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Avigliano - Wikipedia

Avigliano

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni Avigliano
[[Image:|100px|]]
Stato: Italia
Regione: Basilicata
Provincia: Potenza
Coordinate:
Latitudine: 40° 44′ 0′′ N
Longitudine: 15° 43′ 0′′ E
Mappa
Altitudine: 827 m s.l.m.
Superficie: 84 km²
Abitanti:
12.032 31-12-04
Densità: 143 ab./km²
Frazioni: Castel Lagopesole, Possidente, Sarnelli, Sant'Angelo, Bancone 
Comuni contigui: Atella, Bella, Filiano, Forenza, Pietragalla, Potenza, Ruoti
CAP: 85021
Pref. tel: 0971
Codice ISTAT: 076007
Codice catasto: A519 
Nome abitanti: aviglianesi 
Santo patrono: San Vito 
Giorno festivo: 15 giugno 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Avigliano è un comune di 12.032 abitanti della provincia di Potenza.

Indice

[modifica] Geografia

[modifica] Altimetria

Il territorio del Comune di Avigliano è classificato come montano, con un'altitudine sul livello del mare che varia tra i 550 e i 1239 metri. L'altezza del centro abitato di Avigliano è di 857 metri s.l.m.

[modifica] Orografia

All'interno del suo territorio, Avigliano comprende diversi picchi montuosi anche di altezza notevole:

  • Monte Carmine: 1228 metri
  • Monte S.Angelo: 1121 metri
  • Monte Marcone: 857 metri
  • Montalto: 938 metri

[modifica] Temperatura

La temperatura media annua è calcolata pari a 12°C; la temperatura media del mese più freddo (gennaio) è di 3.3°C e quella del mese più caldo (luglio) è di 21.4°C. Si toccano tuttavia punte notevolmente differenti; la temperatura minima assoluta è stata di -12°C e la massima di 38°C.

[modifica] Precipitazioni

La precipitazione media annua è pari a 844 mm, con punte di 1192 mm (precipitazione massima annua) e 679 mm (precipitazione minima annua). Il numero di giorni piovosi in un anno è di 92.


[modifica] Storia

[modifica] Origini e toponimo

I primi reperti archeologici e documenti che testimoniano l'esistenza di Avigliano risalgono agli inizi dell'alto medioevo, per cui sono state elaborate diverse teorie ed ipotesi sull'origine della città. Una leggenda vuole che il centro sia stato fondati dai Sanniti, attratti dalla sicurezza del luogo e dalla salubrità dell'aria, intorno al V secolo AC. Un'altra leggenda fa derivare il toponimo di Avigliano da Avis locum, cioè luogo dell'uccello, denominazione data al territorio da un gruppo di marinai provenienti dall'Oriente. L'aviglianese Andrea Corbo, nel suo libro Memorie patrie e ricordi di famiglia (Roma 1895), ipotizza che il nome derivi da locum avellani, luogo dei noccioli: pare infatti che il territorio di Avigliano fosse ricoperto di boschi, in particolare di nocciolo. Sembra tuttavia più attendibile l'ipotesi che Avigliano sia sorta su un fundus tra la fine della Repubblica e l'inizio dell'Impero romano, poiché già al tempo dell'imperatore Traiano si menziona di un Fundus Avillanus, o Avilius, tra il 98 e il 117 DC. Giacomo Racioppi, storico per eccellenza della Basilicata, fa risalire il nome della città a quello di una famiglia gentilizia romana, Avilia, assegnataria di fondi in queste zone; questa ipotesi è condivisa da Giustino Fortunato, Tommaso Claps, Angelo Telesca ed altri studiosi lucani. Un'ultima teoria è stata elaborata da Donato Imbrenda nel libro Villianae. Pochi anni fa, infatti, è stata ritrovata in località S. Pietro, al confine con i comuni di Ruoti e di Bella, una lapide funeraria dedicata ad una donna della famiglia Villiana; si ipotizza quindi che l'abitato abbia preso denominazione da questa famiglia che viveva nella zona.


[modifica] Cenni storici

[modifica] Il Medioevo

Durante i secoli XI e XII erano i Normanni a dominare su tutte le terre dell'Italia meridionale, compresa quella di Avigliano. Il documento nel quale è accennato per la prima volta l'attuale toponimo della città risale al 13 novembre 1127, e fu rinvenuto da Giustino Fortunato nell'Archivio della Badia di Cava. Il 18 luglio 1137 a Lagopesole, frazione di Avigliano, si tenne il Concilio di Melfi, nel corso del quale il papa Innocenzo annullò la scomunica ai monaci di Montecassino, sostenitori dell'antipapa Anacleto II. Durante il Concilio trovò qui ospitalità anche l'imperatore Lotario III, le cui milizie si erano unite a quelle del pontefice per sedare una rivolta a Bari.
La storia del XIII secolo fu dominata dalla figura di Federico II di Svevia, che decise di erigere un castello a Lagopesole, da destinare a soggiorno estivo e alla caccia con il falcone. È inoltre rilevante la fondazione del primo convento dei padri domenicani (1290) in Basilicata, che avvenne proprio ad Avigliano, e a cui seguiranno quelli di Matera e di Venosa.


[modifica] Cinquecento e Seicento

Agli inizi del 1500, il Regno di Napoli e di Sicilia fu conquistato dagli Spagnoli e governato per oltre due secoli dai viceré spagnoli. Avigliano, legato fin dal secolo precedente allo Stato di Melfi, era dominato dalla famiglia Caracciolo. Nel secolo XVI la città aveva una consistenza urbanistica e abitativa notevole; fu costituita in Università e giunse addirittura a delimitare i poteri dei nuovi feudatari con una convenzione stipulata nel 1579. Nel 1612 iniziò il possesso del feudo di Avigliano da parte dei Doria, la cui presenza era destinata a durare fino ad alcuni decenni or sono.
Il 1694 fu caratterizzato dalla carestia causata da una lunga siccità; si verificò inoltre l'8 settembre un terribile terremoto che devastò l'intera regione. Ad Avigliano furono distrutte una ventina di abitazioni e danneggiati gravemente il palazzo baronale e la chiesa madre, ma non si contarono vittime. La popolazione si riversò terrorizzata sulla Montagnola, dove fece voto di erigere una cappella votiva alla Madonna del Carmine che l'aveva salvata da maggiori danni. Due anni dopo, infatti, il Capitolo Ecclesiastico di Avigliano dette inizio alla costruzione della cappella sulla Montagnola, che assunse la denominazione di Monte Carmine. Il culto mariano ricevette da questa decisione un impulso determinante, che nel tempo ha assunto un grande aspetto unificante della comunità aviglianese. Infatti le numerose frazioni che si trovano oltre il Monte Carmine e i coloni che hanno invaso i comuni limitrofi costituiscono con il centro urbano un unicum specifico, definito dai sociologi 'nazione aviglianese'.


[modifica] Settecento e Ottocento

Il 1799 è forse l'anno più importante della storia di Avigliano, per la partecipazione di nobili, popolani e religiosi alle vicende della Repubblica Napoletana. Gli ideali della Rivoluzione francese erano giunti in città soprattutto ad iniziativa di dottori e studenti aviglianesi dell'università federiciana di Napoli, sostenitori e diffusori della cultura illuministica e libertaria sia nel ceto borghese sia negli strati più popolari del paese. Tutte le famiglie nobili di Avigliano furono protagoniste del movimento innovatore, e pagarono l'adesione alla nuova Repubblica napoletana del 1799 con la vita, il carcere e l'esilio. Il 19 gennaio 1799 in Avigliano, prima ancora dell'ingresso delle truppe francesi a Napoli, venne piantato nella piazza l'albero della libertà e fu proclamata la repubblica.
La storia dell'800 è caratterizzata dalla partecipazione degli aviglianesi ai moti del 1820 e del 1848, e successivamente a quelli unitari del 1860. Dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, nel maggio del 1860 fu costituito a Corleto il Comitato Rivoluzionario Lucano. I 124 comuni della Basilicata vennero suddivisi in 10 sub-centri insurrezionali, e quello di Avigliano si distinse per il particolare valore dei suoi cittadini, comandati dal sacerdote Nicola Mancusi. Liberata la regione dai borbonici prima ancora dell'arrivo di Garibaldi, Mancusi unì una colonna di 700 aviglianesi armati alle truppe provenienti dal Sud e accompagnò il generale fino a Napoli.
Con l'Unificazione, dopo il 1860, nel Mezzogiorno s'innestarono rivolgimenti profondi che andarono a modificare la vita sociale, le abitudini e soprattutto l'economia delle nostre popolazioni. Fu imposto il servizio militare di leva e introdotte numerose tasse; le attività artigianali e industriali esistenti non potettero sostenere la concorrenza di quelle organizzate e moderne del Nord, e l'agricoltura, attività primaria, entrò in crisi. Le già misere condizioni dei contadini e degli stessi borghesi del Sud si aggravarono notevolmente, creando un clima di sfiducia e di delusione nei confronti del nuovo Stato. Esplose così il fenomeno del 'brigantaggio', che trovò vigorose adesioni nei contadini renitenti alla leva, nei soldati borbonici sbandati senza altro mestiere, e in quanti rimpiangevano il passato governo borbonico. Nelle campagne e nei boschi di Lagopesole, frazione di Avigliano, sorsero i primi e più importanti nuclei del brigantaggio, comandati da Carmine Crocco di Rionero in Vulture e Giuseppe Nicola Summa, più noto come Ninco Nanco, di origine aviglianese. Questo movimento presto dilagò anche nelle vicine regioni confinanti. A difesa delle popolazioni si costituirono i reparti volontari della Guardia Nazionale, impotenti tuttavia a fronteggiare il fenomeno. Intervenne infine l'esercito piemontese e per ben cinque anni vi furono numerosi scontri con ingenti danni per la popolazione. Infine si arrivò a debellare il movimento con l'uccisione di Ninco Nanco e, dopo la fuga a Roma, anche con l'arresto di Crocco, condannato all'ergastolo.
Alcuni anni dopo ebbe inizio un altro fenomeno destinato ad assumere un aspetto sempre più vistoso e inarrestabile: l'emigrazione. Partirono per primi i contadini, a quali poi si aggregarono gli artigiani e i professionisti. Nel solo periodo 1884-1913 furono in 9.000 a lasciare il paese per raggiungere l'America in cerca di fortuna.
La seconda metà dell'800 vide l'affermazione a livello nazionale di grandi personalità, specialmente nel campo del Diritto. Emanuele Gianturco, Nicola e Leonardo Coviello, Nicola Stolfi, Giuseppe e Tommaso Claps, furono maestri del giure che contribuirono a porre le basi del Diritto Italiano. Tommaso Claps, oltre ad essere un eccellente giurista, è ricordato anche come storiografo e come uno dei più interessanti novellieri e scrittori della regione, a cavallo tra i due secoli. Alla stessa epoca appartengono il poeta Antonio Labella e il giornalista e scrittore Silvio Spaventa Filippi, fondatore a Milano del Corriere dei piccoli.


[modifica] Il Novecento

Alla Prima guerra mondiale parteciparono molti aviglianesi, inviati a combattere soprattutto sul Carso e a fermare la ritirata sul Piave.
Nel 1926 venne inaugurato nella piazza principale un monumento dedicato a Emanuele Gianturco. Con il contributo degli aviglianesi emigrati negli Stati Uniti, il 25 maggio 1930 fu inaugurato inoltre un monumento ai Caduti del Mezzogiorno. Nel corso della stessa cerimonia si inaugurò anche la ferrovia Avigliano Città-Avigliano Scalo, costruita dalla Società Mediterranea per le Linee Ferrate Calabro-Lucane per il collegamento della città al capoluogo potentino, alla linea delle Ferrovie dello Stato Potenza-Foggia, e quella di Pietragalla, destinata a raggiungere Bari. Nel 1935, con la realizzazione del tronco autonomo Avigliano Scalo-Potenza Inferiore, la linea ferroviaria ebbe un collegamento diretto con la città di Potenza.
Nel 1935 furono anche realizzati il Riformatorio Giudiziario, dipendente dal Ministero di Grazia e Giustizia, e l'edificio scolastico elementare che in seguito fu intitolato a Silvio Spaventa Filippi. Avigliano divenne terra di confino per molti ebrei e internati politici di fede antifascista. Durante la Seconda guerra mondiale del 1940-1945 la popolazione subì i disagi della guerra, pur non essendosi verificati nella zona fatti bellici.
Nel secondo dopoguerra la comunità aviglianese si avviò a vivere una lunga stagione di progresso e di avanzamento sociale ed economico, mai conosciuto nel passato, e di sviluppo delle contrade rurali, soprattutto per gli effetti della Riforma Fondiaria e del programma di opere civili, attuate dal Consorzio Carmine-Montecaruso.


[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Luoghi d'interesse

[modifica] Monumenti

[modifica] Monumento a Emanuele Gianturco

Realizzata dallo scultore Gaetano Chiaromonte nel 1926, la statua in bronzo si trova nella cinquecentesca piazza intitolata ancora a Gianturco.

[modifica] Monumento ai Caduti della Prima guerra mondiale

La statua, realizzata nel 1929 dallo scultore Carmine Filipponi, si trova nella villa comunale costruita contestualmente al monumento.

[modifica] Chiese

[modifica] Chiesa del Calvario

È un tempietto votivo, dove si venera il Crocifisso; eretta sul punto terminale della collina ai cui piedi sorge il paese, la chiesetta riveste un particolare valore paesaggistico. Internamente ha una forma circolare, sfaccettata all'esterno con lati tagliati ad otto angoli, tutti lavorati in pietra da taglio e concordati a due a due da una colonnina, sempre in pietra, leggermente emergente. Anche il portale e il reggi-campana sono realizzati in pietra da taglio. Si accede al tempietto per un sentiero a tornanti, lungo il quale sono state sistemate le quattordici stazioni della "via Crucis", tutte in marmo, che sostituiscono le vecchie edicole in legno. Dopo il secondo conflitto mondiale, il tempietto si è arricchito di un arazzo russo raffigurante l'ultima cena.

[modifica] Basilica Pontificia Minore S.Maria del Carmine

La prima costruzione dovette essere probabilmente già iniziata nel sec. IX. Si ritiene la data del 1583 come quella presumibile della sua costruzione nella forma attuale di grandezza e di stile. La pianta del tempio è a croce latina, a tre navate; lo stile imita il romanico con ornamenti di tipo barocco e volta a cassettonato con fiore. L'abside è molto profonda: in essa si può osservare un grande coro in legno, chiuso sul davanti da un altare in marmi policromi, ad imitazione barocco. Nel 1950 fu eretto sull'altare maggiore un trono marmoreo; il coro è sovrastato dai resti di un antico organo con fregi che lo fanno risalire al settecento. Alla sommità della crociera, sotto la cupola, una gradinata immette sul presbiterio, chiuso da una balaustra in marmo.
La chiesa complessivamente ospita undici altari, tutti rivestiti in marmo, risalenti per la maggior parte alla fine dell'ottocento.
Nella sacrestia è possibile ammirare una grande tela del tardo seicento, di autore ignoto, che rappresenta l'incoronazione della Madonna da parte della SS. Trinità. Un'altra tela della Madonna con il Bambino si trova nei locali dell'Ufficio parrocchiale.
La facciata attuale risale al 1854, ed è completata, sul lato destro, da un campanile a quattro piani, sull'ultimo dei quali vi è un concerto di quattro grosse campane, elettrificate nel 1978. L'unione tra la chiesa ed il vecchio abitato, sotto il campanile, è realizzata da una volta a botte di fattura artigianale.

[modifica] Cappella della SS.Trinità

Eretta nel 1734 dalla famiglia Vaccaro, che nelle vicinanze possedeva un antico palazzo di cui oggi non c'è più traccia, la cappella conserva all'esterno, sulla parete sinistra, lo stemma in pietra della famiglia. All'interno è corredata da un dipinto settecentesco raffigurante la SS.Trinità.

[modifica] Cappella di S.Biagio

Ricostruita nel 1984, conservava all'interno un dipinto, andato perduto, raffigurante la Madonna della Misericordia, datato 1642 e attribuito a Girolamo Bresciano.

[modifica] Cappella della Madonna delle Grazie

Già documentata nel 1164, secondo la tradizione da questa cappella venne trafugata nel 1240 da alcuni abitanti di Campagna (SA) la statua che tuttora viene venerata col nome di Madonna di Avigliano. Attualmente la cappella è totalmente rimaneggiata, compreso il campanile, e si sono perduti gli antichi affreschi; all'interno si conservano alcune statue settecentesche.

[modifica] Chiesa della SS.Annunziata

È formata da tre navate, e quella centrale è coperta da una volta a botte lunettata, mentre quella a sinistra presenta alcuni altari del XVII secolo in tarsie marmoree. L'abside inizialmente si affacciava sul corso principale, ma negli anni Sessanta è stata demolita e sostituita da un muro. Il campanile, rimaneggiato nella cuspide e nella cella campanaria, conserva una formella medievale.
All'interno sono conservati numerosi dipinti del XVIII e XIX secolo e sculture settecentesche.

[modifica] Cappella di S.Rocco

In realtà è un'ex cappella; costruita nel 1711 e poi totalmente rimaneggiata, nel 1956 è stata adibita ad oratorio.

[modifica] Chiesa di S.Maria degli Angeli

La chiesa fa parte di un complesso monastico eretto nel 1615. Il convento dei Padri Riformati, soppresso nel 1866, conserva all'interno il chiostro con il pozzo ed alcuni portali in pietra. La chiesa presenta una facciata settecentesca con portali in pietra baroccheggianti di matrice salentina. L'interno è formato da due navate e conserva numerosi altari in legno del XVII secolo, corredati da molti dipinti, e un organo a canne restaurato di recente.

[modifica] Cappella di S.Lucia

La cappella presenta un portale d'ingresso datato 1566 e all'interno diversi affreschi del pittore Giovanni Todisco, oltre a vari dipinti e statue.

[modifica] Cappella di S.Vito

La facciata, rimaneggiata negli anni Sessanta, ha perso la fattura secentesca, conservata invece all'interno dai dipinti (di cui uno deteriorato) e da un polittico.


[modifica] Palazzi

[modifica] Torre di Taccone

Ultima testimonianza della fortificazione che racchiudeva il primo nucleo abitato, di questa torre del XIV secolo rimane solo la base, mentre della muraglia, demolita agli inizi del Novecento, non resta traccia.

[modifica] Palazzo Doria

Costruito nel XVII secolo ed ampliato nel 1734, il palazzo offre la facciata principale, rimasta inalterata, direttamente su piazza Gianturco. Gli altri lati dell'edificio sono stati invece rimaneggiati, compreso quello di accesso, che tuttavia presenta dei portali seicenteschi. Il portale centrale, a piano terra, conserva una cornire architravata in pietra lavorata con motivi floreali.

[modifica] Palazzo Palomba

Il palazzo possiede una torre con l'orologio che domina la piazza, e conserva la facciata settecentesca. All'interno è oggi ospitata la casa di riposo fondata nel 1898.

[modifica] Palazzo Sponza

La parte inalterata del palazzo settecentesco si affaccia su corso Garibaldi e conserva due grandiose balconate.

[modifica] Palazzo Salinas

Conserva la fattura settecentesca con un portale d'ingresso in bugnato. La facciata è stata rimaneggiata ma un grandioso portale immette in un cortile dove una scalinata conduce nelle stanze del palazzo.

[modifica] Palazzo Masi

Attiguo al Palazzo Salinas, benché restaurato negli ultimi anni conserva bene la struttura settecentesca. All'interno vi è un cortile con un pozzo per l'acqua; l'esterno presenta balconate e finestre ornate da cornici architravate, e un portale d'ingresso sormontato dallo stemma in pietra della famiglia.

[modifica] Palazzo Corbo

La struttura settecentesca, formata da vari piani, conserva un bel portale; è stata restaurata ed adibita a case popolari.

[modifica] Palazzo dei Baroni Sarnelli di Ciorani

Edificio tardoseicentesco, realizzato per volontà del Barone Nicola nella seconda metà del seicento, recentemente ricostruito, conserva un pregevole portale d'ingresso e, all'interno, un ballatoio. Famiglia molto stimata e ben voluta dalla popolazione, ancor oggi resta una frazione denominata "Sarnelli". Lasciata Avigliano dopo il terremoto del 1694 si stabilì definitivamente a Napoli ed acquisì nel contempo l'intera baronia di Ciorani in Principato Citra. Dette vita ad uomini illustri come il Beato Gennaro Maria Sarnelli beatificato da Giovanni Paolo II il 12 maggio 1996, nacque nel 1702 e fu intimo amico e collaboratore di Sant'Alfonso Maria dei Liguori, fondarono insieme l'ordine dei Padri Redentoristi, donando il proprio feudo di famiglia in Ciorani. Vincenzo Maria Sarnelli Vescovo di Castellammare di Stabia nel 1879 e Cardinale di Napoli nel 1897. Il ramo principale della famiglia, discendente dal Cav. Girolamo Sarnelli deceduto nel maggio 2000 all'età di 87 anni, oggigiorno risiede a Chiaiano.

[modifica] Palazzo Labella

La struttura ottocentesca, formata da vari piani, presenta delle belle ringhiere e un caratteristico portale d'ingresso.

[modifica] Palazzo Gagliardi

È una struttura imponente, la cui facciata conserva la fattura settecentesca con interessanti portali in pietra ed un elegante cornicione. L'accesso avviene attraverso un grandioso portale in bugnato, sormontato dallo stemma della famiglia, che immette in un giardino pensile chiuso da arcate.

[modifica] Convento dei padri Domenicani

Il convento, costruito nel 1605, fu soppresso nel 1809 e trasformato prima in Collegio Reale nel 1852, poi in Orfanotrofio Provinciale, che è stato chiuso nel 1990. L'edificio attualmente ospita gli uffici comunali e conserva la fattura seicentesca con belle balconate sostenute da gattoni.

[modifica] Cultura

[modifica] Personalità di rilievo

[modifica] Emanuele Gianturco

Per approfondire, vedi la voce Emanuele Gianturco.

[modifica] Monsignor Luigi Filippi

Al secolo Vito Antonio, figlio di un fornaio, da piccolo intraprese gli studi nel convento di S. Maria a Potenza e in quello di Laurenzana. Già prima di essere ordinato assunse incarichi di insegnamento nel convento, e poi via via impegni sempre più prestigiosi in campo religioso e scientifico. Non ancora trentenne, fu tra i fondatori della Società Economica della Basilicata, nata allo scopo di promuovere il progresso civile ed economico di una delle regioni più arretrate del Mezzogiorno. Fece parte della Commissione per la riforma delle scuole interne dell'Ordine dei Francescani, predisponendo i testi di studio di Scienze, Fisica e Matematica. Nominato Ministro Provinciale nel 1844, trasferì la sua sede da Potenza al convento di Avigliano, dove radunò tutti i novizi sparsi nei vari conventi della Basilicata per impartire loro una più rigorosa formazione religiosa e culturale, introducendo lo studio di materie scientifiche, prima ignorate. Fondò un gabinetto di fisica e scrisse in latino i testi delle varie discipline. Il convento dei Riformati di Avigliano, aperto anche ai laici che volevano istruirsi, diventò presto un centro culturale e fu sede di certamen poetici, di incontri culturali, di dibattiti, con forte richiamo di uomini della cultura extraregionale. Nell'ottobre del 1846 padre Luigi Filippi ospitò il re Ferdinando II, il quale si trattenne due giorni nel convento, molto interessato ai metodi pedagogici in uso. Per i suoi grandi meriti e l'indiscussa preparazione teologica e culturale, nel 1851 padre Luigi Filippi fu nominato vescovo della diocesi de L'Aquila. Nella sede vescovile avviò la riorganizzazione della diocesi e partecipò attivamente ai lavori del Concilio Vaticano I. Per riconoscenza il pontefice Pio IX elevò la diocesi ad arcidiocesi, e monsignor Filippi fu il primo degli arcivescovi aquilani da allora succedutisi.


[modifica] Pubblicazioni

L'aspetto tipico più caratteristico della città di Avigliano è il suo inconfondibile dialetto, che continua a stimolare, com ha sempre fatto in passato, la fantasia di numerosi poeti vernacolari. Tra le pubblicazioni più famose si ricordano:

  • Quadretti aviglianesi di Domenico Manfredi, 1976
  • Tutto in aviglianese di Giuseppe Viggiano, 1972
  • Versi di Giovannina Viggiano, risalenti agli anni 1907-1967, pubblicati nel 1998
  • La poesia dialettale del sacerdote Don Marco Sabia, di Emilio Gallicchio, 1974


Altri testi notevoli sono:

  • A pie' del Carmine di Tommaso Claps (1906): raccolta di "bozzetti e novelle basilicatesi", come recita il sottotitolo, diventato nel corso del tempo un "classico", un testo di riferimento per la conoscenza della pittoresca cultura popolare di Avigliano e della Basilicata
  • La mia terra del sud di Emilio Gallicchio (1969): un testo accurato che riporta la storia della città attraverso documenti, biografie di personaggi illustri, luoghi d'interesse
  • Nel Belvedere di Francesco Galasso (1989): significativo testo per la comprensione del dialetto aviglianese, con poesie, racconti e modi di dire tradotti e commentati, e un curioso elenco dei soprannomi di ciascun ceppo familiare della città, spesso utilizzati nella comunità aviglianese al posto del cognome per identificare i cittadini
  • Glossario etimologico del dialetto aviglianese di Luigi Telesca (1992): un vero e proprio dizionario aviglianese-italiano, con oltre 10000 voci
  • I canti della tradizione aviglianese di Nazzareno Colangelo (2004): un'antologia di canti, sia popolari sia scritti da aviglianesi (su tutti Vincenzo Manfredi e Angelo Santarsiero) ed entrati successivamente nella tradizione, sottoforma di spartiti con parole e musica

[modifica] Realtà culturali

  • Ancora il dialetto è alla base dell' Almanacco aviglianese, edito dal Circolo Giovanile ANSPI "Don Mimì Mecca": un calendario pubblicato in dialetto, ogni anno su un tema diverso, che raccoglie antiche fotografie, ricette di piatti tipici, modi di dire e tradizioni. L'iniziativa è nata nel 1992 e ha riscosso grandissimo consenso anche al di fuori dei confini comunali.
  • L'associazione "San Vito Martire" promuove da qualche anno la pubblicazione annuale dell' Agenda aviglianese, ancora in vernacolo.
  • Il Gruppo Folkloristico Aviglianese conserva la memoria di canti e balli popolari che, associati ai costumi tipici, diffonde con spettacoli in Italia e in Europa.
  • Nella città esiste un'originale Orchestra a plettro intitolata a Domenico Manfredi che la fondò nel 1956: è unica nel suo genere in tutto il meridione.
  • Il CICS (Centro Iniziative Culturali e Sportive) è una longeva associazione culturale che in circa vent'anni di attività ha organizzato numerosi convegni, tra cui alcuni prestigiosi su Emanuele Gianturco, Tommaso Claps e Federico II, oltre alla pubblicazione di testi su varie tematiche.
  • L'Associazione "Amici di Ypsilon" ha come obiettivo quello di favorire il protagonismo dei ragazzi e dei giovani attraverso attività che sono divenute punti fermi, come il Laboratorio Teatrale, la Scuola del Fumetto ed il Laboratorio Politico. Tra le sue attività editoriali figurano Ypsilon, un giornale per ragazzi scritto dai ragazzi, e diffuso in molte scuole lucane, e Il Laboratorio, periodico di politica, attualità e cultura.


[modifica] Feste, sagre e tradizioni popolari

[modifica] Gennaio

  • 17: S.Antonio Abate viene festeggiato nella Cappella di S.Lucia.
  • 20: si festeggia S.Sebastiano, la cui statua si può ammirare nella Chiesa Madre, protettore dei vigili urbani.

[modifica] Febbraio

  • 3: si festeggia S.Biagio; secondo la tradizione, i fedeli portano a benedire del pane che proteggerà dal mal di gola.

[modifica] Marzo

  • 19: si festeggia S.Giuseppe nel convento delle Suore Betlemite; secondo la tradizione, si accendono i falò nei quartieri e si mangia la cucìa, composta da granoturco, grano e ceci.

[modifica] Maggio

  • 20: secondo la tradizione, all'Ascensione si mangiano le tagliatelle, dette lahane, con il latte.

[modifica] Giugno

  • 10: si festeggia il Corpus Domini con la processione del SS.Sacramento e, secondo la tradizione, nei vari quartieri si allestiscono degli altarini.
  • 13: S.Antonio da Padova si festeggiava nell'antico convento dei Riformati, e nel piazzale antistante i fedeli mangiavano lu quauzone, focaccia ripiena di ricotta e uova.
  • 14: vigilia di S. Vito, patrono della città - si perpetua l'antico rito della sfilata dei turchi con la nave - corteo storico
  • 15: si festeggia S.Vito, patrono della città.
  • 24: si festeggia S.Giovanni nella nuova omonima chiesa.

[modifica] Luglio

  • 16: si festeggia la Madonna del Carmine, la cui statua, ricoperta d'oro e accompagnata dai cinti (altari di candele), sale in processione dalla Chiesa Madre alla Cappella del Monte Carmine, dove resta fino alla seconda domenica di settembre.

[modifica] Agosto

  • ultimo venerdì, sabato e domenica: Sagra del Baccalà e dei prodotti tipici aviglianesi.

[modifica] Settembre

  • seconda domenica: si festeggia il ritorno della Madonna dal Monte Carmine.


[modifica] Amministrazione

Sindaco: Domenico Tripaldi dal 16 aprile 2000 (rieletto il 4 aprile 2005). Partito: Ulivo.
Centralino del comune: 0971701811

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