Regno Lombardo-Veneto
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Il Regno Lombardo-Veneto fu una creazione dell’Austria di Metternich, concepita all’inizio della restaurazione seguita allo sfacelo dell’impero napoleonico. Il Lombardo-Veneto venne amputato della Lombardia nel 1859 e cessò nel 1866 con l’annessione del Veneto e di Mantova al Regno d'Italia.
[modifica] La fine della egemonia francese in Italia
Il 20 agosto 1813 l’Austria dichiarò guerra a Napoleone, reduce dalla disastrosa campagna di Russia ed abbandonato dai Prussiani. Essa costituì una armata per invadere l’Italia, affidata al feldmaresciallo Bellegarde, che fu sconfitto dall’esercito del Regno d'Italia del Viceré Eugenio di Beauharnais sul Mincio l’8 febbraio 1814.
Nei due mesi successivi la posizione del Beauharnais peggiorò sensibilmente, a causa del passaggio del Regno di Napoli del Murat all’alleanza con l'Austria (11 gennaio), del successo della parallela offensiva austro-prussiana sulla Francia (31 marzo occupazione di Parigi, 6 aprile 1814 abdicazione di Napoleone) e di una congiura anti-francese a Milano (20 aprile saccheggio del Senato e massacro del ministro Prina).
[modifica] L’invasione austriaca del Regno d'Italia
Il 23 aprile 1814 Eugenio di Beauharnais, viceré del Regno d'Italia, firmò a Mantova la capitolazione. Il 26 aprile 1814 il commissario austriaco Sommariva prendeva possesso della Lombardia a nome del feldmaresciallo Bellegarde, comandante dell’armata austriaca in Italia. Il 28 aprile Milano veniva occupata da 17'000 austriaci.
Il 25 maggio il Bellegarde sciolse la Reggenza del Regno d'Italia, che cessava di esistere, ed assunse i poteri come “commissario plenipotenziario delle province austriache in Italia" per il nuovo sovrano, l’Imperatore d’Austria. Il 12 giugno assunse la carica di governatore generale.
[modifica] L’invenzione del “Lombardo-Veneto”
L’Austria poteva riammettere direttamente i territori italiani che le appartenevano da lunga data (Trento, Trieste, Gorizia, Fiume), cui aggiunse la Dalmazia e l’Istria veneziana. Ma non l’antico Ducato di Milano (Milano, Como, Pavia, Cremona – ingrandito della Valtellina) né, a maggior ragione, la antica Repubblica di Venezia: lì l'annessione allo stato austriaco era legittimato unicamente dall’accordo delle potenze vincitrici al congresso di Vienna, ovvero, come sintetizzò Francesco II, il 7 maggio 1814, agli ambasciatori milanesi del Comitato di reggenza: “voi mi appartenete per diritto di cessione e per diritto di conquista”. Erano piuttosto Milano e Venezia ad essere legittimati, per antica consuetudine, a godere di governi autonomi (anche se, nel caso di Milano, sotto sovrano straniero).
Occorreva, quindi, riorganizzare tali territori in una entità amministrativa apparentemente autonoma, anche se unita all’Austria dalla persona del sovrano. La soluzione scelta fu di creare un unico Regno con due capitali ed un governo, cui venne dato il nome di Regno Lombardo-Veneto.
Il nome venne scelto ad esito di un, non breve, dibattito. Gli austriaci (o i loro alleati) non vollero conservare il nome scelto da Napoleone, Regno d'Italia (come accadde, decenni più tardi, con il Trentino-Alto Adige). Vi sono evidenze che si prese in considerazione la dizione 'Ost und West Italien' (Italia orientale ed occidentale), e perfino 'österreichische Italien' (Italia austriaca).
Vennero, infine, scartate dizioni eccessivamente legate ad una delle due capitali, o regioni. D’altra parte, Milano e le Venezie non erano mai state unite sotto un’unica corona sin dalla caduta del Regno Longobardo e non esisteva alcun termine per definire unitariamente le due regioni. Si preferì, quindi, pronunciarle entrambe (come accadde, decenni più tardi, con l’Emilia-Romagna): con l'intento di stimolare un “senso di avvicinamento che rendesse possibile un futuro unitario, tra le popolazioni lombarde e quelle venete”.
La difficile onomastica segnalava bene, tuttavia, la artificiosità della nuova creazione amministrativa.
Malgrado tutto, il Lombardo Veneto era già una regione ricca e con una popolazione operosa; infatti gli austriaci ottenevano più di metà delle tasse del proprio impero dalle due regioni del nord Italia.
[modifica] L’istituzione del regno
Il 7 aprile 1815 veniva annunciata la costituzione degli “stati austriaci in Italia” in un nuovo Regno del Lombardo-Veneto. Esso veniva costituito in base al Trattato di Vienna (il congresso si sarebbe sciolto di lì a poco, il 9 giugno, 9 giorni prima di Waterloo).
Il Regno fu affidato a Francesco I d'Asburgo-Lorena, Imperatore d'Austria e re del Lombardo-Veneto. Il re e imperatore avrebbe governato attraverso un Viceré con residenza a Milano e a Venezia (nella persona dell’Arciduca Ranieri che era austriaco e fratello dell’Imperatore).
Lombardia e Veneto (separate dal Mincio) ebbero, ciascuna, un governo proprio (detto ”Consiglio di Governo”, affidato ad un Governatore) e distinti organismi amministrativi (le “Congregazioni Centrali”), alle cui dipendenze stavano le amministrazioni locali (le “Congregazione Provinciali” e le “Congregazioni Municipali”).
Le competenze del Governatore (attraverso il Consiglio di Governo) erano assai ampie e riguardavano: censura, amministrazione generale del censo e delle imposizioni dirette, direzione delle scuole, lavori pubblici, nomine e controllo delle Congregazioni Provinciali. Oltre, naturalmente, al comando dell’esercito imperiale stanziato nel Regno, che, negli anni successivi si sarebbe occupato soprattutto di garantire l’ordine pubblico.
L’amministrazione finanziaria e di polizia, infine, era sottratta al Consiglio di Governo ed attribuita direttamente al governo Imperiale a Vienna, che agiva attraverso un “Magistrato camerale” (monte di Lombardia, zecca, lotto, intendenza di finanza, cassa centrale, fabbricazione di tabacchi ed esplosivi, uffici delle tasse e dei bolli, stamperia reale, ispettorato dei boschi e agenzia dei sali), Ufficio della Contabilità, Direzione generale della Polizia.
Considerata la eccezionale centralizzazione del potere nelle mani del Governatore (nominato da Vienna) e del governo di Vienna, ben si comprende come il ruolo del Viceré fosse assai marginale, ridotto a mera rappresentanza. A tal fine egli manteneva splendidi palazzi, ove teneva corte.
[modifica] La marginalizzazione del patriziato lombardo e veneto
Tutte le alte cariche del Regno erano, naturalmente, di nomina regia, mai elettive. In gran parte erano affidate ad austro-tedeschi e comunque tutti austro-tedeschi furono, sempre, i governatori, la grandissima parte degli ufficiali stanziati in Italia (mentre la truppa rispecchiava l’eterogenea composizione delle popolazioni dell’impero) ed il Viceré: i forestieri godevano, quindi, del controllo quasi assoluto sulla vita del Regno.
Al patriziato locale, italiano, non restava che il governo delle Congregazioni Provinciali e Municipali, cioè posizioni assolutamente secondarie. Le Congregazioni Municipali, ad esempio, curavano solamente la manutenzione di edifici comunali, chiese parrocchiali e strade interne, gli stipendi dei propri dipendenti e della polizia locale.
Per completare il quadro, il 1 gennaio 1816 entrarono in vigore i codici civile e penale austriaci. Ciò che azzerò ogni possibilità di intervento italiano, sia pur attraverso il Consiglio di Governo.
[modifica] Le debolezze intrinseche del Regno
Ai sudditi lombardi e veneti il nuovo Regno del Lombardo-Veneto apparve, da subito, poco più che una finzione. Essi si rendevano ben conto come l’interezza del potere fosse affidato al governo viennese, sotto predominio austro-tedesco.
I “tedeschi” erano onnipresenti e sottraevano al patriziato ed agli intellettuali italiani grandi spazi che, in un regno realmente autonomo, sarebbero spettati loro.
Non solo: si trattava di un drastico peggioramento rispetto al Regno d'Italia, il quale era, sì, retto da un Re (Napoleone) e da un viceré (Eugenio) francesi, che ne avevano fatto un protettorato di Parigi, ma godeva di una amministrazione autonoma e quasi totalmente nazionale, come pure di un esercito nazionale, ove numerosi erano gli ufficiali italiani.
In definitiva, sembrava ai più che il governo austriaco, ancorché efficiente, non rispettasse i diritti tradizionali della Lombardia e di Venezia e che, quindi, non godesse di alcuna legittimità. Né, come evidente, v’era la minima possibilità che tale legittimità venisse recuperata attraverso un processo costituzionale.
Queste considerazioni furono alla base della perenne instabilità politica in visse il Regno, almeno sin dal 1820. E della grande disponibilità delle élite e delle popolazioni a sostenere le guerre di liberazione.
[modifica] Riduzione e cessazione del Regno
Il 22-23 marzo 1848 al termine delle Cinque giornate di Milano, gli Austriaci vennero cacciati da Milano e da Venezia. I due Consigli di Governo furono sostituiti dall'auto-proclamato Governo Provvisorio di Lombardia e dalla restaurata Repubblica di San Marco.
Il 6 agosto 1848 dopo la vittoria austriaca del 24/25 luglio a Custoza sulle truppe del Regno di Sardegna, terminò la prima guerra di indipendenza: Milano venne rioccupata ed il Governo Provvisorio di Lombardia viene sciolto. Il 24 agosto 1849, dopo un lungo assedio, Venezia si arrese agli Austriaci.
Il Regno Lombardo-Veneto sopravvisse alla perdita della Lombardia (con l’eccezione di Mantova) al termine della seconda guerra di indipendenza nel 1859, per decadere nel 1866, al termine della terza guerra di indipendenza.
[modifica] Trentino-Alto Adige, Venezia Giulia e Dalmazia
I territori del Trentino-Alto Adige e della Venezia Giulia non erano parte del Regno Lombardo-Veneto, ma dell'Impero Austriaco. Di lingua italiana e poste a sud dello spartiacque alpino: appartenevano, quindi, alla cosiddetta "Italia irredenta". Quando, nel 1867 l’Impero Austriaco venne trasformato in Impero Austro-Ungarico tutte le terre irredente restarono all’Austria, con l’eccezione di Fiume, pertinente al Regno d’Ungheria.
[modifica] Governanti del Regno: Re, Viceré e Governatori
Al trono del Lombardo-Veneto si sono succeduti i seguenti Sovrani:
- 1815-1835: Francesco I d'Asburgo Lorena;
- 1835-1848: Ferdinando I d'Asburgo Lorena;
- 1848-1866: Francesco Giuseppe I d'Asburgo Lorena.
Che hanno regnato attraverso i seguenti Viceré:
- 1816 - gennaio 1818: Arciduca Francesco;
- gennaio 1818 - maggio 1848: Arciduca Ranieri;
- maggio 1848 - 6 settembre 1857: la carica viene retta provvisoriamente dal Governatore Generale, generale Josef Radetzky
- 6 settembre 1857 - 20 aprile 1859: Arciduca Massimiliano d'Asburgo;
- 20 aprile - 8 giugno 1859: Conte Gyulai;
- 8 giugno - 1 agosto 1859: Heinrich Hess (in rappresentanza).
Che hanno retto il Regno attraverso i seguenti governatori:
- 1814-1815: Heinrich Reuss Plauen (teorico, che il regno non era ancora occupato);
- 1815- 7 marzo 1816: Heinrich Johann Bellegarde;
- 1816-1848: interruzione: la carica venne divisa in Governatore della Lombardia e del Veneto
- maggio 1848 - 6 settembre 1857: Josef Radetzky;
- 1857-1859: interruzione: la carica venne divisa in Governatore della Lombardia e del Veneto.
Che hanno retto il Regno attraverso i seguenti sottoposti governatori (o luogotenenti):
- della Lombardia:
- 28 aprile 1814 - 1816: Heinrich Johann Bellegarde;
- 1816 - 24 febbraio 1818: Francesco Saurau;
- 24 febbraio 1818 - 3 maggio 1830: Giulio Strassoldo di Sotto;
- 10 maggio 1830 - dicembre 1840: conte Hartig;
- dicembre 1840 - 1841: Robert Salm-Kingiffeescheid;
- maggio 1841 - 18 marzo 1848: conte Spaur;
- 18-22 marzo 1848 conte O'Donnell (in rappresentanza)
- 23 marzo 1848 - 6 agosto 1848: interruzione: il territorio viene retto da Carlo Alberto di Savoia in corrispondenza del Plebiscito per l'unione Lombardo-Piemontese (1848);
- 6 agosto - 1 settembre 1848: Felix Schwarzenberg;
- 1-24 settembre 1848: conte Franz de Wimpfen (in rappresentanza);
- 25 settembre 1848 - 1849: Alberto Montecuccoli (in rappresentanza);
- 1849-1850: principe Carlo Borromeo Schwarzenberg (in rappresentanza);
- 10 gennaio 1851 - 10 gennaio 1857: Michele Strassoldo-Grafenberg: (col titolo di luogotenente della Lombardia);
- 10 gennaio 1857 - 1859: Friedrich Bürger;
- del Veneto:
- 1814-1815: Heinrich Reuss Plauen (teorico, che il regno non era ancora occupato);
- 1815-1819: Peter Goëss;
- 1819-1820: Conte Ferdinando Nippenburg;
- 1820-1826: Carlo Inzaghi;
- 1826-1840: Johann Baptist Spaur;
- 1840 - 22 marzo 1848: conte de Erdöd;
- 22 marzo 1848 - aprile 1848: Conte Zichy (in rappresentanza);
- 23 marzo 1848 - 24 agosto 1849: coesistono l'autorita della rinata Repubblica di Venezia e dell'amministrazione austriaca;
- aprile 1848 - 1849: Conte Nugent in qualità di comandante militare, facente funzione di governatore civile;
- 24 agosto 1849 - ottobre 1849: generale Gal Gorzowsky;
- ottobre 1849 - 22 luglio 1850: Anton Freiherr Puchner;
- 22 luglio 1850- febbraio 1855: Georg Otto Ritter von Toggenburg-Sargans;
- agosto 1855 - 6 febbraio 1860: Conte Gaetano Nippenburg;
- 9 febbraio 1860 - 18 ottobre 1866: Georg Otto Ritter von Toggenburg-Sargans di nuovo.