1942). Il movimento si proponeva una rinascita culturale in virtù della scienza e della democrazia, nel rifiuto della cultura tradizionale.

Nel 1921 venne fondato a Shanghai il Partito comunista cinese, che ebbe come primo segretario Chen Duxiu. Nello stesso periodo il Guomindang venne riorganizzato come moderno partito di massa da consiglieri sovietici.

Seguirono alcuni anni con un’alternanza al potere repubblicano di alcune “cricche” militari.

Il 12 marzo 1925 morì Sun Yat-sen. Seguì l’ascesa del generale Chiang Kai-shek, che eliminò in un primo tempo la componente comunista dall’esercito (1926), ed in un secondo tempo costrinse le forze comuniste alla clandestinità (1927) dando inizio ad una guerra civile che sarebbe terminata solo nel 1950. Da questo momento iniziò il cosiddetto decennio di Nanchino (1927-1937).

La crescente aggressività giapponese portò all’invasione della Manciuria (1931) e di Shanghai (1932). Il governo di Chiang Kai-shek preferì però continuare la guerra civile, lasciando campo libero ai giapponesi. I comunisti di Mao Zedong, che nel frattempo avevano istituito una “repubblica sovietica cinese” nel sud del paese, furono costretti ad intraprendere una lunga marcia (1934-1935) per sfuggire all’accerchiamento delle truppe di Chiang. Nel 1936 i generali di quest’ultimo, lo arrestarono a Xi’an costringendolo a parlamentare con i comunisti e a formare un fronte unico antigiapponese.

Con la sconfitta dei paesi dell’Asse nella seconda guerra mondiale, la Cina si ritrovò fra le potenze vincitrici, ottenendo un seggio permanente nel Consiglio di sicureza dell’ONU.

Nel 1946 riprese la guerra civile. Le forze comuniste si assestarono nel nord del paese, e quelle nazionaliste a sud. La debolezza dell’esercito nazionalista si dimostrò nell’avanzata quasi incontrastata degli avversari che costrinse infine Chiang Kai-shek a rifugiarsi con le sue ultime truppe sull’isola di Taiwan (luglio 1949).

[modifica] Repubblica popolare cinese

La Repubblica popolare cinese fu fondata da Mao Zedong il primo ottobre 1949. La prima esigenza fu di riportare sotto la sovranità cinese i territori periferici quali il Tibet e lo Xinjiang (1951).

Nel 1950 furono introdotte una serie di riforme, fra cui quella agraria (ripartizione delle terre) e quella sul matrimonio (divorzio e libertà della donna).

Nelle campagne dei Tre contro (Sanfan) e Cinque contro (Wufan) l’obiettivo fu costituito dalla “corruzione” degli industriali e dei capitalisti cinesi, cosa che costituì un pretesto per la nazionalizzazione di numerose imprese.

Il primo piano quinquennale (1953-1957, attuato a partire dal 1955) denotò una forte impronta sovietica nel privilegiare l’industria pesante a scapito della tradizionale risorsa economica cinese, l’agricoltura.

Nel 1956 col discorso Sui dieci grandi rapporti, Mao Zedong volle esporre la nuova visione socialista dei rapporti sociali, lanciando contemporaneamente la campagna dei Cento fiori. Quest’ultimo movimento era aperto agli intellettuali, che furono incoraggiati a partecipare al dibattito sull’evoluzione dello stato socialista; ben presto però questi iniziarono a criticare aspramente il governo, per cui si rese necessaria una campagna correttiva denominata Campagna contro la destra.

Pur essendo stato predisposto un secondo piano quinquennale, esso perse importanza di fronte al Grande balzo in avanti (1958-1960), nel quale si avvertì un significativo distacco dalla linea dell’Unione Sovietica: venne avviata la collettivizzazione delle terre ed incoraggiato ogni sforzo per la produzione di materiali industriali come l’acciaio. Il Grande balzo in avanti ebbe esiti fallimentari, causando una carestia nella quale si stima siano periti alcuni milioni di persone.

Nel 1959, in seguito alla repressione della rivolta di Lhasa, il Dalai Lama fuggì in esilio in India, ove costituì il Governo tibetano in esilio. Quello stesso anno il maresciallo Peng Dehuai criticò Mao Zedong definendo il Grande Balzo “espressione di un fanatismo piccolo borghese”, e venne destituito immediatamente dopo. Come reazione la destra del Partito, nella persona del sindaco di Pechino Peng Zhen e del suo vice, lo scrittore Wu Han, iniziarono a diffondere ed a rappresentare il dramma teatrale La destituzione di Hai Rui. Questo si rifaceva all’episodio storico dell’ingiusta destituzione dell’integerrimo funzionario imperiale Hai Rui, celandosi dietro la figura di costui quella dello stesso Peng Dehuai.

Nel 1962 vi fu la breve guerra di frontiera Cino-indiana, che si concluse a favore della Cina.

Negli anni successivi si assistette ad una radicalizzazione della lotta tra la destra e la sinistra del partito, quest’ultima sotto la guida di Mao Zedong e Lin Biao, che si proponevano una maggiore politicizzazione della società. Fu creato a questo scopo il movimento di educazione socialista, che trovò però scarso consenso; la destra cercò infatti di delimitare questo movimento in ambito puramente intellettuale e culturale (tesi di febbraio), ed ebbe così inizio la rivoluzione culturale (1965-1969). La sinistra istituì un “gruppo per la rivoluzione culturale”, presieduto da Chen Boda e guidato dalla cosiddetta “banda dei quattro”, e volle coinvolgere gli studenti delle scuole secondarie, i quali furono invitati a lasciare gli studi per organizzare ovunque delle sedute di indottrinamento politico e di distruzione della “vecchia cultura”, culminando in episodi di fanatismo quali la Comune di Shanghai. Il movimento, oltrepassando le intenzioni degli ideatori ebbe l’effetto di minare seriamente le basi dell’organizzazione statale, e per estinguerlo si dovette ricorrere alla forza militare.

Nel 1971 morì Lin Biao in un incidente aereo. Nello stesso anno il segretario di stato americano Henry Kissinger visitò segretamente la Cina, che pochi mesi dopo venne ammessa all’ONU occupando il posto di Taiwan. Nel 1972 seguì la visita del presidente americano Nixon.

Nel 1973 iniziò un nuovo contrasto tra la sinistra e la destra del partito, prima sotto l’insegna della campagna contro Confucio (ove per Confucio si intendeva attaccare Zhou Enlai), che suscitò come risposta da parte di quest’ultimo la critica a Lin Biao, critica a Confucio. Nello stesso periodo Deng Xiaoping ricomparve sulla scena pubblica.

Nel 1975 Zhou Enlai avanzò il piano delle quattro modernizzazioni (industria, agricoltura, difesa, scienza).

L’8 gennaio 1976 moriva Zhou Enlai, e il 9 settembre scomparve anche Mao Zedong. Ad ottobre venne arrestata la “banda dei quattro” mediante un’azione di polizia. Nell’aprile era stato designato Hua Guofeng come primo ministro, un funzionario che si schierò con l’ala radicale estromettendo il “moderato” Deng Xiaoping, la cui linea trionfò a partire da un paio d’anni dopo.

Nei primi anni ’80 iniziarono le riforme economiche che portarono al ritorno di una limitata proprietà agricola, alla liberalizzazione di alcuni settori del mercato ed all’istituzione delle “zone economiche speciali”, sottratte alla legislazione economica nazionale ed aperte agli investimenti stranieri. Nel 1984 furono abolite le comuni popolari.

Nel 1986 la corrente riformista guidata da Hu Yaobang lanciò il movimento del doppio cento richiamandosi a quello dei cento fiori (1956), secondo cui si proponeva una maggiore separazione tra le funzioni del Partito e quelle dello Stato. Seguirono manifestazioni studentesche di sostegno a Hu Yaobang. Quest’ultimo morì il 15 aprile 1989, e nelle commemorazioni gli studenti invocarono la democrazia. Gli organi di stampa replicarono che si trattava solo di pochi gruppi di “controrivoluzionari”, allora gli studenti iniziarono le manifestazioni che continuarono con gli scioperi della fame e gli applausi a Gorbachëv, in quel momento in visita ufficiale in Cina e considerato il campione delle riforme in Unione Sovietica. Le proteste culminarono nelle giornate del 16 e17 maggio 1989 presso piazza Tian’anmen a Pechino, quando l’esercito disperse i manifestanti sparando sulla folla. Probabilmente l’ordine di aprire il fuoco arrivò dalla stessa dirigenza, preoccupata che il movimento democratico potesse pregiudicare le riforme economiche.

Negli anni ’90 l’economia cinese, con la nuova formula economia socialista di mercato (1992) ha registrato una crescita significativa ed a tratti eccessiva, tanto da rendersi necessarie talvolta manovre di freno alla stessa.

Deng Xiaoping si ritirò dalla vita politica attiva nel 1992 e morì il 19 febbraio 1997. Nel luglio 1997 Hong Kong ritornò alla Cina, e la seguì Macao nel 1999.

Nel novembre 2002 Hu Jintao successe a Jiang Zemin alla segreteria generale del Partito Comunista Cinese.

Nel 2003 Hu Jintao fu designato presidente della Repubblica popolare cinese.

Nel 2007 il parlamento cinese ha votato una legge che consente la proprietà privata ai suoi cittadini. Un passo storico per una nazione ufficialmente comunista[1].

[modifica] Altri progetti

[modifica] Voci correlate

[modifica] Note

  1. Torna la proprietà privata in Cina da Repubblica.it
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