Spresiano
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Stato: | ![]() |
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Regione: | ![]() |
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Provincia: | ![]() |
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Coordinate: |
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Altitudine: | m s.l.m. | ||
Superficie: | 25 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 371 ab./km² | ||
Frazioni: | Spresiano, Lovadina e Visnadello | ||
Comuni contigui: | Arcade, Carbonera, Cimadolmo, Mareno di Piave, Maserada sul Piave, Nervesa della Battaglia, Santa Lucia di Piave, Susegana, Villorba | ||
CAP: | 31027 | ||
Pref. tel: | 0422 | ||
Codice ISTAT: | 026082 | ||
Codice catasto: | I927 | ||
Nome abitanti: | spresianesi | ||
Santo patrono: | Madonna del Rosario | ||
Sito istituzionale | |||
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Spresiano (Spresian in veneto) è un comune di 9.269 abitanti della provincia di Treviso.
Il territorio comunale si trova al centro della pianura trevigiana ed è intersecato nella zona nord-orientale dal Piave che, uscito dalla stretta di Nervesa della Battaglia, allarga il suo alveo nel conoide di deiezione. Confinano col fiume il capoluogo e la frazione di Lovadina; più a sud, la frazione di Visnadello (attraversata dall'antico canale della Piavesella) tocca il Comune di Villorba, unendosi - tramite la statale 13 Pontebbana - alla periferia industriale del capoluogo della Marca.
Indice |
[modifica] Toponimi
Spresiano è l'"ager supercilianus" sulla riva destra del Piave o, più verosimilmente, il "vicus precilianus" (campo, podere di Precilio), nome che ricorda le origini romane non solo negli affiorati reperti archeologici (il termen, cippo di confine presso il sedime della Claudia Augusta Altinate, reperti fittili presso il Piave, manufatti e corredo funerario emerso nell'area comunale), ma anche nel suo nucleo primitivo, il borgo Calessani (da "calles", strade), dislocato più a nord-est dell'attuale abitato, in prossimità della ricordata arteria imperiale condotta fra il 15 a.C. e il 47 d.C. da Altino al Danubio.
Diversa ancora, l'origine di Visnadello, anticamente denominato "Campo Rusio" dai barbari Rugi o forse legato alla storia dei nobili trevigiani Vicinatelli, ma più chiaramente indicante nella sua etimologia la pratica medievale della "vicinia" ("vicinatus", "visnà"), cioè l'adunanza dei capifamiglia del villaggio.
[modifica] Cenni storici
Villaggio rivierasco, guardò alla ricorrente irruenza delle acque come a una calamità incombente sui magri raccolti di una terra alluvionale, sinché le poderose arginature (intraprese sin dall'epoca comunale e proseguite dalla Repubblica Veneta) insieme a più razionali sistemi d'irrigazione (la Piavesella, il canale della Vittoria), non vi migliorarono l'economia e le condizioni di vita. Esigui sfruttamenti a carattere paschivo-prativo, la fluitazione del legname condotto in zattere dai boschi del Cadore e del vicino Montello sino al mare, il sasso da calce offerto dal greto plavense con le connesse attività dei trasporti e delle fornaci, l'artigianato del vimine e del bottame furono le modeste varianti che scandirono gli aspetti secolari di una economia di sussistenza, legata alle povere risorse di una zona oggi peraltro sopravvissuta come habitat ecologico e naturalistico (il Parco Grave).
[modifica] Medio Evo
Luogo strategico e passaggio obbligato per il guado sul fiume e il raccordo conseguente fra il Trevigiano, il Coneglianese, il Friuli e l'Oltralpe, vide nei secoli una sequela di scorrerie e di invasioni; al passo di Lovadina, nella primavera del 569, secondo il racconto di Paolo Diacono, sarebbe anzi avvenuto l'incontro di Alboino, con dottiero dei Longobardi, sceso dalle Alpi Giulie, con Felice vescovo di Treviso, che seppe muoverlo a pietà risparmiando il saccheggio alle proprietà della chiesa diocesana. Da sempre fu terra di transiti e di confine; lo testimonia l'erezione della chiesa (una basilica) di Santa Maria del Piave (o "del Talpon"), per concorde volontà di trevigiani e cenedesi, che vi aggiunsero un ospizio per i pellegrini diretti ai luoghi santi lungo la via Hungarica, od Ongaresca (così denominata dalle reiterate incursioni degli Ungari, e localmente "Cal Trevisana").
In realtà, fu Lovadina (Lupatina, Lwadine) il primitivo e più importante agglomerato della zona, già tappa militare sugli itinerari delle legioni imperiali, poi corte di Berengario e Adelberto re d'Italia, da questi donata nel 958 a Rambaldo di Collalto.
La prima cappella intitolata ai Santi Filippo e Giacomo si trova sin dal 1021 assegnata da Enrico I di Germania all'abbazia veronese di San Zeno, con altre sei chiese trevigiane, per passare poi, in pieno Trecento, ai Cavalieri Gerosolimitani di Venezia (1588) e, infine, sotto la giurisdizione della Commenda Cornaro di San Gaetano di Treviso e della patrizia famiglia veneta dei Mocenigo. Il modesto centro, sempre ecclesiasticamente compreso nella pieve di Povegliano, ma - come Spresiano e Lovadina - causa di vertenze fra i patroni e l'ordinario diocesano, venne attraversato nel Quattrocento dal canale della Piavesella, lungo il quale si esercitarono attività legate a molini, magli e cartiere, lontano preludio dei più cospicui insediamenti industriali (lanifici) che attualmente lo caratterizzano. Sotto le differenti vicende ecclesiastiche, la realtà storica dei tre centri si accomuna per carestie, miseria ed epidemie intercalate da passaggi di genti in arme. Devastati dai padovani, questi villaggi subirono le lotte degli Ezzelini e dei Carraresi contro i trevigiani, e le spaventose incursioni degli Ungari. Il dominio di San Marco vi insediò poi la nuova aristocrazia terriera lagunare.
[modifica] XIX secolo
Agli inizi dell'Ottocento una nuova strada militare, voluta da Napoleone per puntare decisamente al cuore dell'Austria, la Pontebbana, rivoluzionerà la millenaria viabilità consolidata all'interno del territorio; la ferrovia e l'industrializzazione daranno al capoluogo, sull'ultimo scorcio del secolo, la fisionomia attiva e moderna che ne costituisce la storia più recente.
Dalle invasioni francesi (non va dimenticata la battaglia del 1809, combattuta e vinta sul Piave dal viceré Eugenio di Beauharnais contro gli Austriaci) alla dominazione asburgica, attraverso il considerevole contributo del Comune alle lotte del Risorgimento (diversi concittadini parteciparono infatti alla strenua difesa di Venezia e alle campagne per l'indipendenza), traffici e commerci locali vennero esercitandosi lungo la nuova 'Strada maestra d'italia', dotata di servizio postale, che col ponte della Priula tolse importanza al più antico passo sul Piave, interessando particolarmente villaggi come Visnadello e Spresiano, che vi si trovarono allineati.
Sviluppo socio-economico e considerevole incremento demografico accompagnarono, sul finire dell'Ottocento, il prestigioso primato di Spresiano nell'industria del legno e nelle connesse attività sociali intorno allo Stabilimento Lazzaris. Un'industria allora d'avanguardia in Italia, che giunse a occupare localmente quasi un migliaio di maestranze alla vigilia del primo conflitto mondiale.
Dalla coscienza operaia, concreti impegni: cooperative di consumo, società di mutuo soccorso fra dipendenti, edificazioni di quartieri popolari a riscatto e, perla di questa intraprendenza, il Patronato Operai Lazzaris, affidato ai padri Giuseppini del Murialdo, finalizzato alla formazione morale e civile e aIl'avviamento al lavoro della gioventù spresianese.
[modifica] XX secolo
Fervide iniziative, travolte di lì a poco, dagli avvenimenti bellici. La battaglia del Piave infatti costrinse la popolazione del Comune a un triste esodo e alla tenace opera di ricostruzione. Dopo le sofferenze, le divisioni e i lutti dell'ultimo conflitto, l'iniziativa privata e pubblica ha ricalcato nel più sfaccettato assetto socio-economico la vocazione industriale del territorio, seguendo la tradizione nel settore del legno e superandola col dinamismo composito degli insediamenti occupazionali.
[modifica] Monumenti, opere d'Arte e luoghi di interesse artistico
Le emergenze storico-artistiche principali si compendiano anche qui nelle vicende interessanti gli edifici sacri e la vita parrocchiale. Le operazioni belliche della resistenza sul Piave (1917-18) sconvolsero la bella arcipretale del capoluogo, appena consacrata nel 1911 dopo radicali lavori, distruggendo il campanile adibito a osservatorio. Il nuovo complesso sorto sulle macerie (1925), con l'indennizzo dello Stato e il disegno dell'architetto Lorenzo Rinaldo, è sempre in stile rinascimentale e conserva le opere artistiche superstiti, come due quadretti attribuiti al Pordenone (XVI secolo), già incorporati nel distrutto coevo altar maggiore, ricco di sculture lignee; le pale ottocentesche della Vergine del Rosario (L. Gavagnin), di Sant'Antonio (G.A. De Lorenzi), e del Crocifisso (L. Querena). Tra le ulteriori dotazioni vanno ricordati un dipinto del Titolare (Lepsky, 1929), le acqueforti della Via Crucis del Graziosi (1920) e gli affreschi del tiepolesco Jacopo Guarana (1760), acquistati nel 1942 dalla demolita chiesa di Piombino Dese (Padova) per una degna sostituzione del soffitto crollato del Canaletto, nonché due tele dì Alessandro Pomi (1948) all'altare del Sacro Cuore, e le moderne vetrate del trevigiano Lino Dinetto. Analoga, dolorosa cronaca di devastazioni e ricostruzioni va segnalata per Lovadina. Le granate che nel maggio 1918 sconvolsero questo borgo a ridosso del Piave, ne atterrarono il campanile e lesionarono la chiesa con l'irreparabile perdita del soffitto di Noè Bordignon (1892). Sebbene lesionata e profanata nelle medesime contingenze, sfuggì a peggior rovina la vecchia chiesa di Visnadello, subendo però nel 1921 lavori di ampliamento e di totale trasformazione. La facciata, prima volta a oriente, si allineò sulla Pontebbana e le linee classiche cedettero al gusto romanico, secondo il progetto dell'architetto Rupolo, con decorazioni interne, mosaici e vetrate dei trevigiani Botter, De Tuoni e Dinetto. Perduta nella guerra la pala dei Titolari attribuita a Palma il Giovane, vi si conserva il simulacro marmoreo barocco di Sant'Antonio da Padova, proveniente dall'oratorio Gritti, e rimane - restaurato - il grazioso campanile settecentesco di Francesco Zambon. Pochi cenni sulle architetture lasciate, a partire dal Cinquecento, dalla penetrazione veneziana in terraferma. Nel capoluogo sorge Villa Giustinian-Recanati, eretta sul finire del secolo XVI, e appartenuta anche ai Dolfin, dalle semplici linee secentesche bene inserite nel vasto parco circostante (parte del quale oggi è stata riattivato con destinazione pubblica), dove natura e arte si fondono attorno alla cappella, alla grotta e al laghetto artificiale. Simbolo delle facoltà fondiarie dei Conti, consolidate in una commenda amministrata, dopo l'estinzione della dinastia, dall'Ordine Militare di Malta, il complesso appare ancora suggestivo, nonostante le stigmate del tempo e dell'abbandono, costituendo uno degli angoli più caratteristici della vecchia Spresiano. Gioiello architettonico è poi l'annesso oratorio, rifatto nel primo Ottocento da Antonio Diedo, con pala di Pietro Della Vecchia (1644), rappresentante la Vergine del Carmine la cui solennità richiama, ogni 16 luglio, l'antica "sagretta" nel vicino colmello Cesolle. Al secolo XVII risale Villa Gritti (poi Sartori-Corsi) a Visnadello, a tre piani e coronamento a timpano, completata un tempo da due barchesse e dalla cappella gentilizia. Al centro del paese, venne affiancata nel 1767 da alcuni porticati a esedra destinati al mercato settimanale del giovedì, istituito presso la Piavesella, con assenso dogale, da Giovanni e Alessandro Gritti; mercato fra i più rinomati della provincia, tuttora frequentato. I caratteristici fabbricati (oggi rifatti) attorno ai quali si animava la vita del piccolo centro trovarono suggestiva descrizione in un poemetto arcadico di Neralbo Melanteo, ospite letterario della villeggiatura dei Gritti. I valori urbanistico-architettonici del passato si colgono specialmente a Lovadina, il centro più antico e relativamente meglio conservato del Comune. E non solo negli esempi "dotti", fra cui il cinquecentesco palazzo Bove (ora Maura), la villa già asilo parrocchiale, le enigmatiche e solitarie barchesse superstiti di Ca' Ballarin, nei complessi padronali (case Bisello, Girardi, Palazzo Rosso), nei capitelli e negli oratori (notevole il sacello di San Bartolomeo, in Borgo Sasso), ma in tutta una più significativa gamma di architettura campestre fatta di poche cose: il sasso, i muretti rustici, gli intonaci grezzi; tratti spontanei spesso sommati in esiti pregevoli.
[modifica] Cittadini Illustri
Fra i concittadini significativi, a vario titolo, ricordiamo quelli di maggior fama: il pianista Luigi Sartori (1817-1844), detto 'il Liszt italiano', Antonio Radovich (1837-1923), intrepido garibaldino dei Mille, Emilio Lovarini (1866-1955), insigne filologo e scopritore del Ruzzante, monsignor Costante Chimenton (1883-1961), infaticabile memorialista e protagonista della ricostruzione delle chiese del Lungopiave.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Collegamenti esterni in italiano
- Comune di Spresiano — Il sito ufficiale del Comune di Spresiano
- Parrocchia "SS. Trinità" di Spresiano — Il sito ufficiale della parrocchia "SS. Trinità" di Spresiano
- Biblioteca di Spresiano — Il sito ufficiale della biblioteca di Spresiano
- Calessani di Spresiano — Il sito ufficiale della borgata Calessani di Spresiano
- Gruppo Spresiano — Comunita on-line: forum, mailing list, discussioni, informazioni, incontri, risorse
- Spresiano Retrocomputing — Il sito ufficiale della mostra dell'informatica di Spresiano: computer, console, videogiochi