Rapolla
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Stato: | ![]() |
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Regione: | ![]() |
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Provincia: | ![]() |
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Coordinate: |
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Altitudine: | 447 m s.l.m. | ||
Superficie: | 29,05 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 160 ab./km² | ||
Frazioni: | |||
Comuni contigui: | Barile, Lavello, Melfi, Rionero in Vulture, Venosa | ||
CAP: | 85027 | ||
Pref. tel: | 0972 | ||
Codice ISTAT: | 076064 | ||
Codice catasto: | H186 | ||
Nome abitanti: | rapollesi | ||
Santo patrono: | San Biagio | ||
Giorno festivo: | 3 febbraio | ||
Sito istituzionale | |||
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Rapolla è un comune di 4.654 abitanti della provincia di Potenza.
Indice |
[modifica] Territorio
Centro agricolo del versante nord-orientale del massiccio del monte Vulture (1326 m). Sorge sul crinale di uno sprone triangolare delimitato da alti rami del fiume Melfia (tributario di destra del fiume Ofanto).
[modifica] Cenni storici
Roccaforte longobarda della Contea di Conza costruita sulle rovine dell'antica Strapellum, accolse alla fine del secolo X una fiorente comunità basiliana. Città vescovile all'inizio del secolo XI, fu conquistata dai Normanni subito dopo Melfi. Nel 1127 fu assalita e saccheggiata da Lotario III. Schieratasi in favore di Roberto di Loretello, fu assalita e distrutta dai Normanni nel 1163. Ricostruita e fortificata da Guglielmo il Buono, fu terra demaniale sotto gli Svevi. Ribelle a Manfredi dopo la morte di Corrado, fu riconquistata da Galvano Lancia che la tenne sino al 1266. Assegnata da Carlo I d'Angiò a Giovanni Galard, ad Herveo de Chevreuse e poi ad Anselino de Toucy, alla fine del secolo XIII era feudo di Ugone de Sully. Roberto d'Angiò l'assegnò alla regina Sancia che la vendette nel 1344 al Conte di Mirabella. Incamerata dalla Corona, nel 1416 fu incorporata nello Stato di Melfi ed infeudata a Gianni Caracciolo. Nel 1532 Carlo V la concesse a Diego Orlando de Mendoza. Feudo di Ruiz Gomez de Silva nel 1554, fu assegnata nel 1567 a Nicola Grimaldi con il titolo di conte. Passata ai Gesualdo, nel 1603 fu acquistata da Ettore de Brayma. Da questi passò nel 1621 ai Carafa, nel 1632 a Lelio Penchi ed ai Caracciolo di Torella.
Il paese intero è stato danneggiato dai terremoti del 1851 e del 1930.
[modifica] Cenni artistici
La chiesetta di Santa Lucia, costruzione romanica con infissi pugliesi e bizantini dei secoli X-XI, è a tre navate con due crociere che nel punto d'incontro con la navata principale determinano due cupolette denunciate all'esterno da alzate in forma di parallelepipedo. La facciata è misuratamente ravvivata da un armonioso portale con doppio arco a tutto sesto ed una sovrastante finestra centinata.
La cattedrale fu terminata nel 1253 da Melchiorre di Montalbano che adornò la facciata (manomessa da restauri negli anni '70 del secolo scorso) con un imponente portale di impostazione lombarda. Sul lato destro si leva il maestoso campanile (ridotto in altezza dai terremoti) di Mastro Sasolo di Muro Lucano nel 1209 che scolpì i bassorilievi (Adamo ed Eva, Annunciazione) murati sul piano destro della chiesa. Nell'interno sono presenti una tavola bizantineggiante e un grande crocifisso ligneo del '500.
La parte posteriore della chiesa del Crocifisso (eretta su una laura basiliana e restaurata negli anni '50 del secolo scorso) accoglie alcune nicchie scavate nella roccia con resti di affreschi deperiti del secolo XIII.
La chiesa di San Biagio è di origine duecentesca ma fu rifatta in varie epoche.
[modifica] Economia
Si coltivano cereali, fichi, olive, uva e peperoncini piccanti. Assai attiva è l'industria vinicola (aglianico, malvasia e moscato del Vulture). Abbastanza sviluppato è il turismo e notevole è la presenza e l'imbottigliamento di acque minerali.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti