Preistoria della Sicilia
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Le tracce della presenza dell'uomo in Sicilia, si perdono nella notte dei tempi. Proprio la sua disposizione al centro del mar Mediterraneo e le glaciazioni che ridussero di molto le distanze dalla costa nordafricana e dalla penisola italiana sono ritenuti i motivi dell'insediamento umano così precoce.
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[modifica] Nella notte dei tempi
Recenti ritrovamenti di selci e di amigdale, asce a forma di mandorla, nei pressi della foce del fiume Platani, nella zona di Eraclea Minoa hanno convinto gli studiosi a datare al paleolitico inferiore la comparsa dell'uomo in Sicilia.
Al paleolitico superiore invece si attribuiscono le tracce trovate nella grotta detta Rifugio della Sperlinga nei pressi di Novara di Sicilia e nella grotta di San Teodoro ad Acquedolci in provincia di Messina.
Al mesolitico appartiene invece l'insediamento della Grotta dell'Uzzo nei pressi di Erice, con i suoi cocci di ceramiche non decorate ma con manici e tacche per facilitarne la presa, e tracce evidenti di abitanti dediti alla caccia e alla pesca e che praticavano l'agricoltura. Alla stessa era appartengono i graffiti della Grotta dell'Addaura di Monte Pellegrino a Palermo che rappresentano delle figure umane dedite a danze rituali e forse ad un sacrificio umano. Tracce della presenza dell'uomo in Sicilia, attorno al 10000 a.C. si rilevano anche dai graffiti con scene di caccia e rituali delle pareti della Grotta del Genovese nell'isola di Levanzo.
A Pantelleria sono evidenti le tracce della popolazione detta dei Sesioti, un popolo del mare,che fece dell'isola un vero e proprio centro commerciale di esportazione dell' ossidiana molto ricercata per utensili da taglio in tutto il Mediterraneo; Le mura ciclopiche e le caratteristiche tombe dette sosi.
[modifica] Il Neolitico in Sicilia
Scavi sistematici effettuati a partire dal 1950 a Lipari hanno rivelato testimonianze importantissime e stratificate di tutte le civiltà che dal Neolitico, sei millenni a.C., in poi hanno colonizzato l'isola. Anche questo era un centro di produzione di ossidiana e di ceramiche. Molto interessanti sono le rovine del villaggio neolitico sul promontorio di Capo Graziano a Filicudi. Ad Ustica alla fine degli anni 70 il Seminara, un frate cappuccino, portò alla scoperta di un villaggio commerciale per il traffico di ossidiana.
Un villaggio fortificato dotato di tempio e necropoli è venuto alla luce vicino Enna sulle rive del Lago Pergusa, dove nell'8000 a.C. fu introdotta, per la prima volta lontano dalle coste, la coltivazione dell'ulivo.
[modifica] Dopo il secondo millennio
Tra il 1900 e il 1800 a.C. avvenne una penetrazione di genti indo-europee che si fusero con gli indigeni dando inizio all'età del bronzo: Presso Noto, venti chilometri a nord, è stato individuato l'importantissimo l'insediamento di Castelluccio che ha permesso di tipizzare tutta una importante fase della civilizzazione ( periodo tra 1650 a.C. e 1250 a.C.) detta Cultura di Castelluccio; questi studi hanno permesso di scoprire, data la coincidenza delle ceramiche di tipo egeo, l'intensa relazione commerciale con Malta in tale periodo. A Panarea il ritrovamento di un villaggio, a Cala Junco, con una cinquantina di capanne circolari ed ovali, atte all'alloggio di circa 220 individui, ha fornito la testimonianza di commerci con il mondo miceneo. Ed ancora a Thapsos, nella zona di Naro, a Milazzo, a Filicudi, a Pantalica e Siracusa.
[modifica] Le invasioni
Secondo Diodoro Siculo intorno al XIV-XIII secolo a.C. le isole Eolie vennero attaccate e occupate dagli Ausoni guidati dal condottiero Liparo, (da cui prese il nome l'isola maggiore). Gli scavi archeologici confermano il fatto che a partire dal 1270 a.C. nei villaggi eoliani risultano tracce di distruzioni violente ed improvvise. Dopo tale periodo la vita riprende , nella zona del castello di Lipari, ma in maniera diversa come usi, utensili e tipo di insediamento, molto simile a quello dei siti del continente italico. Verso la metà del XIII secolo arrivano i Sicani, un popolo non indoeuropeo, secondo Tucidide provenienti dalla zona iberica, in fuga perché cacciati dai Liguri, e sconfiggono gli abitanti locali, di razza gigantesca, che egli chiama i Ciclopi e i Lestrigoni. I Sicani si stanziano principalmente al centro e nella zona sudoccidentale della Sicilia. Tracce di loro rimangono nella necropoli di Caltabellotta con le caratteristiche tombe a camera, nella valle del Platani con l'antica città di Camico, secondo gli archeologi a Sant'Angelo Muxaro, e le sue ceramiche scure con decorazioni impresse e segni del culto antico della Madre terra. Vennero presto spinti verso l'interno dall'arrivo degli Elimi, i fondatori di Segesta ed Erice.
Nel tardo periodo dell'età del bronzo, i Micenei in crisi per motivi politici ed economici, cominciarono a scomparire dalla scena mediterranea. Al loro posto arrivarono dal nord altri popoli. Ellanico di Mitilene, narra dei Siculi e degli Ausoni, scacciati dagli Enotri attorno al 1260 a.C. Sono i Siculi in particolare ad importare nell'isola l'uso del cavallo e il culto dei morti.
L'età del ferro, in Sicilia, si situa tra il 1200 e il 1100 a.C. Reperti del periodo sono presenti a Barcellona Pozzo di Gotto, Monte Finocchito (Noto), Sant'Angelo Muxaro. Ultima infine, tra XI e X secolo, avvenne la penetrazione dei Fenici ritenuti i fondatori di Solunto, Mozia, Palermo e Lilibeo.
Riassumendo, tra il XIII e l'VIII secolo a.C., il periodo precedente all'arrivo dei Greci in Sicilia, l'isola risultava così suddivisa tra quattro popoli:
[modifica] Bibliografia
- Salvatore Spoto, Sicilia antica, 2002 Newton Compton Ed., ISBN 88-8289-750-8
- Santi Correnti, Breve storia della Sicilia, T.E. Newton, ISBN 88-7983-511-4
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