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Racale - Wikipedia

Racale

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Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni Racale
Stato: Italia
Regione: Puglia
Provincia: Lecce
Coordinate:
Latitudine: 39° 58′ 0′′ N
Longitudine: 18° 6′ 0′′ E
Mappa
Altitudine: 55 m s.l.m.
Superficie: 24 km²
Abitanti:
10.657 31-12-04
Densità: 429 ab./km²
Frazioni: Torre Suda 
Comuni contigui: Alliste, Melissano, Taviano, Ugento
CAP: 73055
Pref. tel: 0833
Codice ISTAT: 075063
Codice catasto: H147 
Nome abitanti: racalini 
Santo patrono: San Sebastiano 
Giorno festivo: 31 maggio 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Racale è un comune di 10.302 abitanti della provincia di Lecce.

Indice

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[modifica] Storia

La sua origine, secondo alcuni, sembra essere romana, infatti da alcuni documenti si evince che il fondatore di questo piccolo villaggio fu Eraclio, liberto di Cesare Augusto, che avrebbe fondato il paese dandogli il nome e lo stemma, quasi uguale a quello di Roma. Secondo altri, invece, il nome è da attribuirsi alla tradizione greco-salentina, secondo cui il paese sarebbe sorto nel luogo che un tempo era dedicato al culto in onore di Ercole, eroe della mitologia greca (Eracle).

Dopo varie invasioni, assedi e ruberie, il paese cominciò a rifiorire sotto il dominio dei Normanni e cominciò a prendere forma una piccola città a pianta quadrangolare, chiusa da due porte arcuate. Nel corso dei secoli Racale subì anche la violenza della natura; un tremendo terremoto, infatti, distrusse la chiesa parrocchiale che fu poi ricostruita nel 1756. Nel 1761 si restaurò l'antica torre costruita nel 1128, si ripristinò l'orologio pubblico e si consacrò la campana fusa nel 1085 dal maestro Francesco Roseto di Gallipoli.

Il territorio di Racale, abitato sin dalle epoche più antiche della storia, conserva ancora oggi monumenti che risalgono alla civiltà messapica, fiorita ben prima dell'arrivo dei Greci e dei Romani. Si tratta di una "Specchia" situata su un punto più alto della collina degli "Specchi", è costituita da un enorme cumulo di struttura semiconica di pietre informi e di un "Dolmen", conosciuto con il nome di "Ospina" dal luogo dove sorge una torre fortificata del XVI secolo.

Altre fedeli testimonianze delle vicende della nostra Città sono le numerose chiese; la Chiesa Matrice dedicata a San Giorgio (anticamente S.M. del Paradiso) è il monumento più importante di Racale, unitamente all'adiacente Torre campanaria cinquecentesca.


Altre Chiese di importanza storica sono Santa Maria La Nova del XI secolo (oggi dedicata a Sant'Antonio da Padova), la chiesetta di San Nicola Pellegrino, la chiesa della Madonna dei Fiumi (costruita su un santuario basiliano da monaci italo-greci) e la Chiesa dell'Immacolata dove ha sede l'omonima confraternita.

Tra i monumenti che adornano la città, oltre le chiese, si annovera il Palazzo Ducale dei Basurto con due torrioni del XVI secolo, simbolo del dominio feudale esercitato per lunghi secoli dai signori avvicendatisi alla guida della città. Parte dell’attuale costruzione risale agli inizi del secolo XV ad opera del barone Puccio di Tolomei, durante la dominazione degli angioini.

E’ probabile, tuttavia che il castello dei Tolomei sorgesse su un preesistente maniero.

Oggi il castello si presenta molto diverso da come era originariamente ed assume l’aspetto di un palazzo signorile, e ben poco resta dell’antico fortino con funzioni prevalentemente difensive.

L’attuale ingresso del castello è costituito da un importante portale preceduto da un ampio spazio lastricato. E’ stato realizzato, insieme ad altre parti dell’edificio, nel 1770 dai baroni Basurto che lo hanno fatto sormontare dallo stemma della propria famiglia.

Protettore di Racale è San Sebastiano che si festeggia il primo sabato dopo la domenica di maggio. Il suo protettorato iniziò nel 600, quando in tutta Europa si propagò il morbo della peste. In quell'occasione gli abitanti di Racale pensarono bene di mettersi nelle mani del Santo che aveva saputo porre un argine, con la fede, a quel male.

[modifica] I della Marra, Signori di Racale

Fu feudo per oltre 200 anni di un ramo della nobile famiglia ravellese della Marra i cui principali esponenti furono Pietro, 1° signore di Racale attorno al 1250, figlio di Risone I, Tesoriere reale di Carlo I d'Angiò (nominato il 4-5-1278); Mastro portolano del Reame (1271); 1° Signore di Serino.

A Pietro successe il nipote Risone II, Viceré per il Re Roberto II d’Angiò e 2° Signore di Racale. Della dinastia conosciamo Riccardo, 6° Signore di Racale, la cui sorella sposò Carlo Maramonte, Signore di Campi e altre terre nel Salento, tra cui Castrignano e Pulsano, e la cui figlia, fu sposata nel 1417 a Jacopo della Ratta, ciamberlano della regina Giovanna II. Ultimo discendente del ramo fu un altro Riccardo, morto nel 1470, i cui figli, Giovanni e Menga, non ereditarono alcun feudo perché già alienati (v. bibl.).

Il Comune ha dedicato la Via De Marra a questa famiglia.

Fino all'Ottocento appartenne a varie famiglie nobiliari.

[modifica] Bellezze naturali e artistiche

Di epoca medioevale è un santuario basiliano, sopra il quale, nel 1612, fu costruita la chiesa della Madonna del Fiume. Durante lavori di restauro effettuati alcuni anni fa nella Chiesa della Madonna dei Fiumi sono stati rinvenuti i resti del primitivo luogo di culto bizantino, affossati sotto l’area presbiterale. Il vano, interamente scavato nella roccia, ha un orientamento nord-sud ma non lascia individuare su quale lato fosse aperto l’ingresso. Il vano, inoltre, è stato troncato a nord quando sono state scavate nella chiesa le fosse sepolcrali, agli inizi del sec. XIX.

Ricca di affreschi, con molta probabilità del sec. XVI.

Tra gli affreschi La Madonna di Costantinopoli (ultimo restauro datato dicembre 2001), L’Annunciazione del 1613, La Deposizione del 1614, S. Elia profeta e S. Leonardo Abate.

La volta emisferica fatta interamente affrescare con scene della vita di Maria e con le figure dei Santi Pietro, Paolo, Sebastiano e Giorgio (1718).

Oltre agli affreschi vi sono Oli su tela raffiguranti su uno la Pietà, dedicato alla B.V. Addolorata, e sull’altro le Sante Marina e Lucia La Parrocchiale - ricostruita dopo il terremoto del 1743- è di epoca cinquecentesca, come il Castello, divenuto poi Palazzo Ducale dei Basurto.

Torre Suda è la marina, sita in un'insenatura a 5 km dal paese, che deve il nome a una torre costiera a forma circolare, alta 13,5 metri che risale al XV secolo.

Torre Suda
Torre Suda

[modifica] Attività economiche

Dedita alla coltivazione di cereali, tabacco, ulivi e viti per buona parte del Novecento, ha conosciuto un lungo periodo di emigrazioni. I primi importanti insediamenti industriali si stabilirono negli anni Settanta e proseguirono nel decennio successivo grazie all'emigrazione di ritorno, che importò soprattutto la tecnica della maglieria e della calzetteria. Quest'ultima attività, diffusasi rapidamente in una ampia rete di lavoro a domicilio, caratterizzava la città, alla fine del Novecento, come la più importante d'Europa per la produzione di calze da uomo.

[modifica] La "Pazzia" dei Racalini

Il nomignolo di “Pazzi”, affibbiato dai loro vicini a causa del “trattamento” che avevano riservato a San Nicola Pellegrino, possiamo dire che ad essi non è che sia tanto dispiaciuto; anzi, quando con una decisione imprevista, perché poco usuale, riescono a trarsi fuori da qualche impiccio, è con un certo orgoglio che attribuiscono alla loro proverbiale pazzia il buon esito dell’operazione. Il fatto è che i Racalini hanno sempre inteso questa “pazzia” come intelligenza diversificante dal senso comune che non sempre è “buon” senso, o anche come “geniaccio” che, nonostante le apparenze, fa intuire il segreto delle cose ed operante nel senso voluto. Certo, molte volte questa vivacità della ragione si manifesta in modo bizzarro: sono ancora di ieri e baruffe causate dai giovani che per dare sfogo alla loro esuberanza mettevano ai piedi calzini diversi fra loro nel colore per attaccare briga col malcapitato che avesse fatto notare quella stranezza, subito assalito per non essersi “impicciato dei fatti suoi”. Era anche questo un modo di manifestarsi della “pazzia racalina”, quello più gaglioffesco e scapestrato, non certo il più esemplare. La pazzia che i Racalini hanno sempre apprezzato è quella che detta decisioni che sorprendono per la estemporaneità e sortiscono effetti positivi, diversamente irraggiungibili; quella che ha fatto nascere il proverbio in base al quale: “a ogni casa nciole nnu pacciu” (in ogni famiglia è necessario ci sia un pazzo).


La Meridiana

Si racconta che...un giorno molto lontano, nel paese si fremeva di paura perché un agguerrito manipolo di Saraceni era stato segnalato in avvicinamento e non si vedeva come ci si sarebbe potuti salvare, dal momento che le forze di difesa non erano adeguate all’incombenza. Il buon senso suggeriva di trattare la resa: si sarebbero consegnate ai corsari tutte le vettovaglie che il paese poteva offrire; questo avrebbe significato nuova miseria e fame, ma avrebbe forse permesso di salvare gli uomini e le case. Ci si oriento verso questa decisione ed il più giovane gagliardo propose di affidare a lui questa l’incarico di trattare con i nemici; gli atri si chiusero nel paese e non si fecero notare sulle mura. La proposta venne accolta volentieri dagli altri abitanti e colui che l’aveva avanzata si fece aprire la porta della ”Terra” e se ne uscì. Allontanandosi un poco, si sedette su di un masso e con volto e atteggiamento dimesso e sconsolato, attese l’arrivo dei predoni. Non tardò molto ed essi apparvero sulla via, rimanendo subito sconcertai nel vedersi attesi da un uomo che, seppur solo e senza armi, non mostrava di temerli. Gli si avvicinarono e gli chiesero chi era, e perché non era corso a nascondersi come gli altri, e perché era in preda alla tristezza, invece che della paura. Col fare sconsolato di un orgoglio ferito a morte raccontò che non di sua spontanea volontà egli era fuori dalle mura; erano stati i suoi a cacciarlo dal paese, perché, per la scarsa statura, non lo avevano considerato degno di combattere al loro fianco; ora egli si voleva vendicare dell’oltraggio subito: che essi stessero attenti, gli abitanti del luogo non erano tappati in casa terrorizzati, ma avevano preparato un agguato al quale gli assalitori non sarebbero scampati. Quello non era un paese come tanti altri, era stato fondato da Ercole e gli abitanti, suoi discendenti, erano tutti di proporzioni gigantesche. Mentre diceva queste parole egli si levava in piedi e i “turchi” esterrefatti, videro che i più alti di loro arrivavano appena al petto di questo “piccoletto”. Se costui era il debole dei nemici, gli altri dovevano essere dei giganti con i quali non era consigliabile venire alle mani. Si guardarono fra loro negli occhi e decisero di puntare altrove con la loro scorreria. Per quella volta il paese era salvo, e non erano state le armi a difenderlo, ma la folle intraprendenza e la “pazzia” , appunto, di un “pazzo di Racale”.

[modifica] Bibliografia

  • Marra, Ferrante della, 1572-1643 - Discorsi delle famiglie estinte, forastiere o non comprese né seggi di Napoli imparentate colla casa della Marra. Composti dal signor Ferrante della Marra duca della Guardia dati in luce da Camillo Tutini - In Napoli: Beltrano, Ottavio, 1641
  • Diviccaro, Antonio, 1970/- - Donne e Matrimonio in un lignaggio di lunga durata - I della Marra di Barletta (XIII-XVI sec) - Editrice Rotas, Bari


[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


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