Viggianello
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Stato: | ![]() |
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Regione: | ![]() |
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Provincia: | ![]() |
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Coordinate: |
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Altitudine: | m s.l.m. | ||
Superficie: | 119 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 29 ab./km² | ||
Frazioni: | |||
Comuni contigui: | Castelluccio Inferiore, Chiaromonte, Fardella, Laino Borgo (CS), Morano Calabro (CS), Rotonda, San Severino Lucano | ||
CAP: | 85040 | ||
Pref. tel: | 0973 | ||
Codice ISTAT: | 076097 | ||
Codice catasto: | L873 | ||
Sito istituzionale | |||
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Viggianello è un comune di 3.489 abitanti della provincia di Potenza.
Vigianello è un comune di circa 3500 abitanti della provincia di Potenza (Basilicata) ai piedi del massiccio del Pollino nella splendida Valle del mercure.
Indice |
[modifica] Storia
[modifica] Il nome
Incerta è l'origine del nome, legata alle vicissitudini storiche del nucleo abitato. Le prime testimonianze parlano di un Castrum Byanelli, presidio romano sulla via Popilia. Il toponimo deriva infatti dal possessivo gentilizio romano Vibianutum, diminutivo di Vibianus. Curiosa è anche la derivazione del nome da una antica leggenda barbarica. Si racconta infatti che una regina barbara di passaggio sulle sponde del Mercure, intenta a dissetarsi alle fonti del fiume, si fa cadere l'anello nuziale nell'acqua. Ordina così a un suo fedele di setacciare in ogni dove il fondo del fiume e quando questi intravede l'anello rispecchiarsi tra le acque, non può che esplodere in urlo incontenibile di gioia: Vidi anello, regina! E la regina poté riprendere felice il cammino non dopo aver battezzato quel luogo in Vidianello. Documenti alla mano, è solo in una carta del 1132 che compare per la prima volta il nome Vinginello. Dal Registro della Cancelleria Angioina (anni 1278 - 79) è riportato ancora il toponimo Byanelli ("Notarus Robertus... vassalli... Santi Arcangeli er Terrae Byanelli Iustitieratu Basilicatae"). Ma già in tempi di dominazione aragonese, alcuni documenti del 1483/94 riportano il nome 'Viggianello'. Dall'XII al XV sec. si può così ricostruire la trasformazione graduale del nome, secondo questa probabile successione: Byanellum, Byanelli, Vincianelli, Vingianello, Viggianello. Il nome potrebbe derivare ancora da un legno speciale della zona che serviva per produrre armi da guerra (il Vincaliellum).
[modifica] Le origini
Anche le origini del paese sembrano essere poco chiare. Fonti parlano di primi insediamenti di monaci basiliani risalenti al X sec.: l'Eparchia monastica del Mercurion vi promosse un incisivo processo di antropizzazione ed evangelizzazione le cui testimonianze - cappelle ipogee e laure eremetiche - sono tuttora presenti sul territorio comunale.
Altre fonti dicono che sia stato fondato da profughi in conseguenza della distruzione di Sibari, divenendo, secondo Tito Livio, roccaforte romana sulla via Popilia. L'appellativo romano "Castrum Byanelli", che si registra in alcune carte aragonesi, trova conferma da questa tesi. Anche in questo caso si trovano aree di interesse archeologico che fanno pensare ad insediamenti piuttosto considerevoli risalenti sia all'età greca che all'età romana. Alla preistoria risalgono con tutta probabilità i primi insediamenti umani: lo attestano le numerose testimonianze ritrovate nella conca del Mercure: la lignite, i graffiti e il 'bos primigenius' della Grotta del Romito in quel di Papasidero, l'elephas antiquius, ritrovato nel territorio di Rotonda e un buon numero di oggetti levigati appartenuti a civiltà paleolitiche e neolitiche. Dopo l'importante parentesi basiliana, l'attuale centro abitato si sviluppò a partire dall'XI sec. attorno a un fortilizio normanno. Viggianello appartenne dal 1484 al 1809 alla famiglia napoletana dei Sanseverino-Bisignano, che vi costruirono l'omonimo castello, prima appartenuto alla famiglia dei Bozzuto.
Il centro storico è costellato da numerosi nuclei abitati di diverse dimensioni, una tipologia insediativa anomala, che caratterizza ancor oggi questo territorio, peraltro storicamente sempre documentata, come attestano alcune carte del 1797. Viggianello - dopo essersi organizzato in comune nel 1808 secondo gli emendamenti francesi -, partecipa attivamente alle fasi dell'Unità d'Italia. In particolare queste terre furono teatro di scontro fra briganti ed esercito piemontese: l'oralità conserva ancora gesta ed aneddoti di uccisioni, razzie, battaglie e imboscate. Il paese delle ginestre, omaggio alla gialla ed intensa cortina di fiori di ginestra che avvolge in maggio il paesello, è definizione di Ferdinando Santoro, insigne ma ancora poco studiato scrittore e critico letterario viggianellese, napoletano di adozione.
[modifica] Feste religiose
[modifica] Festeggiamenti in onore di San Francesco da Paola
A Pedali, la prima settimana dopo la Pasqua. Nel centro storico, l'ultima settimana di agosto. La festa di San Francesco di Paola con i complessi e spettacolari riti arborei rappresenta un unicum nel ventaglio delle tradizioni orali del Mezzogiorno. Il rituale è pressappoco identico sia a Pedali che nel centro storico. Nei boschi del Pollino e nella montagna di 'basso' di Viggianello vengono abbattuti gli alberi ('pitu' e 'cuccagna') destinati al trasporto con i buoi in paese. Prima del trasporto, gli animali ('paricchi') e dei bovari ('gualani') vengono benedetti sul sagrato della chiesa, in ossequio alla sacralità dei gesti che si consumano durante l'intero rito. Al giovedì avviene l'abbattimento degli alberi, al venerdì quello della 'rocca' (l'abete), che è poi l'elemento 'femminile' posto in cima alla 'cuccagna', al sabato avviene il faticoso trascinamento degli alberi da parte dei buoi in paese. Queste giornate sono scandite da bivacchi ed eroici pernottamenti in montagna, balli, canti e musiche tradizionali. La domenica è dedicata all'innalzamento della cuccagna in piazza e alla processione religiosa che fa da cornice al rituale profano. A Pedali avviene pure l'antico rito dell'arrampicamento della 'cuccagna'. Miracoli e fatti straordinari sono legati alle spesso pericolose operazioni di taglio e innalzamento della 'cuccagna', sempre a mano e con l'aiuto dei buoi (animali cari al santo), come la tradizione vuole.
[modifica] Madonna del Carmine
A Pedali, la terza domenica di agosto. È legata ai raccolti, in particolare a quelli del grano, e alla fertilità dei campi. In omaggio alla Madonna, i fedeli offrono i 'cirii', che sono in pratica dei covoni in legno ricoperti di grano, alcuni decorati con nastri colorati (che ricordano il corredo dei tarantolati di Galatina), alcuni di grosse dimensioni a cui si appendono animali di allevamento (galline, conigli, ecc.). Rimane ancora intatto, durante il percorso dei 'cirii', lo strano rituale del ballo con la falce (una danza a carattere pantomimico, che risale a pratiche pre-cristiane legate al culto di Giunone), e l'asta dei doni con il vecchio imbonitore in piazza (questua).
[modifica] Processione di Cristo Morto il Venerdì Santo
Il viatico sofferente di Cristo viene riproposto ogni anno in tutta la sua drammaticità e purezza, sia a Pedali che a Viggianello. A rendere più intenso questo particolare momento liturgico contribuiscono alcune pratiche devozionali legate ai canti in polifonia al Calvario ('pianti' o 'lamenti'), a crisi di cordoglio non controllate durante il racconto della Passione o nei 'lamenti', alla gestualità rituale, soprattutto da parte delle donne, nel piangere il Cristo. Davvero belli i testi in dialetto sulla Passione, con riferimenti al dramma sacro e al dolore umano, all'autoidentificazione della donna che piange in Maria Addolorata, alla teatralizzazione degli eventi sia nel canto che nella mimica gestuale (la mano in faccia, lacrime vere, lutto, ipnosi collettiva, ecc.)
[modifica] Pellegrinaggio alla Madonna dell'Alto
Santuario della Madonna dell'Alto-Centro Storico, l'ultima domenica di maggio, la prima domenica di settembre. Un semplice gesto di devozione popolare fatto di preghiere e canti che si carica di fatica e arditezza per il lungo e ripido percorso che congiunge il centro storico al Santuario (c.ca 15 km., per un cammino di sette ore a piedi!). A maggio, la Madonna sale al monte dove resta per tre mesi, fino a settembre.Belli i luoghi, immersi nella montagna di basso del comune, ammaliante la pesante statua della Vergine, docili i canti a due voci che gli anziani intonano durante il percorso. Tutto induce alla spiritualità e al raccoglimento interiore. La chiesa della Madonna dell'Alto (1775) sorge a c.ca 900 mt., con la porta rivolta alle cime e al silenzio dei monti del Pollino.
[modifica] Altre feste
· I domenica di maggio, a Pedali, Vergine di Lujan · 17 di maggio, nella contrada Prastio, San Pasquale. · 24 di giugno, a Pedali, Vergine SS. Sacro Monte. · I domenica di luglio, centro storico, Sacro Cuore di Gesù. · II domenica di agosto, nella contrada Torno, Beata Maria Vergine Miracolosa. · II domenica di settembre, nella contrada Zarafa, Madonna del Soccorso. · Ultima domenica di Settembre, nel centro storico, Madonna Addolorata.
[modifica] Gastronomia
Incastonato nel suggestivo scenario dei monti del Pollino, su un promontorio che si affaccia sulla valle del Mercure, Viggianello vanta un successo considerevole per le sue pietanze tipiche, tanto da essere diventato una tappa d’obbligo del turismo enogastronomico. Votato da sempre all’agricoltura e all’allevamento, Viggianello offre al visitatore i migliori frutti della terra, mantenendo inalterati i sapori semplici di una volta e la loro genuinità. Piatti poveri, dal gusto unico e invitante fanno del Paese delle Ginestre una meta ambita I piatti tipici di tipici di Viggianello sono legati alla sua storia, alla sua tradizione che si tramanda di padre in figlio. Grano, peperoni, patate, fave, pomodori, ceci, mais e ortaggi vari sono i prodotti della terra. L’allevamento di bovini, ovini, suini e caprini, produce carni di qualità e formaggi deliziosi come il pecorino, il caprino, e la ricotta. Superbi, poi, gli insaccati dell’agro viggianellese, vero vanto e motivo di richiamo turistico. Il sottobosco offre naturali delizie come fragoline, lamponi, more, che, in ossequio alla tradizione, vengono lavorate per dar vita a squisite marmellate e liquori artigianali. I funghi pullulano nei boschi di Viggianello, sia sul Pollino che nella montagna di Basso: porcini ovuli, gallinacei, tartufi sono quelli che maggiormente è facile trovare. I funghi, una volta raccolti possono essere consumati freschi, oppure essiccati e conservarti, al naturale o sottolio. Le tradizioni gastronomiche viggianellesi sono collegate ai cicli stagionali della vegetazione. Per cibi naturali si aspetta che la natura faccia il suo corso, ovviamente. Tra i primi più preparati a Viggianello, troviamo i “Rasckatìeddi” (fusilli), i “Kavatìeddi” (gnocchi), “frascàtula” (polenta), la “Minestra ‘mbastata” (minestra “impastata” con patate e verdure di stagione), “Rappasciona” (misto di cereali e legumi), “Rafajùoli” (ravioli), Tagghjulìni ku u làtt” (tagliolini con il latte), “Tappicèdd ku i cìciri” (pasta- quadrucci- con ceci), Pàsta ku a muddica di pàn” (pasta con la mollica di pane). I secondi tipici della tavola viggianellese sono “Brasciòla” (involtini di carne di maiale), “A scòrza du pùorcu” (cotica di maiale), Frittata ku zzafaràni e sauzìzzu” (frittata con peperoni e salsiccia), “Ciambotta” (peperonata), “Rummulèddi” (polpette). I dolci a Viggianello sono semplice e poco elaborati, preparati per la maggior parte con farina e uova. Solo ingredienti naturali, niente conservanti, tanta delicatezza. Bontà super. I dolci più tradizionali sono “Cannariculi”, “Sanguinàcciu o Timbànu” (sanguinaccio), “ciciràta” (struffoli), “crispedd” (crespelle), currìeddu (dolce pasquale), “rosecatàrr” (chiacchiere).
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti