Aulo Gabinio
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Aulo Gabinio fu un uomo politico romano del I secolo a.C. È una delle più importanti personalità del periodo che precedette alla guerra civile tra Cesare e Pompeo. Il suo nome è indissolubilmente legato alla Lex Gabinia, con la quale, come tribuno della plebe, nel 67 propose di concedere a Pompeo Magno i più ampi poteri possibili per condurre la guerra i pirati che ormai da decenni rendevano insicuro il Mediterraneo e le sue coste.
Il decreto provocò fortissime proteste e tensioni perché avrebbe concentrato nelle mani di un solo uomo un forte potere: massima libertà operativa, un'armata di 500 navi, 5.000 cavalieri e un totale di 20 legioni. La legge passò grazie all'appoggio politico di Cesare e Cicerone, che, pur dichiarandosi consapevole della loro illegalità, la riteneva necessaria. L'anno seguente, Gabinio seguì come legato Pompeo, che dopo aver piegato in soli tre mesi le resistenze dei pirati, con il mandato conferitogli dalla Lex Manilia (altra legge sulla falsariga delle Gabinie) aveva aggredito Mitridate re del Ponto in Asia.
Nel 61, Gabinio divenne pretore e organizzò giochi sontuosi. Nel 58 a.C., Gabinio divenne console, favorendo in questa veste l'azione che il tribuno della plebe Publio Clodio Pulcro stava intraprendendo contro Cicerone, che fu costretto all'esilio per aver illegalmente condannato a morte dei cittadini romani che avevano partecipato alla congiura di Catilina (63 a.C.).
Nel 57 a.C. ottenne il governo della provincia di Siria, represse la rivolta dei giudei e restituì a Ircano il suo ruolo di sommo sacerdote a Gerusalemme, introdusse importanti cambiamenti nel governo della Giudea e ricostruì molti città. Nel 55 a.C., fu mandato in Egitto da Pompeo, rimettendo sul trono Tolomeo XII Aulete, che era stato spodestato in precedenza. Ma durante la sua assenza, la Siria era stata devastata dai predoni, mentre Alessandro, figlio di Aristobulo, aveva preso le armi per strappare a Ircano II il titolo di sommo sacerdote. Anche se con alcune difficoltà, Gabinio riuscì a ristabilire l'ordine, lasciando poi nel 54 il governatorato al suo successore, Marco Licinio Crasso. Tornato a Roma, fu sottoposto a tre processi per concussione, condannato ed esiliato (le sue proprietà furono confiscate). Richiamato da Cesare nel 49 a.C., allo scoppio della guerra civile, ottenne il comando delle operazioni nell'Illirico, dove fu attaccato dai barbari dalmati, riuscendo, anche se con grande difficoltà, a riparare a Salona. Lì riuscì a respingere gli attacchi sferrati dal comandante pompeiano Marco Ottavio, ma alla fine del 48 o agli inizi del 47 morì di malattia.
Predecessore: Caio Giulio Cesare insieme a Marco Calpurnio Bibulo |
Consoli repubblicani romani 58 a.C. insieme a Lucio Calpurnio Pisone Cesonino |
Successore: Publio Cornelio Lentulo Spintere insieme a Quinto Cecilio Metello Nepote |
[modifica] Fonti
- Dione Cassio, Storia romana, XXXVI 23-36; XXXVIII 13 e 30; XXXIX 55-63
- Plutarco, Vita di Pompeo, 25 e 48
- Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, XIV 4-6
- Appiano, Illirica, 12; Guerra Civile II 24 e 59
- Cicerone, Lettera ad Attico VI 2; Lettere al fratello Quinto, II 13; Dopo il ritorno in Senato 4-8, Pro lege Manilia 17-I9
[modifica] Riferimenti bibliografici
- G. Stöcchi, Aulo Gabinio e i suoi processi (1892)
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