Nardò
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Stato: | ![]() |
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Regione: | ![]() |
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Provincia: | ![]() |
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Coordinate: |
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Altitudine: | 45 m s.l.m. | ||
Superficie: | 190 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 162 ab./km² | ||
Frazioni: | Boncore, Cenate, Pagani, Santa Maria al Bagno, Santa Caterina, Sant'Isidoro, Villaggio Resta | ||
Comuni contigui: | Avetrana (TA), Copertino, Galatina, Galatone, Leverano, Porto Cesareo, Salice Salentino, Veglie | ||
CAP: | 73048 | ||
Pref. tel: | 0833 | ||
Codice ISTAT: | 075052 | ||
Codice catasto: | F842 | ||
Nome abitanti: | neretini | ||
Santo patrono: | San Gregorio Armeno | ||
Giorno festivo: | 20 febbraio | ||
Sito istituzionale | |||
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Nardò (30.807 abitanti) è una città del Salento in provincia di Lecce.
Indice |
[modifica] Geografia
Nardò è situata a sud-ovest di Lecce, è adagiata in piano appena 37 metri sul livello del mare. Il territorio, la cui estensione è da considerarsi la più grande dopo quella del capoluogo, confina con quelli di Leverano, Copertino, Galatone e Galatina.
[modifica] Storia
Secondo la tradizione, la città di Nerìton venne fondata da un gruppo di cretesi-micenei. Come tutte le città antiche, anche Nardò avrebbe origini leggendarie. Una leggenda vede la città fondata nell'anno 3559 a.C. del Calendario Ebraico dal mitologico Nereo, proveniente dall'isola greca di Leucade. Un'altra leggenda racconta che a fondare Nardò furono Egizi, sulla base dello stemma civico della città, che per alcuni era il Dio Sole che essi adoravano. La terza leggenda narra che, durante il governo italico di Enotro, un gruppo di abitanti dell'Epiro chiamati Chones giunsero nella Japigia e fondarono Gallipoli e Nardò. Leggende a parte, la città ha radici antichissime e forti testimonianze di ogni epoca, dalla preistoria in poi. Numerosissimi i reperti e le testimonianze ritrovate su tutto il territorio, in particolare nella Baia di Uluzzo, nelle diverse grotte, e in particolare in quella di Uluzzu e del Cavallo. In queste due grotte sono stati ritrovati elementi archeologici ritenuti come le prime manifestazioni di arti figurative esistenti in Europa, catalogati nel Paleolitico Medio e Superiore. Si ipotizza che la nascita di Nardò come centro abitato sia avvenuta nel VII sec. a.C. con la presenza di un insediamento messapico.
Nel 460 a.C. i salentini-messapi di Neriton si allearono con Atene nella lotta contro Siracusa. Nel III sec. a.C., la città divenne alleata di Pirro e dei Tarantini nella guerra contro i Romani. Nel 266 a.C., però, la città venne completamente occupata dai Romani, che la saccheggiarono e la distrussero. Nel 216, in seguito alla vittoria di Annibale sui Romani a Canne, tutta l'Apulia, col Salento e Nardò, passarono sotto il controllo dei cartaginesi. Tra il 90 e l'88 a.C. la guerra sociale vide il Salento diviso tra le città latine ed italiote, fedeli a Roma, e quelle ribelli dei peucezi e messapi, in seguito duramente punite. La sconfitta subita nella cosidetta Guerra Sociale, dagli alleati italici contro Roma, portò Nardò alla rovina in cui giacque per tutta la durata della Repubblica. Nel 26 a.C. abbandonata per decenni, Nardò fu riedificata sotto l'impero di Ottaviano Augusto con il nome di Neretum. In meno di un secolo, Neretum prosperò e si riappropriò dell'antica importanza, tanto che gli imperatori Traiano e Adriano la inclusero in un programma di ampliamento della rete viaria dell'Impero. La nuova strada, che doveva creare un'alternativa alla via Appia, era la Traiana Salentina e doveva collegare le città di Taranto, Manduria, Nardò, Alezio, Ugento e Veretum. Alcune iscrizioni rendono noto che la città, già nel III sec. d.C. era ascesa a municipium romanum e vi era già un emporium nauna, da essa dipendente. Questo Emporium è probabilmente identificabile con una grossa borgata di pescatori e mercanti situata sulla costa e dipendente da Nardò: Santa Maria al Bagno oppure Porto Cesareo.
In seguito alla caduta dell'Impero romano (476 d.C.) e alle battaglie tra Bizantini e Goti (544 d.C.), a Nardò si stabilisce la dominazione bizantina (552-4 d.C.), e solo per un breve perido che va dal 662 al 690, quella dei Longobardi di cui rimase qualche traccia nel linguaggio e nei contratti nuziali eseguiti secondo lo Jure Longobardorum.
Nel 761 d.C., secondo la leggenda, alcuni monaci basiliani, provenienti da Oriente, spinti da un forte vento di scirocco, approdarono sulla costa neretina. Accolti dalla cittadinanza, secondo la leggenda riportata dallo storico neretino Giovan Bernardino Tafuri, i monaci donarono al paese le reliquie di San Gregorio Armeno, evangelizzatore dell'Armenia e fondatore dell'omonima chiesa, le reliquie di San Clemente ed il Simulacro del Crocifisso Nero. I monaci diffusero il rito e il culto orientale e svilupparono un sistema di diritto privato ed agrario derivato dai loro paesi d'origine. Nel centro abitato i monaci fondarono l'Abbazia di Santa Maria di Nerito. In seguito alla dominazione bizantina e alla fondazione dell'abbazia basiliana, la lingua greca divenne la principale lingua di Nardò e tale abbazia, divenne l'elemento di congiunzione giurisdizionale con la Chiesa greca e con l'Impero d'Oriente, e resse la città per più di due secoli, non solo spiritualmente, ma anche socialmente e culturalmente. Alle dipendenze dell'abbazia, fu creata la Scholae Scriptoriae e le grafie greche, allora molto decadute, furono corrette, migliorate e perfezionate al punto che si parlò di litterae Neretinae come di un nuovo stile di grafia ellenica. Nardò si inserì saldamente nel tessuto storico-politico della società e della civiltà ellenico-orientale-bizantina, con la quale condivideva ormai, lingua, religione e civiltà. Tra il 901 e il 924 d.C. Nardò fu attaccata e saccheggiata dai Saraceni, provenienti dalla Sicilia. Nelle cronache dello storico arabo Ibn al-Athir si legge che il pricipe aglabita Abd Allah, fautore della guerra santa e figlio del feroce Ibrahim ibn Ahmad, si recò a Naritinu il 20 luglio del 901, e se ne insignorì, dando esempi di giustizia e buona condotta nei confronti dei sudditi. Nel 1055 d.C. i Normanni intrapresero e portarono a termine la conquista di quasi tutto il Salento. Goffredo di Conversano, nipote di Roberto il Guiscardo, nel 1058 riesce a impadronirsi di Nardò e Lecce. Per due anni, le vittorie e le sconfitte si alternano, fino al Concilio di Melfi, allora capoluogo dei domini normanni, in cui Papa Nicolò II palesò la sua intenzione di avvalersi del sostegno normanno per ripristinare il proprio potere sulle terre bizantine. Tra il 1088 e il 1092, per ordine dello stesso Goffredo, si ricostruirono le mura della città e venne edificato un castello (non più visibile), mentre fu concesso ai monaci benedettini di insediarsi, al posto dei basiliani, nell'Abbazia di S. Maria di Nerito. Nel 1133 Re Ruggero di Sicilia si impadronisce della città. Nel medesimo periodo, il geografo arabo Edrisi compila la mappa ed il libro con la descrizione delle città del Regno di Sicilia, e in esso è compresa Nardò. Fra il 1148 e il 1212, la Contea di Nardò è consegnata al Regio Demanio, venendo a dipendere direttamente dalla corona. Con le nozze della principessa Costanza d'Altavilla con lo svevo Enrico VI del 1186, anche la Puglia e la contea di Nardò passarono sotto al giurisdizione degli Svevi, e questo comportò mutamenti fondamentali nella storia feudale di tutto il Salento. Nel 1212 Federico II di Svevia concede in feudo la contea di Nardò al suo fidato Simone Gentile.
Nel 1266, subentrarono gli Angioini, i quali svilupparono il feudalesimo.
Nardò passò come feudo attraverso diverse famiglie, con la presenza degli Aragonesi nel 1497 fu assegnata ad Andrea Matteo Acquaviva, il cui figlio, Belisario, divenne duca, dando così inizio al lungo possesso degli Acquaviva. A Belisario si deve il rilancio di Nardò sul piano culturale. Infatti la civiltà rinascimentale segnò una tappa importante per l’ambiente neritino, che divenne punto di riferimento per ogni umanista salentino.
Mentre gli Acquaviva si succedevano, il flusso di ordini religiosi continuò: i Minori Osservanti, i Carmelitani, i Cappuccini, i Minimi, gli Agostiniani e le Carmelitane. Queste presenze comportarono lo sviluppo dell’edilizia sacra, non poche furono le chiese e i conventi costruiti con l’opera di artigiani locali come Giovanni Maria Tarantino.
Nel XVII secolo maturarono anche fatti di rilievo, come quello della rivolta del 1647, che da Napoli si era trasferita in periferia che venne sedata con determinazione e ferocia mandando a morte non pochi ribelli.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Monumenti
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[modifica] Collegamenti esterni
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